Tra queste tre immagini si dipana una storia d'amore, quella di Georgette e René e un percorso artistico, quello di Magritte.
La prima è del 1922: si sono appena sposati a Bruxelles nella chiesa di Rue Royale. Lei porta la catenina con la croce al collo, quella che indosserà sempre e che André Breton, a Parigi, le rimprovererà come segno di conformismo.
Ha la fede alla mano sinistra e tocca - con un gesto di tenerezza protettrice- la guancia di René.
È bellissima e radiosa.
I capelli sono morbidi, con qualche ciocca che sfugge all'acconciatura e il sorriso è appena accennato.
Lui ha l'aria più riservata, quasi timida: un fiore (un garofano) e un fazzolettino nel taschino della giacca e una camicia bianca col colletto con le punte dure.
Non si guardano: tutt'e due fissano l'obbiettivo.
Il legame, fortissimo, si intuisce dalla posa, dalle espressioni, da quella di fidente abbandono di lui e dall'abbraccio di lei.
D'ora in avanti lei farà parte della sua vita, sarà la modella delle sue foto e della sua pittura.
La seconda, L'ombre et son ombre, è del 1932.
Tutt'e due sono in posa, in piedi, con una tenda scura sullo sfondo.
Anche questa volta non si guardano, ma fissano l'obbiettivo davanti a loro. Georgette è in primo piano; i capelli sono lisci, lo sguardo sembra inquieto.
Questa volta lui è nascosto dietro di lei, la rassicura, posandole una mano all'altezza del gomito e sembra spingerla in avanti, verso la luce.
È un'immagine in posa ma, allo stesso tempo, un'immagine intima che rende manifesta la relazione fusionale che c'è nella coppia. Ognuno dei due non è soltanto l'ombra dell'altro, ma, come nel titolo voluto dallo stesso Magritte, è l'ombra della sua ombra.
La terza è del 1965 nella nuova casa di Rue des Mimosas, che hanno appena comprato: lui è un pittore affermato ed espone in tutte le gallerie del mondo.
Il matrimonio ha subito una crisi e per un momento -per una tentazione o un tradimento di lui- si è incrinato.
Ma ora la coppia si è ricomposta e posa, di nuovo insieme, di fronte alle porte finestre che si aprono su quell'interno "comme il faut" che Magritte vuole come suo sfondo: i tappeti, i soprammibili, la lampada, lo specchio con la cornice dorata.
Lui, come al solito, è vestito in pantaloni e giacca scuri e tiene tra le mani il cappello a bombetta e un ombrello.
Lei ha gli occhiali, l' abito e le scarpe bianche. Tra i due uno degli immancabili cani.
Sembrano una coppia normale, comune: lui ha l'aria di un professionista, un notaio o un avvocato.
La trasformazione in una banale coppia "borghese" è perfettamente riuscita. Solo alcuni particolari (chi mai si vestirebbe in casa con bombetta e ombrello?) tradiscono l'ironia e il travestimento.
E lei, complice ancora una volta, lo asseconda, completamente, come sempre.
Il matrimonio ha subito una crisi e per un momento -per una tentazione o un tradimento di lui- si è incrinato.
Ma ora la coppia si è ricomposta e posa, di nuovo insieme, di fronte alle porte finestre che si aprono su quell'interno "comme il faut" che Magritte vuole come suo sfondo: i tappeti, i soprammibili, la lampada, lo specchio con la cornice dorata.
Lui, come al solito, è vestito in pantaloni e giacca scuri e tiene tra le mani il cappello a bombetta e un ombrello.
Lei ha gli occhiali, l' abito e le scarpe bianche. Tra i due uno degli immancabili cani.
Sembrano una coppia normale, comune: lui ha l'aria di un professionista, un notaio o un avvocato.
La trasformazione in una banale coppia "borghese" è perfettamente riuscita. Solo alcuni particolari (chi mai si vestirebbe in casa con bombetta e ombrello?) tradiscono l'ironia e il travestimento.
E lei, complice ancora una volta, lo asseconda, completamente, come sempre.
È l'ultima foto, ma non l'ultima immagine che ho di loro.
Ieri sono andata con Thomas al cimitero di Etteberck.
Abbiamo percorso i vialetti con le lapidi in pietra scura o in marmo e con i consueti mazzi di fiori.
Ci siamo fermati di fronte ad una tomba, semplicissima, senza nessuna segnalazione che la distinguesse dalle altre.
Ieri sono andata con Thomas al cimitero di Etteberck.
Abbiamo percorso i vialetti con le lapidi in pietra scura o in marmo e con i consueti mazzi di fiori.
Ci siamo fermati di fronte ad una tomba, semplicissima, senza nessuna segnalazione che la distinguesse dalle altre.
Sulla lapide, solo una scritta "Georgette et René Magritte".
Forse troppo romantica per loro, ma per me inevitabile
Jacques Brel, La chanson des vieux amants:
http://www.youtube.com/watch?v=B7oNGtr8QFQ
Forse troppo romantica per loro, ma per me inevitabile
Jacques Brel, La chanson des vieux amants:
http://www.youtube.com/watch?v=B7oNGtr8QFQ
Che bella storia d'amore quella di René e Georgette. A volte ci si domentica che dietro gli artisti c'è una vita sentimentale
RispondiEliminaMarco
devo ancora vedere il museo a Bruxelles!
RispondiEliminaLe foto e cio' che tu hai scritto, oggi hanno un sapore davvero speciale. Merci, S.
RispondiEliminami fa piacere sentire una comunanza di sentimenti. Riporto una frase di Magritte che mi sono segnato al museo: "Tutto ciò che so della speranza che metto nell’amore è che appartiene solo a una donna di dargli una realtà".
RispondiEliminaLui che ha perso la madre da ragazzo deve aver lottato per riuscire ad amare una donna mentre faceva i conti col vuoto materno. Almeno io ci vedo questo.
Xavier