Devo fare una lezione su Giotto, qui, in Belgio, alla Facoltà di Filologia romanza per studenti che sanno poco o nulla di storia dell'arte.
Di Giotto, poi, non conoscono nemmeno il nome.
Non hanno mai disegnato con le "matite Giotto", non hanno mai sentito l'espressione l'“O di Giotto”, non hanno mai letto alle elementari l'aneddoto del pastorello scoperto a disegnare- e benissimo- una pecora.
Tanto meno, sanno della citazione di Dante nella Divina Commedia.
Mi sto preparando su monografie e libri di storia dell'arte: mi perdo in argomentazioni colte, in discussioni sull'autografia o sulla datazione.
Finalmente, trovo in Rinascimento e rinascenze, un grande libro di uno straordinario storico dell'arte, Erwin Panofsky, due citazioni che valgono di più di mille parole.
Finalmente, trovo in Rinascimento e rinascenze, un grande libro di uno straordinario storico dell'arte, Erwin Panofsky, due citazioni che valgono di più di mille parole.
Come spiegare la novità della concretezza di Giotto, la diversità del suo sguardo verso l'esterno, l'innovazione di una maniera di dipingere che si oppone all'astrazione della precedente pittura "bizantina"?
Come chiarire il suo nuovo rivoluzionario concetto di spazio ?
Come chiarire il suo nuovo rivoluzionario concetto di spazio ?
Ecco: "uscendo dal mondo bizantino ed entrando in Giotto è come se scendessimo da una barca e mettessimo piede sulla terra ferma".
E, poi, ancora, riprendendo una metafora che risale a Leon Battista Alberti: " è come se Giotto, con la sua pittura, aprisse una finestra sul mondo, che non verrà più richiusa"
Sì, è davvero così, ma la "finestra di Giotto" non è solo una metafora.
Per me è questa:
Ai lati dell'arco trionfale della cappella degli Scrovegni a Padova, interamente affrescata, ci sono due zone rimaste vuote.
Giotto sceglie di non inserirvi altre Storie.
Dipinge, invece, a trompe-l'oeil, due piccole sagrestie e c'è chi dice che così voglia alludere alle cappelle funerarie dei due committenti.
Sono le "'cappelle segrete " o "coretti".
Giotto sceglie di non inserirvi altre Storie.
Dipinge, invece, a trompe-l'oeil, due piccole sagrestie e c'è chi dice che così voglia alludere alle cappelle funerarie dei due committenti.
Sono le "'cappelle segrete " o "coretti".
Per la prima volta, nell'arte occidentale c'è uno spazio senza figure.
Con una architettura dipinta che riprende, senza interromperla, la decorazione della cappella Giotto "buca" il muro e crea un ambiente illusorio, prospettico: una volta a crociera da cui pende un lampadario metallico con i sostegni per i ceri, tipico dell'epoca e, in primo piano, una balaustra di marmo.
Dietro la balaustra, un vano chiuso da una parete in cui si apre una bifora, che imita quelle vere della cappella e da cui si intravede un pezzo di cielo.
Con una architettura dipinta che riprende, senza interromperla, la decorazione della cappella Giotto "buca" il muro e crea un ambiente illusorio, prospettico: una volta a crociera da cui pende un lampadario metallico con i sostegni per i ceri, tipico dell'epoca e, in primo piano, una balaustra di marmo.
Dietro la balaustra, un vano chiuso da una parete in cui si apre una bifora, che imita quelle vere della cappella e da cui si intravede un pezzo di cielo.
Non è il cielo astratto e metafisico della tradizione, dipinto in oro oppure col blu oltremare uniforme e compatto.
Giotto crea, finalmente, un cielo vero, atmosferico e ritrova quella luce celeste chiarissima che si direbbe di certi giorni di primavera, delle mattine più luminose di marzo.
Giotto crea, finalmente, un cielo vero, atmosferico e ritrova quella luce celeste chiarissima che si direbbe di certi giorni di primavera, delle mattine più luminose di marzo.
Un cielo in cui non ci si stupirebbe di vedere passare delle rondini.
È qui la "finestra di Giotto".
La novità di un artista che scopre che la pittura può raffigurare quello che l'occhio vede, senza preoccuparsi di soggetti, di simboli o di figure sacre, senza raccontare una storia.
E la novità dello spazio: non quello fittizio e convenzionale degli affreschi, utile ad ambientare le narrazioni e nemmeno lo sfondo astratto e stilizzato della pittura bizantina.
È uno spazio reale che sembra ampliare quello vero della cappella.
È uno spazio reale che sembra ampliare quello vero della cappella.
Uno spazio, dove irrompe, per la prima volta, il mondo esterno: una finestra e uno spicchio di cielo.
Siamo nei primi anni del 1300.
E forse, mentre Giotto dipinge, fuori è davvero primavera.
E forse, mentre Giotto dipinge, fuori è davvero primavera.
L'unico difetto di questo blog è che non ha il sonoro. Intendo dire, l'unico difetto per chi non abbia mai sentito la tua voce. Io, però, me la ricordo bene. Ed è un piacere doppio sentirla mentre leggo di Giotto e sogno un bel cielo sereno di primavera, pieno di promesse.
RispondiEliminaModo migliore di cominciare questo mercoledì non ce n'è.
(armica)
Duck, mi ha rubato le parole di bocca, e anch'io mi ricordo della tua voce. Quel pezzo di cielo agli Scrovegni non l'avevo mai notato come tante cose, tanti dettagli che ora guardo grazie a te .
RispondiEliminaMi fa piacere leggerti come ascoltarti e è un peccato che tu non faccia più didattica.
Sempre grazie
M.
mi vien voglia di iscrivermi ai tuoi corsi. è bellissimo questo pezzo su giotto e sulla finestra. che bello!
RispondiEliminaio no, non la conosco la tua voce, ma... leggendo il post, avevo la sensazione di "ascoltarlo", come fosse narrato, e non letto da me!! :-)))
RispondiEliminaVeramente molto bello e alla cappella Scrovegni cercherò quello spicchio di cielo di cui tu parli!
RispondiEliminaAllora ieri avevo avuto la giusta sensazione commentando il tuo post!Non può che farmi bene leggerti! Ciao Lecoq
RispondiEliminaIo vedrei piuttosto un cielo brumoso di prima mattina.
RispondiEliminaCaterina
Cara Grazia, eccomi finalmente a fare quattro chiacchiere con te.
RispondiEliminaQuesta nicchia dipinta è straordinaria, penso contenga un mondo e voglio provare a raccontarti non quello che oggettivamente è, non ne sarei capace, ma solo quello che io vedo.
E' una nicchia cubica aperta, la matrice geometrica è fondamentale, tutto è simmetrico, il lampadario è centrale ed è cilindrico, chiuso in alto con una forma a crociera esattamente come a crociera è la volta della nicchia, la bifora sul fondo apre su un cielo cristallino.
Credo che tutto questo racconti molto, racconta l'equilibrio e l'armonia, la geometria rappresenta l'intelletto, la finestra la luce divina, pura e incontaminata che viene dall'alto, non corrotta dal contatto con la vita terrena, luce diretta, non di riflesso, diretta dal cielo ad illuminare lo spazio cubico intellettuale dello spirito. Davanti alla finestra c'è un lampadario in ferro battuto, opera dell'uomo, che contiene delle candele, quel lampadario è cilindrico, senza angoli, forma continua che si richiude in se stessa. Quella luce delle candele è la luce della fede, quando il cielo si oscura e l'uomo non può più percepire la luce divina è la luce della fede che si accende e mantiene quello spazio dello spirito illuminato e presente, luce umana della fede. Gli equilibri sono naturali, armonici, è una sorta di ipercubo in cui al centro non c'è un altro cubo, ma è la fede ad aggiungere una ulteriore dimensione allo spazio tridimensionale. Questo spazio somiglia per molti versi, nei suoi contenuti, alla sagrestia laurenziana di Michelangelo.
In contrasto, sempre nella cappella degli Scrovegni c'è il compianto sul Cristo morto, dove l'equilibrio dello spazio è scardinato, la tragedia del deicidio sconquassa gli equilibri ed il volto di Cristo sorretto da Maria è in basso a sinistra, la scena cardine del dipinto non è centrale, tutto è sbilanciato e pesa in basso, non per i volumi o per le masse, è il peso emotivo del dramma che sposta il baricentro in basso. Come possono esistere equilibrio ed armonia nel luogo della morte e del martirio di Dio?
Al centro geometrico c'è Giovanni, congiunzione tra passato e futuro, speranza e dolore si intrecciano in un dono di rinascita e di salvezza per gli uomini che hanno ucciso il loro Dio.
Beh Giotto credo sia estremamente moderno proprio in questo, lo spazio non è più solamente rappresentativo di una realtà ma è soggiogato alla narrazione ed è ad essa funzionale, collabora all'esplicitazione del contenuto dell'opera e addirittura in questo caso, nella nicchia, il contenuto è nello spazio stesso.
Cara Grazia penso, anzi ho sempre pensato, che l'arte sia un misto di logica razionale e fede, ma principalmente fede, fede dell'autore in se stesso, fede negli uomini, fede nel mezzo espressivo, sia esso un dipinto, una forma, sia statua, una architettura o altro, tutto questo può raccontare la realtà più e meglio della realtà stessa, perché va oltre l'apparenza, arrivando sin dove la sostanza del mondo arriva e fino al punto in cui gli uomini sanno darle un senso.
jules maigret, Gordon Pym, Antonio ton petit-fils
Bello il commento di Jules... e bello anche il tuo post.
RispondiEliminaNon so se dietro quella finestra ci sia un cielo ma so che tu me l'hai fatto credere e ora lo vedrò . Mi piace soprattutto come racconti e come ci convinci .
Sara
mentre leggevo mi è parso persino di sentirle. le rondini...
RispondiElimina(fortunati ragazzi...)
:-) ho cercato nipote sul dizionario, senza pensare che esistoni i nipoti delle nonne e non solo quelli delle zie :-)
RispondiEliminaJules
Il mio ringraziamento è doppio. Per le parole che hai voluto riservare a "L'universo in una biblioteca", e per quello che ho la fortuna di leggere nei tuoi post.
RispondiEliminaCerto che noi siamo davvero fortunati ad averti incontrata, cara Grazia.
RispondiEliminaCome Tiziana, penso a come sarebbe bello sentire la tua voce che racconta, apre ... finestre su un mondo che, da quando ti leggo, è sempre più appassionante.
Trovo qui anche l'amica LeCoq.
Che bel mondo ci fai vedere!!!
Grazie, ti abbraccio,
Lara
@ Duck, Marco, LaZia, Lecoq, Lara, Attilio Coco: grazie per i complimenti, soprattutto perchè è cosi' che mi piacerebbe comunicare: come se fossimo tra di noi, a voce !
RispondiElimina@ Anna, Sara, Caterina, Tiziana : quel pezzo di cielo io non l'avevo visto fino a che non sono tornata a vedere la cappella dopo aver letto il commento di Panofsky e quello di Longhi. Spero di averlo ora trasmesso anche a voi (sereno o brumoso che sia)
@ Antonio & C. sono sempre molto illuminanti i tuoi commenti. Non avevo colto la simbologia del cielo come luce divina. Mi piace molto l'analisi che tu fai dello spazio e il confronto col Compianto della stessa cappella. E' come vedere il dipinto da un'angolazione diversa e comunque interessantissima.
Grazie tante e a presto a tutti voi...
Cara Grazia, leggerti è sempre un enorme piacere per me e grazie a te ogni giorno imparo sempre qualcosa in più.
RispondiEliminaun caro abbraccio
A me sembra più interessante il tuo commento della finestra di Giotto che la finestra di Giotto.
RispondiEliminaac
la Cappella degli Scrovegni l'ho visitata 3 anni fa. Sono rimasta letteralmente senza parole. E con questo post mi sembra di tornarci insieme a te, con la tua voce (che non conosco!) che mi apre un mondo nuovo, ricco di spunti e riflessioni. La finestra di Giotto mi resterà in mente per tutta la serata...
RispondiEliminaCome promesso sono venuta a fare un salto. E credo davvero che rimarrò. Sono davvero meravigliata ed estasiata da ciò che scrivi. Nessuno mi ha mai parlato di arte cosi. O di Giotto.
RispondiEliminaTi auguro un buon week-end!
@ TuristadiMestiere : è vero la cappella degli Scrovegni é davvero un luogo incantato e mi fa piacere che tu ci sia ritornata con me.
RispondiElimina@ Lily grazie tante per le tue parole. Sono contenta se, leggendomi, hai riscoperto un po' di più quel grandissimo "incantatore" che fu Giotto.