"Il cacciatore d'immagini parte soltanto se ha la mente lucida, il cuore puro e il corpo leggero, come un abito estivo. Lascia a casa le armi e si accontenta di aprire bene gli occhi. Gli occhi servono da reticelle, dove le immagini si imprigionano da sole" (Jules Renard, Prefazione alle Histoires naturelles)
Due cacciatori d'immagini: Jules Renard e Henri Toulouse Lautrec. Uno scrittore e un pittore.
Li unisce un libricino, che ho trovato l'altro ieri in libreria, a un prezzo irresistibile, minuscolo e quasi sperso tra ponderosi volumi di storia dell'arte. L'ho comprato subito.
E mi ha incantato.
E mi ha incantato.
Ben poco sembra accomunare i due artisti, quando si incontrano, a Parigi, nel 1896. Sono coetanei e hanno, allora, poco più di trent'anni.
Renard, lo scrittore, arrivato da poco dalla provincia, conduce una vita monacale e sta finalmente assaporando il successo.
Con l'uscita del suo racconto, "Pel di carota", ha commosso i lettori, narrando, con tenerezza e partecipazione, la storia di un'infanzia incompresa.
Con l'uscita del suo racconto, "Pel di carota", ha commosso i lettori, narrando, con tenerezza e partecipazione, la storia di un'infanzia incompresa.
Lautrec, il pittore, il “nanerottolo”, come lo hanno crudelmente soprannominato a causa del suo fisico deforme, vive per lo più di notte tra case chiuse e cabaret e cerca di guarire la sua malinconia tra bicchieri di assenzio e fumo di sigari. Ha dipinto ritratti di ballerine e cantanti alla moda ed è diventato famoso, disegnando per i giornali e facendo stampare una serie di "affiches" che hanno fatto furore.
"È talmente basso che mi dà le vertigini" è la battuta che circola nei salotti su di lui e che Renard annota perfidamente nel suo diario. Ma poi si pente e scrive di averlo trovato “vivace, gentile e con una grandissima voglia di chiacchierare e di comunicare, perfino con i gesti".
Renard, al contrario, è silenzioso e poco espansivo. Un uomo alto, robusto e compassato, con un'aria di distacco e di freddezza.
“Sembra che abbia ingoiato un ghiacciolo”: dicono di lui le malelingue.
Apparentemente i due non potrebbero essere più diversi.
Le premesse non sembrano affatto favorevoli, ma, invece, l'incontro va benissimo.
Qualcosa in comune ce l'hanno ed è importante.
Tutt'e due hanno la capacità di catturare piccoli brani di realtà e fermare, con le parole o in pittura, ogni evento del quotidiano; sono attenti a quello che succede intorno a loro e sanno coglierlo con immediatezza.
Hanno una sensibilità acuta e una grande capacità di vedere oltre le apparenze e, soprattutto, amano gli animali.
Renard ha osservato i più umili e comuni, quelli da cortile, nella sua casa natale in piena campagna e ne ha schizzato dei piccoli ritratti in un libro, da poco uscito, che ha intitolato "Histoires naturelles, Storie naturali".
Il titolo è tratto dal famoso testo naturalistico di Buffon. Ma qui non c'è alcun intento scientifico o classificatorio, né tanto meno di ammaestramento morale, come nella tradizione delle favole, da Esopo a La Fontaine.
Il titolo è tratto dal famoso testo naturalistico di Buffon. Ma qui non c'è alcun intento scientifico o classificatorio, né tanto meno di ammaestramento morale, come nella tradizione delle favole, da Esopo a La Fontaine.
Il suo scopo è solo di "essere gradito agli animali..." e, anzi, vorrebbe "se essi lo potessero leggere ...farli sorridere, almeno un po'".
Lautrec gli propone di illustrare i suoi racconti.
Gli piace il modo con cui Renard parla degli animali.
Gli piace il modo con cui Renard parla degli animali.
Da tempo anche lui ama frequentare, nelle sue brevi giornate parigine, il Jardin d'acclimatation, dove si incanta a guardare i falchi, i cormorani e, soprattutto, i pinguini perché - dice con amara ironia- gli pare camminino come lui.
Ma non sono gli unici che gli interessano.
Quando lavorerà al libro arriverà a farsi spedire, in una cappelliera da modista, un rospo che terrà, con cura e affetto, nel suo studio, fino alla fuga mortale dell'animale nell'affollata Avenue Foche.
Scrittore e pittore si accordano per scegliere ventidue racconti e pubblicarli in un'edizione di soli cento esemplari, da far uscire nel 1899.
Durante il lavoro la stima e l'affetto tra i due crescono.
La sintonia è totale.
Lautrec trasporta nel libro la sua capacità di rendere l'istante, di ricreare un carattere, attraverso pochi tratti incisivi ed essenziali e con una sintesi che deve moltissimo alle stampe giapponesi.
Nel frontespizio stilizza una volpe nera, quasi un ideogramma, che allude al cognome dello scrittore (volpe, in francese).
Nelle illustrazioni al testo riesce a rendere perfettamente le caratteristiche di ogni animale, cogliendo l'essenziale della descrizione di Renard.
La pazienza dei buoi aggiogati che, tornando a sera dal lavoro dei campi, “trascinano a passi lenti, per il prato, l'erpice leggero della propria ombra".
La mole tozza del maiale, sempre sdraiato a terra, “panciuto come un chicco d’uvaspina, la pelle chiara e la coda a ricciolino”
La massa compatta del toro che, indifferente a tutto, ogni tanto "muggisce di languore e si ascolta muggire".
L'umiltà del cane di casa che, a rischio di scottarsi al fuoco del camino, non abbandona di un centimetro i padroni e li"guarda con occhi così dolci che a stento lo si tollera".
E, perfino, l'eleganza aliena del ragno, “una piccola mano nera e pelosa... che per tutta la notte, in nome della luna, appone i suoi sigilli"
Ma sono tante le storie e tante le immagini ironiche e tenere che, sfogliando il libricino, "restano impigliate nelle reticelle" dei nostri occhi.
Sono quelle stesse che conquistarono Maurice Ravel che ne scelse cinque e, nel 1907, le musicò per voce con accompagnamento di pianoforte (qui è il link).
Sono quelle che ancora ci affascinano.
Basta aprire il libro ed è magia.
Questa volta, però, non siamo noi i cacciatori. Sono le immagini che ci catturano e che arrivano fin nel profondo, tanto che, per tornare ancora a Renard: "ciascuna ne risveglia un'altra e il loro corteo fosforescente si accresce di nuove venute, come tante pernici che, inseguite e divise per tutto il giorno, alla sera cantano, al sicuro dal pericolo, e si richiamano dal cavo dei solchi".
Lautrec che beve assenzio nei cabaret, Renard freddo come un ghiacciolo, l'aliena eleganza del ragno: mi sembra che sia tu la cacciatrice di immagini. Ti ringrazio per la segnalazione. Vorrei sapere la casa editrice del libro, perché se lo trovo lo compro anch'io.
RispondiEliminaCiao
Anna
Intenso lirismo di parole e di immagini! E non sapevo di questa collaborazione!
RispondiEliminaHai fatto bene a parlarne perché è un libro delizioso e pieno di"grazia".Mi rammento che lo comprai quando i miei figli erano piccoli e mi ricordo ancora il rospo che parla con accento inglese.
RispondiEliminaUn saluto
Marco
Più che un libriccino hai trovato una piccola perla direi. Grazie del link a Ravel, non conoscevo quei brani.
RispondiEliminaUn abbraccione
Una vera perla, questo librino, e una perla anche la definizione di" cacciatore di immagini".È quello che cerco di fare anch'io con la mia macchina fotografica, anche se le mie foto non avranno mai la suggestione dei disegni di un grande pittore.
RispondiEliminaSara
Grazie per questo meraviglioso post. Ho visto con attenzione le immagini, sono tutte assolutamente coerenti con il carattere degli animali. Spero solo che le caratteristiche del toro non siano quelle del corrispondente segno zodiacale...non mi piacerebbe affatto, in tal caso, essere raffigurata a quel modo! :)
RispondiEliminaCondivido il pensiero di Ruhevoll. Un saluto!
RispondiEliminaCara Grazia, come sempre passeggiare fra le tue pagine è un incanto. Grazie, il tuo blog è sempre sorprendente, istruttivo e, per me, terapeutico.
RispondiEliminaUn abbraccio.
Una bella storia, come tutte quelle in cui l'arte si fa veicolo, oltre che di bellezza, anche di condivisione e di affetti: vedo davanti agli occhi questi due uomini così diversi, questi due artisti apparentemente così lontani, che invece scoprono una sintonia preziosa in nome di un comune amore.
RispondiEliminaSaluti affettuosi
(l'immagine e il testo dedicati al cane sono di una bellezza che mi stringe il cuore)
naturalmente non conoscevo né il libro né la storia che lega i due artisti. Mi piacciono le storie che sai trovare e mi piace il modo in cui le racconti
RispondiEliminaI disegni sono bellissimi , con quella realtà del tempo in cui ancora si vedevano gli animali da cortile ovunque e se ne conoscevano i caratteri, bella la collaborazione!
RispondiEliminaI disegni e i testi sono bellissimi e di grande poesia.Conoscevo il libro e mi fa piacere che tu ne parli con tanta passione.Ho letto che anche Ravel ebbe qualche difficoltà all'inizio a causa delle freddezza di Renard, forse dovuta a timidezza.La sua passione per gli animali e per raccontarli così come sono dimostra la sua sensibilità di fondo
RispondiEliminaNicoletta
Delizioso davvero. Belle scoperte si fanno vagando sul web! Gradirei sapere anch'io la casa editrice, grazie
EliminaIl libro è delizioso e mi fa piacere che piaccia a tutti.Bellissima, per esempio, la definzione della farfalla "un biglietto galante piegato in due che cerca l'indirizzo di un fiore". Ma ce ne sono tante che vale la pena leggere
RispondiElimina@ Anna e Nidia: l'edizione italiana del libro che ho trovato da Melbooks Outlet al prezzo fantasmagorico di 2,50 euro è nella collana "Fiabesca" della casa editrice Stampa Alternativa del 1992. Ma ne esistono edizioni ben più care e curate fino ad arrivare ad un fac simile a 50.000 euro.
@Giacynta: le caratteristiche del toro di Lautrec-Renard sono bene lontane da quelle del segno zodiacale. Ne sono certa.
Dal tuo racconto traspare tutta la gioia di questa miniatura letteraria, preziosa scoperta, di quelle che, trovate accidentalmente in libreria, ti riempiono la giornata di intensa soddisfazione per l'aver trovato un piccolo tesoro. So che è così, dovrò raccontare anch'io, prima o poi, quella che è accaduta a me. Bye&besos
RispondiEliminaChe magnifica dritta mi hai dato *_*
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