Duro il mestiere dello storico dell'arte, ancora di più quello del critico d'arte; ma anche fare il visitatore informato di mostre e musei non è, certamente, cosa da poco. È un terreno minato e, di sicuro, non ci si può improvvisare.
Come si fa a trovare sempre giudizi appropriati ? È davvero una faticaccia. Oggi, mentre leggevo un bel blog che ho scoperto da poco (qui), ho trovato pubblicato il racconto di uno scrittore per me mitico: Achille Campanile.
Non ho resistito alla tentazione di riproporlo qui, per fornire -a chi lo voglia usare- un codice adeguato di comportamento.
Il titolo è "Come visitare lo studio di un pittore". Però, debitamente riveduto e corretto, può valere anche per un museo, una mostra o una galleria d'arte. L'importante è seguire un metodo.
La visita allo studio d'un pittore è una cosa difficile.
Si comincia, di solito, a lodare sventatamente i primi quadri con superlativi; dopo qualche passo, l'incauto, che s'è slanciato a cuor leggero su questa via, deve ripetersi o tentar qualche variante... E poiché la buona educazione, e anche il pittore, vogliono un crescendo ammirativo nei giudizi, a un certo punto il visitatore non sa come andare avanti.
Se il primo quadro è bellissimo, il secondo splendido, il terzo maraviglioso e il quarto magnifico, come sarà il quinto? Mettiamo che sia sorprendente; al sesto vi voglio vedere. Per via del crescendo, esso non potrà che rientrare nell'ordine del soprannaturale. E dal settimo in poi?
Ecco. L'errore in cui cadono quelli che visitano lo studio d'un pittore, è di cominciare dai superlativi. Bisogna, invece, amministrare con previdenza il patrimonio degli aggettivi, magari cominciando con una certa freddezza. Ma se lo studio è molto fornito neppur questo è sufficiente; si comincerebbe con: "passabile, non c'è male, grazioso, bello", e subito si ricadrebbe nel vicolo cieco dei "bellissimo", eccetera.
Dunque? Dunque, signori, cominciare con apprezzamenti tanto più freddi, quanto più numerosi sono i quadri da esaminare, per aver poi il margine necessario al crescendo. Prima di cominciare il giro si domanda:
"Quanti sono i quadri da vedere?".
"Quattordici".
Bene. Per gli ultimi dieci sono a posto. Bisogna trovare gli apprezzamenti per i primi quattro: apprezzamenti freddi, date l'esigenze del crescendo.
Ecco uno
SPECCHIETTO PER QUATTORDICI QUADRI.
1 - Così, così.
2 - Passabile.3 - Niente di straordinario, ma insomma ci possiamo contentare.
4 - Un pochino meglio.
5 - Non c'è male.
6 - Discreto.
7 - Grazioso.
8 - Bello.
9 - Bellissimo.
10 - Splendido.
11 - Maraviglioso.
12 - Magnifico.
13 - Sorprendente.
14 - Soprannaturale.
E se i quadri sono molti di più? Bando agli scrupoli: cominciare con apprezzamenti sfavorevoli. Ci guadagneranno i superlativi finali.
Mentre ci dirigevamo verso lo studio, ho chiesto al signor Gontrano:
"Quanti quadri? ".
"Un centinaio ".
Ho vacillato. Ma non mi son perso d'animo.
Davanti al primo non dico parola; per avere il vastissimo margine necessario al crescendo, e poiché sono un discreto simulatore, ho dato segni di nausea.
"Si sente male? ", fa Gontrano. "Vuole un vomitativo?".
"Non occorre", mormoro. "La vista di questo quadro è più che sufficiente. Mi fa rivoltar lo stomaco".
A mio zio per poco non viene un accidente. Amleto, impassibile, non aveva capito nulla, e Ambrogio dava segni di soddisfazione.
Quanto al signor Gontrano, era allibito. Non gli ho dato il tempo di reagire. Davanti al secondo quadro occorreva attenuare, ma non troppo.
"E' passato", mormoro, "ma anche questo quadro che obbrobrio!".
Gontrano era livido. Io pensavo: "Un po' di pazienza, amico. Fra poco mi abbraccerai". Ma, dopo cinque o sei quadri, a un mio "puah" di disgusto, scoppia :
"Pezzo di mascalzone, alla porta!".
Tanto peggio per lui, che così non m'ha sentito esclamare: "splendido, maraviglioso, incantevole".
E dire che ero già arrivato all'aggettivo "stomachevole".
(Achille Campanile, "In campagna è un'altra cosa")
Post relativamente "fuori tema" passabile ("così così" era disdicevole tra noi). Mi tengo gli altri aggettivi per i prossimi dodici.
RispondiEliminaNON MALE
RispondiEliminascusate ma io un bell'ECCEZIONALE in onore di Achille Campanile lo voglio spendere. Scialacquatrice...
RispondiEliminaNon so come fare visto che Paola Delfina si è già giocata l'eccezionale.Posso azzardare un soprannaturale ?Sarà un problema per chi commenterà dopo di me.Grazie per questa perla
RispondiEliminaCiao
Marco
:-)
Eliminasono un grande appassionato di Achille Campanile e mi fa molto piacere trovarlo qui
RispondiEliminaSaluti
Carlo
cosmico!
RispondiEliminap.s.
sono contenta che tu abbia scoperto il blog di Giuliano:)
Ah, Campanile! Tu e lui siete una coppia perfetta...
RispondiEliminaDivertente e geniale Achille!
RispondiEliminaGrazie per questa chicca.
Credo di avere in casa da qualche parte "Celestino e la famiglia Gentilissimi" di Campanile, era uno dei pochi libri della mia mamma . Si può ben dire che ci fa ridere da generazioni. Comunque l'imbarazzo davanti alle opere è reale. Soprattutto l'autore si aspetta il crescendo, ma si potrebbe usare un'altra funzione , invece dell'iperbole ...
RispondiEliminaHo fatto in tempo a leggere articoli di Achille Campanile, al quale la vena umoristica non difettava certo.
RispondiEliminaAh, che dire?! Che è mitico? Sì, lo è. Mi ha ricordato la scena vista a Palazzo Diamanti all'ultima mostra "Gli Anni Folli", dove più che gli "anni" erano "folli" certi visitatori. Bye&besos artistici.
RispondiEliminaLeggere Campanile fa bene al cuore, fa respirare meglio e mette in azione il cervello.Dovrebbe essere consigliato a certi incomprensibili critici d'arte nostrani. Sono sicura che il metodo del " crescendo" gioverebbe anche a loro.
RispondiEliminaposso dirlo, senza rovinare la lettura? in fin dei conti, non è un giallo: il signor Gontrano diventerà suocero del protagonista.
RispondiEliminaHai visto? Si vede che il metodo del"crescendo" funziona. E grazie ancora per Campanile.
Eliminaper Grazia, ricevuto! :-D allusione voluta!
RispondiEliminaMolti, molti anni fa, mio papà comprò un libricino dal titolo enigmatico "Gli asparagi e l'immortalità dell'anima". Ricordo che feci una ronda sospettosa attorno al libro, appoggiato sul tavolo, prima di decidermi a prenderlo e sfogliarlo. Ero nella prima adolescenza e da allora sono convinta che Campanile non mi abbia mai abbandonato. E' uno degli occhi con i quali vedo il mondo. Ringrazio mio padre per miliardi di cose ma l'aver comprato quel libro è una ragione in più.
RispondiEliminaCapisco che dopo otto anni una risposta sia quanto meno tardiva ma "uno degli occhi con i quali vedo il mondo" è bellissima, oltre ad essere riferibile anche a me. Grazie!
Eliminaun genio
RispondiEliminagrandissimo
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