Ben venga maggio
e il gonfalon selvaggio.
Ben venga primavera
che vuol l'uomo si innamori...
(A.Poliziano)
I versi di Folgore da san Gimignano o quelli di Poliziano, il cantare maggio o il calendimaggio, che celebrava con poesie e canti la rinascita della primavera, cortei nelle campagne, fiori gettati dalle finestre per le vie delle città: maggio è un mese che, tra Tre e Quattrocento, piaceva ai poeti e a chiunque avesse la poesia nel cuore.
Maggio era il mese delle feste.
Il quinto foglio del calendario delle “Très riches heures du duc de Berry" ne è la prova:
Nella lunetta, che sovrasta la scena, il carro del sole passa nel cielo con i segni astrologici del mese: Toro e Gemelli.
Siamo nel primo giorno di maggio di sei secoli fa, in aperta campagna, nel nord della Francia. Sullo sfondo di un bosco, con alberi dalle chiome frondose e dagli esili tronchi, si svolge il corteo di primavera.
Un gruppo di giovani, preceduti da araldi con le trombe, e accompagnati da impazienti cagnolini, partecipa all'abituale cavalcata, con ornamenti di rametti e di foglie verdi sulla testa e attorno al collo.
Un gruppo di giovani, preceduti da araldi con le trombe, e accompagnati da impazienti cagnolini, partecipa all'abituale cavalcata, con ornamenti di rametti e di foglie verdi sulla testa e attorno al collo.
Il “gai vert”, il verde allegro, come era descritto nei documenti, è il colore tipico del mese.
Verdi sono le bardature dei cavalli, che mostrano, in evidenza, l’emblema della casata dei duchi di Borbone con un cerchio d’oro attorniato da sette piccoli dischi.
Verdi sono le vesti delle dame.
Il verde non era un colore facile: quello ottenuto con i coloranti più poveri era instabile e rischiava di svanire e schiarire velocemente. Gli abiti delle giovani, invece, dovevano richiamare il verde brillante della primavera e di una natura nel suo pieno rigoglio.
Per questo, nelle corti, c'era l'usanza di donare alle dame, che volevano partecipare alla festa, costose vesti già colorate con un bella tinta verde, che si definiva “livrée de mai, livrea di maggio”.
E mi piacerebbe pensare che derivi proprio da questa, il nome di un verde, il “verde- maggio”, che ho trovato classificato nella scala dei colori.
Un verde prezioso che potremmo immaginare, senza difficoltà, nel guardaroba di una principessa.
E sono, appunto, principesse, quelle raffigurate nella miniatura dei fratelli de Limbourg.
La giovane con l’acconciatura bianca "a corna" e il sontuoso abito, foderato di blu e d’oro, è, probabilmente, Marie de Berry, figlia del duca di Berry e sposa di Jean di Borbone.
La giovane con l’acconciatura bianca "a corna" e il sontuoso abito, foderato di blu e d’oro, è, probabilmente, Marie de Berry, figlia del duca di Berry e sposa di Jean di Borbone.
Jean è il cavaliere vestito di rosso, con un mantello metà bianco e metà nero, i colori della famiglia dei reali di Francia, con cui è imparentato.
Anche l’insegna con lo scudo d’oro, portata dagli araldi, si riferisce alla famiglia Borbone.
Quello rappresentato è, dunque, un corteo, a cui partecipano gli esponenti della più alta aristocrazia.
La ricchezza e la posizione sociale dei cavalieri è confermata dai castelli raffigurati sullo sfondo. Sono, probabilmente, due edifici di Parigi, il palazzo della Cité e lo Chatelet, legati, sia ai possessi del duca di Berry, che al prestigioso matrimonio tra Marie e Jean, celebrato proprio a Parigi, nel 1410.
Fossimo in un film, i tetti d'ardesia, le torri merlate, le guglie, le banderuole sarebbero lo sfondo giusto per valorizzare i particolari delle vesti attillate, delle lunghe maniche "ad ali", delle bardature dei cavalli, del verde delle fronde tra i capelli e delle eleganti divise degli araldi, che celebrano il trionfo della primavera.
Come colonna sonora, invece, potremmo immaginare di sentire il rumore degli zoccoli dei cavalli, il suono delle trombe e le strofe della canzone tradizionale, intonata dalla lieta brigata di amici: “C'est le mai, c'est le mai, c'est le joli mois de mai. È maggio, è maggio è il bel mese di maggio!”.
L'ambientazione è perfetta per un racconto di principi e di principesse.
Tanto è vero che sono proprio il lusso e la raffinatezza della corte del duca di Berry ad aver fornito gli sfondi più adatti alle illustrazioni dei libri di fiabe, con cui siamo cresciuti e che sono entrati nella nostra fantasia.
È l'ultimo luminoso momento di quella civiltà cortese del tardo- gotico, che un grande studioso, Johann Huzinga, ha definito “il tramonto del medioevo”, raccontando del mondo fastoso e variegato delle corti del Nord, ma rivelando come, anche nelle feste, la gioia fosse venata da un tocco di malinconia.
Tanto è vero che sono proprio il lusso e la raffinatezza della corte del duca di Berry ad aver fornito gli sfondi più adatti alle illustrazioni dei libri di fiabe, con cui siamo cresciuti e che sono entrati nella nostra fantasia.
È l'ultimo luminoso momento di quella civiltà cortese del tardo- gotico, che un grande studioso, Johann Huzinga, ha definito “il tramonto del medioevo”, raccontando del mondo fastoso e variegato delle corti del Nord, ma rivelando come, anche nelle feste, la gioia fosse venata da un tocco di malinconia.
C'era la consapevolezza di vivere nella magnificenza di un lusso senza confronti. Ma c'erano anche le notizie di guerre, miserie e di pestilenze che arrivano da fuori.
Negli svaghi e nel quotidiano sembrava insinuarsi un senso di precarietà e di nostalgia per un modo vita che si avvertiva già alla fine.
Il sogno di un mondo perfetto appariva, allora, come un rifugio.
Primo!
RispondiEliminaL'unico maggio che vedo è in questo tuo post. Qui, nella provincia a nord di Torino, nel Canavese, non si sono visti né marzo né aprile. Pioggia e freddo li hanno abrogati. La neve sulle cime vicine sconsiglia di trapiantare i pomodori e non si può nemmeno tagliare l'erba, che cresce fradicia e spettinata. Maggio inizia allo stesso modo e ci consegnerà direttamente all'afa di giugno. Essere privati della primavera è come nascere adulti. Ti perseguiterà per tutta la vita un senso di perdita per qualcosa che non hai nemmeno conosciuto. Temo che ci dovremo abituare.
Temo anch'io che ci dovremo abituare. A Bruxelles la primavera è stata abolita già da anni
EliminaE anche lì, come si usa dire (ed è un commento che per anni ho sognato di scrivere): "Non esistono più le mezze stagioni !"
Un maggio festoso,azzurro,un augurio che il maggio presente sia così.
RispondiEliminaEd il grande apprezzamento per gli artisti del passato, poeti e pittori.
Un maggio festoso e azzurro: la festa sognata dai miniatori di corte. Un'eleganza e una raffinatezza che mi piacerebbe vedere anche intorno a noi.
EliminaUn primo maggio festoso e malinconico, colorato e nostalgico e la bellissima citazione finale di Huzinga, uno studioso che dovrebbe essere obbligatorio leggere. Un post da consigliare se sapessi come si usa quel g+ 1 più che si vede alla fine del tuo post.
RispondiEliminaciao
Marco
Quello di Huizinga è uno dei libri più belli che si possano leggere, anche per capire la differenza, nella storia europea, tra Medioevo e Rinascimento. Ora che vivo nel "territorio della corte di Borgogna" lo apprezzo ancora di più.
EliminaQuanto al "g+1" ti confesso che non so nemmeno come funzioni
Mi sembra ieri che ci hai presentato aprile... e ora c'è già maggio. Anch'esso con questo azzurro ipnotizzante... e gli altri colori in un'armonia incredibile, compreso questo verde che hai descritto. Mi incuriosisce lo strano boschetto
RispondiEliminaSempre davvero interessante il calendario dei Limbourg.
Buona settimana
Cinzia
Vero che è bello il calendario dei Limbourg ? Peccato che, come quello vero, passi troppo velocemente !
EliminaChissà se il verde maggio deriva dal colore usato nelle vesti di una corte quattrocentesca? Anche questo legame cromatico potrebbe far parte della magia di questa immagine da sogno.
RispondiEliminaUn saluto
Sara
Anch'io sono rimasta affascinata dal "verde maggio". Non so se sia davvero legato alla tradizione della "livrée de mai", però, mi piacerebbe pensarlo. Per ora cerco conferma nei libri di Michel Pastroureau sulla storia dei colori e chissà....
EliminaÈ proprio la nota malinconica che, almeno ai miei occhi, rende queste immagini ricche e lussuose umane e non respingenti, una celebrazione della vita nella sua abbondanza ma anche nella sua incertezza e nella sua transitorietà.
RispondiEliminaSaluti affettuosi e buon maggio!
Hai ragione: è proprio quella punta di malinconia che rende più accostanti e affascinanti queste immagini e che evita il rischio che cadano nel lezioso. Anche per questo mi affascinano "Les très riches heures"
EliminaBuon maggio anche a te
E' il mio mese e dopo questo post gli appartengo di più. Amore per la vita e un senso di precarietà che rende,a mio avviso, ancora più piacevoli e miracolose le espressioni artistiche, sia quelle tangibili che quelle inafferrabili ( le emozioni più intime, creazioni non meno delle opere d'arte ).
RispondiEliminaTi sei scelta proprio un bel mese per nascere ! Quello più poetico, tuttora cantato in versi e in musica. E dalle premesse, almeno climatiche, anche questo nostro maggio si preannuncia bellissimo.
EliminaBen venga Maggio, anche se precario, poichè in fondo ogni attimo della nostra vita lo è, come dicevano i versi di Lorenzo... di doman non v'è certezza.
RispondiEliminaPurtroppo il termine precario oggi ha una ben più triste risonanza, specialmente per i giovani che non trovano lavoro e quando lo trovano non possono contarci più di tanto. In realtà è il capitalismo ad essere in precariato, è per questo che scarica sui più deboli la sua ferocia anaffettiva.
Ma fino a quando?
Mi dispiace essere stato così logorroico e un po' tristanzuolo, ma è stato il tuo ultimo trafiletto a farmi pensare quello che ho scritto.
Un abbraccione!
Sono giuste le tue considerazioni, soprattutto ora che la flessibilità si è trasformata inesorabilmente in precarietà. E mai come adesso i versi di Lorenzo suonano malinconicamente veri.
EliminaUna ricca, vibrante illustrazione, che mi ha molto appassionato!
RispondiEliminaGrazie Adriano: anch'io sono affascinata da queste immagini che ci restituiscono la vita di sei secoli fa.
EliminaIl libro di Hiuzinga l'ho letto per un esame di storia e dei uno dei pochi libri di studio che ho riletto per passione.
RispondiEliminaUn saluto
Anna
Come dicevo a Marco anche per me il libro di Huizinga è stato ed è fondamentale: e pensa che anch'io l'ho scoperto per obbligo in un esame di storia medioevale.
EliminaUn saluto anche a te
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