Due immagini di dipinti, dal tono smorzato di certe vecchie foto virate seppia, che ho ritrovato, per caso, in un cassetto.
Mi è parso che raccontassero una storia sommessa: il contrasto con i colori fragorosi, i suoni e i rumori frastornanti di questi giorni d'estate era talmente evidente che, forse, proprio per questo, mi hanno incuriosito.
Mi è parso che raccontassero una storia sommessa: il contrasto con i colori fragorosi, i suoni e i rumori frastornanti di questi giorni d'estate era talmente evidente che, forse, proprio per questo, mi hanno incuriosito.
Il primo è un pastello con una gentildonna dall’apparenza intimidita in abiti settecenteschi.
Mi è bastato pensarla in un sobrio tailleur e con un filo di perle, anziché in pizzi e crinoline, per ritrovare la fisionomia di una di quelle parenti affidabili, che compaiono negli album di famiglia, una di quelle "zie" di una volta, abituate a vivere riservate e in disparte.
Invece, è l'autoritratto della pittrice più famosa della sua epoca, celebrata in tutta Europa come "la regina di Venezia": Rosalba Carriera (1675-1757).
Al tempo del dipinto, ha una quarantina d'anni.
Una gran bellezza non lo è mai stata e lo sa. Sceglie, allora, di rappresentarsi così com'è, senza lusinghe, vestita con un'eleganza sobria, che non rinuncia, però, alla seta, ai merletti e neppure alla civetteria di un fiore nei capelli incipriati.
Sta mostrando, come se lo avesse appena finito, il ritratto della sorella Giovanna, la sua collaboratrice più fidata.
Il gesto è orgoglioso- il dipinto è destinato alla prestigiosa collezione dei Medici- ma l'atmosfera è di un grande riserbo.
Nessuna ostentazione: anche se allora, è all'apice della fama, preferisce raffigurarsi con discrezione. I colori sfumati dei pastelli sembrano avvolgerla nella stessa leggera foschia di quel velo di cipria che, all'epoca, ovatta e ammanta tutto.
Nessuna ostentazione: anche se allora, è all'apice della fama, preferisce raffigurarsi con discrezione. I colori sfumati dei pastelli sembrano avvolgerla nella stessa leggera foschia di quel velo di cipria che, all'epoca, ovatta e ammanta tutto.
Soltanto a stento e ben nascosta, dietro la sua espressione seria e concentrata, si può intravedere la fierezza di chi sa di aver percorso una lunga strada.
Chissà che non ripensi ai suoi inizi a Venezia, una ventina d'anni prima, quando la sua abilità nel dipingere i coperchi d'avorio di quelle tabacchiere, che ogni gentiluomo elegante portava nel taschino, le ha aperto le porte del gran mondo.
Sono stati proprio i ricchi turisti stranieri, che affollano le calli e le piazze veneziane, gli acquirenti delle sue ricercate tabacchiere, a rivelare il talento di quella giovane modesta e silenziosa. Hanno scoperto in lei una ritrattista nata, capace di usare, con rapidità e maestria, i colori a pastello.
I maneggevoli bastoncini le consentono di dipingere ovunque, direttamente su carta, senza disegno preliminare, né pose lunghe e spossanti e di rendere le fattezze di un volto, come l'aspetto cangiante della seta o il candore spumoso delle trine.
I maneggevoli bastoncini le consentono di dipingere ovunque, direttamente su carta, senza disegno preliminare, né pose lunghe e spossanti e di rendere le fattezze di un volto, come l'aspetto cangiante della seta o il candore spumoso delle trine.
Sfumati con abilità, possono diventare una sorta di lifting pittorico che spiana le rughe e i segni della pelle.
L'ideale per una clientela ricca e raffinata.
Rosalba è precisa e veloce: i suoi pastelli vanno a ruba.
Se si volesse vantare, direbbe, che sono diventati una moda, che da Venezia dilaga nelle capitali di tutta Europa.
Potrebbe raccontare dei viaggi che ha fatto, con la sua scatoletta di colori, e dell'autonomia che lei, donna sola, si è saputa conquistare. Potrebbe anche esaltarsi per le tante onorificenze che ha ricevuto e per l'ammissione a prestigiose Accademia di pittura, pur praticando un genere considerato secondario come quello dei ritratti.
Potrebbe raccontare dei viaggi che ha fatto, con la sua scatoletta di colori, e dell'autonomia che lei, donna sola, si è saputa conquistare. Potrebbe anche esaltarsi per le tante onorificenze che ha ricevuto e per l'ammissione a prestigiose Accademia di pittura, pur praticando un genere considerato secondario come quello dei ritratti.
O divertirsi a citare i nomi degli esponenti più brillanti della società mondana e cosmopolita che le sono sfilati davanti: aristocratici, prelati, ma anche attori famosi, artisti o ballerine, che lei ha imparato a intrattenere con conversazioni colte, condite di musica e di letteratura.
Potrebbe rievocare il trionfo del suo soggiorno a Parigi quando tutti si sono messi in fila per avere un suo ritratto, da un pittore come Watteau, allo sdegnoso adolescente destinato a diventare Luigi XV.
Ce ne sarebbe da inorgoglirsi e da sfoggiare! Ma lei, no.
Se ha un vanto è quello di essere rimasta una "dama onesta" che ha fatto carriera col suo lavoro. Nella sua vita, nessuno scandalo: non ha un passato turbolento, né ha mai suscitato passioni proibite.
Poche frivolezze: qualche ballo, coperta e quasi nascosta da un ampio domino nero, rare feste, discorsi ammodo in qualche salotto buono. Lontana dalla fatuità, ma anche dal fascino sulfureo e scintillante, di quel Settecento stuzzicante e libertino, di avventurieri e dame di dubbia moralità, che le passa accanto. Lei continua a osservarlo dal di fuori, a illustrarlo con le sue tinte lievi e a descriverlo, ogni tanto, nel suo diario.
Forse con la malinconia di un rimpianto.
Forse con la malinconia di un rimpianto.
Anche la seconda immagine è un autoritratto.
Sono passati trent'anni dal primo. Ora Rosalba ha quasi settant'anni ed è rimasta sola, dopo la morte della sorella. È ritornata a Venezia e sa che i suoi occhi malati le impediranno, tra un po', di dipingere.
Stavolta si raffigura in una posa classica, all'epoca di gran moda, con la testa cinta di una corona d'alloro, sotto le sembianze della "Tragedia".
Stavolta si raffigura in una posa classica, all'epoca di gran moda, con la testa cinta di una corona d'alloro, sotto le sembianze della "Tragedia".
Sembra che abbia ceduto alla lusinga di incoronarsi come una celebrità, sia pure sotto il pretesto di un travestimento letterario.
La sincerità, con cui si rappresenta, è, però, la stessa del suo primo autoritratto. Si raffigura, senza addolcire i tratti del volto, con i capelli bianchi e lo sguardo stanco e quasi perso nel vuoto.
Ma con una grande dignità.
È con un estremo pudore che ci offre la sua meditazione sullo scorrere degli anni, sul tramontare della fama e sulla sua solitudine.
Garbatamente e senza enfasi, ci parla di malinconia e di vecchiaia, affidando, come sempre, le sue emozioni alle sottili gradazioni delle sue tinte.
E dimostra, da grande artista, che i sentimenti più intimi si possono raccontare senza alzare i toni, con la stessa levità dei colori pastello.
Un bel libro, da poco uscito, ripercorre la vita e la carriera di Rosalba Carriera: V.Casarotto, Il segreto dello sguardo. Le memorie di Rosalba Carriera, prima pittrice d'Europa, Colla Editrice 2012.
QUI è il link
Mi conosco: se fossi stato un contemporaneo di Rosalba, avrei ambito ad avere un suo ritratto. Peccato che in quella ipotetica vita, come in questa, non me lo sarei potuto permettere!
RispondiEliminaPeccato! Mi sarebbe piaciuto vederti ritratto in parrucca incipriata, gilet di seta e scarpini...
EliminaMi piace molto questa pittrice in grado di emozionare col suo fare pacato. Anch'io avrei voluto un suo ritratto e avrei cercato di capire qualcosa di più di lei!
RispondiEliminaIn effetti la pacatezza è una delle qualità di Rosalba, una di quelle qualità che oggi, ingiustamente, ci sembra confinino con la noia. Bisognerebbe ricominciare ad apprezzare le sfumature e la buona educazione.
EliminaIl modo in cui ci introduci nel mondo discreto di Rosalba è altrettanto delicato e sfumato. Un post a pastelli:) Molto bello.
RispondiElimina"Un post a pastelli": mi piacerebbe davvero! Come ho detto, in questi giorni sono esasperata dai toni alti che si usano normalmente, non solo alla televisione, ma nelle conversazioni comuni, nei titoli e negli articoli dei giornali. I dipinti a pastello di Rosalba dimostrano come ogni sentimento profondo (anche la sofferenza e il dolore) si possa esprimere sottovoce.
EliminaChe bella storia. come sempre ! Una donna autonoma già a quel tempo, anzi due , con la sorella come collaboratrice . Mi restano la cipria , la troverei molto fastidiosa, e il "fascino sulfureo e scintillante" del settecento.
RispondiEliminaAnch'io detesto la cipria, nella corrente del Settecento sulfureo e libertino, invece mi sarei gettata volentieri!
EliminaUna grande artista, ma anche - aspetto che prima del tuo post ignoravo - una donna ammirevole con tratti del carattere che a me paiono moderni.
RispondiEliminaUna donna moderna nella sua ricerca di autonomia attraverso il lavoro, senza cercare protezioni e sostegni, che ha percorso la sua strada, pagando pero' lo scotto della solitudine.
EliminaMi piace pensare che nel primo autoritratto lei guarda dritta negli occhi l'osservatore, nel secondo è come se guardasse se stessa nell'altro dipinto, insomma una memoria degli anni che fuggono inesorabilmente, ma che restano dentro di noi proprio grazie alla memoria.
RispondiEliminaBellissimo post Grazia, un abbraccione!
E' vero che c'è questa differenza nello sguardo: da quello diretto verso il mondo del primo autoritratto, a quello interiore della vecchiaia. E chissà quanti ricordi e quante memorie aveva da rievocare!
EliminaGrazie e un abbraccione anche a te!
Ciò che impressiona in entrambi i ritratti è lo sguardo. In quello si ritrova, una volta letto il tuo post, tutto ciò che hai raccontato; con l'eleganza che sempre ti contraddistingue.
RispondiEliminaBye&besos domenicali.
Lo sguardo è davvero l'elemento che si nota e che ci fa ripercorrere con Rosalba tutta la vita che ha trascorso. E' lo sguardo di chi sa osservare se stesso e gli altri, tenendosi in disparte, non per indifferenza, ma per discrezione.
EliminaChe bel racconto!! sono anche queste donne forti e modeste che hanno fatto avanzare il mondo dell'arte.
RispondiEliminaSara
Si', sono anche queste pittrici che non hanno vite turbolente, che hanno imposto la loro visione del mondo e, per quanto riguarda Rosalba, hanno saputo farsi avanti in un settore ( quello dei ritratti e del pastello) che erano giudicati secondari.
EliminaCome facevo a non saper nulla di questa straordinaria pittrice veneziana? Eppure ho seguito delle lezioni di storia dell'arte in quel di Mestre-Ve. Quì è molto, ma molto meglio. Grazie cara amica.
RispondiEliminaCiao Nou
In effetti, cara Nou,Rosalba Carriera, tanto esaltata ai suoi tempi, è finita spesso per essere una nota a piè di pagina nei manuali di storia dell'arte.Per questo è ancora più bello riscoprirla.
EliminaGrazie e a presto
Il garbo della scrittura, la ricchezza dei particolari e la scelta dei soggetti, mi sorprendono ogni volta. questa Rosalba ad esempio, se fossi passata accanto al suo ritratto, mi sarebbe risultata apatica o addirittura antipatica. Invece mi fai scoprire che è proprio il tipo di donna che ammiro di più. Che dire? Grazie Grazia!
RispondiEliminaRosa
Grazie a te, Rosa. In effetti non sono io che scelgo i soggetti, ma i soggetti che mi scelgono Questo, per esempio, mi è venuto in mente perché ho trovato (per caso?) due vecchie cartoline.
EliminaE' la magia di Rosalba, una di quelle artiste che si fanno scoprire poco a poco...
Non è la prima volta che vedo consigliare questo libro... deve essere davvero interessante :-) Appena posso e lo trovo vedrò di dargli un'occhiata... e complimenti per l'articolo!
RispondiElimina