".... a me 'sto fatto che devo tenere sempre il mignolo nell'orecchio e l'altra mano qui, sul duodeno, mi fa una confusione, ma una confusion... Napoleon, Napoleon, Napoleon !...." (Renato Rascel, Napoleone)
Sarà che da quando abito a Bruxelles, a una ventina di chilometri da Waterloo, mi sembra di conoscerlo meglio.
Sarà che in questi giorni ho trovato su You tube questa deliziosa ricostruzione dei "Cento giorni” del Quartetto Cetra (ecco il link: QUI per la prima e QUI per la seconda parte).
Sarà che ne ho visto uno venduto in asta a ben 97.000 euro.
Ma mi è venuta proprio voglia di scriverci un post.
No, non su Napoleone. Sul suo cappello.
Perché Napoleone, senza il cappello, è inconcepibile.
Lo sfoggia in tutti ritratti, nelle stampe, nelle sculture e perfino nelle caricature.
Lo indossa nelle cerimonie e sui campi di battaglia.
Col cappello compare nei film, negli sceneggiati televisivi o nelle illustrazioni dei libri di storia. Grazie al cappello, anche quando è immerso nell'ombra, ha una silhouette inconfondibile.
Ma che cosa avrà mai di particolare il suo copricapo? In realtà, nulla.
È del tipo detto bicorno, il più diffuso tra Sette e Ottocento, utilizzato da tutti: gentiluomini, aristocratici, militari o borghesi.
Se c’è qualcosa che lo rende speciale, è la maniera di portarlo.
Napoleone lo indossa sempre "en bataille", cioè con le ali parallele alle spalle, mentre l’uso comune era quello di portarlo, "en colonne" (perpendicolare al corpo) o, più raramente, di tre quarti.
Insomma, gli è bastato girarlo e il banale copricapo è diventato la sua caratteristica.
Tra il 1800 e il 1801, il re di Spagna, ancora ignaro che Napoleone sarà la sua rovina, commissiona a Jacques-Louis David un ritratto del Primo Console appena rientrato dalla gloriosa II Campagna d'Italia.
Il soggetto è il valico del passo del Gran San Bernardo, il luogo della manovra che aveva consentito di prendere di sorpresa l'esercito austriaco.
È uno dei primi dipinti di propaganda: David e Bonaparte si mettono d'impegno per elaborare una sorta di "santino laico", da usare per diffondere dappertutto l'immagine del generale vittorioso.
Basta barare un po' ed ecco che il volto grassoccio di Napoleone diventa di una bellezza da statua greca; la chioma si infoltisce, la posa si fa eroica.
Anche il modesto mulo, con tanto di guida alpina al seguito, con cui era salito sul passo, si trasforma in un romantico cavallo, che si inpenna, con la criniera al vento.
L'unico particolare che non subisce cambiamenti è il cappello.
Bonaparte ha fornito al pittore proprio quello che indossava a Marengo, nella vittoriosa battaglia che lo aveva consacrato come genio militare.
È fatta: il simbolo è stato trovato. E non era facile.
Il gesto della mano, infilata nel gilet all'altezza dello stomaco, suggerito da qualche dotto consulente di immagine, poteva essere equivocato dai meno colti ed essere interpretato, anziché come una citazione dell'antica iconografia della moderazione, come un segno di dolore gastrico.
Per il cappello, invece, non erano possibili malintesi.
Per il cappello, invece, non erano possibili malintesi.
È il riconoscimento indiscusso della sua abilità di stratega.
Lo accompagnerà, dunque, per tutto il suo percorso.
C.Steuben, Allegoria delle otto epoche di Napoleone |
La forma resterà invariata. Mano a mano che il potere aumenta, però, la decorazione si semplifica, fino a ridursi a una coccarda tricolore legata con un nastrino di seta nera.
Sfoggino pure, gli altri generali, galloni dorati, decori preziosi o superbe piume, Napoleone non ne ha bisogno.
È l'imperatore, lui: il cappello, puro e semplice, è la sua corona.
“Le petit chapeau”- come viene definito- in feltro nero di pelo di castoro, con una fodera di seta d'estate e imbottita d'inverno, lo acquisterà sempre dal cappellaio Poupard.
Il suo negozio, "Au temple du gôut", è uno dei più noti: tutte le dame della "Parigi bene" vanno a comprarci le loro vezzose acconciature.
Napoleone non segue la moda: si fa consegnare, ogni anno, quattro cappelli tutti uguali. L'unica richiesta, visto che ha la testa sensibile, è di metterli in forma prima di farglieli indossare.
Quanto al prezzo, è molto basso: passa dai 48 franchi iniziali ai 60 pagati nel fatidico anno 1815. L'aumento è minimo: il cappellaio è un bonapartista convinto e la sua fedeltà è a tutta prova.
Sarà lui a pulire e rimettere in forma il cappello, ammaccato, dopo la battaglia di Waterloo e a consegnare, all'Imperatore sconfitto, i quattro previsti per l'esilio di Sant' Elena.
Perché Napoleone non abbandona il suo copricapo, nemmeno nella disgrazia.
Lo indosserà fino alla fine.
Addirittura oltre: uno dei quattro, che aveva portato con sé, sarà collocato, nella bara, sulle sue ginocchia.
Nell'immaginario collettivo Napoleone e il suo cappello sono ormai tutt'uno.
"Te voilà legendaire, Eccoti leggendario": esclama il principe Metternich, rivolto, appunto, al copricapo, nell'"Aiglon", la tragedia di Edmond Ronstand, dedicata al figlio di Napoleone.
"Te voilà legendaire, Eccoti leggendario": esclama il principe Metternich, rivolto, appunto, al copricapo, nell'"Aiglon", la tragedia di Edmond Ronstand, dedicata al figlio di Napoleone.
Ne ha fatta di strada il modesto bicorno: grazie a Bonaparte, è diventato mito.
Chapeau!
L'iconografia di Napoleone, compreso il gesto della mano sullo stomaco, è ben descritta QUI.
E chapeau anche a te!
RispondiEliminaMerci :-)
EliminaGià, la propaganda, i consulenti di immagine, l'accessorio feticcio che diventa simbolo: com'è moderna questa storia.
RispondiEliminaIl quadro di David è davvero impressionante e comunica realmente la potenza e il fascino di Napoleone - che per me ha da molti anni il volto di Marlon Brando in Desirée.
Saluti!
Il volto di Marlon Brando in Desirée: com'era bello! Vado subito a cercarlo su You tube..
EliminaMagnifico post, con questo sguardo dietro le quinte della storia. Se si raccontassero un po' di questi gustosi dettagli nelle scuole, sono sicura che sarebbe una materia molto più apprezzata!
RispondiEliminaAnche a me piace la storia raccontata attraverso i dettagli. E invece, per tutto il liceo mi sono subita date e date da imparare a memoria...
Elimina...Sottoscrivo, eppure anche le date hanno il loro fascino! Se poi sono associate ad altre opere: Adriano, per esempio, già si diverte a recitare i primi versi del 5 Maggio! ...E forse anche per lui quando crescerà altro non sarà che una filastrocca capace di rievocare la spensieratezza della gioventù, quando l'immaginario è ancora così sensibile al mito!
EliminaUn oggetto comune può raccontare una storia affascinante, ma serve un'interprete come te...
RispondiEliminaGrazie tante! E' vero che a volte gli oggetti parlano da soli, basta soltanto starli ad ascoltare...
EliminaChe bella storia ! Scopro anche grazie a te che la mano sullo stomaco doveva essere un simbolo di moderazione, imparo sempre tanto dai tuoi post.
RispondiEliminaCiao
Marco
Nel link che ho messo c'è l'articolo coltissimo, a cui si fa riferimento per l'interpretazione della "mano sullo stomaco", con tanto di citazioni dalla scultura e dai testi classici. Guarda un po' e poi dimmi se ti convince.
EliminaC'é bisogno di dire che ho ampiamente condiviso anche questo tuo post? Così mi astengo da un lungo commento sulla mia sofferta (perché dittatore e scannatore di vite umane) attenzione per Napoleone, implicita da tanti libri che ho letto su di lui. Non sapevo che i suoi cappelli fossero di castoro: altro aspetto, che potrebbe portarmi ai cacciatori di pellicce nel Nord-America...
RispondiEliminaGrazie, Adriano. E'vero che la figura di Napoleone è controversa, ma comunque affascinante; E, ora, aspetto un tuo post sui cacciatori di castori del Nord-America
EliminaConcordo con Silvia, raccontate così la storia e la storia dell'arte piacerebbero di sicuro agli allievi. Tu non insegni Grazia?
RispondiEliminaUn abbraccio
Cinzia
No, Cinzia, non insegno. Pero' mi occupo di didattica in un museo ed è un lavoro che mi appassiona. A volte, com'è successo per la pittura della nuvole, parlo anche di argopmenti che ho trattato nei post. Cosi' mi diverto di più. Un abbraccio anche a te
EliminaPrima il colbacco, ora il bicorno, domani chissà.
RispondiEliminaUè, ci vuole un'etichetta apposita! Cappelli.
:)
I cappelli mi appassionano. Prima o poi estrarrò qualcosa anche dal cilindro :-)
EliminaMa tu guarda! Veramente è possibile raccontare una storia divertente anche sul cappello di Napoleone. Pensare che a scuola non stavo mai attenta!
RispondiEliminaUn saluto
A scuola, forse, la storia del cappello non ce la raccontavano...
EliminaNapoleone è stato un antesignano del "logo", del "marchio", del "brand".
RispondiEliminaQueste cose non devo certo dirle a te, che già le sai benissimo.
Napoleone è stato il primo a darsi seriamente da fare per ... come si suol dire oggi... "costruirsi l'immagine" mediante simboli e loghi (aquile, abbigliamento, disegn di mobili etc. etc. etc.)
Non è un caso infatti che tutto l'arredamento e tutti gli ambaradan del Primo Impero siano ormai noti, appunto, come "del Primo Impero".
Il cappello, poi, lo portava in testa lui. E dunque figuriamoci se non era il suo principal pensiero. Era il "logo princeps" (con buona pace di Naomi Klein :-)
Ad un certo punto però si mise in testa anche una corona, ma non gli andò mica tanto bene, neh, con la corona...Forse perchè il Papa di turno, seduto là dietro in Notre Dame, guardava lui e Josephine con quell'aria per la serie "corri, corri, che noi qui ti aspettiamo. Sulla riva di un fiume. La Beresina?
Gabriella
Straordinario inventore di immagini Napoleone,lui e il suo entourage hanno creato mode e stili. Pensa solo ai giornalisti che si portava al seguito fin dalla prima campagna d'Italia per la sua propaganda personale.
EliminaE'vero che la corona imperiale tanto bene non glielo ha portato, anche se a Waterloo indossava il cappello...
... E se uno poi pensa a tutti gli scrittori che hanno dato una grande mano alla costruzione (o alla de-costruzione, ma che sempre costruzione era, alla fine) dell'immagine"...
Eliminahttp://tinyurl.com/95eezoh
Ciao e salutami il Manneken Pis ;-)
Gabriella, grazie tante per il link davvero interessantissimo per sapere quanti scrittori abbiano contribuito al mito di Napoleoene;
EliminaNon appena torno a Bruxelles (ora sono in montagna) il primo saluto sarà per il Manneken anche da parte tua :-)
Che coincidenza, proprio poche sere fa ho visto su youtube un polpettone con Rod Steiger su Waterloo. A pensarci bene l'idea del bicorno è stata geniale, perché l'aspetto piuttosto goffo di Napoleone non offriva certo spunti alla celebrazione della sua immagine. Hai fatto benissimo a scrivere questo post.
RispondiEliminaChapeau!
:)
Hai visto? Non solo l'idea del bicorno è geniale, ma anche quella di portarlo "en bataille" che certamente al suo fisico conveniva di più.
EliminaMolto attento al look il nostro Napoleone!
Passi per Napoleone, è stato il primo. Sono le imitazioni ( con qualche correzione del modello, visti i tempi )che proprio non tengono!
RispondiElimina"La storia si ripete due volte: la prima come tragedia, la seconda come farsa" disse ( credo) Karl Marx. E, guardando le attuali imitazioni,mi sa che avesse ragione! :-)
EliminaDa brava gemellino, anch'io, leggendo il post, ho subito pensato a qualche nostro contemporaneo che in quanto a statura (nel senso fisico vero e proprio), gli assomigliava. Allora il trapianto di capelli non era ancora in voga, così ecco il vezzo del cappello. E, chapeau anche a te, giacche' mi era sfuggito il suo vezzo di portarlo in quel modo.
RispondiEliminaVal quello che dicevo ora a Giacinta: le imitazioni volgono spesso verso la farsa e la bandana al posto del bicorno certo non giova!
EliminaGrazie a questo post, ogni volta che vedrò Napoleone, non mi lascerò più distrarre come prima dai capelli divisi in ciocche e tirati verso il viso, che chissà che gel extrafissante-effetto-bagnato usava per tenerli così ben appiccicati. :D
RispondiEliminaAlmeno non aveva il riporto, oppure lo teneva nascosto dal bicorno, chissà... :-)
EliminaProprio delizioso questo pezzo! Quante cose ci sono dietro un semplice cappello (anche se, ben inteso, di un imperatore)! E come le sai raccontare bene! Grazie per queste "pillole" di cultura, solo in apparenza minore. Ma perché Piero Angela non ti ha ancora scoperta? Bacione - Laura
RispondiEliminaGrazie, Laura, ma davvero: cosa aspetta Piero Angela? :-)
EliminaTanto di cappello a Napoleone, se mi si perdona la banalità!
RispondiEliminaTanto di cappello a Napoleone, ma anche ai suoi consulenti di immagine!
EliminaLa storia raccontata per dettagli, soprattutto come fai tu, è appassionante.
RispondiEliminaCiao :)
Nou
Grazie tante, Nou :)
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