"La vita e i sogni sono fogli delle stesso libro. Leggerli in ordine è vivere, sfogliarli a caso è sognare" (A.Schopenhauer)
Ormai la pila dei fogli, che sto "staccando" dall'inizio dell'anno, dal calendario delle “Très riches heures du duc de Berry” si fa sempre più alta.
Siamo al già nono.
Stavolta tocca a settembre.
Stavolta tocca a settembre.
Un mese tra estate e autunno, con gli ultimi fulgori del caldo estivo e, insieme, le giornate che si fanno più corte, le prime foglie che cadono e l’odore del mosto: il tempo della vendemmia.
Nella lunetta, nel cielo solcato dal carro del sole, sono rappresentati i segni della Vergine e della Bilancia, mentre, nei cerchi concentrici, sono indicate le fasi lunari e la durata dei giorni.
Sovrasta la scena il castello di Saumur, nei pressi di Angers, costruito per commissione del nipote del duca di Berry, il re Luigi II d'Angiò. L’architettura è rappresentata con un'esattezza minuziosa: brillano al sole settembrino le torri, i tetti d'ardesia, le finestre e le slanciate banderuole, decorate dai gigli dorati della famiglia reale.
Sulla sinistra, dietro il muro di cinta, un enorme camino e un campanile indicano le cucine e la chiesa dell'abbazia di Frontevrault, costruita lì vicino.
Sulla sinistra, dietro il muro di cinta, un enorme camino e un campanile indicano le cucine e la chiesa dell'abbazia di Frontevrault, costruita lì vicino.
In basso, una donna con una cesta in testa si avvia verso il castello, mentre un cavallo sta uscendo dal ponte levatoio. La palizzata di legno delimita il luogo dove si svolgevano i tornei e le feste cavalleresche, di cui si dilettava l’aristocrazia del tempo.
La posizione dominante, le proporzioni e il rilievo dell'edificio rappresentano un simbolo di potenza. L'altezza e la robustezza delle mura di cinta sono, invece, la dimostrazione della capacità di proteggere dalle minacce esterne il signore e i suoi vassalli.
In realtà non fu così. Nessun muro valse a salvare il duca di Berry, la sua famiglia e i fratelli de Limbourg, i miniatori al suo servizio, dall'epidemia che si accanì nei suoi territori ai primi del 1416.
La peste non risparmiò nessuno.
I grandi palazzi che aveva edificato rimasero deserti, restarono inutilizzati gli arazzi e i tessuti decorati d'oro, che riempivano il suo guardaroba o le gemme dei suoi forzieri. Anche questo prezioso codice miniato, il libro d'ore a cui teneva tanto, rimase interrotto.
I grandi palazzi che aveva edificato rimasero deserti, restarono inutilizzati gli arazzi e i tessuti decorati d'oro, che riempivano il suo guardaroba o le gemme dei suoi forzieri. Anche questo prezioso codice miniato, il libro d'ore a cui teneva tanto, rimase interrotto.
Se si guarda bene, ci si accorge che la miniatura sembra divisa in due piani molto diversi, per stile e tonalità di colori. La palizzata, che racchiude il terreno del torneo, sottolinea la differenza.
Tutta la parte in alto, raffinata ed elegante è opera dei fratelli de Limbourg. Come usava, avevano cominciato la miniatura dallo sfondo, con il cielo, il paesaggio e la complessa architettura del castello. Solo dopo avrebbero proceduto a eseguire la scena, in primo piano, con i dettagli e le le figure.
Alla loro morte, però, il foglio non era terminato.
Alla loro morte, però, il foglio non era terminato.
La parte bassa fu probabilmente dipinta, una settantina d'anni più tardi, dal miniatore Jean Colombe, sulla base di uno schizzo dei Limbourg.
La scena rappresentata è quella della vendemmia, tradizionalmente legata alla raffigurazione del mese.
In primo piano una donna con un grembiule bianco visibilmente incinta e un uomo che mangia frettolosamente dei chicchi d'uva, si prendono un momento di riposo. Altri contadini raccolgono i grappoli e li sistemano nei panieri. L'uva, poi, è radunata in ceste, caricate sulla soma degli asini, o direttamente nei tini trainati dai buoi.
Su uno dei viottoli un contadino si china e mostra il di dietro dalla giubba troppo corta. Un tocco volontariamente grottesco, una annotazione comica che si accorda col tema gioioso e con i giorni, conditi di scherzi e battute sboccate, della vendemmia: un periodo di festa anche per i contadini.
Lo stile in questa scena è vivace, ma più pesante e meno ricercato di quello dei fratelli de Limbourg.
È come se solo quella in primo piano fosse la realtà e gli anni trascorsi avessero, invece, trasferito nel mito il periodo d'oro della corte del duca di Berry.
Il castello sullo sfondo, con le sue linee delicate, sfuma già, come gli altri fogli del calendario, nel tempo indistinto delle favole.
Bella la pagina di settembre, e bella la citazione. Adesso provo a sfogliare un po' di fogli a caso, a volte penso di aver perso la capacità di sognare...
RispondiEliminaForse la capacità di sognare l'abbiamo persa in tanti. Chissà che guardare a caso queste immagini lontane nel tempo non possa aiutare a recuperarla!
EliminaTutti e tre i miei figli, se si mostrano di spalle, fanno la figura di quel contadino...
RispondiEliminaAnche loro vanno a vendemmiare?
EliminaBelle la citazione e l'idea di trovare in quest'unica miniatura mescolate la realtà e il sogno . Settembre è un gran bel mese!
RispondiEliminaCiao
Marco
Sì, settembre è un gran bel mese anche nel mondo della miniatura. Grazie e a presto
EliminaSettembre di Hermann Hesse
RispondiEliminaTriste il giardino: fresca
scende ai fiori la pioggia
Silenziosa trema
l'estate, declinando alla sua fine.
Gocciano foglie d'oro
giù dalla grande acacia.
Ride attonita e smorta
l'estare dentro il suo morente sogno.
S'attarda tra le rose
pensando alla sua pace;
lentamente socchiude
i grandi occhi pesanti di stanchezza.
Buon settembre
Carlo
Grazie della poesia: non la conoscevo. È bellissima !
EliminaBuon settembre anche a te
Aspetto ogni mese che tu stacchi il foglietto del calendario per vedere che illustrazione c'è e come ce la racconti. Sei sempre bravissima!
RispondiEliminaUn caro saluto
Anna
Anch'io aspetto con impazienza di vedere cosa ci riserva questo straordinario calendario!
EliminaGrazie e un caro saluto anche a te
Il mito è ricacciato in secondo piano dalla volgarità. Una questione che, in termini diversi, ho visto posta nel blog di un nostro comune amico.
RispondiEliminaLa frase di Schopenhauer è in relazione?
p.s.
se ho ben capito, il calendario finisce qui? :(
Dici bene: il mito è ricacciato in secondo piano dalla volgarità. La citazione di Schopenauer l'avevo letta qualche tempo fa e mi è venuta a mente, senza che ci sia un rapporto diretto. O, meglio, un rapporto c'è sempre perché, al solito, tout se tient :-)
RispondiEliminaIl calendario non è ancora finito e ci riserva ancora tre belle sorprese. Vedremo....
Colgo l'occasione per sottolineare la bellezza dei segni dello Zodiaco. E continuo a pensare, per ... contrappasso, ai poveri contadini...
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