Siamo al primo d'ottobre: decimo mese dell'anno e decimo foglio delle "Très riches heures du duc de Berry".
Come sempre, nella lunetta in alto, sono raffigurati i segni del mese, la Bilancia e lo Scorpione, mentre il carro del sole transita nel cielo. Al di sopra, nei semicerchi concentrici, sono indicate le fasi lunari e la durata dei giorni.
Tutte le volte che stacco un foglio di questo straordinario calendario provo la stessa sensazione di sorpresa e di meraviglia.
Tutte le volte si compie una magia: basta guardare la miniatura per avere l’impressione di essere trasportati da una macchina del tempo, attraverso i secoli, fino a una limpida giornata d'ottobre degli inizi del Quattrocento.
Ed ecco che ci troviamo là, a osservare le attività agricole che si svolgono nelle proprietà del duca di Berry.
Il colore dominante è il bruno della terra arata che ha preso il posto del giallo del grano maturo dell'estate o delle calde tinte delle vigne e dell'uva appena vendemmiata del mese di settembre.
Ormai è autunno pieno e i campi sono pronti per la semina.
Un contadino, con una tunica azzurra, sparge i semi contenuti nel sacco bianco che porta a tracolla.
Nel campo alle sue spalle, un altro contadino, abbigliato in rosso, conduce un cavallo, coperto da una bianca gualdrappa.
Sta tirando un'erpice appesantito da una pietra, un attrezzo indispensabile per spezzare le zolle e preparare il suolo.
Nei campi più lontani uno spaventapasseri serve ad allontanare gli uccelli, che, altrimenti, come quelli in primo piano, potrebbero approfittare per beccare i semi sparsi per terra.
Nel campo alle sue spalle, un altro contadino, abbigliato in rosso, conduce un cavallo, coperto da una bianca gualdrappa.
Sta tirando un'erpice appesantito da una pietra, un attrezzo indispensabile per spezzare le zolle e preparare il suolo.
Nei campi più lontani uno spaventapasseri serve ad allontanare gli uccelli, che, altrimenti, come quelli in primo piano, potrebbero approfittare per beccare i semi sparsi per terra.
Sembrerebbe una scena ambientata in aperta campagna e, invece, siamo alle porte di Parigi. A confermarlo è la gigantesca mole del candido edificio che domina lo sfondo.
Il punto di vista, da cui lo stiamo guardando, non può essere che una delle finestre della residenza parigina del duca di Berry, il palazzo di Nesle.
Così il duca lo poteva osservare, nel lusso ovattato dei suoi appartamenti, nelle giornate chiare dell’autunno.
Quell’abbagliante edificio è niente di meno che il palazzo reale, il Louvre, la sede della corte di suo fratello, il re Carlo V, raffigurato così com'era agli inizi del Quattrocento.
Un complesso gigantesco con i lussuosi appartamenti destinati ai signori, le sale di rappresentanza, i cortili, le torri, i tetti di grigia ardesia, le banderuole al vento e le robuste mura di cinta.
Il Louvre, allora, era il simbolo del prestigio del re. Era il segno più evidente della potenza e della solidità della famiglia reale, messa in crisi, proprio in quegli anni, da una guerra incessante. Talmente lunga da passare alla storia come la guerra dei cento anni.
Eppure, come al solito, nessuna paura sembra turbare l'atmosfera serena della miniatura: all'ombra delle mura fortificate i nobili della corte passeggiano tranquillamente o conversano lungo la Senna, mentre le barche attraccate sembrano attendere chi voglia di concedersi lo svago di una gita sul fiume.
La scena è divisa in due parti, così com'era nettamente separata la società del tempo: in alto il re e l'aristocrazia, in basso i contadini. I due mondi, diversi e apparentemente contrastanti, sono rappresentati uniti, nell'armonia di una stessa atmosfera rarefatta, illuminati dalla medesima luce azzurra e cristallina del cielo di lapislazzuli.
Gli autori della miniatura, i fratelli de Limbourg, hanno saputo unire particolari estremamente realistici (l’abbigliamento dei contadini, i solchi dei campi, le ombre portate dei personaggi in primo piano) all'irrealtà di una favola senza tempo.
Come dice uno dei più grandi studiosi delle "Très riches heures", Millard Meiss: "Nessun pittore potrebbe eguagliare la perfezione delle loro superfici liscie, dei loro colori limpidi e della loro complessa semplicità. La loro arte è in grado di catturare la bellezza effimera e delicata di un fiore appena aperto".
Ancora una volta, hanno compiuto il loro incantesimo.
Come dice uno dei più grandi studiosi delle "Très riches heures", Millard Meiss: "Nessun pittore potrebbe eguagliare la perfezione delle loro superfici liscie, dei loro colori limpidi e della loro complessa semplicità. La loro arte è in grado di catturare la bellezza effimera e delicata di un fiore appena aperto".
Ancora una volta, hanno compiuto il loro incantesimo.
Questo calendario è davvero splendido. Ogni mese una sorpresa, un incanto.
RispondiEliminaQuesto castello fa molto "fiaba" mentre quello di settembre (che sono andata a rivedere), ti stupirai, ma per me ha qualcosa di "industriale"... Lo so che è strano, considerando l'epoca e il soggetto, eppur è questa la sensazione che mi suscita...
Un abbraccio
Cinzia
Cinzia cara, mi piace molto l'idea del castello "industrale" del mese di settembre. In effetti quello del Louvre appare molto più fiabesco, anche se gli storici dell'arte e dell'architettura ne confermano l'assoluta aderenza alla realltà.
EliminaUn abbraccio
Trovo bellissima la sfumatura della terra e mi diverte - non so perché - il particolare dello spaventapasseri in secondo piano.
RispondiEliminaQuanto al Louvre, la penso come Cinzia: sembra davvero il castello delle fiabe.
Saluti affettuosi!
E' vero che lo spaventapasseri è un dettaglio straordinario, soprattuttom, per l'"eleganza" dell'abbigliamento. Uno spaventapasseri chic,direi. Sono questo i particolari che rendono inesauribile la visione di questi fogli di calendario..
EliminaUn abbraccio
Anch'io mi ritrovo ad aspettare il nuovo mese per guardare questi incanti.
RispondiEliminaUna vera magia, hai ragione.
Ciao Grazia :)
Lara
Vedrai, Lara, che le "très riches heures" ci riservano ancora delle sorprese...
EliminaQuesto calendario mi fa sempre venir voglia di rivedere I colori della passione :)
RispondiEliminaI colori della passione ? Vorrei vederli anch'io...
EliminaE' così bella l'opera ed é così affascinante la tua presentazione da rimanere senza parole. Salvo esprimere la soddisfazione di avere visto finalmente un'immagine del vecchio castello del Louvre, i cui ruderi, se non erro, sono parzialmente visibili oggi nei sotterranei dell'attuale, omonimo Museo.
RispondiEliminaSì, è proprio quello e gli studi confermano che l'immagine dei fratelli de Limbourg non è affatto di fantasia: la trasformazione della fortezza voluta da Carlo V in castello da fiaba è tutta nella loro capacità di artisti.
Eliminaequilibrio e armonia sotto la vigile costellazione della bilancia.:)Un abbraccio.
RispondiEliminaDavvero un'assoluta concordanza tra raffigurazione e zodiaco !
EliminaSeparazione netta, la prima sensazione, data da quel muro, grigio e spoglio. Questo quello che vi ho visto io. Eppure le figure in primo piano sono delicatamente sublimi, nel loro azzurro, rosso o nel mantello bruno del cavallo e la figura che sparge semi, sembra riprendere quelle di affreschi giotteschi.
RispondiEliminaE' vero che quel muro così liscio e bianco dà l'idea di un confine tra due mondi Eppure questi due mondi, apparentemente distanti, sono uniti dalla stessa armonia di rappresentazione.
EliminaE' molto suggestivo quello che dici di Giotto. in effetti tra le opere d'arte vera c'è sempre un colloquio...
Quel cielo di lapislazzuli m'incanta.
RispondiEliminaQuell'azzurro di lapislazzulo è la prima cosa che ha incantato anche me !
EliminaLe tue descrizioni sono sempre affascinanti. Grazie
RispondiEliminaGrazie a te di esser passata e di aver condiviso.
Elimina