venerdì 2 novembre 2012

Le "Très riches heures du Duc de Berry": Novembre





Quando, a gennaio, ho iniziato a "staccare i fogli" del prezioso calendario delle "Très riches heures du duc de Berry", non credevo che mi sarebbe piaciuto tanto: ogni volta è stato come entrare in una macchina del tempo e lasciarsi trasportare indietro di sei secoli. 
E, ogni volta, è stata una sorpresa.
Quasi un anno è passato e ora tocca all'undicesimo foglio: novembre.



Nella lunetta sono raffigurati, come d’abitudine, i segni astrologici del mese, Scorpione e Sagittario e il carro del Sole. Al di sopra, nei semicerchi concentrici, sono indicate le fasi lunari e la durata dei giorni.
La scena ripropone l’immagine tradizionalmente legata a novembre, fin dai calendari dei Mesi scolpiti nelle chiese medioevali: la raccolta delle ghiande e l’allevamento dei maiali.

All'orizzonte, sullo sfondo del blu delle montagne, scorre un fiume sinuoso e si intravedono le torri di un castello. In primo piano, in un bosco di querce, un porcaro, con  un bastone in mano, si appresta a far cadere le ghiande, di cui si ciberanno i maiali, sotto gli occhi attenti di un cane. 
Altri, nel folto del bosco, sono intenti alla stessa attività.
Siamo in un’epoca, in cui le foreste ricoprivano le campagne e si estendevano fino al limitare degli abitati. 
Come accadeva da secoli, i maiali erano allevati, per lo più, allo stato brado e i porcari lavoravano direttamente al servizio dei signori.
La loro era un’attività ben remunerata: conoscevano tutti i sentieri più nascosti tra gli alberi ed erano utilizzati anche per sorvegliare i confini delle tenute. In più l'allevamento dei suini era molto più redditizio di quello tradizionale degli ovini.

I maiali, con le loro setole irte, erano più simili ai cinghiali di quanto lo siano adesso. 

Le loro carni erano pregiate e servite alle tavole dei contadini come ai banchetti dei nobili.




Come nelle altre pagine, il miniatore non trascura alcun particolare: lo si vede dall'attenzione, con cui raffigura le ghiande a terra o le chiome degli alberi con le prime foglie dorate dell'autunno.
Una differenza con gli altri fogli, comunque, c’è, ed è evidente: lo stile è meno  raffinato, le linee più nette, le figure sono più rozze e, soprattutto, manca qualcosa.

Manca la raffigurazione degli aristocratici signori che, nelle altre scene, in primo piano o sullo sfondo, facevano parte integrante della rappresentazione. 
Mancano le architetture complesse dei grandi e candidi castelli che dominavano l’orizzonte.
L’atmosfera è profondamente mutata.
Si avverte che, dietro questo foglio, c’è un'altra storia.


Non siamo più ai primi anni del Quattrocento, ma una settantina d’anni dopo, alla fine degli anni ‘80. Il duca Jean de Berry, il committente del manoscritto, è scomparso da molti anni, dal marzo del 1416. Molti dicevano fosse morto di crepacuore dopo la disastrosa sconfitta del fior fiore della nobiltà francese, a opera degli inglesi, nella battaglia di Angicourt.

Nato nel 1340, esponente di spicco della famiglia dei Reali di Francia, aveva condotto, fino ad allora, una vita sontuosa, nell'agio di una ricchezza che pareva inesauribile. Aveva fatto costruire o restaurare castelli e palazzi e collezionato tesori di ogni tipo: le sue spese per i gioielli, i ricchi tessuti o i preziosi manoscritti miniati erano state enormi. La sua corte, con il fasto delle cerimonie, delle feste o dei tornei, era diventata un modello di magnificenza per tutta Europa. 
Anche i miniatori delle "Très riches heures", i fratelli Pol, Herman e Ian de Limourg, erano scomparsi nello stesso anno del Duca, probabilmente vittime  della pestilenza che aveva infuriato in tutta la Francia.

Dopo la morte di Jean de Berry,  molti dei suoi castelli rimasero vuoti e alcuni furono addirittura abbandonati. Le collezioni furono smembrate, le gemme e i tessuti preziosi, a cui teneva tanto, divisi tra gli eredi.

Il manoscritto delle “Très riches heures” finì nelle mani di Carlo I di Savoia, un lontano discendente del Duca.
Il foglio col mese di novembre era l’unico rimasto senza raffigurazione, a parte la lunetta con i segni zodiacali che, probabilmente, era già stata eseguita. 
Il nuovo proprietario dette l’incarico di completarlo al miniatore Jean Colombe (1430-1505), allora al servizi dei Savoia.

I tempi, però, sono cambiati. 
Il duca Carlo è un guerriero, più attento a riprendersi il potere in Piemonte con le armi che ad apprezzare le finezze delle miniature. 
Il vento inarrestabile del Rinascimento ha spazzato via, come fosse un pulviscolo dorato, il gotico fiabesco dei fratelli di Limbourg. 
Il loro stile, fatto per essere apprezzato dalla corte di Berry, un piccolo microcosmo legato all'etichetta, alla moda e al lusso, sfuma ormai nel passato. 
Le scene di attività agricole, che avevano raffigurato erano quelle che meglio rispondevano alla loro immagine della campagna. 
Contadini dalle movenze eleganti di un balletto, che lavoravano, senza fatica, sullo sfondo dei castelli dei loro signori. 

Con Jean Colombe, invece, fin dalla scelta del soggetto e dall'inquadratura della scena,  la realtà, con la sua forza vitale, ma anche con la sua crudezza e la sua volgarità, entra nelle pagine del manoscritto. 

Il sogno di un mondo perfetto di equilibrio e di armonia, cui partecipano insieme signori e contadini, ormai si è infranto. 
La corte del Duca di Berry, così com'era rappresentata negli altri fogli del calendario, è già entrata nell'indeterminatezza del mito. 
Quello che resta è l’alone luminoso di una leggenda.







14 commenti:

  1. Ci volevi solo tu per rendere poetico un argomento come quello dei porci e dei porcari. Mi viene ora la curiosità di sapere come i miniatori fratelli de Limbourg avrebbero trattato un simile soggetto.
    Ciao
    Marco

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  2. Questa miniatura ha proprio un altro stile, mi sembra che pure l'azzurro del cielo sia diverso da quello della lunetta e delle altre miniature.
    Sara

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  3. Questa miniatura più pesante si lega bene a un mese in cui inizia l'inverno. Forse non è un caso se questo era rimasto l'unico senza miniatura perché il soggetto non era facile da trattare con lo stesso stile delle altre. Sono curiosa di vedere cosa ci sarà a dicembre
    Saluti
    Anna

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  4. Un abbraccione! Anch'io , dopo questa spiegazione bella e in sintonia con le feste celtiche di fine anno, sono curiosa di dicembre. Il maiale è proprio novembrino, il suo allevamento accompagna gli uomini poveri e ricchi, solo che i poveri vendono la carcassa e mangiano i resti.

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  5. Incredibile quante cose riesci a vedere e a farci scoprire da una miniatura come questa. La Storia si trasforma in storie di uomini e donne, e così diventa tanto più affascinante. Grazie!

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  6. Eppure, quell'azzurro sullo sfondo fa intuire che il sogno di un mondo meno prosaico non è scomparso, è solo in secondo piano, schermato dagli alberi che lo proteggono.:)
    p.s.
    è un azzurro da Blaue reiter!

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  7. Io la vedo un po' diversamente:
    Finchè la miniatura era fatta in Francia era lo stile gotico a governare l'artista
    e con esso il concetto di una entità superiore a cui dover devozione
    e in quel caso, anzichè essere il padreterno come in una chiesa, era il signore, il duca.
    Ora che le miniature sono fatte in Italia il concetto cambia
    e qui è l'uomo al centro dell'universo quindi della attenzione dell'artista
    e, come giustamene dici, non viene più raffigurata la corte ma l'uomo nella sue quotidiane attività.
    E' il rinascimento che impera ormai nella penisola piena zeppadi religiosi
    ma satura di laicità.

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  8. Grazie a tutti per i commenti!
    Anch'io, come Anna, sono curiosa di sapere cosa ci porterà dicembre, o meglio, siccome già lo so,di capire perché sia stata scelta una scena come quella che " staccherò" dal calendario tra un mese.Sarei anche stata curiosa di sapere come i raffinati fratelli de Limbourg avrebbero potuto trattare un soggetto considerato prosaico per eccellenza- e già allora lo era- come quello dell'allevamento del maiale.

    È vero che nella miniatura ci sono due tipi d'azzurro, quello della lunetta che è il color laspislazzulo dei fratelli de Limbourg e l'azzurite usata da Jean Colombe, forse, come dice Giacinta, con il rimpianto di un sogno.

    Probabilmente, come dice Massimo, la nuova cultura del Rinascimento ha profondamente cambiato il modo di pensare, riportando l'uomo al centro dell'universo. È possibile che ai loro occhi lo stile dei Limbourg apparisse come un prezioso ricordo del passato.

    È vero comunque che questa scena ci parla di un mondo completamente diverso.


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  9. Grazie a te, cara Grazia per le tue sempre preziose indicazioni.
    Mi metto in fila anch'io, per vedere l'ultimo foglio di questo anno.
    Ciao,
    Lara

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  10. ...Da ora in poi sappiamo che regalarti un buon calendario per gli anni a venire sarà un'impresa! ;-)

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  11. Una convincente spiegazione storica.
    Il contesto storico in cui il foglio del mese di novembre venne realizzato lo rende più prezioso e più significativo.

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  12. @ Lara, Riccardo e Costantino: grazie per i commenti e, quanto al calendario da regalarmi.... vedremo!

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  13. Infatti, già mi rammarico che sia pressoché finito il tempo di sfogliare quella vera meraviglia!

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