Ci sono brani
musicali che sembrano evocare immagini precise.
Ieri, alla notizia
della morte di quello straordinario jazzista che è stato Dave Brubeck (ne ho parlato qui), mi sono ricordata di un dipinto.
Un quadro che mi dà la stessa sensazione di gioia e di calore della sua musica, capace di illuminare le giornate malinconiche, grigie di pioggia e di neve di questo inizio d'inverno: l'"Interno rosso" di Henri Matisse, ora al museo di Düsseldorf.
È uno degli ultimi dipinti che Matisse,
esegue a olio, nel 1947: all'epoca ha
settantott'anni e si affatica
facilmente, soprattutto da quando gli esiti di un'operazione mal riuscita lo hanno costretto
alla sedia a rotelle. Tanto che, da allora in poi, preferirà usare la tecnica meno stancante
del decoupage (come qui).
Una stanza con
un medaglione in terracotta appeso al
muro, un tavolo blu su cui sono posati un vaso di fiori e un vassoio con delle
mele rosse e, sullo sfondo, una porta con
una persiana arancione, aperta su un giardino con una lussureggiante vegetazione
mediterranea.
Un interno, probabilmente, lo studio dell'artista sulla Costa Azzurra, a Vence, come
parrebbe dal dettaglio del medaglione alla parete: è il ritratto della prima
donna amata, la madre di sua figlia Marguerite, che Matisse usava tenere appeso
nel suo atelier.
Potrebbe essere un soggetto banale, una stanza qualsiasi. Invece, tutto è trasfigurato attraverso il colore. Quel colore che aveva affascinato Matisse dagli inizi
della sua carriera e che aveva usato con tanta gioiosa violenza da essere
qualificato, fin dall'esposizione al Salon del 1905, come "fauve, belva".
Ormai è vecchio e, anche se ha assunto sempre di più un'aria compassata ed erudita, tanto da giustificare
il soprannome di "professore" che gli era stato attribuito da studente, la sua allegria, la sua foga e la sua felicità di vivere e di dipingere non sono venute meno.
È convinto che la sua pittura non debba mai inquietare, ma dare una sensazione di entusiasmo e di piacere.
Allora, come in questo caso, copre con un caldo rosso carminio quasi tutta
la tela e sottolinea le pareti della
stanza con una serie di linee nere a zig-zag che formano una specie di tappezzeria
o di carta da parati.
È un motivo che
serve a dare energia e dinamismo a tutta la scena:" voglio che ogni superficie sia viva ed espressiva "-usava dire.
Non gli interessano ricerche spaziali o prospettiche, né, tanto meno, dare un'idea di massa e volume col chiaroscuro o con effetti di luce e d'ombra.
Non si stanca di ripetere che tutto deve annegare in quel "colore, che ancora più del disegno, rappresenta la vera libertà dell'artista".
Le sue sono tinte
vivaci, spesso contrapposte se non addirittura dissonanti: rosso, blu, verde, giallo arancio. Ma il risultato è armonico ed equilibrato.
Come nota uno scrittore e critico d'arte come John Berger "Matisse sbatte con violenza i
suoi colori l'uno contro l'altro, come fossero dei cembali e ottiene l'effetto
dolce di una ninna-nanna".
Come un musicista sa scegliere il timbro dei suoi strumenti, così Matisse sa selezionare l'intensità giusta dei suoi
colori per ottenere, come lui stesso dice, un'"armonia vibrante come quella di una composizione musicale".
Vuole, da sempre, che la sua pittura sia "come una poltrona", comoda e piacevole, "in cui ci si possa riposare senza distrazioni, nè turbamenti". Un grande regalo per chi ne sappia godere.
Non ci resta che approfittarne, sedere e ascoltare, in sottofondo, la musica che, secondo me, più gli assomiglia.
"Take five" di Dave Brubeck, ovviamente.
QUI è il link.
"Take five" di Dave Brubeck, ovviamente.
QUI è il link.
Non potervi scegliere un pittore più adatto alla musica di Brubeck che ora andrò a ascoltarmi in sottofondo!
RispondiEliminaFa sempre bene ascoltare Brubeck!
EliminaTake Five per me ha rappresentato la scoperta di un universo insospettato e meraviglioso che da ragazzina mi ha letteralmente tramortita. Matisse l'ho incontrato molto più avanti, nell'età in cui forse si è meglio in grado di "capire" ma è difficile che una scoperta tramortisca. che peccato.
RispondiEliminaTake Five anche per me è stata la porta che mi ha aperto il mondo del jazz. Matisse, in qualche modo, quella dell'arte contemporanea.Ma quando è successo forse ero troppo adulta per tutt'e due! Cara, Dede, essere tamortita dal jazz è una sensazione che ti invidio e che temo non riuscirò più a provare.
EliminaTake Five è uno dei miei brani preferiti in assoluto, da quando lo ascoltai per la prima volta dal vivo in un'osteria bolognese, negli anni dell'università. E anche secondo me si abbina perfettamente a Matisse. Splendida e azzeccatissima la definizione di Berger. Grazie.
RispondiEliminaAnche per me Take five è stata la scoperta del jazz: tu in un'osteria a Bologna, io a Firenze.Comunque una musica straordinaria in comune.Chissà se Dave Brubeck saprà mai quante persone ha emozionato con la sua composizione!
EliminaBellissimo omaggio a ungrande del jazz. Ricambio il brano che hai linkato con questo che pure mi piace molto
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=NDB4K5zCcfk
Ciao
Marco
Grazie per la" tua" musica, anche questa un bell'omaggio al grande Brubeck!
Eliminanon solo grande arte, ma anche grande musica qui..
RispondiEliminaE quando arte e musica si mettono insieme la combinazione può essere irresistibile, vero?
EliminaHai ragione, è un'opera che mette allegria in questi pomeriggi lungamente bui e moderatamente freddi e l'idea del quadro poltrona è adatto in queste serate. Anche il sottofondo musicale è azzeccati sismo.
RispondiEliminaDa tutto quel rosso di Matisse sembra si irradi un calore che scioglie un po' se non la neve ( che qui ora cade fitta fitta) almeno la malinconia del freddo.
EliminaCon questo tuo post inizio a capire meglio le recondite motivazioni della mia passione per Matisse, che non possono essere solo quelle, dunque, delle tante testimonianze sui suoi ultimi anni a Vence, raccolte dalle mie parti.
RispondiEliminaMatisse ha questa capacità di diffondere gioia che credo sia il motivo che lo fa apprezzare alle persone più diverse. La frase sulla "poltrona" è sua: la pronuncia già nel1908 e la persegue poi in tutta la sua attività. Basterebbe questa a farcelo amare!
EliminaMi incuriosisce quasta tua passione per l'arte
RispondiEliminae la ricerca che fai per scaricarla qui,
qualcosa da ridire sulla tranquillità che regala Matisse l'avrei
ma dopo quasto connubio che hai saputo organizzare
non mi va di disquisire.
Stgo leggendo con attenzionei tuoi vecchi post
lentamente perchè il tempo è poco.
Storie d'arte langue, non può finire così,
aspetta un nuovo pezzo.
Massimo, mi incuriosirebbe davvero sapere cosa pensi tu dei dipinti di Matisse e quali sensazioni ti provochino. Se hai tempo, magari, me lo scrivi.
EliminaIntanto ti ringrazio per la tua " lettura pregressa" e per l'attenzione che hai per Storie d'arte. In effetti anche a me piacerebbe trovare qualche altra storia e chissà che non ci riusciamo, magari abbandonando Firenze per un'altra città. Vedremo.
Grazie ancora
Grazie per questa ennesima suggestione. La libertà espressiva è effettivamente ciò che rende l'arte un medium da considerare, in pittura così come in musica:)
RispondiEliminaBacione
Sì, Giacinta, è proprio vero: la libertà che gli artisti si prendono e quella che ci danno...
Eliminaleggere quello che scrivi per me è una gioia
RispondiEliminaGrazie, Rossana! oggi è il mio compleanno e le tue parole sono il più bel regalo che tu potessi farmi!
EliminaVale lo stesso dopo due giorni ? Spero di sì! Tanti auguri, carissima:)
RispondiEliminaCerto che vale!! Grazie tante, di vero cuore!
Elimina:)) Baci e buona giornata!
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