Siamo nel 1566, a Venezia- allora una delle città più grandi d'Europa- si vive di commerci. Si
compra e si vende qualsiasi cosa, dalle spezie, ai tessuti, ai gioielli, alle opere d’arte. La vita è dolce e il denaro scorre a fiumi.
Tutti parlano
di soldi e di affari: gli artisti non fanno eccezione.
Tiziano, all'epoca, è un uomo ricco. Ha superato
ampiamente la settantina, è a capo di una florida bottega ed è riconosciuto come il ritrattista più
celebre d'Europa. Lui stesso ha creato la propria fama, facendo abilmente circolare
la voce che il grande imperatore Carlo V, la "gloria del mondo", lo abbia nominato conte palatino per
ringraziarlo di un suo ritratto e che non abbia esitato a inginocchiarsi ai
suoi piedi per raccogliere un pennello caduto a terra. Un omaggio straordinario: per trovarne uno simile bisogna risalire all'antichità e all'onore reso da Alessandro
Magno ad Apelle.
Non c'è da stupirsi se, da allora, i ritratti di Tiziano siano diventati uno status symbol. Per sovrani, papi, cardinali
e aristocratici sono un segno di potere; per chi cerca un riconoscimento sociale rappresentano la possibilità
di una conferma.
Jacopo Strada è uno di questi. Patrizio, mantovano di nascita, orefice abilissimo, appassionato d'architettura
e studioso di numismatica, ha costruito tutta la sua fortuna come mercante d'arte.
Spregiudicato e astuto ha
un fiuto formidabile per scovare oggetti preziosi e distinguere gli originali
dai falsi: qualità indispensabili per procurarsi clienti tra le famiglie più
illustri d'Europa. Ha fatto una carriera talmente brillante da arrivare a diventare niente di meno che "antiquarius
cesareus, antiquario imperiale", il consigliere ufficiale per gli acquisti
d'arte degli Asburgo.
Un ritratto di Tiziano rappresenterebbe
per lui la consacrazione del suo successo. Lo sa bene ed è venuto a Venezia apposta per chiederglielo.
Non sarà affare da poco.
Non sarà affare da poco.
Tra i due si apre una
trattativa lunghissima: durerà più di un anno
Tiziano fa il prezioso, rialza il prezzo e pretende in regalo perfino una pelliccia di zibellino. In realtà quello che gli interessa veramente è che Jacopo Strada gli assicuri di vendere agli Asburgo sei o sette tele di soggetto mitologico- le "favole" le chiama- rimaste invendute nel suo studio.
Dice che è
stanco di aspettare che il re di Spagna lo paghi per i suoi dipinti e che ha
bisogno di committenti ricchi e affidabili: condividere il prestigioso "portafoglio
clienti" dell'antiquario imperiale non può che fargli gola.
Guadagna ancora bene come pittore ufficiale della Repubblica, ma proprio nel 1566, gli è stata revocato, dopo
cinquant'anni, il privilegio dell'esenzione dal pagamento delle imposte ed è
stato costretto alla sua prima dichiarazione dei redditi. Ne ha fatta una che è un
capolavoro di reticenza e di omissioni, ma le tasse le ha dovute
pagare lo stesso. E ora si lamenta e piange miseria: il denaro non gli basta mai, dicono i più malevoli.
I rapporti con Jacopo
Strada si complicano: l'antiquario perde la pazienza e minaccia di mandare tutto a monte.
Tiziano,
quanto a lui, lo definisce in privato
"uno dei più pomposi imbecilli
che abbia mai incontrato".
Alla fine si arriva a un
accordo: Jacopo Strada accetta le sue richieste. Si rifiuta di regalargli una pelliccia,
ma è disposto a garantire la vendita dei dipinti agli Asburgo.
Tiziano può cominciare a lavorare.
Qualunque sia la sua opinione sull'antiquario, è un professionista e un grande pittore: usa tutto il suo talento per fare del ritratto un autentico capolavoro.
Sceglie di rappresentare Jacopo Strada nell'immediatezza di un gesto, quasi stesse parlando con un invisibile interlocutore.
Con uno sguardo, che- com'è stato detto- lascia
trasparire "un misto di nobiltà e furfanteria", sta
mostrando i pezzi più importanti della sua collezione. Tiene tra le mani una statuetta di Afrodite e sembra che abbia appena appoggiato sul tavolo un'altra scultura.
I simboli della sua nobiltà sono disseminati dappertutto: la pesante catena d'oro con un
prezioso pendente, girata più volte intorno al collo, o l'impugnatura della spada
che sbuca, come per caso, da un angolo del tavolo.
I libri nello scaffale sono
il segno della sua cultura, mentre le monete, sparse sul tavolo, alludono alla sua
passione per la numismatica (ma, forse, anche al suo amore per i soldi).
In un cartiglio sulla colonna, un'iscrizione ricorda la sua età, cinquantun'anni e le sue cariche. Nella lettera che ha tra le mani è nascosta, ma non troppo, la firma del pittore.
In un cartiglio sulla colonna, un'iscrizione ricorda la sua età, cinquantun'anni e le sue cariche. Nella lettera che ha tra le mani è nascosta, ma non troppo, la firma del pittore.
L'abile pennello di Tiziano riesce a far spiccare, su uno sfondo bruno e ocra, tutti i segni esteriori della
ricchezza: i bagliori dell'oro della
catena, come dell'anello al mignolo o i colori delle vesti
elegantissime, il farsetto nero con le maniche di seta cremisi e il colletto bianco e arricciato della
camicia.
E sa rendere, come meglio non si potrebbe, la preziosità di ogni
materiale, dalla lucentezza della seta alla morbidezza della pelliccia posata negligentemente sulle spalle.
Tiziano ha tenuto fede
all'accordo: ha consegnato il suo ultimo splendido ritratto e ha guadagnato bene il suo compenso.
Ma è Jacopo Strada che ha fatto l'affare migliore. Grazie alla capacità dell'artista di trasfigurare la realtà e di avvolgerla nella magia del suo colore, è sicuro di aver conquistato l'eternità della pittura.
L'ha pagata a caro prezzo. Ma ora ogni questione di soldi può essere dimenticata
Ma è Jacopo Strada che ha fatto l'affare migliore. Grazie alla capacità dell'artista di trasfigurare la realtà e di avvolgerla nella magia del suo colore, è sicuro di aver conquistato l'eternità della pittura.
L'ha pagata a caro prezzo. Ma ora ogni questione di soldi può essere dimenticata
Ormai, nell'olimpo dell'arte, ha raggiunto l'immortalità.
Una mostra su Tiziano è attualmente in corso a Roma alle Scuderie del Quirinale: qui è il link.
Sarebbe una buona occasione per andarci, alle Scuderie.
RispondiEliminaNon buona, ottima ! :-)
EliminaÈ la prima volta (almeno mi pare) che leggendo una delle tue storie non riesca a provare la minima simpatia per nessuno dei protagonisti. Né Strada (il cui sguardo mi sembra più furfante che nobile) né Tiziano mi conquistano.
RispondiEliminaPotrei dire allora che era giusto e prevedibile che si incontrassero e che alla fine del loro balletto si intendessero alla perfezione.
Saluti affettuosi!
Da abili (anche se non troppo simpatici) commercianti hanno capito che dovevano arrivare a un'intesa in cui avrebbero guadagnato tutt'e due. Per fortuna, alla fine, anche noi ci abbiamo guadagnato un'opera d'arte!
EliminaMi sono dimenticata di dire che il "Ritratto di Jacopo Strada" ora è al Kunsthistorisches museum di Vienna.
Un abbraccio
Quelle maniche!! Solo a guardarle sembra di sentirne la morbidezza e la lucentezza con le mani... Incredibile!
RispondiEliminaSempre interessanti questi retroscena, che mi danno l'impressione che tutti questi personaggi siano ancora vivi...
Un abbraccio carissima Grazia!
Cinzia
E' vero che il colore di Tiziano riesce a rendere straordinariamente la bellezza e la ricchezza delle materie. Avvolgerli nel colore è il suo modo di trasformare i personaggi che ritrae e di elevarli a un livello diverso.
EliminaAnche a me- lo sai- i retroscena piacciono tantissimo :-)
Un abbraccio
Un pittore avido, un pomposo imbecille e il potere trasfigurante dell'arte: un mix che senza di te non avrei mai sospettato dietro un capolavoro.
RispondiEliminaCiao
Marco
Eh, si', Marco, la pittura trasfigura e trasforma una vicenda di soldi in un'opera d'arte!
EliminaMi piace molto!Il cuore di molte opere d'arte è un mercato\mediazone\accordo\ compromesso tra quella che oggi chiamiamo arte -ma era "il mestiere"al tempo- e la celebrazione del committente o del destinatario: nulla di romantico ma tutto molto umano. Posso usare questo tuo post con i miei studenti di 4? stiamo facendo i ritratti e la rappresentazione della persone (allegorie, personificazioni,divinità santi...)e penso che per il ritratto maschile il tuo racconto sia perfetto (anche per l'accenno allo status di Tiziano. Appena mi giunge l'ok invio loro il link.
RispondiEliminaGrazie
Volentierissimo: invia pure il link. Sono contentissima che il post ti abbia interessato.
EliminaMolte delle notizie di cui ho scritto le ho prese da un testo francese (non so se sia anche tradotto in italiano): "Les artistes ont toujours aimé l'argent"di Judith Benhamou-Huet, edizione Grasset 2012. La vicenda della commissione la racconta un mercante d'arte rivale di Jacopo Strada, Niccolo' Stoppio, probabilmente un po' malevolo e invidioso perché Strada gli aveva appena soffiato un affare acquistando proprio a Venezia la collezione Loredan. Ed è lui che riporta- immagino con grande soddisfazione- il giudizio di Tiziano.Grazie ancora e, se hai bisogno di altre notizie, scrivimi pure all'indirizzo email del blog (lo trovi qui sotto)
metto sulla mia bacheca facebook sperando che i mie "bimbi" si appassionino anche ad altri post. grazie a te!
EliminaBeh, in definitiva, la pelliccia ( è di zibellino ? ) gliel'ha regalata lui:)
RispondiEliminaC'è un melograno a destra dei libri?
Baci!
Hai ragione! Pero' non so- visto che di pellicce proprio non me ne intendo- se la pelliccia sia veramente di zibellino: alcuni dicono che si tratti di volpe argentata. Puo' darsi che Tiziano, avaro com'era, abbia preferito risparmiare :-)
EliminaIn effetti non ci avevo guardato, ma quello sulla destra sembra davvero un melograno.
E' un frutto che ha una grande complessità di simboli: ne ho parlato qui http://senzadedica.blogspot.be/2011/09/doppio-inganno.html; Sinceramente non saprei come interpretarlo in questo ritratto. ci penserò.....
Intanto, grazie:-)
Post affascinante, in fondo l'essere artisti non esclude l'essere un po' avidi. E anche per il signor Strada, dati i tempi, un po' di vanagloria è comprensibile. Sicuramente ci ha guadagnato più lui di Tiziano. In effetti, come fai giustamente notare, se il pittore non avesse mai dipinto quel ritratto niente sarebbe cambiato nella sua fama di grande artista.
RispondiEliminaUn abbraccio
Infatti: l'avidità non esclude l'arte. Tanti pittori avevano caratteri e difetti insopportabili, ma ci hanno lasciato opere stupende.
EliminaInsomma, come ho già detto, in questa storia, per fortuna, ci abbiamo guadagnato tutti.
il tuo post continuava a girarmi in testa come se volesse suggerirmi qualcosa che non riuscivo a visualizzare. Poi finalmente è arrivata l'immagine e l'ho pubblicata qui http://artendmore.blogspot.it/2013/03/vedere-con-le-mani.html
RispondiEliminaE' proprio bello il tuo post "vedere con le mani" che ho appena letto. Rembrandt potrebbe sembrare l'antitesi del ritratto "di stato" di Tiziano.
EliminaIn realtà anche nei ritratti "in posa" di Tiziano si può cogliere una grande verità, intravista, più che ostentata.Basta osservare quanto rivela quello sguardo acuto e furbo di Jacopo Strada.
Ho come l'impressione che sia tutto bello e ben fatto
RispondiEliminama nella testa di Tiziano rode un tarlo
per il troppo aver tribolato per quella commessa
e forse per non aver ottenuto tutto il compenso che voleva.
"Ti faccio il quadro perchè è il mio mestiere
e io sono il miglior professionista che c'è
ma qualcosa di storto te lo voglio fare perchè sei stronzo"
E così gli "sbaglia" la prospettiva delle monete.
O no?
Tu vai alle scuderie a vederlo?
Io e mia moglie andremo, se mi dici quando...
Straordinario, come sempre, Massimo: quella prospettiva "sbagliata" delle monete potrebbe essere proprio una sottile vendetta di Tiziano. Cosi' le ha messe in rilievo e riesce a farci fa pensare all'avidità del mercante, più che alla raffinatezza del gentiluomo.
EliminaLa mostra delle Scuderie la vorrei vedere davvero: sarò in Italia nel mese di aprile, ma non so se ci riuscirò. Comunque non è detta l'ultima parola.... vediamo. Mi piacerebbe davvero incontrarvi!
è vero, nessuno dei due riesce simpatico, però (o forse proprio per questo) la storia è interessante
RispondiEliminaInfatti, nessuno dei due ne esce bene. Pero' è una storia che fa bene capire la complessità dei motivi (a volte anche venali) che stanno dietro la creazione di un'opera d'arte.
EliminaLa storia è davvero interessante e mi permetto di cogliere un profilo ulteriore.
RispondiEliminaTiziano era allora davvero un "principe" dell'arte (nonché un conte palatino, come tu ci ricordi).
Aveva ben due motivi per affermare la sua superiorità sul committente.
Il primo è davvero un cliché: l'antagonismo tra artista e mercante d'arte (ben conosciuto a chi frequenta anche solo un po' questo mondo). L'altro motivo risiede nella storica contrapposizione tra "aristocratici" e "parvenu". Tiziano, credo con feroce ironia, ricopre d'oro l'inconsapevole Strada, facendone il re dei parvenu! Basti paragonare questo ritratto ad alcuni altri (Carlo V seduto, ma anche l'imperatrice isabella) per rendersi conto come in quelli non c'è bisogno di simboli di ricchezza o di potere per comprendere la statura dei personaggi. Insomma qui Tiziano si è divertito ad ironizzare sul personaggio. Mi ha ricordato quel passo del Gattopardo nel quale il parvenu Sedara mette la croce di cavaliere per andare al ballo del principe.
Verissimo! E' proprio giusto quello che dici e aggiunge molto al racconto.
EliminaC'è, da parte di Tiziano, una consapevolezza feroce nel riempire d'oro e di segni di ricchezza il mercante che tanto lo aveva fatto penare (anche se le sue richieste- ammettiamolo-erano davvero esose). Il povero Jacopo Strada ha avuto - è vero- l'immortalità che cercava. Pero' non come un gentiluomo ma come un parvenu.
Grazie tantissime!
Sempre affascinante e intrigante la tua scelta dei soggetti da trattare: sembra di essere dentro la cronaca di grandi e piccoli eventi e la storia dell'arte. Va da sé che di questo post ho fatto diverse condivisioni.
RispondiEliminaGrazie tante, Adriano, per le tue parole e per le condivisioni! I soggetti da trattare mi vengono alle mente da soli, magari nascosti in una nota di un articolo o tra le pagine di un libro e più sono nascosti più mi piacciono.
EliminaGrande pittore,ho ammirato molti suoi capolavori a Belluno, nel 2007, nella grande mostra "Tiziano, l'ultimo atto".
RispondiEliminaHo però letto che non era un esempio di limpidezza contrattuale...
Proprio nel catalogo della mostra di Belluno parlavano della sua denuncia dei redditi, delle sue richieste di denaro e di come sapesse vendersi e vendere i suoi dipinti: anche gli artisti sono uomini con le loro luci e le loro ombre, come tutti noi.
EliminaLeggo i commenti degli altri e penso che anch'io, se insegnassi a scuola, userei i tuoi post (d'altronde te l'ho già detto che secondo me dovresti scrivere un libro). Questi personaggi escono dalle pagine polverose dei libri di testo e prendono vita, diventano nostri vicini, gente che conosciamo e che possiamo capire, e ci rendiamo conto che i meccanismi dell'animo umano non cambiano proprio mai.
RispondiEliminaMi piace molto trovare la piccola storia quotidiana, gli aneddoti o anche qualche sano pettegolezzo dietro i dipinti o gli artisti che a volte, come dici tu, negli articoli o nei manuali di storia dell'arte perdono vita. Sono contenta che questi racconti servano ad avvicinarli e a scoprirli nella loro umanità.
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