Per
cercare di non smentire quella che qualcuno definisce "la
vocazione didattica del blog", mi piace, di tanto in tanto,
offrire qualche aiuto per superare le insidie nascoste nel terreno
infido dell'arte.
Grazie
a un racconto di uno dei miei scrittori preferiti, Achille Campanile,
ho scoperto e subito divulgato QUI il metodo del "crescendo
elogiativo", utilissimo per affrontare, con una certa sicurezza,
la visita allo studio di un pittore.
Per
chi, invece, decidesse di entrare in un museo o una galleria d’arte
contemporanea, il "generatore automatico di critica d’arte",
che ho fornito QUI, si rivelerà uno strumento indispensabile per
non restare mai senza parole.
È arrivato ora il momento di inoltrarsi in un territorio
completamente diverso, ma altrettanto accidentato: quello
dell'antiquariato.
C'è sempre chi sogna di arredare la casa con
mobili d'epoca, di riconoscere a colpo sicuro una poltroncina Luigi
XIV da una Luigi XV o di datare, senza esitare, un tavolo o una
credenza.
Mobili, tappeti, soprammobili, lampadari...: le cose da sapere
sono tante e le trappole continue.
Ma,
anche in questo caso, c'è Achille Campanile a farci da guida.
È
vero che il racconto che ho trascritto non insegnerà a districarsi
nell'infinito mondo degli stili. Sarà, però, fondamentale per chi
voglia addentrarsi in un settore particolare, ma non privo di
amatori, come quello degli antichi mappamondi.
Qualche tempo fa
era frequente vederli troneggiare in vetrine di antiquari o di
rigattieri accanto all'immancabile tavolo fratino e alla severa sedia
Savonarola. Oggi meno diffusi li si ritrova, comunque, in aste o siti di vendita online, senza che abbiano perso nulla della loro malinconica dignità.
Se
capiterà di fare qualche incauto acquisto e di portarsi a casa un
globo terracqueo dalla datazione quanto meno sospetta, grazie
all'esempio di Campanile, ne potremmo sempre uscire a testa alta e
con pizzico di ironica signorilità.
“Il
primo nostro acquisto fu un mappamondo; da tempo avevo accennato a un
mio vago desiderio di possederne uno, ma non mi riusciva di trovarlo.
D’estate andammo al mare in una cittadina romagnola, dove, in un
negozio d’antiquario, ne scoprimmo uno grossissimo.
“Bene-
dissi- si vede che in questa terra di castelli malatestiani, fra cui
quello dove la leggenda colloca l’uccisione di Francesca da Rimini,
si può ancora trovare qualche suppellettile antica che nelle
metropoli non si trova”…
Il ritorno in città fu trionfale con la
sfera di circa un metro di diametro pericolosamente issata sul tetto
dell’automobile. E a Milano suscitammo ammirazione e invidia in
tutti i visitatori, a cui mostravamo con orgoglio il raro pezzo,
spiegando che molto probabilmente proveniva dal castello di
Francesca.
Figurarsi
la nostra sorpresa, quando ci accorgemmo che inesplicabilmente le
vetrine milanesi cominciavano a riempirsi di mappamondi identici al
nostro.
E non soltanto vetrine d’antichità,
ma anche di mode, di viaggi, di libri, di qualsiasi merce che potesse
giustificare la presenza di un globo terracqueo antiquato…
Bisognava
pensare che, durante la nostra assenza estiva, fosse accaduto uno
straordinario rinvenimento di tali pregevoli oggetti; che addirittura
fosse stato scoperto un vasto giacimento di mappamondi antichi.
La
cosa straordinaria, oltre al perfetto stato di conservazione, era che
questi mappamondi, per la maggior parte, erano identici al nostro...
Bisognava pensare che, nei secoli scorsi, in ogni abitazione, anche
la più povera, ci fossero almeno due o tre grossi mappamondi. Due o
tre per stanza, beninteso...
C'è da pensare che a quell'epoca tutti
fossero navigatori e scopritori di mondi.
Una
cosa, poi, che addirittura rivestiva i caratteri del prodigioso, era
che cominciarono ad apparire in vendita antichi
mappamondi apribili, a mo’ di cocomeri spaccati, nel cui interno
era sistemato un bar completo di bottiglie, bicchieri ecc…
Di
fronte a una tale improvvisa inflazione…fu
giocoforza rinunciare alla provenienza dal castello di Gradara e mi
sentivo un po’ imbarazzato quando mi si domandava “Autentico?”
non volendo io, né ammettere di aver ricevuto un’impiombatura, né
sostenere troppo sfacciatamente una data d’origine….
Mi
tolse dall'imbarazzo un amico che, alla domanda
“Autentico?” relativa a un suo mappamondo del
tutto identico al nostro, mostrò di non dar peso alla cosa.
Alzò
le spalle. “Mah- disse con noncuranza- è in casa nostra da che ero
bambino”.
Adottai
subito la risposta..
Ma,
invece
che “in casa nostra da che ero bambino” dissi “in casa di mio
nonno, da che era bambino suo nonno”.
Una
piccola modifica, ma è una pennellatina che non guasta.”
A.
Campanile, da 'Il trumeau', in “Gli asparagi e l’immortalità
dell’anima”
Il
particolare col bellissimo mappamondo è tratto dal "Ritratto di astronomo"
di Jan Vermeer.
Campanile è geniale come sempre .La sua battuta finale mi sarà utilissima dato che mia moglie è appassionata di antiquariato e può succedere di comprare se non mappamondi almeno armadi e credenze di incerta antichità!
RispondiEliminaCiao
Marco
Sapevo che Campanile sarebbe stato utile: da lui c'è sempre da imparare!
Elimina"Bisognava pensare che, nei secoli scorsi, in ogni abitazione, anche la più povera, ci fossero almeno due o tre grossi mappamondi. Due o tre per stanza, beninteso..."
RispondiEliminaGeniale!
In ogni famiglia ci dovevamo essere due o tre mappamondi, almeno dieci tavoli fratini, cinque o sei credenze del Barocchetto piemontese...altrimenti cosa venderebbero oggi?
Eliminagiusto, Campanile è stato un genio della parola ed oggi noi ce ne serviamo x difenderci da chi ci può ostacolare verbalmente...bel post!
RispondiEliminaD'accordo con te sulla genialità di Campanile: a volte può essere l'antidoto a certa dilagante volgarità!
Eliminaun giacimento di mappamondi antichi mi ricorda una frase di mia figlia, quand'era piccola, di fronte ad un enorme parcheggio: ma questo è un un allevamento di camper?
RispondiEliminaStupenda l'idea dell'allevamento di camper: sono sicura che sarebbe piaciuta anche a Campanile!
EliminaDelizioso sotterfugio, sicuramente da imitare! Chissà, forse quell'antica coppa che ho sempre visto in casa mia e che so per certo che mio nonno l'aveva ereditata dalla nonna e lei da suo nonno che, a sua volta, giurava essere stata del suo bisnonno che l'ebbe dalla bisnonna e che a quest'ultima giunse dal bisnonno che l'ereditò da un prozio che la ritrovò in casa del trisnonno... insomma quella coppa è il Sacro Graal!
RispondiElimina:-)
Sei un geniaccio! Ecco dov'era il sacro Graal ! -:)
EliminaGrande Campanile, riesce sempre a strapparmi un sorriso! :-)
RispondiEliminaE mai come di questi tempi c'è stato bisogno di un sorriso !
EliminaCi dimentichiamo troppo spesso che l'intelligenza di chi c'è stato prima di noi è ancora viva e utile.
RispondiEliminaCi dimentichiamo soprattutto dell'intelligenza di chi ha scelto di farci sorridere: l'umorismo intelligente in Italia ê stato spesso sottovalutato !
EliminaMa era Campanile che scrisse "Celestino e la famiglia Gentilissimi"? Lo devo avere da qualche parte, perché era della mia mamma che l'aveva ereditato dalla sua mamma... Risatona! Il mio babbo aveva una specie di amico che gli vendeva delle croste. Una volta gli vendette il ritratto di un vecchio col cappello. Questo qui aveva bisogno di soldi e il babbo glieli allungava. Faceva finta di credere che si trattava di opere di qualche valore, ma poi quel vecchio col cappello l'avrò visto almeno cento volte al mercato, sia a quello del sabato che ai mercatini al mare!
RispondiEliminaBella la storia del ritratto del vecchio col capello! Forse anche di questi ritratti, come dei mappamondi, c'era un giacimento!
EliminaMolti, molti anni fa, mio papà comprò un libricino dal titolo enigmatico "Gli asparagi e l'immortalità dell'anima". Ricordo che feci una ronda sospettosa attorno al libro, appoggiato sul tavolo, prima di decidermi a prenderlo e sfogliarlo. Ero nella prima adolescenza e da allora sono convinta che Campanile non mi abbia mai abbandonato. E' uno degli occhi con i quali vedo il mondo. Ringrazio mio padre per miliardi di cose ma l'aver comprato quel libro è una ragione in più
RispondiEliminaOriana
Poter guardare il mondo attraverso l'ironia e l'intelligenza di Campanile è un bellissimo regalo. A giudicare da quello che scrivi in aznalubma mi sembra che quello sguardo non ti abbia abbandonato:-)
EliminaLeggere di Campanile e del mappamondo mi ci voleva proprio. La "pennellatina" è ...ingegnosa e a tutto tondo, proprio come un mappamondo.
RispondiEliminaLa pennellatina di Campanile non guasta mai !
EliminaTutti aspetti, una volta di più, interessanti, ma in questa occasione vorrei sottolineare la prosa, sì arguta, ma soprattutto ricca di lessico, di Campanile.
RispondiEliminaLa prosa di Campanile è sempre lieve e ironica: da lui, comunque, c'è da imparare!
EliminaL'ironia di Achille campanile sarebbe utile anche oggi, in questa nostra tanto bistrattata Italietta!
RispondiEliminaL'ironia, Costantino, è la qualità che ci rende più sopportabile il mondo!
EliminaLa boutade di Campanile mi ha ricordato di un anedotto che si racconta su mio nonno (altro personaggio davvero singolare, a voler prestare fede ai racconti di chi l'ha conosciuto bene). Aveva sposato mia nonna, una agiata nobildonna, la quale aveva portato in dote anche un castello. All'ennesima domanda dell'ennesimo curioso se il castello fosse "avito", mio nonno - con evidente riferimento al modo tramite il quale ne era entrato in possesso - rispose: "Avito?!? .... no, più che altro ... avuto!". Rimpiango di non aver conosciuto meglio mio nonno e Ti ringrazio per avermelo fatto ricordare.
RispondiEliminaFabrizio
Stupenda l'idea del castello "avuto" e magnifico personaggio tuo nonno! Chissà se ha mai scritto racconti: mi piacerebbe leggerli!
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