"Che fai tu, luna in ciel/ dimmi che fai/silenziosa luna? Sorgi la sera e vai/ contemplando i deserti,/ indi ti posi..." (G.Leopardi, Canto notturno di un paese errante nell'Asia)
La luce argentea di un cielo illuminato dal plenilunio domina la scena della "Fuga in Egitto" di Adam Elsheimer (1578-1610), un piccolo dipinto su rame firmato e datato 1609, attualmente conservato alla Alte Pinakotek di Monaco.
La storia è quella raccontata dai Vangeli: per salvare il Bambino, San Giuseppe e la Madonna, avvertiti da un angelo, fuggono verso l'Egitto.
Avanzano, di notte, avvolti nel silenzio e nell'oscurità, mentre San Giuseppe con una torcia illumina il cammino.
Protetti e accompagnati dal chiarore della luna e dalla luminosità intensa delle stelle, piccole come capocchie di spilli, costeggiando una fitta foresta.
Davanti a loro, alcuni pastori hanno acceso il fuoco di un bivacco: le faville si levano verso l'alto e rischiarano, con i loro minuscoli bagliori, il buio del bosco.
La scena sacra si dissolve nell'ampio paesaggio, sovrastato dal cielo stellato e dal candore della luna che si riflette nello specchio di uno stagno.
Il formato ridotto (appena 31x41 cm) non deve ingannare: Elsheimer ci consegna con questo suo ultimo dipinto (morirà l'anno successivo ad appena trentadue anni) un piccolo miracolo. Un capolavoro che sarà fondamentale per lo sviluppo della pittura di paesaggio, che, ai primi del Seicento, si evolve da sfondo di storie mitologiche o sacre a genere a se stante.
Qui, in effetti, la storia e i suoi personaggi quasi si perdono nell'ampiezza dell’ambientazione notturna.
È il cielo ad occupare gran parte della composizione. E non è un cielo irreale o astratto.
Per la prima volta la via Lattea appare raffigurata non come una nebbia argentata, ma come un insieme di miriadi di stelle.
L’attenzione, con cui Elsheimer rappresenta le costellazioni come l’Orsa minore o l’ammasso delle Pleiadi, è tale da far supporre che potesse conoscere le rivoluzionarie ricerche di Galileo, che, proprio nell'anno del dipinto, presentava ufficialmente all'Università di Padova l’invenzione del suo cannocchiale.
Qualche studioso ha, addirittura, cercato di stabilire, usando le mappe storiche del cielo, quale fosse la notte raffigurata tra il 21 marzo o il 19 aprile del 1609.
Ma un riscontro preciso non c'è.
In realtà, a guardare bene, la rappresentazione delle stelle non è del tutto esatta e chi l’ha analizzata dal punto di vista scientifico, ha scoperto più di un'incongruenza.
In realtà, a guardare bene, la rappresentazione delle stelle non è del tutto esatta e chi l’ha analizzata dal punto di vista scientifico, ha scoperto più di un'incongruenza.
È che Elsheimer non è né un astronomo, né uno scienziato, ma un pittore che sa trasformare in colori e immagini tutto quello che vede.
Quando esegue il quadro ha dietro di sé una vita di inquietudini: è uno di quegli artisti "nati sotto Saturno", il pianeta simbolo dell''"umor nero" e la malinconia ha accompagnato tutta la sua esistenza.
Era partito dalla Germania poco più che ventenne, lasciando la sicurezza di una piccola bottega artigiana (il padre era un sarto) per cercare fortuna a Roma, la città che già aveva attirato pittori come Caravaggio e Annibale Carracci.
Arrivato nella capitale, dopo un lungo viaggio e una sosta a Venezia, si è convertito al cattolicesimo ed è riuscito a inserirsi nella turbolenta e rumorosa colonia dei pittori stranieri. Lí ha saputo conquistare, lui così silenzioso e riservato, l’ammirazione e l’affetto di un artista esuberante come Rubens.
La sua inclinazione all'isolamento, si è aggravata, a detta dei maligni, dopo il matrimonio e dopo l’infelice tentativo di entrare in affari, vendendo lui stesso i suoi dipinti e le sue incisioni. Finanziariamente è stato un disastro: le malversazioni del suo socio hanno finito per condurlo alla prigione per debiti. Le difficoltà della vita si sono fatte sempre più forti.
Da allora lo si vede spesso, solitario e appartato, camminare per le vie della città, assorto in se stesso, senza parlare con nessuno. Per giorni e giorni vaga per la campagna, imprimendosi nella memoria ogni dettaglio del paesaggio per riproporlo, poi, nei suoi piccoli dipinti.
Solo la natura sembra placarlo.
La sua acuta sensibilità e il suo disagio di vivere lo portano a rifugiarsi nell'osservazione del cielo delle tepide notti romane, cercando, in quella contemplazione, tranquillità e pace.
Tutte le sensazioni che prova le sa rendere a pieno in questo straordinario paesaggio, che è, insieme, classico e romantico, idealizzato e scientifico.Solo la natura sembra placarlo.
La sua acuta sensibilità e il suo disagio di vivere lo portano a rifugiarsi nell'osservazione del cielo delle tepide notti romane, cercando, in quella contemplazione, tranquillità e pace.
L'ammirazione commossa e riverente per la natura si mescola all'attenzione per le novità degli studi astronomici, appena divulgati.
Mettere insieme scienza e arte non è facile, ma Elsheimer riesce a trovare un equilibrio perfetto, unificando tutto in un'atmosfera sospesa di poesia.
Il cielo, illuminato dalla luce misteriosa delle stelle e la luna piena che raddoppia il suo chiarore, specchiandosi nelle acque calme dello stagno, compongono una sorta di elegia sulla magia e il fascino silenzioso della natura.
Ci sono quadri che, come i libri di cui parla Kafka, hanno la forza di "un'ascia che spezza il mare ghiacciato che è dentro di noi" e quadri come questo, che, invece, sanno commuovere con la delicatezza e la discrezione di una carezza nella luce candida e incantata della luna.
Ci sono quadri che, come i libri di cui parla Kafka, hanno la forza di "un'ascia che spezza il mare ghiacciato che è dentro di noi" e quadri come questo, che, invece, sanno commuovere con la delicatezza e la discrezione di una carezza nella luce candida e incantata della luna.
Come sempre quando parlo della luna è inevitabile il ricordo dell'omaggio più bello che la musica e il canto abbiano mai reso alla "casta diva"
ancora una volta grazie, i tuoi post mi permettono di ridurre almeno un po' il mio grosso bagaglio di lacune
RispondiEliminaGrazie, Dede,anche i tuoi post colmano un po' delle mie!
EliminaLa luna magica lo è stata e lo è. Questo dipinto è una grande scoperta anche per me e me lo sono gustato con in sottofondo la voce divina della Callas . Grazie anche del link
RispondiEliminaMarco
L'ho scritto nel post: quando penso alla luna piena sullo sfondo oscuro di un bosco, penso a "Casta diva" interpretata da Maria Callas e ogni volta mi commuovo!
EliminaGrazie come sempre, oggi anche per la musica, che rasserena un po' questa mattina cominciata con brutti rumori.
RispondiEliminaMi fa piacere se per un po' hai dimenticato i brutti rumori che ti hanno svegliato la mattina. Ma se sono quelli della costruzione dell"eco-mostro" di cui parli nel tuo blog temo che ci vorrà ben altro per farteli scordare!
EliminaLa luna userebbe le tue stesse parole per descrivere lo sfortunato Elsheimer.
RispondiEliminaGrazia, accetta i miei complimenti! Hai gentilezza e genialità nel cogliere lo spirito degli artisti e delle loro opere.
Grazie tantissime! E' tutto merito di Elsherimer!
EliminaAnche per me una giornata iniziata con note di tristezza anche pesante, che ritrova serenità nell'accorgermi ancora una volta che abbiamo gusti affini e nello stupirmi di come tu riesca ad interpretare con apparente facilità e umana empatia personaggi e immagini anche molto differenti. Grazie
RispondiEliminaGrazie a te, Luisa. Mi fa piacere che abbiamo gusti simili e che anche tu sia caduta sotto l'incanto della luna di Elsheimer!
EliminaE' meglio godersi il fascino di questa immagine piuttosto che preoccuparsi della corretta raffigurazione del cielo, infatti è completamente sbagliata (il carro non potrebbe mai essere lì). Oltretutto vedere così distintamente la via lattea quando c'è la Luna piena è praticamente impossibile.
RispondiEliminaMa gliela vogliamo lasciare sì o no la libertà poetica?
Sì!
:)
Sai che guardando questo dipinto ho pensato a te e alla tua passione per osservare le stelle? Certamente in chi ama osservare le stelle c'è sempre un pizzico di poesia. Elsheimer nel suo quadro la poesia ce la mette tutta e, guardando il cielo del suo dipinto, poco importa delle incongruenze: per lui e per noi quello che conta è l'incanto.
EliminaAnch'io penso di essere saturnina, così questo dipinto, che prima di leggere il tuo post non conoscevo, mi sembra estremamente familiare, quasi ritrovassi il mio stato, il mio umore di sempre. Sottofondo perfetto!:)
RispondiEliminaDavvero anche tu, Giacinta, sei nata sotto Saturno? A leggere i bellissimi e sereni post del tuo blog davvero non si direbbe. E comunque la malinconia di Saturno si associa sempre alla genialità ! :-)
Eliminadevo averlo visto qualche anno fa a Monaco, adesso l'ho visto:)
RispondiEliminaA volte per passare dal guardare al vedere occorre solo del tempo!
Eliminasottoscrivo Luca Val: Grazia, Gentilezza e Genialità sono il tuo marchio. GGG, potresti ricamarlo sulle lenzuola...
RispondiEliminaGrazie Paola! Comunque sul cambiare con le nuove cifre tutta la biancheria della casa un po' ancora ci penso...
EliminaIncombe - a me pare - un senso di dramma epocale in questo quadro.
RispondiEliminaForse, Adriano, è il dramma della fuga di una famiglia verso una terra sconosciuta con l'idea di trovare là una salvezza. Ii, invece, avevo l'impressione che la notte e la luna proteggessero i tre fuggitivi. Comunque è tipico di un capolavoro quello di provocare le più diverse interpretazioni e di renderle, in qualche modo, tutte valide.
EliminaMentre scrivo sto ascoltando "Casta Diva" seguendo il tuo linck.
RispondiEliminaNon lo conoscevo ed è stata una rivelazione,
non ci sarebbe voluto niente e non ci sarebbe stato niente di male a riprendere la luce caravaggesca e invece no, questa è una luce che avvolge, esce dalle tenebre di un bosco e avvolge chi le sta intorno e finisce lì, non si diffonde,
non svela i colori, la densità del bosco non viene aperta dalla luce del fuoco,
il bosco resta come la sua anima, cupo e impenetrabile, non svela colori che dentro di lui non esistono.
Mi pare che la fuga sia un tema intimo, mi pare che rappresenti la sua fuga da un mondo che nonostante abbia mille luci non lo illumina nemmeno della luce riflessa di una luna piena.
Ho parlato di due cose diverse e son finito a parlare sempre della luce in un quadro dove domina il buio, è forse perchè sento che è quella che cercava, la luce che illuminasse finalmente quel bosco denso e cupo come il cipresso di Van Googh.
E' un grande quest'uomo e adesso me lo vado a studiare un po'.
Grazie
Massimo, il tuo commento è molto bello. Mi pare tu abbia centrato a pieno la qualità e l'emozione del dipinto. Elsheimer è stato un grande artista la cui importanza è stata riconosciuta da subito dai "colleghi" pittori. e non era scontato. Pensa che Rubens alla notizia della sua morte scrive immediatamente una lettera commossa e addolorata.
EliminaSe vai a studiarlo vedrai che la sua qualità rimane intatta in tutti i suoi dipinti.
Intanto grazie per i pensieri che hai condiviso.
È incredibile questo dipinto Grazia! Meraviglioso. Mi impressionano molto le due scene messe in luce. Come se ci fosse un faro esterno a illuminarle. Mi affascina ogni volta la capacità di questi pittori di dipingere la luce. Incredibile! Peccato sia morto così giovane Elsheimer, chissà quanti capolavori sarebbe riuscito a creare.
RispondiEliminaGrazie!
Cinzia
Cinzia, hai usato nel tuo commento le stesse parole che Rubens usa per Elsheimer nella lettera che scrive dopo la sua morte! Come dicevo a Massimo, è davvero un grandissimo pittore che, nei suoi dipinti, assegna un grande ruolo alle "luci" , mescolando sempre spontaneità e artificio, sapere scientifico e poesia.
EliminaUn altro quadro da aggiungere alla mia piccola conoscenza dell'arte. Grazie per postare opere straordinarie, anche nell'accezione "fuori-dalle ordinariamente-conosciute".
RispondiEliminaNella storia dell'arte uscire dai sentieri battuti riserva sempre delle gran sorprese.
EliminaNon sono mai stato a Monaco ma ho avuto la fortuna di vedere questo dipinto in una mostra a Pisa qualche anno fa ("Il cannocchiale e il pennello", incentrata proprio sui rapporti tra scoperte galileiane e arte del tempo: per qualità delle opere esposte e profondità dei temi trattati, una delle mostre più interessanti che abbia mai visitato), ed era stato uno di quelli che mi avevano più colpito proprio in virtù della suggestione che crea l'atmosfera nottura (e a mio avviso questo è uno dei notturni più belli e intensi della storia dell'arte). Non aggiungo altro perché il post descrive probabilmente nel miglior modo possibile il dipinto, oltre che la vita di Adam Elsheimer: leggendo il post sembra quasi di immaginarselo triste e solitario nella Roma del tempo. A presto :-)))
RispondiEliminaLa mostra di Pisa doveva essere davvero molto bella: il tema dei rapporti tra arte e scienza agli inizi del Seicento è davvero affascinante. In più Elsheimer è un artista straordinario, un poeta con una sensibilità per la luna e la natura, come solo un artista nordico(e per di più malinconico) poteva avere. Mi ha fatto piacere condividere un dipinto come questo che, tra tanti giganti dell'epoca, poteva rischiare di passare inosservato.
EliminaA presto :-)