Un
ritratto allo specchio potrebbe essere un soggetto come un altro, se non ci si fosse
di mezzo un pittore anticonformista come René Magritte, capace di sabotare dall'interno
ogni convenzione e di spiazzarci, inserendo oggetti familiari in contesti
assurdi (ne ho già parlato qui e anche qui).
Figuriamoci,
poi, se deve ritrarre un personaggio come Sir Edward James (1907-1984),
talmente eccentrico da esser definito da Salvador Dalì (uno che sicuramente di eccentricità
se ne intendeva) "l'unico autentico matto che conosco".
Dall'incontro tra i due, nel 1937, non poteva che venir fuori un ritratto come "La riproduzione vietata", ora al museo Boymans di Rotterdam:
Un
uomo di spalle, vestito elegantemente e con i capelli accuratamente tagliati, è
in piedi di fronte a uno specchio.
Tutto
è dipinto a piccole pennellate con una precisione quasi fotografica: dalla
cornice dorata, alla mensola in marmo di un caminetto, all'abito scuro. Sembrerebbe una rappresentazione esatta, tanto che ci parrebbe logico, a questo punto, riuscire a vedere nello specchio il volto dell'uomo.
E, invece, no.
E, invece, no.
La
logica di Magritte, come si sa, non obbedisce alle regole comuni: nell'immagine riflessa l'uomo compare ancora visto di spalle.
Il
suo volto, la sua identità, restano nascosti.
C'è
da rimanere interdetti, soprattutto quando si vede che il libro sulla mensola, "Le
avventure di Gordon Pym" di Edgar Allan Poe, si riflette normalmente nello
specchio.
Si
prova lo sconcerto di essere davanti a un contraddizione in termini, a un ritratto
che nega l’essenza stessa del ritratto: la raffigurazione delle fattezze del
personaggio.
Non solo, ma c'è anche uno specchio che non riflette, ma che ripete,
come un'eco, l'immagine della nuca dell'uomo.
Insomma,
anche qui, Magritte riesce nel suo intento di scompaginare le carte e
scardinare ogni certezza.
È un gioco che conduce da maestro e con cui si
diverte a metterci in trappola, rovesciando ogni aspettativa.
E non può trovare un complice migliore di un altro anticonformista
nato, come il committente del dipinto, Sir Edward James.
Ricco
sfondato, figlio di un miliardario americano e di una nobile inglese, che si
sussurra appartenga alla numerosa compagnia dei figli illegittimi del re Edoardo
VII, ama la vita mondana e i pettegolezzi; vanitoso e narcisista è contento solo
quando può ostentare la sua originalità.
Tra gli amici mescola gli esponenti
più in vista dell'alta società a scrittori come Evelyn Waugh, Aldous Huxley o musicisti
come Stravinskji.
Si vanta di essere poliedrico, scrive poesie, finanzia i
balletti della troupe di George Balanchine e collabora a un'opera teatrale di
Bertold Brecht.
Ma la sua passione è la pittura surrealista e per questa non
bada a spese, tanto da essere il principale finanziatore della rivista
“Minotaure” diretta da André Breton e da acquistare forsennatamente dipinti, che
vanno da De Chirico, a Dalì, a Max Ernst, fino a formare una collezione imponente.
Nessuna
meraviglia che, per farsi ritrarre in un dipinto, destinato niente di meno che
alla sala da ballo della sua casa londinese, abbia scelto il più imprevedibile e ironico dei
pittori: René Magritte.
Se il suo intento è di stupire i visitatori, di certo, lo ha raggiunto: Magritte è riuscito nell'impresa di raffigurarlo senza
mostrarne il volto.
Come nell'altro ritratto, che ha eseguito lo stesso anno e che ha intitolato "Il
principio del piacere", in cui il viso di Edward James è coperto da un lampo di
luce abbagliante, come un flash di una macchina fotografica: di lui rimane
visibile solo l'elegante doppio petto e la camicia bianca con tanto di
cravatta.
Gli psicologi o gli psicanalisti- va da sé- vi
hanno trovato materia per proporre le più diverse interpretazioni (una è qui).
Di
certo Magritte le avrebbe accettate tutte, sorridendo con il suo fare sornione.
Ed Edward James lo avrebbe assecondato, come chi gioca una medesima partita.
Una
partita in cui, forse, ha un ruolo anche il libro di Poe, l'autore preferito da entrambi, che compare, con un'evidenza sospetta, sulla mensola di marmo.
Un
autore enigmatico che sa, come pochi, mescolare fantasia e realtà, concretezza
e immaginazione, illusione e verità. Come avviene, appunto, nel dipinto.
In
fondo- sembra dire Magritte- la pittura non mostra che un’immagine.
Quello che
siamo veramente, la nostra vera essenza, resta nascosta dentro di noi, non si riflette in uno specchio.
Certo
che a me questo dipinto ha fatto venire voglia di conoscere meglio quel misterioso personaggio, che si diverte a offrirsi e, nello stesso tempo, a negarsi ai nostri sguardi.
Per
scoprire cosa ci sia dietro quell'impeccabile vestito nero, occorre fare un lungo viaggio, fino ad arrivare nel Messico
orientale a Las Pozas, vicino a Xilitla, un umida e solitaria cittadina a più
di 450 chilometri dalla capitale.
Ed ecco che là qualcosa si scopre.
Siamo nel luogo, dove Edward James, aiutato da una squadra di artigiani, ha progettato e costruito, "senza
abbattere un albero o recidere un fiore", come gli piace ripetere, la sua città di pietra: trentasei edifici di cemento, sparsi in venti acri di foresta.
Un delirio surrealista con scale che finiscono nel nulla, archi, colonne
isolate, porte che si aprono sul vuoto, sentieri tortuosi, guglie altissime che
si confondo con le cime degli alberi.
Un'intera città, aliena e misteriosa, che ricorda
le atmosfere neo-gotiche dei racconti di Poe, le stampe di Piranesi e di Escher, se non le architetture Gaudì (qui e qui sono
le immagini; qui la descrizione dello scrittore Pino Cacucci)
Qui
James si sente se stesso, con la libertà di chi vive senza convenzioni, tanto che ha deciso di ritirarsi in questo bizzarro luogo, scaturito dalla sua fantasia, per gran parte dell’anno.
Ha abbandonato ogni mondanità per dedicarsi solo ai suoi progetti, in compagnia dei suoi animali esotici e del suo serpente, un anaconda, che lo segue come un cucciolo.
Ha abbandonato ogni mondanità per dedicarsi solo ai suoi progetti, in compagnia dei suoi animali esotici e del suo serpente, un anaconda, che lo segue come un cucciolo.
Vent'anni
di lavoro, fino alla morte nel 1984 e un mare di soldi spesi, come dice lui stesso, nell'intento di "costruire un santuario che sia abitato dalle mie idee e dalle mie
chimere".
Per finanziarlo vende tutti i quadri della sua collezione, compresi i due ritratti di Magritte.
Per finanziarlo vende tutti i quadri della sua collezione, compresi i due ritratti di Magritte.
Non
ne ha più bisogno, perché è in questo labirinto di cemento, dove ha riposto tutte le sue
aspirazioni e i suoi sogni segreti, che ci consegna il suo ritratto più vero e profondo.
Ed
eccolo che, con un pappagallo in spalla, nel luogo che ama tanto e che lo rappresenta così bene, può
finalmente mostrarci il suo volto sorridente e sereno.
Magritte aveva capto tutto!! Per quello lo rappresenta come un abito vuoto, perché non aveva ancora trovato se stesso. Bella storia!!
RispondiEliminaAnna
Anna, la tua è una delle possibili interpretazioni. Sicuramente nel secondo ritratto (quello col volto nascosto dalla luce)se non ci fosse quella mano che si aggrappa al tavolo l'abito sembrerebbe vuoto. E anche nella "Riproduzione vietata" quell'uomo visto di spalle con quel vestito nero inquieta non poco.C'è poco da fare: Magritte riesce sempre a colpirci!
EliminaAffascinante figura di committente-collezionista-artista. Dov'è il confine? Questi ruoli, un tempo molto ben definiti, adesso si mescolano, si confondono, sono sempre più due facce della stessa medaglia. O due nuche della stessa testa?
RispondiElimina"...due nuche della stessa testa": sarebbe piaciuto a Magritte!:-)
EliminaRari, ma personaggi eccentrici da leggenda come Edward James ce ne sono certo stati: mi viene da pensare a Fitzcarraldo, ad esempio. Stimolante, poi, la tua riflessione sul Magritte che suggeriva di intendere l'arte come mera immagine. Solo un genio, secondo me, riesce ad esprimere qualcosa della propria intimità.
RispondiEliminaIl problema di un ritratto è quello di svelare un'intimità. Magritte vi allude sempre ma la non scopre mai fino in fondo e rende i personaggi che ritrae complici consapevoli del suo gioco.
EliminaSir Edward James, sognatore e pratico uomo d'affari, narcisista e riservato, è un personaggio straordinario che, in effetti, ricorda qulache tratto di Fitzcarraldo.
Devo dire che, leggere di Dalì che "dà" del matto a qualcun altro mi ha abbastanza divertito.
RispondiEliminaL'analisi del quadro è come sempre una lectio magistralis.
Quanto alla curiosità di conoscere un po' più da vicino il Sir, è venuta anche a me e sarei rimasta stupita dei paesaggi messicani che offriva il motore di ricerca, se non fosse, di nuovo, per l'esaustivo post. Un nuovo punto interessante in questa domenica che d'interessante ha ben poco. (Lavatrici ueber alles).
lavatrici, lavatrici! anche a casa mia sono uber alles, oggi, e in genere in questi giorni di sole!
Elimina@Nela San, @Paola, anche per me le lavatrici domenicali imperano.
EliminaMa, almeno stavolta, tra un bucato e l'altro mi sono messa a sognare di luoghi esotici e di città surrealiste a un passo dallo scomparire inghiottite dalla foresta.
Magritte, anche nei sogni ad occhi aperti, quelli fatti,contemplando l'oblò della lavatrice, è pur sempre la guida migliore.
songare viagi guardando l'oblò della lavatrice... Grazia, mi manchi.
EliminaviaGGi
EliminaPaola, perchè non mi vieni a trovare? Bruxelles è piena di lavatrici con l'oblò...
EliminaMa che personaggio fantastico! A questo punto mi toccherà progettare un altro viaggio in Messico per andare a esplorare Las Pozas!
RispondiEliminaPrima devi assolutamente finire di raccontarci del viaggio in Chiapas. Vorrai, mica, partirtene per Las Pozas e lasciarci con la curiosità? :-)
EliminaIn fondo dentro ciascuno di noi c'è tutta una gamma di stati di animo e , se vogliamo, di personaggi da interpretare sul palcoscenico del proprio Io. Sir James e Maigritte l'avevano capito e hanno trasmesso questa intuizione . L'eccentrico e poliedrico sir James l'ha poi confermato fino all'ultimo, stabilendosi in una casa "infinita", fuori dagli schemi e da spazi limitati, mutevole e aperta quindi al divenire.
RispondiEliminaPost sempre molto interessanti, grazie!
Verissimo quello che dici: impossibile fissare un solo aspetto dell'infinita mutevolezza di cui siamo fatti.
EliminaQuanto avrei voluto essere presente all'incontro di due personalità così fuori dagli schemi!
Un sogno surrealista Las Pozas trasferito in architettura
RispondiEliminama questa non è architettura,
questa è scultura
e qui ci sarebbe parecchio da dire sul valore di un'opera di questo tipo,
del resto frequentando Gaudì...
È vero la"città infinita" costruita a Las Pozas è scultura e architettura insieme, un'opera d'arte totale. Edward James l'ha lasciata interrotta e ognuno, in fondo, può vederci quello che desidera. Ora la foresta tropicale la sta sommergendo di vegetazione e la natura crea un'altra opera diversa da quella progettata. Ma credo che a Edward James andrebbe bene così!
EliminaMi è quasi impossibile, osservando il dipinto, non pensare a L'uomo duplicato di Saramago.
RispondiEliminaLa figura non è la stessa cosa dell'immagine di un uomo, ritrarre la seconda è semplicemente impossibile, lo diceva anche Shakespeare nel famosissimo Sonetto XXIV.
Post sempre preziosi i tuoi!!!
Bellisimo e molto appropriato il sonetto di Shakespeare di cui parli.
EliminaLo trascrivo qui:
Il mio occhio s'è fatto pittore ed ha tracciato
L'immagine tua bella sul quadro del mio cuore;
il mio corpo è cornice in cui è racchiusa,
Prospettica, eccellente arte pittorica,
Ché attraverso il pittore devi vederne l'arte
Per trovar dove sia la tua autentica immagine dipinta,
Custodita nella bottega del mio seno,
Che ha gli occhi tuoi per vetri alle finestre.
Vedi ora come gli occhi si aiutino a vicenda:
I miei hanno tracciato la tua figura e i tuoi
Son finestre al mio seno, per cui il Sole
Gode affacciarsi ad ammirare te.
Però all'arte dell'occhio manca la miglior grazia:
Ritrae quello che vede, ma non conosce il cuore.
Magritte mi ha sempre affascinata ma anche un po' intimidita: ogni volta ho l'impressione che sotto la sua ironia ci sia un messaggio che io non sono in grado di comprendere fino in fondo.
RispondiEliminaAnch'io, Dede, ho la tua impressione ed è uno dei motivi per cui Magritte mi piace. I suoi dipinti sono molto di più di giochi ironici; possono essere feroci, distruttivi e, come diceva lui stesso, impossibili a capire.Ed è, appunto, nella loro ambiguità che sta il loro fascino.
Eliminaancora una volta mi lasci senza parole. Grazie per aver pensato alle mie cinque quinte che stanno per affrontare l'esame di stato ;) e in diversi hanno portato proprio questa opera nel percorso d'esame ( la così detta tesina)
RispondiEliminaNon so come fai a interpretare i miei pensieri: ti nomino mia fata madrina!
grazie!
Ma dai! decisamente siamo sempre più telepatiche:-)
RispondiEliminaMi piacerebbe molto sapere come i tuoi ragazzi interpretano questo dipinto. Se sono come quelli che ho conosciuto a Bologna, ci sarà da restare meravigliati.
Intanto, da fata madrina (grazie!) vado sorvegliare la "tua" Cenerentola!
Se lo specchio non mente e anche questa volta dice la verità, l'identità non è rappresentabile e lo sforzo di conoscerla è indefinita proprio come la dimora del Sir. Splendido post. Grazie!:)
RispondiEliminaÈ proprio come dici, Giacinta,l'identità non è rappresentabile. Magritte e Sir James avevano ragione.
RispondiEliminaGrazie a te, carissima!
mi hai fatto tornare alla memoria un articolo sul francese Cheval, un postino che nel tempo libero aveva scolpito tutta una serie di templi che ricordano Angkor Bat...questa storia però non la conoscevo
RispondiElimina(penso che il sito di Cheval sia aperto ai turisti, Hauterives nella Drome - ma io non so nemmeno dov'è di preciso)
Giuliano, vado subito a cercare su internet il sito del misterioso Cheval: sono curiosa di vedere i suoi templi!
EliminaEccolo qua:
Eliminawww.facteurcheval.com
Cara Grazia, arrivo in ritardo, in ritardo, in ritardissimo, come la lepre marzolina, ma mi piace così tanto questo post che non posso non lasciare una traccia. Lo specchio ,( che paura di notte, affacciarsi e vedere forse un'altra faccia oltre la mia , di qualcuno che mi sta accanto, ma da un'altra dimensione) e Edgar Allan Poe con le sue storie labirintiche e questo miliardario che mi ricorda il mio amico G. che costruì una villa autocelebrativa con molte sue opere dentro e fuori... un anaconda come compagno!
RispondiEliminaImmaginavo che la storia di Sir Edward ti sarebbe piaciuta. Chissà se ti può ispirare per un racconto? Qualsiasi cosa tu scriva diventa subito speciale!
EliminaA presto
La nuova veste i "dtorie d'arte" mi piace ma i commenti non si possono più fare?
RispondiEliminaTi piace? sono contenta! Mi piaceva dare al blog un "colpo di vita" Pensavo quasi di fare lo stesso con "senza dedica" visto che anche qui si parla di immagini
EliminaI commenti si possono fare ( ho privato a fare un test e ci sono riuscita). Il problema, piuttosto, è l'impossibilità di visualizzarlo bene su ipad o iphone.
Per ora lo tengo così, poi vedremo...