Siamo al primo d'agosto: è l'ora di scoprire cosa succedeva sei secoli fa nell'ottava scena del Ciclo dei mesi di Torre Aquila a Trento.
Sotto il grande sole
dell'estate, divise nettamente da una palizzata, si svolgono, come al solito, le attività dei
contadini e dei nobili signori.
In basso, due raffinate dame e un gentiluomo escono dalla porta merlata di un castello per passeggiare, con i loro falchi addestrati per la caccia, in un giardino di erba verdissima, chiuso da una spalliera di alberi da frutto.
Come già nel mese di
luglio, gli aristocratici dedicano i loro
momenti di svago estivo alla falconeria. Attività cortese per eccellenza, praticata fin dall'antichità e regolata da un trattato, redatto addirittura dall'imperatore Federico II e da suo figlio Manfredi, la caccia con i falchi era privilegio dei sovrani più potenti e
della più alta nobilita.
Probabilmente anche le dame, che si pavoneggiano, tutte eleganti, nell'affresco sanno bene che la caccia con i piccoli rapaci, consentita anche alle donne, è- ancor più delle ricche vesti- il vero segno del prestigio.
Per il committente degli affreschi, il principe-vescovo Giorgio di Liechtenstein, la rappresentazione della pratica della falconeria è la prova che nella sua piccola corte di periferia ci si diverte, nei lunghi ozi estivi, con gli stessi svaghi della più raffinata aristocrazia europea.
Probabilmente anche le dame, che si pavoneggiano, tutte eleganti, nell'affresco sanno bene che la caccia con i piccoli rapaci, consentita anche alle donne, è- ancor più delle ricche vesti- il vero segno del prestigio.
Per il committente degli affreschi, il principe-vescovo Giorgio di Liechtenstein, la rappresentazione della pratica della falconeria è la prova che nella sua piccola corte di periferia ci si diverte, nei lunghi ozi estivi, con gli stessi svaghi della più raffinata aristocrazia europea.
Per i contadini al di là della palizzata, invece, d'estate c'è davvero poco da divertirsi: per loro, è il periodo di maggior lavoro. Dopo la fienagione è arrivato il momento della mietitura.
Il paesaggio è cambiato e, al posto dell'erba verde di luglio, c'è il giallo dorato del
grano.
Uomini e donne lavorano, curvi sotto il sole, in un campo ai confini col bosco.
Di sicuro c'è parecchio da fare: falciare, raccogliere le spighe, legarle
in covoni e disporle in cataste.
E non è finita qui.
E non è finita qui.
C'è ancora da caricare i carri e da trasportare il grano, sulla strada sterrata, fino al granaio del paese vicino.
Qui, tra le case color ocra e i tetti di paglia, spicca il rosa vivo della piccola chiesa e la mole della canonica, da cui sembra affacciarsi un prete intento a
leggere. Una donna, con un cesto
in testa e una sporta sottobraccio, esce
incontro ai carri di grano.
In confronto con i
gesti lenti e misurati dei nobili che passeggiano pigramente in giardino, qui è tutto un fervore di attività: un piccolo mondo laborioso, dove i campi sono floridi, i granai pieni e carestia e fame sembrano lontanissime.
Invece, proprio all'epoca degli affreschi, ai primi del Quattrocento, le rivolte contadine provocate dalla miseria, infuriano, senza tregua, fin nelle valli più remote dei territori del principe.
A Trento, lontano da ogni eco di ribellione, all'interno delle sale della Torre Aquila, sottratta alla cittadinanza per farne la sua dimora privata, Giorgio di Liechtenstein trascorre le giornate fra i suoi libri e i suoi oggetti preziosi, lieto di contemplare la fittizia armonia delle scene degli affreschi.
A Trento, lontano da ogni eco di ribellione, all'interno delle sale della Torre Aquila, sottratta alla cittadinanza per farne la sua dimora privata, Giorgio di Liechtenstein trascorre le giornate fra i suoi libri e i suoi oggetti preziosi, lieto di contemplare la fittizia armonia delle scene degli affreschi.
Il
pittore, maestro Venceslao, ha lavorato bene.
Ha ricreato la realtà, adattandola ai desideri del principe e ci ha consegnato la rappresentazione di un mondo perfetto come una favola.
Pensa a quel principe che conosce la realtà solo attraverso una rappresentazione fiabesca... è molto attuale, non trovi? Buon agosto!
RispondiEliminaE' attuale come sono ancora attuali le favole: è che il comportamento degli uomini non cambia col tempo...
EliminaBello iniziare il mese con il tuo post e riflettere su quanto le divisioni sociali ci siano anche oggi e sul fatto che la favola spesso fa trasparire la verità.
RispondiEliminaAnna
Dalle favole e anche dai dipinti traspare certamente la realtà, ma cosi' come la si voleva rappresentata. Spetta a noi decodificarli e capire, attraverso di essi, la società del tempo.
EliminaBellezza incantevole anche per agosto, ma quanti brutti pensieri di storia sociale! Quante rivolte contadine nelle terre degli Asburgo, ancora due secoli dopo...
RispondiEliminaRivolte dovute alla miseria, almeno nei primi anni del Quattrocento, poi rivolte religiose e politiche: davvero un territorio bellissimo e tormentato!
Eliminauna realtà ancora una volta travisata e adattata ai desideri di un potente, anche se la sua fittizia armonia ci cattura tuttora col fascino delle fiabe...
RispondiEliminaAncora una volta grazie per questo puntuale e sfaccettato calendario!
Proprio vero, Luisa, una realtà adattata ai desideri del committente e alla sua voglia di offrire agli spettatori un'immagine edulcorata dei suoi anni di governo.
EliminaPensa te quanto poco sia cambiato il mondo, al posto dei nobili ci sono i banchieri e le multinazionali, coi politici loro cortigiani. Fuori, nel mondo reale, il popolo si sbatte per un lavoro precario e per pagare tasse come fossero decime.
RispondiEliminaA quando una nuova, travolgente rivolta?
Chissà se è ancora il tempo della rivolta!
EliminaA Trento quando, nel tempo che fu, ero giovane, ho passato tredici stupendi mesi,e queste espressioni d'arte mi sono rimaste particolarmente impresse.
RispondiEliminaLa vita dei campi l'ho conosciuta, e, in misura marginale, praticata.
Per cui apprezzo particolarmente questa arte, e riesco, con la fantasia , a sentirla vicina al di là della distanza di secoli e di luoghi.
E la rivivo con piacere ed un pizzico di nostalgia.
Chi conosce la durezza della vita dei campi ritrova gli stessi gesti praticati fino a non molti anni fa, prima dell'avvento delle macchine anche in agricoltura. C'è ora forse meno fatica, ma anche (credo) meno soddisfazione.
EliminaIo, il prete che legge, non lo avrei visto... Mi rendo conto che tu hai tutt'un altro modo di osservare i dipinti. Li osservi, appunto. Io ne prendo una visione d'insieme...
RispondiEliminaGrazie, questo mi fa riflettere...
Un abbraccio
Cinzia
p.s. devo ammettere che il calendario dello scorso anno, mi piaceva un po' di più... ;)))
Hai visto anche la casa del prete com'è più grande delle altre? Certo questo calendario non è paragonabile con la raffinatezza delle "Très riches heures". È un calendario di una corte periferica eseguito da un pittore itinerante, di quelli che offrivano i loro servizi da una corte all'altra. C'è, per questo, un tono "campagnolo" che finisce per affascinare.
RispondiEliminaBuon pomeriggio, ho letto il suo articolo e mi è piaciuto molto ma volevo chiederle quali fossero gli strumenti usati per i lavori agricoli. Grazie
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