Nel 1665, a Murano, in una notte
piovosa di maggio, tre uomini stanno
parlando a bassa voce nell'ombra di un sotoportego.
Due sono abbigliati con sobrie vesti scure. Il terzo, lascia intravedere, sotto un ampio mantello nero, la manica ricamata di un'elegante marsina.
Due sono abbigliati con sobrie vesti scure. Il terzo, lascia intravedere, sotto un ampio mantello nero, la manica ricamata di un'elegante marsina.
Tutt'e tre si guardano intorno con lunghe occhiate sospettose.
Non
appena sono sicuri che nessuno li segua, fanno cenno a un gondoliere che si
accosta silenziosamente e li trasporta verso una barca ormeggiata più lontano.
Tutto
si svolge così rapidamente che gli agenti del Consiglio dei Dieci, incaricati
della sorveglianza dell’isola, non si accorgono di nulla.
Solo all'indomani, all'alba, gli sbirri della Serenissima cominceranno a dare la caccia ai tre in un inseguimento che da Ferrara li condurrà a Torino e a Lione, senza mai riuscire a
fermarli. Qualche giorno dopo, i tre fuggiaschi raggiungeranno Parigi.
Ma
chi saranno mai quei misteriosi personaggi?
L'uomo elegante è un aristocratico
francese, una spia incaricata dal potente Ministro delle finanze di Luigi XIV,
Jean-Baptiste Colbert, di una missione segreta.
Il suo compito non è facile, ma ha
avuto l’ordine di portarlo a termine ad ogni costo. Deve fare in modo di condurre a
Parigi un piccolo gruppo di vetrai che è riuscito a reclutare a
Murano.
I due di quella notte sono i primi a partire.
C'è voluta tutta la sua abilità per convincerli a superare i loro timori con promesse mirabolanti di denaro e bella vita.
I vetrai specializzati godono a Venezia di
numerosi privilegi, dall'esenzione dalle tasse, all'autorizzazione al matrimonio
con fanciulle nobili. Devono, però, sottostare a regole rigorose: è proibito
emigrare o rivelare i segreti della loro professione per non incorrere in pene
severissime.
Chi ha deciso di partire sa bene che, se viene
catturato, sarà ricondotto con la forza a Venezia, per essere giudicato
come traditore a rischio di una condanna a morte.
Ma anche chi riesce ad arrivare
in Francia non potrà stare tranquillo: la vendetta di Venezia può raggiungerlo anche
là.
Ne sono prova i cadaveri di un lucidatore e un soffiatore di Murano
ritrovati a Parigi con tutti i sintomi di un avvelenamento.
È un avvertimento e dietro c’è sicuramente la mano della Serenissima.
È un avvertimento e dietro c’è sicuramente la mano della Serenissima.
Ma ormai ogni intimidazione è
inutile.
I francesi sono riusciti a carpire il segreto più prezioso di Venezia: la fabbricazione degli specchi.
I francesi sono riusciti a carpire il segreto più prezioso di Venezia: la fabbricazione degli specchi.
Nell'ottobre
del 1665 verrà creata a Parigi la
Manufacture royale des Glaces, destinata a diventare la Manifattura di Saint
Gobain e, l’anno successivo, seguendo le istruzioni dei vetrai di Murano, verrà prodotto in Francia il primo specchio alla maniera veneziana (qui).
Dietro questa specie di guerra, combattuta senza esclusione di colpi, tra spie, fughe e veleni, ci sono i più irresistibili dei motivi: il denaro e il potere.
Fino ad allora Venezia deteneva il monopolio della fabbricazione
degli specchi in vetro rivestiti con un amalgama di mercurio e di stagno, gli
unici che fossero limpidi e trasparenti come quelli di oggi.
Li vendeva in tutta Europa, guadagnando
cifre enormi.
In Francia il prezzo medio di uno specchio veneziano equivaleva più o meno a tre anni di lavoro di un operaio e solo i più ricchi se li potevano permettere. Gli inventari riportano che uno specchio di Murano era valutato più di un dipinto di Raffaello e si diceva che non pochi fossero disposti a vendere terreni e proprietà, pur di possederne uno.
In Francia il prezzo medio di uno specchio veneziano equivaleva più o meno a tre anni di lavoro di un operaio e solo i più ricchi se li potevano permettere. Gli inventari riportano che uno specchio di Murano era valutato più di un dipinto di Raffaello e si diceva che non pochi fossero disposti a vendere terreni e proprietà, pur di possederne uno.
Per Venezia era un’entrata
garantita, per le finanze francesi una vera e propria emorragia.
Spezzare il
monopolio veneziano rientra nel piano ambizioso di Colbert di creare una serie
di manifatture reali che assicurino alla Francia il primato nella produzione di
generi di lusso, dalle sete, agli arazzi, ai merletti.
Ma per la fabbricazione degli specchi c’è
una ragione di più e non di poco conto: la volontà del re.
Da tempo Luigi XIV si è messo in mente di realizzare il progetto ideato dal suo architetto di fiducia, Jules Hardouin-Mansart, e di costruire, nel suo nuovo palazzo di Versailles, una galleria di uno splendore inaudito.
Per questo ha dato ordine di rubare il segreto di Venezia. Ad ogni costo.
La Galerie des Glaces,
la Galleria degli specchi, si inaugura nel 1682.
Tutto là dentro è concepito per esaltare
la gloria del re: dai dipinti di Le Brun sul soffitto, in cui le imprese di
Luigi XIV sono celebrate in forma di allegorie all'antica, alle decorazioni in
bronzo dorato dei capitelli con il sole reale sormontato dal giglio di Francia.
La ricchezza dei materiali, dal marmo, al bronzo, alla foglia d’oro, all'argento massiccio degli arredi è già sufficiente per impressionare ambasciatori e visitatori
stranieri, invitati a sostare nella Galleria in attesa di essere ricevuti dal re (qui).
Ma non è nulla in confronto alla meraviglia delle diciassette finte
finestre a specchio, poste di fronte alle grandi finestre che si affacciano
sul giardino.
Una decorazione simile fino ad
allora non si era mai vista: per realizzarla sono stati utilizzati più di
trecento specchi.
Di giorno riflettono la luce che arriva da fuori, annullando
ogni divisione tra interno e esterno. Di notte, illuminati da migliaia di
candele, riverberano lo splendore degli arredi, ma anche gli
scintillii delle sete, degli ori, delle pietre preziose che ornano le sontuose
vesti dei gentiluomini e delle dame, moltiplicando all'infinito, in un gioco di illusioni, il lusso e la ricchezza della corte.
Il Re Sole ha raggiunto quello che voleva.
Quando farà la sua apparizione, percorrendo la lunga galleria, tutti potranno riconoscere, in quegli innumerevoli e abbaglianti riflessi della sua immagine, la manifestazione visibile della sua potenza.
Quando farà la sua apparizione, percorrendo la lunga galleria, tutti potranno riconoscere, in quegli innumerevoli e abbaglianti riflessi della sua immagine, la manifestazione visibile della sua potenza.
La vicenda degli specchi è rievocata nel romanzo di Clare Colvin, Il palazzo dei riflessi, ed Il Corbaccio 2004.
Che storia appassionante! Stavo per dirti che era perfetta per un libro, ma poi ho visto che il libro c'è già. Adesso manca il film!
RispondiEliminaComunque un libro o un film prima o poi lo scriveremo, magari mescolando San Francisco, Bruxelles e Ferrara.... A proposito, io sono già rientrata in Italia: e qui ti aspetto!
EliminaGrazie!!!
RispondiEliminaA me vengono le lacrime...Venezia è stata sfortunata...lo spionaggio "industriale" ci ha danneggiato oltremodo...ricordi che Bologna era l'antisignana dell'epoca industriale, già nel Trecento? Rimasi molto colpita alla visita al Telaio di Bologna per la seta, all'Aldini, e alla storia che aveva, come nel caso di Venezia, causato l' "esportazione indebita" verso la Francia, dei preziosi dati su questa macchina speciale... l'economia spesso ha cambiato il corso della storia!
Ne hai scritto un racconto affascinante, che è davvero utile per la comprensione e il riconoscimento di valori artistici italiani, da sempre...
Buona giornata
Un abbraccio
In Francia hanno capito benissimo come va il mondo, ora come allora. Un tempo con spie e veleni acquisivano le migliori capacità tecniche, ora comprano direttamente le nostre migliori industrie nel settore della moda e dell'artigianato di qualità!
EliminaUn abbraccio
allora l'industria del lusso non è una novità di questi ultimi anni! bellissimo racconto, grazie come sempre
RispondiEliminaLa Francia ci vive da secoli sull'industria del lusso: bisogna ammettere che Colbert aveva avuto intelligenza e intuizione. E anche Luigi XIV come fiuto, non scherzava :-)
EliminaMi fai venire in mente, per analogia e per contrasto, la stupidaggine odierna di spostare le fabbriche fuori dall'Italia. I cinesi stanno imparando alla svelta, saremo ben presto (lo siamo già) una pedina che ruzzola in fondo allo scacchiere del globo. Un tempo gli artigiani sapevano meglio calcolare le conseguenze delle loro azioni.
RispondiEliminaA parte queste amare riflessioni (riflessioni...) ti ringrazio per averci ricordato questa storia appassionante. La galleria degli specchi, se ben ricordo, era aperta al pubblico, tutti i francesi dovevano poterne ammirare la meraviglia. Fu veramente un motivo di orgoglio nazionale.
Infatti, Paola, dislocando le fabbriche si ottiene solo di esportare le nostre migliori conoscenze, senza nulla in cambio, se non un guadagno immediato per pochi. E senza pensare alle conseguenze future.
EliminaBello questo racconto, alla fine chi detiene il potere l'ha sempre vinta: ieri come oggi...
RispondiEliminaComunque a parte tutto la galleria degli specchi è fantastica! Peccato che quando ci sono stato anni fa, era in restauro...
Motivo per tornarci.
Ciao e a presto!!!
Ho visto che il restauro è finito: ora è possibile ammirare di nuovo la Galleria splendida come fu creata!
EliminaPotrebbe essere una buona meta per una vacanza;
Ciao e a presto, qui o nel tuo blog!
Appassionante!
RispondiEliminaMi ha richiamato alla mente la vicenda, per certi versi analoga, di Johann Friedrich Boettger, colui che ha scoperto o ri-scoperto il segreto della porcellana in Occidente e poi è vissuto segregato con i suoi aiutanti a Meissen perché non svelasse i suoi segreti. Storie di spionaggio industriale d'altri tempi!
Infatti il povero Boettinger fu segregato, ma a Meissen la traduzione della porcellana dura tuttora. La fabbricazione degli specchi veneziani, invece....
EliminaLeggendo ho commentato fra me: "Nuovamente il nostro lusso che emigra in Francia!"
RispondiEliminaBeh, l'avverbio "nuovamente" non era proprio calzante in senso temporale, quello che invece calza a pennello è il tuo racconto, quasi una spy-story degna di LeCarré.
eh si' Nela, il nostro artigianato di lusso ha cominciato presto a emigrare in Francia, prima attraverso operazioni di vero spionaggio, ora comprato in borsa; Purtroppo!
Elimina...E lo specchio rispose: "La più bella del reame è...l'incantatrice che sa raccontare storie avvincenti."
RispondiEliminaCome sempre, grazie
Donatella Izzo
Grazie a te, Donatella! Per me raccontare è vero un piacere!
EliminaAnch’io come Silvia vedevo il post come un punto di partenza per la scrittura del libro. Peccato, già fatto.
RispondiEliminaCi sono stata ad agosto ed è inutile dire che, anche in assenza di re, la Galleria è meravigliosa. Questo post (come al solito) riesce a farmi capire meglio quanto visto.
Ti ringrazio!
Grazie! Invece io è da tempo che non vado a Versailles: a questo punto mi sembra doveroso ritornarci!
EliminaGrazie per questo post meraviglioso!
RispondiEliminaGrazie a te! Sono sempre molto contenta di condividere!
EliminaLa Francia dai tempi di François Premiere capisce che svaligiare l'Italia significa arricchirsi. Importano Leonardo anche se per 15 mesi, poi una serie di artisti come il Rosso Fiorentino, Sebastiano Serlio e altri che creano la cosidetta Ecole de Fontainebleau, detta francese ma in realtà fatta dagli italiani. Necessitando della Corsica come posizione strategica fomentano l'indipendentismo di nascosto mentre ufficialmente fanno buon viso e si offrono come acquirenti: Genoa accetta, i francesi la prendono ma non la pagano. Accettano di combattere gli austriaci cacciandoli dalla Lombardia e Veneto ma si arrestano alla sola Lombardia per prendersi la Savoia e Nizza per poi accordarsi con gli austriaci per prendersi Venezia: infatti, Venezia, per un giorno fu francese. Verdi che stava scrivendo un'opera per la Francia "I vespri siciliani" minaccio' di non rispettare il patto se non avessero lasciato Venezia. La storia è continuata sino ad oggi con tante altre piccoli sgambetti e acquisizioni. Questo atteggiamento "politico" nei nostri confronti è parte integrante di ogni politico francese di qualsiasi colore. Sarebbe lunga la lista dagli anni '50 ad oggi. Basti ricordare l'ultimo attacco alla Libia per prenderci il petrolio. Non parlo di tutte le acquisizioni delle nostre piccole e medie imprese che tutti sanno. Ma il problema è dei nostri politici, della scuola e classe giornalistica in genere: non sempre all'altezza del ruolo. E questo, in fondo, è anche il risultato di un paese, il nostro, fatto di sciocchi: sia per ignoranza che per ideologia. E i francesi lo sanno bene. Infatti quando parlano, riescono sempre a metterci l'uno contro l'altro.
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