Un ritratto di donna, conservato alla National Gallery di Londra (qui è un link)
Apparentemente, niente di meno misterioso dell'immagine di questa giovane col viso incorniciato dal tessuto rigido, bianco e pulitissimo, del soggolo- il
pesante velo che copre la testa e il collo, indossato, all'epoca, dalle donne
sposate- talmente fresco di bucato e ben inamidato da rivelare i segni di una recente stiratura.
L'espressione del volto, con le guance tonde e piene, è
quella di una ragazza timida: gli occhi sfuggono ogni contatto,
l'atteggiamento è serio e compito, con le mani compostamente raccolte in
grembo.
Nessuna ostentazione di uno status sociale elevato tanto che soltanto la veste foderata di
pelliccia e l'anello d'oro al dito ne rivelano la ricchezza.
Il dipinto, datato intorno al 1435, è attribuito a Robert Campin (1378/79-1444), insieme a Jan van Eyck, caposcuola riconosciuto della pittura
fiamminga e con una fiorente bottega a Tournai, uno dei centri commerciali più importanti del Ducato di Borgogna (per l'attività dell'artista e la sua identificazione col Maestro di Flémalle qui è il link)
La novità della tecnica (olio su tela) e della posa (di
tre quarti, anziché di profilo), con il volto che incombe in primo piano e la
luce che evidenzia ogni mimino dettaglio, ne fanno, a pieno titolo, uno dei primi ritratti della
pittura moderna.
L'identità della giovane, però, rimane ignota.
L'assenza di qualsiasi stemma che ne attesti l'appartenenza a una famiglia aristocratica, di qualche gesto rivelatore o di un simbolo
esplicito lo potrebbero far annoverare tra quei ritratti "silenziosi, infinitamente vicini e, allo stesso tempo,
infinitamente lontani"
di cui parla il grande storico dell'arte Erwin Panofsky.
Ma ecco
che un dettaglio illumina di una luce diversa quella giovane dall'apparenza così linda e modesta.
Se
guardiamo bene l'immagine ingrandita del rubino, incastonato
nell'anello d'oro che porta alla mano destra, possiamo scorgere una figura.
E
non solo pochi tratti confusi nei riflessi della pietra preziosa, ma un vero e
proprio ritratto di un uomo, con tanto di barba, baffi e capelli lunghi. Un'apparizione sorprendente, non c'è che dire.
Ma chi
sarà mai quello strano personaggio?
Che sia il marito, proprio non si direbbe.
Il
suo ritratto, che fa pendant con quello della donna, che ha le stesse dimensioni (circa 40x30xm) e un simile motivo a finto marmo dipinto sul retro tanto da far pensare agli sportelli di un dittico, rivela la fisionomia ben diversa di un uomo completamente sbarbato, come dettava la moda del tempo.
I
segni e le rughe sul volto fanno supporre di un'età più avanzata rispetto a quella della moglie.
Indossa, con fierezza, un capperone, il copricapo a metà tra turbante e cappello che faceva furore
tra i ricchi del tempo, di un rosso tanto vivace da non passare inosservato.
La veste
foderata di pelliccia, è, invece, di quel nero brillante, imposto dalla corte di Borgogna come colore di moda.
Anche qui, nessun elemento che lo faccia individuare con precisione: l'aria è quella di un agiato borghese, attento alla propria
immagine e pronto ad adeguare il suo abbigliamento a quello in uso dall'aristocrazia.
L'espressione è talmente seria e pensosa, che si stenta a credere sia capace di farsi raffigurare, scapigliato e fornito di barba e baffi, in un anello , sia pure al dito della
legittima consorte.
Eppure, il rubino, simbolo d'amore ardente, sarebbe la pietra più adatta a un pegno amoroso.
Ma
perché mai Robert Campin si sarebbe effigiato in quell'anello?
Certo, il carattere del pittore, così come lo possiamo ricostruire dai documenti, non doveva essere ordinario. Si può intuire, invece, un uomo dalla personalità battagliera, che partecipa da protagonista alla rivolta della
città di Tournai contro l'autorità borgognona, fino a essere condannato a una pena pecuniaria e a calmare i bollenti spiriti con un pellegrinaggio
al santuario più vicino.
E,
poi, se vogliamo tuffarci nel pettegolezzo più spinto, possiamo supporre che non fosse nemmeno insensibile al fascino femminile, tanto che proprio al tempo del ritratto, era stato bandito dalla
città per il reato di adulterio e solo grazie all'intervento della duchessa Maria di
Borgogna, la pena era stata commutata in una multa.
Possibile, allora, che la piccola immagine, quasi invisibile a occhio nudo, nasconda una dichiarazione d’amore per la giovane sposa?
Forse è azzardato pensare a un simile omaggio offerto proprio sotto gli occhi sospettosi del marito E rimane da capire perché, in un momento, in cui la moda imponeva di rasarsi- e gli artisti non facevano eccezione- si sia raffigurato con baffi e barba fluente.
Oppure, suggestionati dal cangiante riflesso rosso del rubino, possiamo spingerci oltre ed evocare fiamme diverse da quelle dell'amore.
Fino a intravedere nell'anello, addirittura la
figura di un demone, messo lì come una tentazione o una sfida alla virtù, anche troppo ostentata, della giovane.
Può darsi, invece, che non sia in gioco alcun sentimento, né tanto meno si tratti di sfide infernali o di amori adulterini, ma che, al pari di Petrus Christus e della sua mosca dipinta, qualche anno dopo, nel "Ritratto di Certosino" (qui è il link), Robert Campin abbia voluto offrire, col minuscolo ritratto, solo una dimostrazione della sua abilità di pittore.
Può darsi, invece, che non sia in gioco alcun sentimento, né tanto meno si tratti di sfide infernali o di amori adulterini, ma che, al pari di Petrus Christus e della sua mosca dipinta, qualche anno dopo, nel "Ritratto di Certosino" (qui è il link), Robert Campin abbia voluto offrire, col minuscolo ritratto, solo una dimostrazione della sua abilità di pittore.
Oppure....chissà...le ipotesi potrebbero essere tante, ma tutte arbitrarie.
L'enigma dell'anello rimane aperto e forse è giusto lasciare ai capolavori la loro parte di mistero.
La donna del ritratto, protetta dai suoi candidi veli, può, così, continuare a sfuggire il nostro sguardo, senza svelare fino in fondo i suoi segreti.
La donna del ritratto, protetta dai suoi candidi veli, può, così, continuare a sfuggire il nostro sguardo, senza svelare fino in fondo i suoi segreti.
Che storia da romanzo! (Speriamo che non lo scriva Dan Brown...)
RispondiEliminaDan Brown questa di sicuro non la conosce!
EliminaGrazia il ministero dovrebbe affidare a te la riscrittura dei programmi di Storia dell'Arte.
RispondiEliminaCi sarà senz'altro una commissione già in azione!
EliminaE' incredibile, senza l'ingrandimento (e sono dovuta tornare sull'immagine intera) passa davvero inosservato, il misteriosissimo microritratto!
RispondiEliminaHai visto? È improbabile che sia lì per caso. Di sicuro ha un significato. Ma quale? Per me rimane un enigma!
EliminaPrima di tutto un grande abbraccio! Che fascino questa miniatura dentro l'opera d'arte... non sarà che la signora fosse un'acqua cheta?
RispondiEliminaUna grande abbraccio anche a te!
EliminaIn effetti la signora ha proprio l'aria di un'acqua cheta!
Credo che fosse miope, lei,
RispondiEliminagli occhi un po' sporgenti mi fan pensare che fosse miope
e come tutti i miopi che tolgono gli occhiali si avvicinano al foglio
per vedere meglio le scritte piccole
anche lei poteva avvicinarsi al suo ritratto e vedere il volto misterioso
e dunque credo che lei sapesse e condividesse.
Del resto un ritratto così bello si può fare solo a chi si ama davvero
e la Fornarina fa scuola.
Un pittore innamorato e una donna miope (e ugualmente innamorata): perché no? La tua spiegazione, se non è vera, è molto suggestiva! E, poi, chissà....
EliminaMa dove li scovi tutti questi misteri???
RispondiEliminaQuando credo che tu abbia scovato l'impossibile, ecco che mi tiri fuori dal tuo magico cilindro un'altro capolavoro che ne cela al suo interno un altro ancora più grande!
Bravi gli artisti che tecnicamente che li hanno fatti; ma brava pure a te che ce li sveli!!!
Quale sarà il prossimo??? ;-)
Ciao Grazia
Ah, Jampy, non so nemmeno io dove li trovo. So solo che queste storie misteriose mi piacciono e ogni tanto, per caso, mi imbatto in qualche enigma da condividere.
EliminaIl prossimo l'aspetto anch'io!
un altro di quei dettagli che aggiungono fascino e complessità a grandi dipinti! Grazie!
RispondiEliminaÈ vero, Luisa: i grandi dipinti non finiscono mai di stupire!
EliminaScusa il commento un po' becero: di sicuro, con cotanto anello al dito, la stiratura non era fatta da lei...come la invidio! (per chi le stirava gli abiti, non per l'anello!)
RispondiEliminaIo opto per il pittore innamorato (e magari corrisposto). Quella posa e quegli abiti così casti, così troppo casti e lindi meritano un po' di avventura, sennò sai che barba... ecco, quella del ritratto nell'anello.
RispondiElimina:)
I tuoi post sono sempre affascinanti!
Un abbraccione