sabato 1 novembre 2014

Il calendario di pietra: novembre



Dixe novembre: io non me so lodare/coglio le ghiande e le castagne/ per porci ingrassare/ e manzo de bona carne/ e bevo de vin dolce perché non me fassa male” (Ballata dei mesi del XIV secolo)


Novembre, il nono mese dell’anno secondo il calendario romano da cui ha preso il nome. 
Il mese, in cui le giornate diventano sempre più corte e le foglie degli alberi si rivestono dei colori sontuosi dell'autunno.
Per Ognissanti manicotti e guanti”: dice il proverbio e, in effetti, nell'aria, si cominciano ad avvertire le prime sferzate del freddo.
Nei calendari di pietra della prima metà del Duecento che, quest’anno, sto "sfogliando" a ogni inizio del mese, novembre non è il tempo della caduta delle foglie, né quello delle castagne e del vino dolce, di cui parla la "Ballata dei mesi".
Come sempre, la raffigurazione del mese è dedicata alla principale attività agricola del periodo. 
Nell'avvicendarsi delle stagioni, dopo la mietitura del frumento, la vendemmia e la semina, prima che il gelo renda troppo duro il terreno, è arrivato il momento della raccolta delle rape.


Il Novembre del Ciclo della Pieve di santa Maria ad Arezzo è un biondo e barbuto contadino, vestito con una tunica pesante stretta in vita da una cintura, che si difende dal freddo, calzando robusti stivaletti e indossando, sopra la cuffia chiusa dal sottogola, un caldo berretto di pelo. 
Con un gesto sicuro e preciso, estrae le rape dal terreno, afferrando il fogliame alla base del colletto.

All'epoca, la raccolta delle rape è una scadenza fondamentale del calendario agricolo. 
Coltivarle non è difficile: possono crescere ovunque, negli ampi campi aperti come nei piccoli orti recintati vicino alle case, hanno poche esigenze di clima o di terreno, si conservano a lungo e si possono cucinare in molti modi. 
Già nell'antichità, stando a quanto racconta Plinio il Vecchio, le rape rappresentano il terzo principale prodotto agricolo dopo il vino e il frumento, mentre i cronisti medioevali le considerano, insieme al cavolo, il cibo più diffuso nelle tavole dei poveri come in quelle dei ricchi. 
Conservate come scorte, servono a superare  i periodi più duri, quando i campi non danno più raccolti, e rendono meno temibile l'approssimarsi della brutta stagione.

In una società, dove ci si accontenta di poco e dove il pensiero della carestia e della fame è un assillo quotidiano, anche un modesto raccolto nell'orto di casa può rappresentare un sostegno: vestiti pesanti, un posto dove ripararsi e la sicurezza di un po' di cibo bastano per guardare al futuro con un po' di tranquillità. 
Anche se Novembre avanza e preannuncia  i rigori dell'inverno ormai non fa più paura. 






8 commenti:

  1. Agricoltura km0. Essenziale, rigoroso e soprattutto molto attuale, di questi tempi. Mi piace!

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    1. Infatti: agricoltura a km0. Di certo era impensabile allora non mangiare quello che produceva l'orto, senza cercare primizie o rarità. Quando si aveva a che fare con la fame, quella vera, anche le rape erano un cibo da re!

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  2. Bello ed interessante come tutti gli altri dieci mesi precedenti!!!!
    Cosa avrà in serbo per noi il gelido mese di Dicembre?
    Ciao Grazia

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    1. Non ti anticipo nulla su dicembre, ma -vedrai, sarà una sorpresa!

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  3. Sì, nei ricordi di me bambino novembre era un mese molto freddo anche qui in provincia di Novara e, prima o poi, cominciava a nevicare.E che buone le rape! (quelle un po' amarognole che una volta la gente di campagna non mangiava perché destinate agli animali).
    Quanti ricordi evoca in me la preziosa raffigurazione che hai proposto per illustrare novembre!

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    1. Costantino, mi piace sempre quando condividi i tuoi ricordi!

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  4. Mmm... mi sa che devo riscoprire le rape!

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