martedì 11 novembre 2014

Il marinaio e l'infermiera: "Il bacio di Times Square"




Dalle foto di baci nascono sempre delle storie. 
Anche se spesso non sono- come si potrebbe immaginare- storie d'amore. 
Dopo il famosissimo bacio, fotografato da Roberto Doisneau a Parigi all'Hotel de Ville e contestato da due "falsi" innamorati (qui), eccone un altro, altrettanto famoso e altrettanto discusso:


Siamo a New York, in Times Square, il 14 agosto del 1945, in quello che sarà ricordato come il V-J Day: il presidente Truman ha appena annunciato alla radio la resa del Giappone che segna, di fatto, la fine della seconda guerra mondiale. 
Dopo quasi cinque anni di un conflitto durissimo l'entusiasmo è alle stelle e, nell'euforia generale, molti scendono in strada. 
C'è chi applaude, chi canta, chi urla: un giovane marinaio dell'US Navy festeggia a modo suo, baciando con foga un'infermiera in uniforme, in un gesto tipico di due innamorati. 

La foto sarà pubblicata nella rivista "Life" il 27 agosto del 1945 e, con il titolo di "V-J Day in Times Square", farà il giro del mondo. 
Sarà riprodotta migliaia di volte fino a diventare un'icona, un'immagine di culto. 
Tanto che, nell'agosto del 2010, sempre in Times Square, centinaia di zelanti volontari si presteranno a ripetere quel bacio leggendario. 
Una foto straordinaria: il simbolo dell'uscita da un incubo e della ripresa della vita. 
O, almeno, così parrebbe, perché, in realtà, intorno a quel bacio, definito dai più sentimentali come "uno dei più romantici di tutti i tempi", si intrecciano storie e verità diverse.

La prima è quella del fotografo, Alfred Eisenstaedt (qui) che chiarisce che i due della foto non erano affatto innamorati: 
"Stavo camminando in mezzo alla folla- racconta- alla ricerca di foto da scattare. Ho visto un marinaio che veniva nella mia direzione, abbracciando e baciando tutte le donne- giovani o vecchie- che incrociava. Ho notato anche che in mezzo alla folla c'era un'infermiera. Mi sono concentrato su di lei e, come speravo, il marinaio si è avvicinato, l'ha rovesciata  all'indietro e l'ha baciata. Se non fosse stata un'infermiera, se avesse portato degli abiti scuri, non avrei scattato la foto. Il contrasto tra la veste bianca e quella nera del marinaio, ha dato alla foto tutta la sua intensità”. 
Insomma, per scattare quell'immagine  è bastato avere occhio e capacità di cogliere il momento. 
Nessun teatrino come quello che Robert Doisneau aveva dovuto organizzare per il suo “Bacio". Ma nemmeno un gesto d'amore.
A Eisenstaedt è stato sufficiente fissare col suo obbiettivo l'incontro casuale tra due sconosciuti, per trovare già tutto: l'ambientazione, l'espressività, il contrasto dei colori e, soprattutto,  un bacio così travolgente da aver l'aria di un passo di tango.  

Ma, allora, chi sono i due protagonisti? Se lo chiedono in così tanti che "Life, a distanza di anni, quando la foto è diventata ormai mitica, pubblica un appello per ritrovarli. 
Il successo va al di là delle aspettative: di presunti marinai "baciatori" e infermiere baciate se ne presentano non due, ma quindici (tre donne e dodici uomini) e ognuno narra la sua storia. 
La donna viene, da subito, identificata con Edith Shain, un’infermiera di un vicino ospedale che si era già fatta viva, scrivendo al fotografo, in tempi non sospetti. 
E l’uomo? Come fare a riconoscerlo tra tanti candidati? 
Il tempo passa e l'impresa sembra impossibile, almeno finché non si pensa di far ricorso a  prove scientifiche. 
In effetti, è proprio un medico legale, che, nel 2007, in base  a tutta una serie di analisi e misurazioni da far impallidire i poliziotti di "CSI", individua il protagonista della foto in Glenn Mc Duffie, un arzillo ex marinaio in pensione (qui). 
L'uomo, che aveva rivendicato il suo ruolo in tribunale, sottoponendosi perfino alla macchina della verità, può finalmente godersi il suo quarto d'ora di celebrità, rilasciando interviste, apparendo in televisione e ripetendo il bacio, nella stessa posizione della foto, ogni volta che glielo chiedono. 
"Per un po'- grazie  a quell'immagine, ha avuto la vita più glamour di qualsiasi altro ottuagenario":- ha ammesso la figlia.

Tutti contenti dunque? Nemmeno per idea! 
Perché a confondere le carte arrivano, nel 2012, due scrittori che hanno passato addirittura vent'anni, a confrontare foto, interviste  e i ricordi sempre più appannati dei testimoni, e che pubblicano un libro, in cui ricostruiscono, punto per punto, l'accaduto. 
Alla fine emerge un’altra verità. E stavolta sembra quella definitiva (qui)
Intanto, l’uomo non è affatto quello proposto dal medico legale, ma un altro marinaio, George Mendosa, riconosciuto con sicurezza dai suoi vecchi  commilitoni. 
La donna della foto, invece, all'epoca non  era esattamente un'infermiera, ma un'assistente odontoiatrica, Greta Zimmer, che aveva indossato l'uniforme per il suo primo giorno di lavoro. 

Tutto sistemato! L’uomo e la donna sono stati identificati e, finalmente, si può stare tranquilli. 
E, invece, no!  Perché in questa ingarbugliata vicenda, nemmeno il bacio è quello che sembra. 
Dalle dichiarazioni della donna riportate nel libro risulterebbe- almeno stando a quanto sostiene il blog femminista "Crates and Ribbons" (qui)- una verità, non proprio "politicamente corretta". 
"Non l'ho nemmeno visto arrivare- racconta Greta Zimmer- e ancora prima di rendermene conto mi sono trovata afferrata come in una morsa. Ed è così che mi ha baciato"
Basta questo per far ipotizzare che quel bacio tanto celebrato nasconda, addirittura, un'aggressione sessuale: il marinaio, in preda all'entusiasmo e, forse, anche ai fumi dell'alcol- si sarebbe  imposto con la forza a una donna riluttante. 
Insomma, su quel gesto, diventato simbolo di gioia e di libertà, ci sarebbe molto da ridire. 

Peccato! 
Forse su certe immagini, che  sono entrate così profondamente nei sentimenti e nell’immaginazione sarebbe meglio non investigare troppo. 
E  lasciare che i più romantici, o i più ingenui, continuino a commuoversi e, magari, a pensare che, in fondo, anche quel bacio non sia che  "l'apostrofo rosa tra le parole t'amo".







10 commenti:

  1. Brava Grazia! E così oltre che di pittura ti appassioni anche di fotografia! MI ha fatto piacere incontrarti l'altra sera e di sicuro seguirò il tuo Blog! La ricostruzione di quello scatto mi ha ricordato le memorie fotografiche di Willy Ronis, di cui avevo parlato tempo addietro qui: http://enezvaz.wordpress.com/2010/07/16/willy-ronis-racconta-i-suoi-attimi-fuggenti/

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    1. Grazie, Michele, della lettura e della segnalazione. Ho subito aggiunto il tuo blog tra i miei favoriti: mi sa che qui o là ci rivedremo presto!

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  2. avevo letto anch'io delle barie diatribe in merito ai baciatori e concordo con te che è un vero peccato, ma la verità non va d'accordo con le favole

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    1. Infatti, Dede, a volte è meglio non saperla la verità. Almeno per quel che riguarda l'arte...

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  3. Come per la pittura anche la fotografia trova in te un "Virgilio" che accompagna. E mi trovo in accordo con la chiusura del post. L'emozione che regala una qualsiasi forma d'arte, il dietro le quinte può essere un rincorrere, ma è il risultato che rende immortale l'arte, qui credo conti poco l'azione a differenza di altri campi dell'umano vivere. L'azione può essere importante come connotazione biografica, ma nulla credo tolga al risultato che resta al di là del tempo. Bello spunto di riflessione tra "soggetto" e "oggetto".

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    1. Sono d'accordo con te: sapere quello che c'è dietro le quinte non aggiunge nulla e rischia di togliere suggestione.Lasciamo solo che l'immagine di questo bacio ci commuova e che ci faccia immaginare la sofferenza, quella vera della guerra, che ha lasciato dietro!

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  4. Io non avrei proprio fatto nessuna ricerca! Cioè, è affascinante sapere che tanta gente si è mobilitata per scoprire la verità, ma il risultato finale è stato davvero deludente :-(

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    1. Ma lo sai come sono gli americani: bisogna indagare su tutto e trovare da ridire su tutto. Peccato!

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  5. Quel bacio fu suggello di un lungo periodo di pace.

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