"Che vita maledetta/ è il far la cameriera!.../È mezz'ora che sbatto./ Il cioccolatte è fatto/ ed a me tocca/ restare a odorarlo/ a secca bocca..../ Per Bacco, vo' assaggiarlo!/ Com'è buono!"
Così canta Despina in "Così fan tutte" di Mozart (qui)
Così canta Despina in "Così fan tutte" di Mozart (qui)
Meno golosa e meno impaziente sembra "La bella cioccolataia", ritratta tra il 1743 e il '45 da Jean-Etienne Liotard (1702-1789) nel pastello su pergamena (82x52), attualmente conservato alla Gemäldegalerie di Dresda.
Eccola che cammina, tutta impettita con lo sguardo diritto davanti a sé e così concentrata da non cedere nemmeno alla tentazione di un sorriso.
Sa che ci vuole una grande attenzione per trasportare la tazza con la cioccolata senza versarne nemmeno una goccia.
Sarebbe davvero un guaio sprecarla!
All'epoca la cioccolata è un genere di gran lusso, riservato solo alle classi più agiate.
Per servirla si usano le suppellettili più pregiate: qui, per esempio, il vassoio laccato è una "chinoiserie" d'importazione, la tazza è in porcellana di Meissen, il supporto per impedire di rovesciarsi, la cosiddetta trembleuse, è in argento massiccio.
Per servirla si usano le suppellettili più pregiate: qui, per esempio, il vassoio laccato è una "chinoiserie" d'importazione, la tazza è in porcellana di Meissen, il supporto per impedire di rovesciarsi, la cosiddetta trembleuse, è in argento massiccio.
Accanto alla cioccolata, preparata molto densa e servita bella calda, non manca il bicchiere d'acqua indispensabile per una corretta degustazione.
A Vienna, alla corte dell'imperatrice Maria Teresa, la cioccolata mattutina è diventata un'abitudine: da quando la Chiesa ha dichiarato che la dolce bevanda non infrange nemmeno l'obbligo del digiuno, anche i più osservanti possono abbandonarsi senza rimorso alla golosità.
E chissà che anche Jean-Etienne Liotard non condivida questo piacere.
Svizzero di nascita è arrivato a Vienna, preceduto dalla fama di grande ritrattista, capace di usare, come pochi, i colori a pastello; l'imperatrice lo apprezza a tal punto che gli ha commissionato il suo ritratto, insieme a quello dei suoi familiari e degli altri componenti della corte.
Si dice anche che lo abbia preso in grande simpatia e non è da escludere che gli abbia pure concesso di partecipare a una di quelle raffinate colazioni che sono diventate uno dei suoi svaghi preferiti.
Si dice anche che lo abbia preso in grande simpatia e non è da escludere che gli abbia pure concesso di partecipare a una di quelle raffinate colazioni che sono diventate uno dei suoi svaghi preferiti.
C'è solo da immaginarsi la scena in quei salotti tappezzati di seta con i mobili dorati e i tavoli pieni di ninnoli di porcellana: Liotard, con il suo abito "alla turchesca", il colbacco di pelliccia e la folta barba nera che ha cominciato a sfoggiare dopo un lungo soggiorno alla corte ottomana, probabilmente, spicca come un elemento alieno tra le gentildonne abbigliate di seta e i gentiluomini sbarbati e incipriati, mentre si siede, apre la scatola di pastelli e si mette a ritrarre la graziosa servetta che porta la cioccolata, con la stessa cura che ha riservato ai più aristocratici dei cortigiani.
Con calma, delinea, su uno sfondo neutro, con pochi colori nella gamma ristretta del grigio del rosa e dell'ocra, la figura della giovane donna col suo grembiule di un bianco immacolato e il suo abbigliamento sobrio, ma non esente da qualche civetteria, che avanza immersa in una luce fredda e chiara.
Nessuna sfumatura, nessuno di quei "tocchi di cipria" che hanno fatto la fortuna della più celebre pastellista del tempo, Rosalba Carriera (ne ho parlato qui).
La sua, invece, è una pittura nitida, rifinita con un'accuratezza che risente della sua formazioni di miniaturista.
Nella composizione non c'è alcun elemento superfluo: solo il vassoio, la tazza e il bicchiere d'acqua, in cui si riflette la luce delle finestre che illuminano l'ambiente.
Una pittura precisa, raffinata e aggraziata, talmente piacevole da procurargli subito un acquirente non di poco conto: il filosofo e scrittore veneziano Francesco Algarotti che non bada a spese pur di assicurarsi il pastello per conto del grande collezionista Augusto di Sassonia.
La bella cioccolataia passa dunque da Vienna a Dresda: e lì sarebbe rimasta, garbata e imperturbabile, nella penombra di quel palazzo, trasformato in museo, se non fosse stata notata, a fine '800, dal presidente di una ditta americana di cioccolato, la Baker, che decide di acquistare i diritti di riproduzione per farne il suo marchio di fabbrica.
Senza sapere di concederle, così, una seconda vita.
Stampata su innumerevoli scatole di latta con l'etichetta "La belle chocolatière", l'immagine della giovane diventa, se non famosa, almeno conosciuta e entra, all'ora di colazione, in molte delle case, anzi, delle cucine americane.
Col suo garbo discreto di damina d'altri tempi, affascina e desta curiosità.
Al punto che qualche accorto pubblicitario pensa di aumentare i consumi, solleticando i sogni delle casalinghe e ricreando per lei, in un inserto del libro di ricette della Baker, tra una spiegazione e l'altra di una torta, una vita da protagonista di un romanzo rosa: figlia di un cavaliere squattrinato, obbligata dalla miseria a lavorare in un negozio di cioccolato, avrebbe conquistato l'amore di un principe che, vincendo tutti gli ostacoli, l'avrebbe fatta sua sposa.
Dall'Europa agli Stati Uniti, da servetta a principessa, la strada è stata, davvero, lunga.
Ma, esposta in un museo, o riprodotta nell'etichetta di una confezione, questa gentile figura di donna ha mantenuto intatto il suo incanto.
Il fatto è che in quel giorno lontano, alla corte di Vienna, un eccentrico pittore svizzero ha compiuto un capolavoro.
Ritraendo il suo volto pulito, le sue guance sfumate di rosa, i capelli che escono dalla vezzosa cuffietta ornata di pizzo, Liotard ha creato un'immagine perfetta di grazia femminile, destinata ad attraversare i secoli, avvolta nell'intensa scia dell'aroma del cioccolato.
Ritraendo il suo volto pulito, le sue guance sfumate di rosa, i capelli che escono dalla vezzosa cuffietta ornata di pizzo, Liotard ha creato un'immagine perfetta di grazia femminile, destinata ad attraversare i secoli, avvolta nell'intensa scia dell'aroma del cioccolato.
bella la cioccolataia magnifico il disegno, un'altra chicca per cui esserti grati.
RispondiEliminaSoprattutto da essere grati a Liotard!
Eliminammmmmh, penso a marcolini, a Leonidas e sbavo. :)
RispondiEliminaLe ultime pralines di Marcolini sono un capolavoro!
EliminaDefinire quest'opera minuziosamente lussuosa va di pari passo con la mia considerazione sul post: un delicato e raffinato racconto. Per chi poi come me nutre interesse sulla storia del cioccolato, qualcosa di nuovo da apprendere. Buona domenica, Grazia!
RispondiEliminaSul cioccolato c'é sempre da apprendere! É un mondo a parte!
EliminaE' una foto. Un disegno talmente perfetto da sembrare una foto, se non fosse per la scelta dei colori e per la luce, che dicono che il disegnatore ha interpretato la scena. E' bellissimo. Ci sono artisri, oggi, capaci di fare una cosa del genere?
RispondiEliminaNon lo so se oggi ci sono artisti capaci di rendere un mondo cosí perfetto. E forse non é solo un problema di tecnica!
EliminaNon ho mai visto utilizzare i pastelli con tanta maestria! E l'immagine della ragazza sembra davvero studiata apposta per essere collocata su di una confezione. Non avrei mai immaginato che in realtà tra il disegno e le latte delle confezioni, ci sia di mezzo più di un secolo. Adesso mi consolo con un cioccolatino (in mancanza della cioccolata) ;-)
RispondiEliminaLiotard usa i pastelli come fossero colori a olio, con la stessa nitidezza e la stessa rifinitura. Forse per questo la sua cioccolataia é stata tanto apprezzata!
EliminaBellissima storia. La apprezzo molto e lo dico da pubblicitario. Una nota. Nel dettaglio del vassoio compaiono il vassoio, il bicchiere e la tazza. Sono definiti direi magistralmente. Per esprimere ciò che ho in mente, diciamo che appaiono in una "risoluzione" fotografica. Però ci sono anche le mani, che sono un po' meno risolte secondo me, un p' più "ingenue" rispetto agli oggetti. E' un'impressione solo mia?
RispondiEliminaNon lo avevo notato, ma chissá che non sia un effetto voluto per mettere in rilievo il prodotto. Forse anche Liotard aveva l'occhio di un pubblicitario :-)
EliminaPerfetta davvero. Il vassoio e il grembiule mi hanno impressionata.
RispondiEliminaPer me anche la trasparenza dell'acqua nel bicchiere é una grande prova d'artista!
EliminaMa che splendido effetto, il pastello su pergamena!
RispondiEliminaVisto che il post è datato 8 marzo, scrivo scherzosamente che forse è ancora così che ci vorrebbero gli uomini, col grembiule e la cioccolata in mano ... Bravissimo Liotard ed eccellente, come sempre, la tua descrizione.
EliminaStraordinario pittore Liotard! E, forse, eccentrico com'era non avrebbe poi tanto apprezzato la donna- cioccolataia. Chissá!
EliminaDelicatissima immagine, dai colori ai soggetti.
RispondiEliminaBella la storia della "seconda vita" della cameriera!