Un dipinto di Lorenzo Lippi (1606-1665) al Museo di Angers: una donna, una maschera e una melagrana.
Pochi elementi, eppure raccontano una storia.
Anzi, molte storie, come in un gioco dove le carte si combinano in infiniti modi, sempre differenti.
Anzi, molte storie, come in un gioco dove le carte si combinano in infiniti modi, sempre differenti.
Chi è l’affascinante giovane, raffigurata su un fondo scuro, da sottinsu, come se ci guardasse dall'alto in basso?
Tiene, con la mano destra, una maschera, mentre, con la sinistra, porge una melagrana matura.
Ha una veste blu; le spalle sono coperte da uno scialle trasparente e i capelli nascosti sotto un velo. Il viso è impassibile; lo sguardo remoto cela ogni emozione.
Posa un dito sulle labbra della maschera, in un gesto che sembra intimare il silenzio.
La maschera, in confronto al pallore del viso della donna, ha i colori della vita: la carnagione rosea, le labbra rosse e le guance colorate.
Gli occhi, però, non sono che buchi neri, vuoti.
Perché non è che un inganno: è il simbolo della menzogna e della falsità; può fingere la vita, cambiare l’apparenza di un viso, nascondere o coprire la verità.
Ed ecco la prima possibile interpretazione: è un'“Allegoria della simulazione”.
E, in effetti questo è il titolo con cui è conosciuto: la donna e la maschera, verità e finzione
Due carte, dunque, vanno bene.
Ce n'è, però, una terza da sistemare: la melagrana.
Ce n'è, però, una terza da sistemare: la melagrana.
E la melagrana sembra raccontare tutt' altra storia.
In ambito religioso i suoi semi racchiusi in un unico guscio sono il simbolo della coesione della chiesa e il succo rosso quello del sangue dei martiri.
In quello profano è legata al mito di Persefone (o Proserpina, alla latina): la bella fanciulla, figlia della dea delle messi Demetra e rapita da Ade, il dio degli inferi. Avendone mangiato sei grani, malgrado la proibizione, sarebbe stata obbligata a sposarlo, e a passare con lui almeno sei mesi all'anno, il periodo che sulla terra è privo di frutti.
A questo punto c'è da scoprire cosa c’entri con la menzogna questo simbolo della chiesa, dei martiri oppure della morte e rigenerazione.
È difficile, ma una combinazione si può sempre trovare
La melagrana potrebbe significare la falsa apparenza, perché è un frutto "nascosto" dietro una scorza coriacea e non commestibile. O perché, guardandola dall'esterno, non è possibile sapere se sia guasta o no.
In fin dei conti anche questa una simulazione.
Potrebbe essere.
In fin dei conti anche questa una simulazione.
Potrebbe essere.
Il pittore, il fiorentino Lorenzo Lippi, era colto, amante del teatro, della satira, degli scherzi e dei giochi di carte e di parole, tanto da scrivere un intero poema, impostato sui proverbi e sui modi di dire.
Di certo si sarebbe divertito a creare una sua personale allegoria della menzogna.
E, in più, era membro dell’Accademia degli Svogliati, che, proprio nel 1642, una data vicina a quella dell’esecuzione della tela, aveva tenuto un’intera seduta dedicata alla simulazione.
Tutto torna, allora?
Niente è semplice nel mondo dei simboli.
Ogni significato è un significato possibile, ma non è mai l’unico.
Aggiungiamo un altra carta, come in uno di quei giochi d'azzardo che Lorenzo Lippi amava tanto: un quadro, molto simile come impostazione. Fu eseguito da Salvator Rosa, un pittore amico di Lippi; con lui condivideva interessi filosofici, il gusto per la burla e per le recitazioni improvvisate.
Qui è un uomo a tenere in mano una maschera: è l’autore latino Plauto e il soggetto è un’"Allegoria della Commedia".
Perché le maschere, si sa, sono legate anche al teatro.
Anche il dipinto di Lippi potrebbe essere un’allegoria teatrale.
L’affascinante e altera giovane sarebbe, Melpomene, la Musa della poesia tragica, che, in genere, è raffigurata con una maschera in mano.
La melagrana troverebbe una spiegazione: la malinconica Melpomene è anche la Musa della poesia d’argomento funebre e sentenzioso, quella che parla della vita e, soprattutto, della morte. Ed è a questa che potrebbe alludere il frutto, legato a Persefone e all’Ade.
Nessuna finzione, dunque, se non quella legittima del teatro e della letteratura.
Ma allora è chiaro e, finalmente, tutto torna. Forse
C'è qualcosa che non convince.
È quella ciocca di capelli, quel ricciolo, che sfugge dispettosamente dal velo, cosi' come quel lieve sorriso, appena, appena accennato.
È quella ciocca di capelli, quel ricciolo, che sfugge dispettosamente dal velo, cosi' come quel lieve sorriso, appena, appena accennato.
Poco si accordano, a ben guardare, alle lugubri elucubrazioni della cupa Melpomene
E quindi?
Quindi: un altro giro di carte e un' altra possibilità.
La maschera è anche simbolo della Pittura, per la sua facoltà di imitare e di riprodurre le apparenze della natura.
Quella pittura che rende eterni i suoi oggetti e li fa vivere ben oltre la morte: una maschera e una melagrana insieme ci starebbero benissimo. Hanno in comune il guscio inerte e imperscrutabile che può nascondere la morte o la vita.
Che sia questa la combinazione vincente?
La bella donna continua a guardarci enigmatica e, forse, sorride per le trappole che ci ha teso.
Che stia barando? E con lei Lorenzo Lippi?
È un'ipotesi anche questa.
È un'ipotesi anche questa.
Le carte sono sempre lì sul tavolo ed è ancora possibile giocare.
Il dipinto è stata esposto ad Ajaccio alla mostra "Florence au grand siècle"(qui è il link):l'interpretazione della figura come Melpomene è nel catalogo della mostra.
L'immagine è talmente bella che mi viene voglia anche a me di provare a interpretare. Puo' essere che voglia parlare della necessità della simulazione femminile in un'epoca come il seicento in cui le donne erano ridotte al silenzio e potevano esprimersi solo dietro una maschera, ma resta fuori la melagrana sulla quale non mi viene a mente nulla. Bella la scelta dell'immagine di un pittore che non conoscevo e grazie
RispondiEliminaUn volto davvero moderno! Sembra incredibile che sia stato dipinto nel 600!
RispondiEliminacstlda
Menzogna o peccato, o è la stessa cosa?
RispondiEliminaDi certo,ogni religione ha un suo frutto,o cibo,proibito.
Quando parli della maschera come simbolo della pittura, in quanto capace di imitare e riprodurre le apparenze della natura mi sono tornati alla mente gli ultimi due versi di un celebre sonetto di Shakespeare:
RispondiElimina"Però all'arte dell'occhio manca la miglior grazia:
Ritrae quello che vede, ma non conosce il cuore."
Che ne pensi?
Un abbraccione e grazie per i tuoi piacevolissimi e interessantissimi post!
Vorrei aggiungere un'altra carta al tuo bel gioco e leggo nel Dizionario dei simboli che la melagrana è anche simbolo del prete, severo esteriormente ma intimamente benevolo.Vedi tu se c'entra con la maschera, la donna e la simulazione.
RispondiEliminaUn saluto ammirato
Marco
Azzardo ( e mi scuso preventivamente ): mi viene in mente il mito dell'eterno ritorno ( la vicenda di Proserpina ha in sè l'idea del ciclo e della rinascita ), per cui una forma ( la maschera ), non sarebbe che una "sistemazione" provvisoria. Il riccio che scende dalla cuffia ci avvertirebbe che la misteriosa donna in realtà è viva e... ci osserva... E come ci osserva!
RispondiEliminaDipinto meraviglioso ( come il tuo post ) che non conoscevo. Grazie!
p.s.
Ho letto il commento di ruhevoll e vorrei concorrere al certame poetico con un 'altra citazione:
" Udir con gli occhi è proprio del sottile acume dell'amore"
( da un sonetto di Shakespeare )
Non ho interpretazioni da offrire. Sono qui solo per bearmi - e quanto!
RispondiEliminaNemmeno io ho interpretazioni da offrire anche se mi piace molto leggere di simboli e di storie come quella della melagrana.Ti ringrazio per avermi fatto conoscere un quadro così bello e che non conoscevo per niente. Ti ripeto ancora una volta che in questo modo,suscitando curiosità, mi fai amare anche la storia dell'arte e rimpiangere di non essere stata più attenta al liceo.Un saluto
RispondiEliminaSara
Mi associo a Duck, aggiungendo che è quasi più enigmatica della Gioconda su cui, ormai, si è detto di tutto e di più. Bye&besos
RispondiEliminaPotrebbe essere un'allusione all'ingannevolezza dei sensi: la maschera bella a prima vista, ma dietro c'è vuoto e oscurità, c'è morte; la melagrana dalla buccia brutta e dura, sembra non commestibile e invece, sotto, nasconde un vero tesoro, i rubini dei suoi dolci chicchi. Allo stesso modo, la bellezza non è mai perfetta, un ricciolo sfugge sempre al controllo...
RispondiEliminaCome ti ho scritto altre volte seguo sempre il tuo blog,anche se non sempre riesco a lasciare commenti.Quello che mi piace è il tuo linguaggio semplice con cui mi porti nel mondo della storia dell'arte.Questo quadro è bellissimo anche senza conoscere il significato,anche se quello che racconti aggiunge qualcosa in più.Molte delle intpretazioni che ho letto mi piacciono e mi piace che l'attenzione vada su alcuni dettagli come il ricciolo che mai avrei notato.Non sono capace di aggiungerne una mia,ma ti ringrazio di quello che mi fai vedere.Ciao
RispondiEliminaCarlo
Preferirei lasciare ancora un po' avvolta nel velo dell'arcano la giovane di questo splendido quadro ...
RispondiEliminaSempre affascinante leggerti! Grazie anche a te dei tuoi passaggi che mi fanno sempre tanto piacere.
RispondiEliminaUn abbraccio
Cinzia
Ho trovato per caso questo blog e credo che non lo lascerò più. E' affascinante quello che scrivi!
RispondiEliminaGrazie a tutti per i commenti e benvenuta a CarlottaD.
RispondiEliminaE' vero che il dipinto è talmente bello che ci si chiede se sia necessario riconoscerne il soggetto e decodificarne i simboli. Tutte le interpretazioni proposte-la necessità della simulazione femminile, la pittura, l'eterno ritorno, l'ingannnevolezza dei sensi e anche la satira anticlericale- possono essere giuste, almeno in parte. Ma mi sembra, comunque, che tutte aggiungano qualcosa al fascino enigmatico dell'immagine. E continuo a pensare che proprio nella molteplicità delle interpretazioni stia l'essenza di un'opera d'arte, di un capolavoro.
Concordo: dopotutto "risolvere un mistero sarebbe indelicato verso il mistero stesso".
RispondiEliminaGrazie per aver scavato in questo misterioso quadro che ho sempre ammirato...
Elena
Grazie e a presto per un nuovo mistero!
EliminaPerché si trova ad Angers in Francia e non a Firenze?
RispondiEliminaNella scheda del museo di Angers c'è scritto che il dipinto è arrivato per lascito Goury nel 1886 cioè dal dono di un collezionista privato: i dipinti italiani nel Seicento erano apprezzati e viaggiavano molto. Il mercato era libero e può darsi che un collezionista francese l'avesse acquistato a Firenze.
Eliminahttp://musees.angers.fr/collections/uvres-choisies/musee-des-beaux-arts/lippi-allegorie-de-la-simulation/
da qualche parte ho letto che la melagrana è anche simbolo di fertilità. La faccenda si complicherebbe ulteriormente allora...
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