Appunti di viaggio in ordine alfabetico sulla prima tappa argentina: Cordoba e la Sierra
A come."Arrivare (e spostarsi) in Argentina è una bella impresa !"
La compagnia di bandiera, che ha il monopolio dei voli interni, è spesso in balia di scioperi selvaggi. Non si sa mai se e quando si riuscirà a partire. E l'aereo, date le distanze, è il mezzo di trasporto più comune.
A come l'applauso che scoppia irrefrenabile per ogni volo che viene annunciato, dopo ore d'attesa senza proteste. Un misto di sollievo, esasperazione e solidarietà che, forse, la dice lunga sul carattere nazionale.
B come banale dire che l'Argentina è in un altro emisfero. Bisogna ricordarselo, però, per non rischiare di partire dall'inverno europeo abbigliati come Totò e Peppino alla ricerca della malafemmina e di trovarsi, all'arrivo, a sudare nei trenta gradi di un caldo estivo umido e soffocante.
C come "Cordoba non me l'aspettavo così !"
Un milione e mezzo di abitanti, centocinquantamila studenti: l'università più vecchia del sud America, nata in origine come Studio generale dei Gesuiti.
Una città antica, o, almeno,antica per questa parte di mondo,visto che fu fondata nel 1573 da un manipolo di quindici conquistadores spagnoli. Giovani cadetti di famiglie nobili in cerca di fortuna (il più vecchio aveva ventun'anni) accompagnati da due o tre preti: la spada e la croce, la conquista e l'evangelizzazione, un binomio abituale da queste parti.
Una città antica, o, almeno,antica per questa parte di mondo,visto che fu fondata nel 1573 da un manipolo di quindici conquistadores spagnoli. Giovani cadetti di famiglie nobili in cerca di fortuna (il più vecchio aveva ventun'anni) accompagnati da due o tre preti: la spada e la croce, la conquista e l'evangelizzazione, un binomio abituale da queste parti.
Dell'epoca della fondazione è rimasto ben poco e la città non conserva nulla dell'aspetto coloniale che mi ero immaginata.
Sarà per la fortissima componente italiana (i discendenti degli emigranti italiani rappresentano la comunità di gran lunga più numerosa) sarà la presenza della Fiat, ma l'apparenza è quella di una moderna città mediterranea di crescita recente e senza un preciso piano regolatore. Non bella, ma vivace e accogliente. Una specie di Pescara, senza mare e trapiantata nella Sierra.
E come estancias, le fattorie create dai Gesuiti per il mantenimento del Collegio Generale, che hanno connotato tutto il territorio, intorno a Cordoba.
Una chiesa barocca, gli edifici di servizio e intorno migliaia di ettari di terreno destinati, oltre alle colture di cereali e di alberi da frutto, all'allevamento dei muli per le miniere del Perù. La richiesta era incessante: gli animali sopravvivevano alla fatica al massimo un anno, mentre il trasporto lungo il Sendero del Rey che valicava le Ande durava sei mesi.
Dal Perù, in cambio, arrivavano l'oro e gli oggetti per l'arredo sacro: rotoli di tele dipinte con martiri di Santi, teste e mani sanguinanti di Cristo già scolpite, da inserire in una struttura di legno, rivestire di velluto e sistemare come immagine dell'"Ecce homo"sugli altari e anche enormi retabli intagliati e dorati, trasportati in pezzi e da ricostruire in loco.
Una sorta di kit Ikea della devozione barocca che sopravvive tuttora nella decorazione delle chiese.
F come "Fotocopias". Impressionante il numero dei negozi. A Cordoba è spiegabile, forse, con la necessità di riprodurre dispense universitarie, ma è difficile capire perchè non esista un paesino, anche il più minuscolo e sperduto, che non abbia uno o più negozi di fotocopie, addirittura più frequenti delle botteghe di alimentari. Un mistero.
G come Gesuiti.
Onnipresenti nella Sierra fino all'espulsione, voluta dal re di Spagna nel 1767, per avere mano libera sui loro possedimenti e sulla manodopera indigena, fino ad allora protetta e garantita dall'Ordine.
H come "Hasta luego", insieme a "ola" il saluto più diffuso e sempre accompagnato da un sorriso. L'accoglienza, di una gentilezza fiera e senza piaggeria, è uno dei fascini di questo paese.
O come olio, ovvero una curiosità irrisolta per una patita dell'olio come me: capire perchè, pur essendo d'oliva e pur usando lo stesso procedimento che da noi, l'olio argentino, tranne rare e costose eccezioni, abbia il gusto più vicino all'olio da carburante che sia dato di trovare.
M come un altro mistero. Sarà per la rude eredità dei gauchos, oppure per un diverso senso del pudore, fatto sta che nei bagni pubblici le toilettes per Damas e Caballeros sono sempre rigorosamente senza serratura.
P come paesaggi stupendi di colline e di distese di alberi illuminati dall'improvvisa accensione della fioritura delle jacarandas.
P come polvere - e tanta- nei paesi attraversati da strade bianche.
P come polvere - e tanta- nei paesi attraversati da strade bianche.
P come la plastica dei sacchetti, gettati dappertutto lungo i cigli delle strade, nei campi o impigliati negli alberi.
Q come qualità della carne. Morbidissima e saporita, un concentrato di gusto, "l'idea platonica della carne", grigliata e servita senza altro condimento aggiunto.
R come riciclaggio dell'agricoltura nella provincia di Cordoba da produzione mista a monocoltura di soia. Estensioni enormi nate per soddisfare la richiesta del mercato cinese. Semi transgenici e modificazioni ambientali e del paesaggio, ma guadagni sicuri per i pochi latifondisti.
S come storie di un passato sanguinoso non più rimosso, ma ammesso e riconosciuto.
S come schiavitù. Da poco studiati i "caminos de los esclavos" i percorsi dove i neri, provenienti dall'Africa e acquistati a Buenos Aires, venivano obbligati a marciare per settecento chilometri, per raggiungere le fattorie della Sierra, in cui avrebbero svolto i lavori più pesanti.
S come sterminio degli indios. La pratica del "vacío", del vuoto consisteva nel vuotare o "liberare" il territorio della Sierra dagli indios per installare, al loro posto, gli emigranti venuti dall'Europa.
T come turismo dei nostalgici "puri e duri"al museo del Che, la casa della famiglia Guevara ad Alta Gracia. Ci si può intenerire sui ricordi di famiglia, sulle foto di scuola o sulla mitica Norton, usata per percorrere, giovanissimo, le strade d'Argentina.
U come un pezzo d'Europa nell'America del sud, tanto simile da dare una sensazione di déjá vu, ma con uno scarto, come nei sogni, dove la realtà è insieme, uguale e diversa da quella della veglia.
- E le Ande, il tango, i gauchos della pampa, la Patagonia e Buenos Aires...?
- Non ho mica finito. Sto qui ancora un mese.
Il viaggio continua...
La prima puntatas è stata molto interessante.Aspetto le prossime,con un pizzico d'invidia per chi ha fatto un viaggio così importante.
RispondiEliminaciao Grace,ci manchi ,ma sta pur lì e fai il tuo lavoro di narratrice di sogni !!!
RispondiEliminaSì l'Argentina è una passione, a me ha preso il cuore tanti anni fa e non mi lascia, anche se in questo momento i trasporti aerei lasciano molto a desiderare. Volevo andare a vedere le balene ed alla fine ho visto il bel panorama urbano di Cordoba dalla finestra del mio decimo piano. Le balene mancate sono un'ottima scusa per un altro viaggio, magari per mare, come sogno da tanto tempo. Aspettiamo il resto del tuo racconto, intanto godetevi il nord ovest
RispondiEliminaChe bel diario di viaggio! Buon proseguimento e grazie per portarci con te...
RispondiEliminaCinzia
In viaggio con zia Grazia... che bell'avventura!
RispondiEliminaUn abbraccio affettuoso a entrambi
e certo che non può essere finita qui, tanto per cominciare mancava la "D".
RispondiEliminabuonissimo viaggio Grazia, non hai idea di quanto ti invidio
A come avventura e ancora A come avvincente, l'esperienza che mi hai dato modo di compiere attraverso le bellissime voci del tuo dizionario argentino. Un bacione
RispondiEliminaAspetto curioso notizie sul tango, ho un'amica che è stata due mesi in Argentina solo per quello. Quanto alla lettera O sei partita proprio nel momento in cui dalle mie parti si assaggia l'olio nuovo e quando tornerai non sarà già più "pizzichino" come adesso.
RispondiEliminaBeh, almeno un punto di consolazione per chi è rimasto a casa lo vorrai lasciare no?
Buon tutto!!!!!
Ola, ola, ola!!!!!
RispondiEliminaUn reportage esauriente come sempre i tuoi, con in più una certa accentuazione del tono leggermente ironico. Conferme delle tristi pagine di storia coloniale. Un sorriso, infine, che mi viene pensando alla jacaranda.
RispondiEliminaBel reportage,Grazia, e belli i misteri da scoprire.Mi intriga soprattutto quello delle Fotocopias, appassionante per me che mi occupo di libri e carta stampata.Buon viaggio e aspetto ancora le tue news
RispondiEliminaMarco
Questo "Dizionario Viatorio" mi piace! Quindi aspetto le prossime puntate. Non vorrai mica esser da meno al poderoso Devoto Oli?! Mai, come in questo caso Bye&besos è saluto appropriato.
RispondiEliminaChe bello Grazia, mi hai fatto sognare!! Qui giornata uggiosa e freddo...ti penso!! Sono veramente sorpresa dalla presenza massiccia delle fotcopisterie, chissà perchè?! in attesa del seguito, un abbraccio B.
RispondiEliminadesaparecida?
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