Ormai per me è diventata un'abitudine staccare, ai primi del mese, un foglio del calendario delle "Très riches heures du duc de Berry".
Oggi tocca al settimo: luglio.
In questi mesi, le immagini di sei secoli fa hanno accompagnato il variare delle stagioni, dal freddo dell'inverno al tepore della primavera.
Non so se ai primi del Quattrocento facesse lo stesso caldo soffocante di questi giorni, anche se si può immaginare che nel cielo ardesse, anche allora, un sole implacabile.
Al posto del tenero e fresco verde primaverile, che aveva fatto da sfondo alle miniature, da marzo a giugno, domina, ora, il colore estivo del giallo-oro del grano maturo nei campi.
Nella lunetta, che sovrasta la scena, sono raffigurati il carro del sole e i segni del mese, Cancro e Leone, mentre, nei cerchi concentrici, sono indicate le fasi lunari e la durata dei giorni.
La scena rappresenta un momento della vita nelle campagne del Duca di Berry, con i contadini intenti ai lavori quotidiani della stagione.
I signori, con le loro eleganti vesti di damasco e di broccato, sono rimasti a difendersi dalla calura nel chiuso dei loro castelli.
Le dame devono proteggere la pelle delicata dai raggi del sole: il pallore, insieme al biondo dei capelli, è il segno distintivo dell'aristocrazia.
I contadini non hanno, certo, la possibilità di seguire la moda.
Sono già fortunati, se il signore non li opprime di tasse e se gli consente di tenere una parte del raccolto. E lavorano tutti, senza orari, senza badare all'inclemenza della stagione e senza distinzione di sesso.
Non sono ancora quelli i tempi dell'esaltazione della vita dei campi, né delle poesie sui pastori e sulle pastorelle: i miniatori, i fratelli de Limbourg e i loro collaboratori, raffigurano le attività agricole con un' esattezza priva di compiacimenti sentimentali.
In basso a destra, un uomo e una donna, tutt'e due armati di cesoie, sono impegnati a tosare le pecore. L'uomo sembra più deciso e più esperto, mentre la donna, abbigliata con una lunga veste blu, inadatta alla stagione e con un pesante copricapo, segue attenta le istruzioni. Il vello, intanto, si accumula ai loro piedi.
A dare qualche illusione di frescura deve bastarle il rumore dell'acqua del ruscello che scorre vicino.
Sull'altra riva, in un campo delimitato da corsi d'acqua, due contadini, in corte camicie bianche e cappelli di paglia a larghe tese, sono occupati a mietere il grano, alternando il falcetto a una verga di legno usata per stendere le spighe.
Il grano mietuto giace sparso a terra, in attesa di essere disposto in covoni.
Sullo sfondo, una collinetta marrone, talmente convenzionale da avere l'aria di uno scenario di cartapesta, contrasta col realismo, da "ritratto d'architettura", di un castello turrito, unito alla sponda da un ponte levatoio e da una passerella di legno e coperto da tetti di ardesia grigio-blu.
È il castello di Poitiers, ora scomparso, che sorgeva sul fiume Clain e che rappresentava uno dei possedimenti più importanti del Duca.
Come al solito, i fratelli de Limbourg sanno illuminare la loro rappresentazione, che trascende da una semplice illustrazione per diventare arte e poesia.
I colori vivissimi e la luce restituiscono l'atmosfera di una calda giornata d'estate.
Gli occhi degli artisti si posano attenti su ogni particolare, dall'architettura dello splendido castello di sfondo, agli alberi che segnano il confine dei campi.
E ci invitano a soffermarci e a percorrere con lo sguardo tutta la scena, fino alla sorpresa di cogliere la grazia di dettagli, come i cigni che scivolano eleganti sul piccolo fiume, i giunchi che crescono sulle rive o il rosso e l'azzurro dei papaveri e dei fiordalisi, che spiccano tra il giallo brillante delle spighe di grano.
Non sono neanche le nove di mattina ed a Bologna è già caldo, eppure sono riuscito a reinfrescarmi guardando una scena di tanti anni fa e scoprendo i giunchi e i cigni del fiume come ci hai indicato.
RispondiEliminaCiao
Marco
Irrinunciabile l'appuntamento col tuo calendario!
RispondiEliminaLa penso come Duck, è meglio del calendario Pirelli!
RispondiEliminaUn saluto
Sara
Deliziosa la figurina in corta camicia bianca. Tutto l'insieme è un invito alla quiete, nonostante ci sia dell'azione. E' quello che succede quando il caldo ci avvolge ( e come ci avvolge, stamattina ! ). Pare di muoversi in una bolla. :)Un bacione
RispondiEliminadalla mia bolla d'afa milanese ti mando un grande saluto, oltre al consueto "grazie!" per questa impeccabile pagina di calendario.
RispondiEliminaUn piccolo mondo ordinato e fresco , hai fatto caso che gli alberi sono salici potati , quelle che noi chiamiamo vincaie?
RispondiElimina... e per me è diventata un'abitudine venire a cercare il foglio del mese, anche quando non commento. Ma è che di questi tempi le parole non mi vengono
RispondiEliminaCiao Grazia, mi piace molto leggere la tua interessante descrizione!
RispondiEliminaè un dipinto molto affascinante dentro il quale viene voglia di perdersi e studiare gli infiniti particolari!
Noi, io, ti ringraziamo per questa tua abitudine mensile. L'eleganza dei particolari mi incuriosisce sempre, in queste raffigurazioni mensili anche se, devo dire, per scorgere i cigni ho avuto un attimo di panico, perché non li trovavo. Scherzi della vecchiaia...
RispondiEliminaBye&besos caldi, umidi e zanzarosamente affaticati.
Dall'armoniosa e lirica combinazione di elementi di fantasia o simbolici con aspetti di vera attività agreste dell'epoca, mutuo soprattutto, grazie alle tue spiegazioni, una vivida testimonianza delle dure condizioni di lavoro di quegli umili contadini.
RispondiEliminaGrazie a tutti dei commenti e di condividere con me l'abitudine di viaggiare nel tempo, grazie a un calendario di sei secoli fa.
RispondiElimina@ Vitamina: non avevo fatto caso alle vincaie, Ma ora guardo meglio.
Un'altra bellissima e coloratissima pagina di calendario.
RispondiEliminaErano tempi cupi,di lavoro,sofferenza, diritti calpestati, se non inesistenti,
ma anche allora esistevano i colori, gli affetti, e, penso, le aspirazioni e qualche piccola gioia.
Ah che meraviglia questo calendario!! E i tetti grigio blu di ardesia mi ricordano il viaggio che ho appena fatto. Ancora oggi le distese di grano sono immense in Francia e ci sono ancora tantissimi castelli rimasti intatti.
RispondiEliminaA presto
Cinzia
Immagini deliziose....
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