Oggi è il primo giorno
d'agosto.
Ferie o non ferie, poco importa: è il momento di staccare l'ottavo foglio del calendario delle "Très riches heures du Duc de Berry".
Ferie o non ferie, poco importa: è il momento di staccare l'ottavo foglio del calendario delle "Très riches heures du Duc de Berry".
In alto, nella lunetta, i segni astrologici del mese, il Leone e la Vergine, circondano, il carro del sole fermo nel cielo.
Il grande castello di Etampes, con l'imponenza delle sue torri e delle sue ampie mura, domina la scena. Il duca di
Berry lo aveva acquistato, con l'intero borgo, nel 1400 e, da subito, era diventato uno dei suoi luoghi di
soggiorno favoriti.
I contadini delle sue terre, sullo
sfondo giallo vivo di un campo di grano
maturo, sono occupati nel lavoro della
trebbiatura: dispongono i covoni che verranno raccolti dal carro,
trainato da cavalli e già in parte carico, che li sta aspettando.
Chi ha caldo- e il sole può battere forte anche nella campagna
francese- cerca sollievo in un bagno improvvisato nelle fresche acque del fiume Juine, che
scorre lì vicino. Nessuna
formalità: basta togliersi i vestiti e immergersi per una bella nuotata.
Uno svago
semplice, uno dei pochi concessi ai contadini e che i ricchi aristocratici,
committenti del manoscritto, si divertono a spiare con un pizzico di malizia.
Le dame e i cavalieri, nonostante il caldo
dell'agosto, preferiscono, darsi a un'attività più nobile:
quella della falconeria, la caccia col
falco o con altri rapaci. Il corteo dei cacciatori si
snoda in primo piano. Gli abbigliamenti sono ben curati: nessuno ha sacrificato l'eleganza alla comodità. Le vesti, dai preziosi tessuti colorati di rosa, di blu e di grigio, sono tutte alla moda e i copricapi hanno un'aria di raffinata bizzarria.
La dama che cavalca da sola, in sella a un cavallo bianco bardato
d'azzurro e d'oro, sfoggia nel drappo rosso che copre la sella e nella veste, i
colori riservati ai membri della famiglia reale, tanto che è stata
identificata con Bona d'Armagnac, nipote del duca di Berry. È la stessa
che, nell'atmosfera amorosa del mese di aprile, celebrava il suo fidanzamento con il principe Charles d'Orléans.
La prima dama a destra si sorregge,
timorosa, al suo cavaliere, mentre la coppia, che chiude il corteo, si
distrae conversando.
Il falconiere, in testa al gruppo, con il lungo
bastone che servirà ad aprirsi un passaggio tra i cespugli più bassi, si
volta in attesa di ordini. I cani abbaiano eccitati per la partenza.
Dame e cavalieri sono pronti e tengono
sulle mani guantate i piccoli rapaci, ben addestrati: sanno che quello che li attende è uno svago
da re.
La falconeria si identificava, allora,
con l'essenza stessa della signorilità e della cortesia. Era stata consacrata,
come caccia destinata ai gran signori, fin dal XIII secolo, quando l'imperatore Federico II ne aveva
dettato le regole nel suo "De arte venandi cum avibus".
Da allora il
falco o i rapaci erano simbolo di potere
e di ricchezza, venivano allevati con cura e scambiati come doni preziosi. Le regole per il loro uso erano
strette: venivano assegnati a ciascuno secondo il rango e il ruolo sociale. L'aquila, per esempio, era riservata all'imperatore, il girfalco al re, il falco sacro ai cavalieri e il piccolo smeriglio alle dame.
Il duca di Berry conosceva bene le norme: come tutti gli
aristocratici del tempo, si dedicava con gran passione all'allevamento dei rapaci. Aveva al suo servizio falconieri esperti, con cui intratteneva una fitta corrispondenza sul carattere e sulla salute degli esemplari più preziosi.
Praticare la falconeria era, certamente, un'attività costosa, ma per il
Duca, che non badava a spese pur di essere un modello di lusso e di cortesia, era
irrinunciabile.
Per questo ha chiesto ai miniatori al
suo servizio, di inserire il corteo dei nobili cacciatori nella scena del mese d’agosto, tradizionalmente dedicata, nelle rappresentazioni dei Mesi, alla raffigurazione
della trebbiatura.
I fratelli
de Limbourg e i loro collaboratori lo hanno accontentato. Nella pagina miniata
la scena del lavoro dei contadini, con il loro bagno ristoratore nel fiume, è rimasta sullo
sfondo, mentre, in primo piano, i gesti aristocratici
dell'antico rituale,
insieme all'eleganza rarefatta delle posture e delle vesti, assumono il carattere di una favola.
E sono consegnati
all'eternità del sogno.
...L'eternità di un sogno bellissimo, direi.
RispondiEliminaIn effetti è l'idea del sogno che ci incanta ancora.
EliminaL'eternità del sogno, che bella espressione.
RispondiEliminaÈ perché penso che il calendario delle "Très riches heures" in fondo non sia che il sogno, realizzato dagli artisti, della vita così com'era immaginata dal committente. Un sogno che non era che un modo per sfuggire la paura, mentre intorno infuriava la Guerra dei Cento anni. Ed è questo che fa la bellezza del manoscritto.
EliminaSuperbo esempio di una committenza che sapeva il fatto suo! Un'altra magica miniatura dei fratelli de Limbourg! E una forte conferma di quanti aspetti di vita materiale sono pur documentati da questa aristocratica ricostruzione della realtà.
RispondiEliminaLa vita materiale intorno alla corte, nelle campagne del Duca è trattata in maniera relistica nei dettagli, ma in fondo anch'essa non è che una vita idealizzata, ad uso e consumo dell'immaginazione del committente.
EliminaSempre stupendi questi "fogli" del calendario. Anche se ci sono sempre i contadini a lavorare e i signori in giro a spassarsela.... ma ormai lo sappiamo che funziona così...
RispondiEliminaCarissima Grazia, se hai voglia di farti un giretto a Lugano e venirmi a trovare, a me non può che fare piacere...
A presto
Cinzia
Ma, almeno in questa miniatura, i contadini si godono la gioia spontanea di un bagno nel fresco del fiume!
EliminaMi piacerebbe davvero venirti a trovare: chissà che prima o poi non sia possibile.
Immaginare i cavalieri e le dame sudare nei loro pesanti vestiti ricamati, mentre i contadini sguazzano allegramente nell'acqua . Sono belle soddisfazioni queste!!
RispondiEliminaCiao
Marco
Anche a me quel bagno dei contadini piace molto e mi dà una bella impressione di libertà ( per quello che allora era possibile...)
EliminaIl passo dei cavalli è l'ambio, che elimina gli squilibri diagonali e risulta assai più comodo a cavalieri e dame...
RispondiEliminaNon sapevo di questo passo dei cavalli: ammiro ancora di più la capacità dei miniatori di rendere ogni dettaglio della raffigurazione.
EliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaSono bellissimi i bagnanti che nuotano proprio sotto il pelo dell'acqua, ogni foglio che stacchi da questo tuo calendario è una sorpresa!
RispondiEliminaUn saluto
Sara
Vedo che quei bagnanti piacciono a molti !
EliminaE, comunque, le sorprese del calendario non sono ancora finite.
È molto poetico anche questo mese d'agosto con le belle dame cacciatrici e i loro abiti di gran moda.Una caccia nobile quella della falconeria che consentiva di ammirare il volo dei rapaci e di rispettarne l'istinto.
RispondiEliminaCiao
Anna
Davvero molto bella la storia della falconeria e della nobiltà d'animo di chi la praticava. A me fa venire sempre a mente una bellissima novella di Boccaccio, quella di Federigo degli Alberighi, capace di sacrificare la sua unica ricchezza, un falco, appunto, solo per onorare la donna amata. Altri tempi!
EliminaQuel blu che incanta, la meraviglia di come sono stati resi i bagnanti e gli eleganti ornamenti dei cavalli in movimento. Devo confessare che al primo impatto ho avuto un pensiero "nazional-popolare". Ovvero: che anche ai tempi del Duca di Berry, questo mese fosse sinonimo di vacanza, viaggio, trasferimenti e bagni. il tutto però, in maniera più elegante, senza code, telepass, cafoni da spiaggia etc etc.
RispondiEliminaBye&besos
Forse hai ragione: anche i duchi di Berry partivano per le ferie...
EliminaMa dico io, sono due settimane che sto leggendo un libro sulla vita di Eleonora D'Arborea ed in copertina c'è proprio un particolare di questa miniatura. Oggi lo guardavo e mi chiedevo: ma dove l'ho già visto?
RispondiEliminaA volte son proprio rincoglionito!!!
Nel libro viene anche spesso citata la caccia col falcone e quanto ci tenessero i nobili aragonesi ad avere i falconi addestrati in Sardegna.
:)