Tutto comincia a
Leverkusen, in Germania. La città non è bella, ma è molto ricca: è la sede di una grandissima azienda, la Bayer, che
finanzia eventi e mostre. La Bayer è anche il principale sponsor del Castello
di Morsbroich, il museo cittadino d'arte contemporanea, un
vero fiore all'occhiello che vanta opere dei maggiori artisti del
Novecento.
In una giornata d'autunno,
l'11 novembre 1973, in una delle sale del museo è in programma un banchetto
importante, organizzato dal partito socialdemocratico, a cui
partecipano autorità e notabili da tutto il paese.
I tavoli sono
apparecchiati, le luci accese, i fiori già disposti nei vasi.
Tutto
sembra pronto, ma, improvvisamente, qualcuno si accorge che le sedie
sono troppo poche.
È una riunione di uomini politici: va da sé che
nessuno vorrà rinunciare alla poltrona. Bisogna provvedere o si
rischia che tutto vada a rotoli.
In gran fretta, si mandano
a chiamare le due donne delle pulizie, perché vadano a cercare le
sedie nel magazzino, le puliscano e le portino nella sala.
Le due donne si mettono
subito al lavoro e scoprono, tra le sedie impilate, una piccola
vasca da bagno smaltata, una di quelle tinozze da neonati che
poggiano su quattro piedi.
Perfetta per tenere in fresco le bottiglie
di birra e trasportarle, mano a mano, nella sala del banchetto.
Ma guarda un po' che
sudiciume!- pensano- è tutta incerottata e piena di grasso e garze: che
schifo!
Per fortuna hanno con sé
sacchi della spazzatura e detersivi.
Basta staccare i cerotti, buttare via lo
sporco e strofinare vigorosamente con uno straccio perché la vasca
brilli come nuova.
La riempiono di cubetti di
ghiaccio ed è fatta.
Durante il banchetto, la
birra, tenuta in fresco, va giù che è un piacere e la riunione fila
liscia come l’olio.
Qualcuno, forse, avrà ringraziato le donne delle
pulizie per la bella pensata.
Qualche mese dopo, a
Monaco, un ricco collezionista, Lothar Schimmer, sta aprendo le
casse con le opere del suo artista preferito, Joseph Beuys
(1921-1986).
Sono appena rientrate dopo che le aveva prestate a una
importantissima mostra, "Realität- realismus- Realität"
che, prima di arrivare a Leverkusen, aveva girato in vari musei tedeschi.
In una delle casse c'è il pezzo a cui tiene
di più, un capolavoro che era riuscito fortunosamente ad acquistare
qualche anno prima.
L'apre con un po' di
trepidazione e, non appena toglie l'imballaggio, rimane esterrefatto.
Non crede ai suoi occhi, è come un incubo: la piccola vasca-scultura, che ammirava tanto, è
vuota e, per di più, completamente ripulita.
Le donne delle pulizie
hanno lavorato benissimo. Lo smalto è di un candore abbagliante e
dell’intervento di Beuys non c’è più traccia.
Fosse stata una tela, una
scultura in pietra o in marmo, le due donne non l’avrebbero
toccata. Fosse stata in una vetrina, magari con una didascalia,
l'avrebbero guardata con rispetto.
Ma che quella vasca incerottata,
lasciata in un magazzino, fosse un capolavoro non gli era proprio
venuto in mente.
Certo che Beuys non era un artista facile da capire.
Lui stesso- l’aveva
dichiarato più volte- non voleva dare messaggi semplici, ma
coinvolgere lo spettatore nell'interpretazione delle sue opere,
suscitando emozioni e riflessioni.
Tutto il suo percorso era nato sotto il segno di un rapporto tanto sacro e misterioso con la natura
da valergli la denominazione di "sciamano".
All'interno di questo
cammino quasi iniziatico, intende creare un’arte totale che
rispecchi il suo itinerario spirituale e che includa episodi del suo
passato.
Più che pezzi a se stanti le sue opere sono una sequenza di “azioni
artistiche”, in cui arte e vita si fondono e per cui usa materiali
inediti come il grasso, il sangue o la terra.
La sua “Badwanne, vasca da bagno” del 1960 rievocava un evento fondamentale della
sua biografia: nel corso della guerra, dopo l’abbattimento
del suo aereo in Crimea, era stato curato dai Tartari, che lo avevano
salvato dal congelamento ungendolo di grasso animale, tenendolo
avvolto in strati di coperte di feltro e curando le sue ferite con
garze e cerotti.
Il materiale che aveva posto nella vasca ricordava questa
esperienza di dolore e di guarigione, destinata a segnare per sempre
la sua arte. (QUI è l'interpretazione che Beuys stesso dà della sua
opera)
Dopo essere stata il pezzo
forte dell’esposizione e aver suscitato i commenti stupiti degli
spettatori e quelli entusiasti dei critici, la vasca era finita,
inspiegabilmente, nel magazzino, insieme alle sedie del Museo.
Per le
due donne delle pulizie, che nulla sapevano di teorie artistiche e
cammini iniziatici, il contenitore di tutte la sofferenza e dei
ricordi di Beuys era parso buono solo per rinfrescare la birra.
Il grasso e le garze, poi, erano sembrati, letteralmente, spazzatura. Che fare, allora, se non pulirla?
Joseph Beuys si rifiutò
di reintervenire di nuovo sulla vasca e di ricreare la sua opera: per lui sarebbe stato
“falsificare se stesso”.
Dopo un lungo processo il collezionista
venne risarcito con 80.000 marchi e il museo dovette pagare una
penale.
Delle donne delle pulizie
non si seppe più niente.
Forse continuarono a non capire le concezioni artistiche di
Beuys, ma si può essere sicuri che, da allora in poi, stettero più
attente a non buttare via un'opera d'arte insieme all'acqua sporca.
Io sono appassionata di arte contemporanea, lo sai, però Beuys proprio non lo sopporto! Ci ho provato, eh, ma quelle sue arie da santone proprio non le digerisco.
RispondiEliminaA Beuys, secondo me, manca un elemento indispensabile anche a un grande artista: l'ironia. In questa vicenda sto dalla parte delle donne delle pulizie :-)
EliminaAnch'io!
EliminaLa cosa non mi sorprende per nulla dal momento che a Rivoli, dove lavoro, un'impresa di pulizia ha faticato non poco per togliere la ruggine ad un importante intervento architettonico (frutto di un concorso internazionale) realizzato in Corten http://it.wikipedia.org/wiki/Acciaio_Corten
RispondiEliminaImpressionante l'episodio di Rivoli.
EliminaCerto che volte non è facile capire l'arte contemporanea. Si racconta di opere di Christo spacchettate e di vetri rotti appositamente, da non so quale artista, spazzati via come spazzatura. Duro il mestiere di chi fa le pulizie in un museo d'arte contemporanea!
Temo che mi sarei comportato come le donne delle pulizie tedesche. Spero che non sia capitato loro nulla di male: trovi una tinozza mal in arnese in un magazzino delle scope e ti devi porre domande sul suo significato? Probabilmente già chi aveva messo lì la tinozza non si era reso conto che si trattava di un'opera d'arte, al che c'è da porsi qualche domanda sul confine tra fantasia personale (che tutti possiedono) ed estro creativo (che è prerogativa degli artisti) e che li fa riconoscere come tali. Riconoscere, appunto.
RispondiEliminaHai proprio ragione.
Eliminale donne delle pulizie sono l'ultimo incolpevole anello di una catena. L'opera di Beuys secondo me, in quel museo non l'aveva capita nessuno. Ma non era facile.
E anch'io di fronte a una tinozza sporca in un magazzino mi sarei comportata allo stesso modo.
Il tuo brioso racconto mi sembra emblematico del rapporto tra noi comuni mortali e alcune espressioni dell'arte contemporanea. Penso poi che al proprietario gli 80.000 marchi di risarcimento siano andati benissimo!!
RispondiEliminaCiao
Marco
Il punto è davvero quello dei rapporti tra il pubblico e un'arte contemporanea, fatta di oggetti e di tecniche inusuali, un'arte concettuale, in cui lo sforzo di interpretazione è richiesto, anzi fa parte integrante dell'opera.Una questione importante, per cui non esistono risposte immediate. A me fa, comunque, piacere aver suscitato degli interrogativi.
EliminaUna storia emblematica che mi fa riflettere su quanto l'arte possa/debba non solo essere espressione creativa di un individuo, ma anche strumento di comunicazione, di contatto con altri individui. Se il linguaggio usato dall'artista non è comprensibile a nessun altro che a lui, ha davvero senso la sua opera? Bah.
RispondiEliminaSaluti affettuosi e devotamente nipoteschi :-)
Sì, come appare da altri commenti, è proprio questo il nocciolo della questione, particolarmente evidente nel caso di un artista misterioso ed enigmatico come Beuys. Il problema si aggrava quando anche le spiegazioni richiedono un'interpretazione....
EliminaSaluti affettusamente zieschi :-)
Grazie,
RispondiEliminadi questa storia non conosco niente e nessuno, nemmeno l'artista
forse una delle donne delle pulizie, ma non sono sicuro,
vado subito a documentarmi perchè un artista così m'intriga.
Ciao e grazie di nuovo
Massimo, per avere informazioni ulteriori sull'attività di Beuys, oltre al link che ho messo nel testo del post, guarda anche questo:
Eliminahttp://www.liberaconoscenza.it/zpdf-doc/articoli/omodeo-joseph%20beuys.pdf
Grazie tante a te
Leggerò le motivazioni dell'artista, ma sono contenta che ci sia da parte di tutti solidarietà con le donne delle pulizie, è stato il mio primo pensiero! Per il resto sono d'accordo con Duck: una volta una sedicente gallerista mi disse che l'arte moderna potevo farmela spiegare... A me pare che ciò deve essermi spiegato non sia proprio arte, un pò come una barzelletta che non capisci subito, che barzelletta è?
RispondiEliminaIn effetti il nodo che tutti evidenziano è proprio questo: non dovrebbe la vera arte essere riconoscibile ed emozionare senza spiegazioni?
EliminaDifficile ripondere e la questione rimane aperta.
Comunque, ovviamente, solidarietà completa alle due donne delle pulizie :-)
Certo, caro Poirot, è dura avere a che fare con un caso del genere: preferisco, le dirò, lambiccarmi il cervello per trovare un indizio che mi porti all'assassino. Qui, assassini non ce ne sono: o sbaglio? Mi parrebbe, invece, caso da elaborare con la collaborazione di un leguleio in vena di definizioni.
RispondiEliminaIn effetti, se volessimo dare una risposta giuridica coerente, credo proprio che dovremmo concordare con la condanna al museo. Infatti, se definire cosa sia o non sia arte è compito degli addetti ai lavori, la tutela e la comunicazione va a carico loro. Insomma, se un 'opera di valore viene messa in un magazzino, si dovrà avere l'accortezza di apporre l'adeguata segnalazione: CAPOLAVORO INESTIMABILE, NON TOCCARE. In mancanza di tale precisa e ben fissata segnaletica, l'equivoco è inevitabile. Assoluzione piena dunque, e anche molta simpatia, alle ingegnose e creative donne delle pulizie. Fantastica l'idea della vasca riciclata come portaghiaccio, la copierò; encomiabile lo spirito ecologico di riuso, che Beuys avrebbe senz'altro apprezzato, lui che fondò il movimento dei Verdi!
Quanto alla definizione di ciò che sia o non sia arte, e alla necessità di informarsi sulle intenzioni dell'artista per capire cosa significhi l'opera, trovo che si tratti di una strana caccia al tesoro (ne sa qualcosa delle mie opinioni in proposito, eh, caro il mio Poirot!) in cui nessun colpo va escluso. Ma prima di tutto bisogna vedere se l'opera in sé stimola curiosità, se no la caccia al tesoro non può nemmeno iniziare.
Certo, caro Sherlock, il colpevole è chiaro, il movente pure, dell'alibi nemmeno a parlarne.
EliminaRimane la curiosità per l'opera di Beuys, per i motivi che l'hanno spinto, per le sue intenzioni palesi o nascoste:
E qui chi potrebbe rivelarlo meglio della persona che si è districata nella caccia al tesoro ai mille significati del Grande Vetro di Duchamp ?http://books.google.it/books/about/Caccia_al_tesoro_con_Marcel_Duchamp.html?id=-4AFGHEI9bUC&redir_esc=y
Una storia incredibile, divertente e drammatica nello stesso momento. Rovinare un'opera d'arte, quanto strana e particolare possa essere, è come tagliare una parte di anima di un artista.
RispondiEliminaE' vero che in questa storia non è da trascurare nemmeno il ruolo dell'artista. Il fatto che si sia rifiutato di "ripristinare" la sua opera significa che, in qualche modo, l'ha sentita perduta.
EliminaChissà se avrà mai avuto la curiosità di incontrarsi con le due donne delle pulizie e, in tal caso, chissà cosa mai si saranno detti. Ci sarebbe materia per un altro racconto :-)
Eh, il Re nudo ci sta proprio bene nella vasca da bagno ( pulita ! ) :)
RispondiEliminaRe nudo e vasca da bagno: non potevi trovare di meglio :-)
EliminaStavo pensando se una cosa simile sarebbe successa a Fountain di Duchamp. No, eh?
RispondiEliminaPenso che Duchamp si sarebbe divertito. E con la sua "Fountain/Orinatoio" la pulizia non sarebba mai stata eccessiva.
Eliminaars tua, vita mea..
RispondiEliminaCara Grazia-Poirot, e cara Nela San, a storia della Fontana di Duchamp è fantastica. Lo sapete che in realtà l'attuale Fontana è una copia della prima? e che Paola Magi-Sherlock ha dedotto, nella sua Caccia al Tesoro con Marcel Duchamp, che in realtà sia stato lui stesso a farla sparire per sostituirla con un'altra? Eh, il buon vecchio Duchamp ne sapeva una più del diavolo... il motivo per cui l'avrebbe fatto è complicato ma geniale. Si trattò una faccenda di ombre e di profili che risultava inconciliabile con un gioco di parole.
RispondiEliminaIncredibile! A questo punto vado a cercare la soluzione nel libro e mi metto anch'io con Paola nella caccia al tesoro. Certo che con Duchamp non si i finisce mai di stupirsi!
EliminaUna vicenda che, anche per la tua capacità narrativa, si legge con crescente interesse!
RispondiEliminaGrazie, Adriano: è una di quelle storie che si raccontano da sole!
EliminaIl guaio è che beyus non si è fatta una risata del tutto e ha invitato le signore a cena o a farsi magari invitare a cena dalle suddette facendosi cucinare le loro specialità. Con tutta l'ammirazione che ho per il suo percorso e per la concezione antropologica che aveva dell'arte (per cui anche il manufatto artistico è in parte scoria, e ciò che è importante è l'azione e il pensiero nel sociale) qui cozza violentemente contro il suo essere tedesco e ligio alle regole (anche quele auto imposte) dimostrando purtroppo una reale incapacità di andare oltre, di andare appunto nella vita e basta, nel puro esistere, cosa in cui riesce in molte sue enunciaioni e azioni. Ho sempre affermato che esiste un dato caratteriale/culturale del popolo tedesco distinguibile in tutta la loro storia e che è legato a logicità estreme e a una voglia di imposizione/regolamentazione delle idee quando ritenute giuste. In altre parole il nucleo che fa da motore è lo stesso, stesse le impostazioni ela radicalità dell'agire...e se va bene si ha un artista geniale e radicale come Beyus se va male un mostro come Hitler (benchè fosse austriaco).
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