Oggi ho visto, per strada, le locandine del film su Renoir, da poco uscito nei cinema di Bruxelles. Nell'aria c'era ancora un
pizzico di romanticismo del san Valentino appena passato. Non c’è da stupirsi che
mi sia venuto in mente questo dipinto, oggi a Parigi al Musée d’Orsay.
L'autore
è Pierre-Auguste Renoir e dietro, ovviamente, c’è una storia d’amore.
In una serata d'estate ancora piena di luce, su
una terrazza ombrosa, una coppia sta danzando, isolata dagli altri che si intravedono
più in basso.
Lei sorride radiosa con un ventaglio in mano, mentre il suo
compagno, attento e premuroso, la guida nel ballo. Indossa un vestito di una
lieve mussolina fiorita, guanti chiari e un vezzoso cappellino rosso: nessuna
giovane perbene, all'epoca avrebbe frequentato un luogo pubblico senza guanti
e a testa scoperta.
Sembra contenta di lasciarsi andare alla gioia del ballo e alla felicità del vivere.
Sul pavimento, qualcuno ha abbandonato un
cappello di paglia. Sul tavolo, invece, ci sono i resti di un pranzo che i due, troppo presi dalla musica e dalla voglia di ballare, non hanno finito.
I giochi di ombra e di
luce rendono fluidi i contorni e quasi li dissolvono.
Siamo nel 1883 e il mercante d’arte Durand-Ruel, ha commissionato la tela, insieme ad altre due dello stesso tema: il “Ballo in città” e il “Ballo a Bougival”.
Renoir ha scelto come modello maschile un suo amico, Paul Lothe.
La donna, invece, è
la sua compagna, l’amore della sua vita: Aline Chargot.
Di sicuro rivede nella sua
espressione felice i momenti sereni che hanno vissuto insieme.
A tutt'e due piace andare a ballare e frequentare le sale
popolari che Renoir ama ritrarre nei suoi dipinti. A Parigi si ritrovano, nei
pomeriggi di festa, al Moulin de la Galette, sulla collina di Montmartre con
gli operai, i pittori bohémien, o qualche ricco borghese che ha voglia di
divertirsi.
Oppure, appena fuori città, sulla Senna, alla "Grenoullière", dove i
canottieri mangiano a poco prezzo e c'è sempre qualcuno che suona il piano in
un'improvvisata pista da ballo.
Quando si sono incontrati, in una latteria di rue Saint Georges, vicino
allo studio del pittore, Aline aveva ventidue anni e Renoir trentotto.
Era arrivato a
Parigi, per dedicarsi alla "grande pittura" nel 1861, dopo aver lavorato a
Limoges, la sua città natale, in un’atelier di decorazione su porcellana.
Pur di dipingere è disposto a ogni sacrificio:
non ha un soldo, vive con poco, ma nel suo piccolo studio di Montmartre, non
smette mai di lavorare. Ammette di "avere, da sempre, un vero culto per la
bellezza femminile": le donne sono
il suo soggetto preferito.
Per loro ha un grande rispetto: "conosco dei pittori
che non fanno nulla di buono, perché, invece di dipingere le modelle, le
seducono": gli piace ripetere.
Non è un intellettuale, né ama parlare d’arte: si dice che, quando gli amici pittori, ai tavolini di un caffè, si lanciano in interminabili
discussioni, li ascolti distrattamente, sbocconcellando un pezzo
di pane.
Quando conosce Aline, è in piena crisi.
Fino ad allora ha condiviso con entusiasmo, l’idea degli impressionisti di una pittura libera, en plein air, che catturi la luce e la riproduca, fino a dissolvere le forme.
Ha
lavorato, quasi a gara con Monet, dipingendo direttamente, col cavalletto, i
paesaggi della Senna. Ma ora sente di
essere a una svolta: ha deciso di percorrere un’altra strada, recuperando la
tradizione dei maestri del passato.
"Sono così confuso che mi sento annegare"-: dice e sa che ha bisogno, come non mai, di ritrovare
un punto fermo.
Aline è una solida campagnola che viene dalla Borgogna e lavora come sartina in un laboratorio di Montmartre. Sempre
allegra e sorridente, con i capelli rossicci, il naso all'insu e la pelle di
porcellana, ha l’aria di una gattina e
uno di quei fisici rotondetti che sono i preferiti di Renoir.
"È uno di
quegli esseri privilegiati che gli dei hanno preservato dall'orrore degli
angoli acuti": dice di lei.
Tra i due è stato un colpo di fulmine. Lei si è innamorata da subito di quell'uomo taciturno che vive per la pittura. "Quando
dipingeva, anche se non capivo nulla, mi incantava": racconta.
Nel libro di ricordi del figlio
dei due, il celebre regista Jean Renoir, la loro storia d’amore sembra diventare un film.
Pare quasi di vedere un Renoir che ha paura di quella giovinezza e
dei suoi sentimenti e che si rifugia in un viaggio dal sud della Francia, all'Algeria e all'Italia
Non resisterà a lungo. Sulla via del ritorno,
impaziente, telegrafa ad Aline l’ora del suo arrivo. Quando la
trova ad aspettarlo in stazione, c'è solo un lungo abbraccio.
Da allora in poi non si lasceranno più.
Da allora in poi non si lasceranno più.
Ed eccola ritratta, su uno sfondo
chiarissimo, con un allegro cappello di paglia, decorato di fiori primaverili, le guance arrossate e l’espressione
sbarazzina, dopo il matrimonio e la nascita del figlio Pierre.
Aline sarà
la modella preferita di Renoir, ma non entrerà mai nel mondo delle "muse
inquiete" dei pittori: rimarrà sempre fedele alla sua freschezza e alla sua
autenticità.
I suoi modi franchi e il suo accento
borgognone dalla erre ben arrotata finiranno per conquistare perfino un misogino dichiarato
come Degas, a cui "sembrava l’unica regina vera tra quelle false".
Per Renoir, la sua naturalezza è
fondamentale: detesta le convenzioni sociali e l’artificio, anche nell'arte.
A quella che definisce "l’art en redingote/ l’arte in doppio petto" oppone la sua visione di una
pittura spontanea e gioiosa, che non rinunci, perȯ, ai modelli dei grandi
maestri, da Raffaello a Rubens.
Illuminato dalla presenza di Aline,
cercherà di “dipingere la felicità dell’istante, senza troppi fronzoli e
con una tavolozza intrisa dei colori dell’arcobaleno”.
E, come nel "Ballo in campagna", di fissare per sempre nel tempo la gioia effimera di un momento
perfetto.
Che belle storia! Oggi abbiamo proprio bisogno di una pittura e di storie che ci rasserenino.
RispondiEliminaUn saluto
Anna
In effetti l'ho pubblicata proprio perché anch'io avevo bisogno di essere serena, almeno per un po' :-)
EliminaAdesso Renoir mi è diventato simpaticissimo! Grazie!
RispondiEliminaMerito di Aline, naturalmente!
EliminaCi hai raccontato una storia meravigliosa. Penso che la fortuna più grande nella vita di un uomo sia quella di incontrare la propria immagine femminile. In ogni caso la si deve cercare, riconoscere e poi... in bocca al lupo!
RispondiElimina:)
Non mi ricordo più chi diceva, parafrasando Woody Allen, che c'è più probabilità che un asteroide sfiori la terra, che incontrare il proprio ideale, la propria immagine (maschile o femminile poco importa). Ora che l'asteroide ha veramente sfiorato la terra forse c'è una speranza per tutti :-)
EliminaInsomma, tutta un'altra donna rispetto alla Gala daliniana. Per dirla tutta, mi piace questa semplicità che conquista, e la storia è veramente bella. Già il fatto di questo coup de foudre "scoppiato" (nel senso buono ) in latteria...di sicuro queste cose non avvengono nelle ore di punta dei nostri stressanti ipermercati (lo sai che con questi ambienti io non ho feeling). Buon fine settimana.
RispondiEliminaPS lui è lo stesso personaggio raffigurato anche nell'altro dipinto di Renoir che fa da locandina alla mostra di Vicenza?
Eh, si'! Un'altra donna rispetto alla Gala di Dali'! Nei ricordi del figlio, - il libro di Jean Renoir su suo padre è bellissimo- emerge una figura di donna straordinaria, semplice, solida e affettuosa; Quanto al "coup de foudre", in latteria a me ha fatto ricordare certi film italiani degli anni Cinquanta in cui la latteria ( con i tavoli per pranzi a poco prezzo) era un luogo di frequentazione e di incontri.Nulla a che fare con gli ipermercati, ovviamente!
EliminaQuanto alla locandina della mostra di Vicenza, mi informo e poi, se riesco, te lo dico!
Chissà se arriverà anche in America il film! Mi piacerebbe molto vederlo!
RispondiEliminaSpero davvero che arrivi anche in America: è stato presentato a Cannes con un certo successi e questo mi pare sia già un buon biglietto da visita!
EliminaVedi Grazia,
RispondiEliminaa pate che mi piace quel che dici, come lo dici e apprezzo la fatica che fai per documentarti bene come fai;
a parte che anche a me come a tanti piacciono gli impressionisti, tutti;
ma trovo che l'impressionismo, a parte quella ventata rivoluzionaria iniziale, sia poi, col tempo, diventato una sorta di moda borghese e abbia perso così quella forza con cui era nato e i pittori strapagati come Renoir si siano cullati nella loro arte.
Da noi intanto fiorivano i macchiaioli maestri della luce e ritrattisti della miseria e della povertà, di paesaggi di lavoro e fatica e anche di racconti di guerra e sofferenza.
Ecco Grazia, io amo di più i nostri macchaioli che sono più vicini al popolo e alla terra, preferisco i socialisti italiani ai borghesi francesi.
Un giorno mi parlerai di loro vero?
Grazie
Da toscana, ho una passione anch'io per i Macchiaiole e trovo che Fattori (e non solo) sia un pittore che sta alla pari con i più celebrati impressionisti. Prima o poi ne parlerò: intanto non mi dispiacerebbe leggerne qualcosa sul tuo blog- magari come racconto- che ne dici?
EliminaNo cara, non mi freghi,
Eliminaquesto mestiere è il tuo e io non vado a fregare nestieri in giro
e poi non credo che reggerei il confronto
e se non ho speranza di vincere io non combatto per niente, :))
Ciao Grazia
Massimo, io ci avevo provato! :-)
EliminaJean Renoir ha avuto dei genitori in gamba, adesso lo so:)
RispondiEliminaIL libro di Renoir su suo padre è davvero commovente anche per l'omaggio che, da figlio, riserva ai genitori. Grandi persone in quella famiglia: non c'è che dire :-)
Elimina(http://farm7.staticflickr.com/6153/6206496173_4ef872aa67.jpg) il Moulin de la Galette è l'unico rimasto ancora in piedi e anche se non è più come ai tempi di Renoir, passarci davanti procura sempre un certo brivido. bella storia d'amore, quella che ci hai raccontato oggi
RispondiEliminaHo visto la foto: credo davvero che provochi un certo brivido, come tutti i luoghi in cui si avvertono ancora le presenze delle grandi persone che li hanno frequentati.
EliminaBello il dipinto, stupendo come sempre il tuo racconto! È affascinante sapere questi dettagli, io poi che adoro le biografie, queste tue descrizioni lo sono un po'...
RispondiEliminaBuona domenica
Cinzia
Come avrai capito anch'io, Cinzia, sono un'appassionata di biografie. Per quello cerco sempre di inserirne almeno un po' nei miei post.
EliminaBuona domenica anche a te
i tuoi post hanno la freschezza e il colore dei quadri di Renoir e...dell'incarnato di Aline, lo sai?:)
RispondiEliminaUn abbraccio
Grazie, carissima ! Sarà forse perchè in fondo al cuore sono una gran romantica?:-)
EliminaUna storia incantevole che mi sono riletto alcune volte, fissata in parole dalla tua grazia inconfondibile! Con Renoir ho proprio un rapporto in progressivo crescendo: da ragazzo per me era solo il padre del grande regista, poi ho scoperto alcuni suoi quadri, dopo é diventato uno dei miei pittori preferiti, indi ho scoperto tante sue opere riferite alla a me vicina Costa Azzurra, ora questo incanto di amore di cui non avevo mai letto nulla!
RispondiEliminaAnche per me Renoir è un amore "tardivo". Diffidavo della sua produzione troppo ricca( ha fatto più quadri lui che Monet e Degas messi insieme) e i suoi soggetti troppo ripetitivi.Ora invece comincio ad apprezzare la delicatezza, il garbo e la dolcezza con cui tratta i suoi temi
EliminaHai letto "La vita moderna" di S. Vreeland? Parla di un tema molto affine: la creazione del quadro di Renoir "il pranzo dei canottieri". Comunque leggere il tuo post mi ha riportato a quella lettura.
RispondiEliminahttp://www.anobii.com/books/La_vita_moderna/9788854502130/014746d7494a3de7b5/
Non l'ho letto; lo vado subito a cercare. Grazie per la segnalazione!
EliminaQuesto pittore mi commuove e...anche tu per come ne scrivi.
RispondiEliminaCiao Grazia
:)
Grazie tante, Nou. Anche a me la storia d'amore tra Renoir e Aline ha molto intenerito e ho cominciato a vederne i riflessi nei suoi dipinti. C'è spesso una felicità di vivere che non può essere dovuta che a lei:-)
EliminaGrazia, a me questi pittori che vogliono dipingere la felicità sembrano un poco eroici. Sfidano l'accusa di superficialità, quando invece sono capaci semplicemente di mostrarci quanto di bello c'è intorno a noi e in noi, se solo sapessimo vederlo. Fare ritratti all'infelicità quello sì è banale. Un abbraccio dalla tua fervida ammiratrice Paola Magi
RispondiEliminaHai proprio ragione, Paola,raccontare o dipingere la felicità non è facile.Renoir è uno di quelli che c'è riuscito.
EliminaRicambio l'ammirazione e grazie :-)
Tenho um quadro de Renoir. As Vezes fico pensando que é original, tal os detalhes. É da série de dança. Muito lindo.
RispondiEliminaTenho um quadro de Renoir. As Vezes fico pensando que é original, tal os detalhes. É da série de dança. Muito lindo.
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