"Dufy
è il piacere allo stato puro" (Gertrude Stein)
Ci sono giornate in cui una punta di malinconia ci assale all'improvviso.
Che cosa fare
allora? Ci si può rifugiare nella cioccolata, nella musica, nella lettura dei libri di Quenau o di Achille Campanile, oppure, nei casi più ostinati, si può sempre tenere sottomano la riproduzione di un quadro di Raoul Dufy
(1877-1953).
La magia dei suoi colori scintillanti, forse, non riuscirà a cancellare del tutto la tristezza, ma, di sicuro, ci aiuterà a guardare il mondo con occhi diversi.
La magia dei suoi colori scintillanti, forse, non riuscirà a cancellare del tutto la tristezza, ma, di sicuro, ci aiuterà a guardare il mondo con occhi diversi.
E pensare che qualche critico lo giudica ancora un pittore troppo gioioso e lieve per essere un artista con la "A" maiuscola, come se per creare un'opera d'arte fosse indispensabile macerarsi o covare dentro di sé le più profonde angosce.
Invece Dufy non solo non sembra soffrire, anzi, pare divertirsi a fare il prestigiatore e a estrarre dalla sua magica tavolozza tutto quello che c'è di più bello, luminoso
e armonioso nella vita.
Come nella sua "Regata a Cowes", oggi alla National Gallery di Washington:
.
Siamo nel 1931 e, all'epoca, Dufy, è un artista maturo e affermato.
Dopo una prima adesione all'impressionismo, pur rimanendo sempre indipendente, ha costeggiato tutte le avanguardie, dai fauves di Matisse, da cui è rimasto folgorato, alla sintesi di Cézanne o al cubismo di Braque.
Dopo una prima adesione all'impressionismo, pur rimanendo sempre indipendente, ha costeggiato tutte le avanguardie, dai fauves di Matisse, da cui è rimasto folgorato, alla sintesi di Cézanne o al cubismo di Braque.
Da sempre,
nei suoi dipinti, ha privilegiato la luce e, soprattutto, il colore, che è diventato l’elemento fondante delle sue composizioni.
Lo ha capito fin da quando- come racconta lui stesso- osservando una ragazza correre per strada, ha avuto la sensazione che la mente registri il colore ancor prima dei contorni.
Lo ha capito fin da quando- come racconta lui stesso- osservando una ragazza correre per strada, ha avuto la sensazione che la mente registri il colore ancor prima dei contorni.
Per
questo nella sua pittura ha deciso di dissociare il colore dal disegno.
Come
qui, dove il blu luminoso e sfolgorante del mare satura tutta la tela quasi fosse una grande pozza colorata.
Su questo sfondo di un azzurro intenso, Dufy ha tratteggiato sinteticamente le onde, le vele o gli stendardi variopinti delle barche, facendoli diventare come "geroglifici" di una sorta di stenografia disegnata.
Le
abbreviazioni dei contorni bastano da sole a definire l’essenza delle cose
e a rappresentare la scena, anzi, a restituire le sensazioni che ci
provoca.
E sono, come spesso avviene in Dufy, sensazioni di gioia e di
allegria.
Della regata rimane il ricordo dell'azzurra immensità del mare, del vento che increspa le onde, delle vele spiegate e delle tinte squillanti delle barche impavesate a festa.
Resta la memoria di un momento di emozione, che, sia pure per poco, ha fatto dimenticare le brutture della vita.
Della regata rimane il ricordo dell'azzurra immensità del mare, del vento che increspa le onde, delle vele spiegate e delle tinte squillanti delle barche impavesate a festa.
Resta la memoria di un momento di emozione, che, sia pure per poco, ha fatto dimenticare le brutture della vita.
Il mare, le vacanze, i concerti, le corse ippiche sono i soggetti favoriti di Dufy.
Gli piace l’atmosfera allegra, l’energia e il movimento della folla che si diverte: gli piacciono i momenti, in cui la vita appare come una festa.
Una festa, però, che non ha nulla di superficiale e di mondano.
Per lui il piacere è una cosa seria: quello che vuole trasmettere nelle sue opere è la felicità pura dell'istante.
"Sarei soddisfatto- era solito dire- se solo potessi arrivare a esprimere tutta la gioia che è in me!"
Per lui il piacere è una cosa seria: quello che vuole trasmettere nelle sue opere è la felicità pura dell'istante.
"Sarei soddisfatto- era solito dire- se solo potessi arrivare a esprimere tutta la gioia che è in me!"
Un'esistenza la sua, come tante, con i suoi momenti lieti e quelli dolorosi, fino alla sofferenza della malattia, un'artrosi alle mani che, in vecchiaia gli impedisce di dipingere. Una vita fuori dalla luce dei riflettori, tutta spesa nel proprio lavoro e nella voglia di creare.
Tremila tele, seimila acquerelli e altrettanti disegni e, poi, le illustrazioni, i costumi teatrali, la ceramica, i tessuti per la casa di mode di Paul Poiret o per le seterie di Lione: la sua produzione sterminata sembra non abbia altra ambizione che quella di abbellire la vita.
Di di certo, non è ambizione da poco.
Di di certo, non è ambizione da poco.
La sua leggerezza, che non lascia mai trasparire lo sforzo, è la medesima di cui parla Italo Calvino. È la stessa apparente levità di quella musica di Mozart, che ama tanto, o degli aggraziati passi di danza di un balletto, che nascondono il sudore e la fatica.
È quell'attimo di respiro, di cui tutti abbiamo bisogno.
È quell'attimo di respiro, di cui tutti abbiamo bisogno.
E allora non resta che farsi incantare, accettare il suo invito a guardare la meraviglia di quello che ci circonda e, aprendo le finestre alla luce della primavera, godersi lo stupore della bellezza della vita.
R.Dufy, Fenêtre avec vue, Nizza, Musée des Beaux Arts |
QUI è un sito interamente dedicato a Raoul Dufy.
Se la giornata ci sembra grigia, ci si può sempre distrarre guardando i suoi dipinti, magari con il sottofondo di una canzone come "La belle vie" di Sacha Distel.
Se la giornata ci sembra grigia, ci si può sempre distrarre guardando i suoi dipinti, magari con il sottofondo di una canzone come "La belle vie" di Sacha Distel.
.
" Ah, la belle vie! Sans amour, sans soucis, sans problémes!..."
RispondiEliminaMerci
Ciao
Marco
Bella, vero, la canzone anche con quel pizzico di malinconia finale. Mi pareva la colonna sonora adatta a Dufy!
EliminaSì, che bella la leggerezza. Calvino, Mozart, mi viene in mente anche Mirò, e poi il Flauto Magico diretto da Kentridge... sarebbe bello fare un catalogo della leggerezza, che ne pensi?
RispondiEliminaBellissima idea, Silvia! Facciamolo subito: sono sicura che un catalogo così andrebbe a ruba!
EliminaMah, sai che è davvero una bella idea? Penso a un libro intitolato proprio "Catalogo della leggerezza" con saggi scritti con leggerezza su diverse opere d'arte che simboleggino la leggerezza... i saggi magari scritti da autori vari, sempre che si trovino "esperti" che sanno scrivere con leggerezza... uhm...
EliminaNon c'è niente di più bello che dare gioia agli altri, è singolare che quando è un artista a farlo venga considerato un po' di serie b. Nella mia ignoranza devo ammettere che non conoscevo Dufy fino a qualche giorno fa, quando l'ho scoperto proprio vedendo sete e tessuti a Lione. Un'altra curiosa coincidenza?
RispondiEliminaLe coincidenze, Dede, fanno parte dell'amicizia. Come la gioia condivisa che per me, anche negli artisti, è di serie A!
EliminaSono d'accordo con Dede, che in effetti mi ha "scippato" - per così dire - il commento. Per quale motivo ancora adesso un artista gioioso che si concentra sul lato solare e vitale della realtà viene considerato spesso inferiore? Perché noi umani siamo esseri che amano complicarsi la vita, probabilmente.
RispondiEliminaUn saluto affettuoso
Forse amiamo complicarci la vita e forse vediamo qualcosa di troppo superficiale in artisti così apparentemente facili. E invece abbellire la vita degli altri non è da tutti: è una dote che Dufy ha in maniera straordinaria ed è per questo che a me piace!
EliminaNon poteva mancare Nizza nelle composizioni di qusto artista, la cui poetica mi incanta oltre misura, vero?
RispondiEliminaNo Adriano, Nizza non poteva mancare: fu la moglie di Dufy a fargli conoscere ed amare la città. Al Musée des Beaux Arts ci sono varie sue opere: sarebbe bello vederle e guardare la città con i suoi occhi.
EliminaGrazie per questo regalo lieve come una farfalla .Ne avevo bisogno!!!
RispondiEliminaSara
Grazie a te, Sara, mi fa piacere che la pittura di Dufy ti abbia portato un po' di allegria.
EliminaSottofondo carezzevole ma non lezioso, proprio come il colore di Dufy:)
RispondiEliminap.s.
hai notato che nella tappezzeria del secondo dipinto sono "nascosti " due volti?
un abbraccio e... bando alla malinconia, vero?
No, Giacinta, non l'avevo notato e nemmeno ora riesco a vederli.
EliminaChissà cosa c'è sotto? Guardo meglio e cerco di capire.
Grazie e abbasso la malinconia!
Già, chi l'ha detto che un artista con la A maiuscola debba per forza essere angosciato?
RispondiEliminaLa ricerca del colore, prima e oltre il disegno, fanno pensare a Van Gogh e, in tempi più recenti, a Rothko, ma la fine di questi ultimi due la conosciamo. Sentii dire, da un esperto, che andare oltre la linea del disegno per raggiungere il colore puro è assai pericoloso se non si è sostenuti da una sana e forte identità, perché è come tornare al primo anno di vita, esponendosi senza difese agli attacchi del mondo esterno. Forse l'identità di Dufy era un'enorme gioia di vivere.
Grazie per questo bellissimo post!
In effetti cercare il colore puro è un po' come tornare bambini. Dufy spesso miracolosamente ci riesce senza mai cadere nell'infantilismo e nella leziosità. Non è da tutti, come non è da tutti regalare felicità ed è un grande dono anche saperla apprezzare!
EliminaDi ritorno da Aix-en-Provence, dove dei calciatori di De Stael esposti al delizioso museo Granet mi hanno riportato col pensiero al tuo bel blog! Lì tutto sembra leggerezza e la finestra sul mare di dufy sembra proprio quella del mio albergo di Marsiglia. Ho l'impudenza di consigliarti un'opera vista nella cattedrale di Aix: si tratta di un polittico chiamato il roveto ardente di Froment, molto interessante e piena di simboli ancora oggi non del tutto chiari!
RispondiEliminami firmo affezionatissimo tuo
Fabrizio
È vero che nei quadri di Dufy c'è tutta la luce del Mediterraneo!
EliminaIntanto vado subito a cercare il quadro di Aix: se ci sono dei simboli non chiari è il quadro che fa per me.
Grazie tantissime per la segnalazione.
È felicità pura poter fare ciò che più ci dà gioia. Una fortuna (o forse un atto di coraggio?) che capita a pochi. Mi piace questo Dufy. Dalle cui tele traspare come dici tu la gioia, e direi una gioia fanciullesca!
RispondiEliminaUn abbraccio, cara scovatrice di tesori!
Hai ragione: fare quello che ci dà più gioia è un atto di coraggio. E Dufy di coraggio ne ha da vendere.
EliminaUn abbraccio grande anche a te
una pausa di leggerezza è necessaria, ogni tanto, anzi, sarebbe meglio ogni giorno!
RispondiEliminaDevo riconoscere che Dufy non è tra gli artisti che preferisco, ma quei blu che fanno da ricettacolo per gli altri colori sono davvero splendidi e vivi.
In preda a una seria faringite febbrile sono a casa per qualche giorno (cosa per me strana) e ne approfitto per leggere. Ho appena finito di leggere "il maestro di blu", di Olivier Bleuys, una storia di tintori ambientata ad Albi nel XV secolo. Non un capolavoro (i caratteri mi paiono delineati un po' con l'accetta), ma una lettura gradevole e inconsueta.
Quindi, oggi, evviva il blu!
Un caro saluto, oltre al solito, sentito, grazie.
Luisa
Sai che il blu era il colore preferito di Dufy: diceva che è l'unico che rimane sempre se stesso, immutabile. Ed è un colore straordinario che ho imparato ad apprezzare ancora di più dopo aver letto i libri di Michel Pastoureau sulla storia dei colori,
EliminaIntanto mentre sono immersa nel blu del mare greco (sono in vacanza a Corfù) metto nella lista dei desideri anche quello di cui mi parli.
Evviva il blu!
La "regata di Cowes" mette davvero di buonumore, traspare tutta la gioia di questo artista...mi ricorda il "Mare con i pesci" di un artista ancora poco conosciuto ai più,tale Filippo Quaglierini...la gioia e i colori allegri sono gli stessi,il risultato no!
RispondiEliminaElisa
Viste le attuali quotazioni in asta dei dipinti di Dufy, conviene tener d'occhio questo tuo artista ancora poco conosciuto. Vedrai che si farà: tanto il tempo non gli manca!
EliminaChe meraviglia. Non c'è altro da dire: sedersi e godere la visione. Che si può chiedere di più a un dipinto?
RispondiEliminaSedersi e godersi la visione di un dipinto: è proprio quello che Dufy avrebbe voluto!
EliminaMi abbandono alla gioia azzurra di Dufy, ne ho proprio bisogno. Condivido in pieno Duck. Bacio.
RispondiEliminaTutti abbiamo bisogno ogni tanto di un po' di"gioa azzurra" di Dufy.
Eliminaun grande abbraccio e buona presentazione del tuo libro!
Incantevole,leggiadro,sereno.
RispondiEliminaProprio gli aggettivi giusti per quel mago di Dufy!
EliminaVedo che ci accomunano giornate buie e accetto il tuo consiglio: metto come sfondo del computer la Fenêtre avec vue di Nizza.
RispondiEliminaSo che aiuterà per ripristinare la "gioia azzurra".
Un augurio di buona domenica.
Faccio lo stesso anch'io. E che la "gioia azzurra" sia con noi!
Eliminaciao !!!!!!!!!!!!!
RispondiEliminaUn saluto e un abbraccio anche a te!
Elimina