"Non so se tutti hanno capito, ottobre, la tua grande bellezza: nei tini grassi come pance piene, prepari mosto e ebbrezza...Lungo i miei monti, come uccelli tristi, fuggono nubi pazze, lungo i miei monti, colorati in rame, fumano nubi basse..." (Francesco Guccini, "Canzone dei dodici mesi".
Puntuale come sempre, al primo del mese sono pronta a staccare il "foglio" del calendario del Ciclo dei mesi di Trento.
Siamo già al decimo: inizia ottobre e anche sei secoli fa questo era il mese della vendemmia
e del vino:
Sotto un sole splendente, la raccolta dell'uva, con la spremitura e la preparazione del mosto, occupa tutta la scena.
Nelle valli del Trentino, allora feudi del committente
dell'affresco, il principe-vescovo Giorgio di Liechtenstein, i filari delle
viti arrivano quasi a lambire le rocce variopinte delle montagne.
È un territorio esteso, i vigneti sono grandi ed è necessario che tutti lavorino sodo.
In effetti, tra i tralci delle viti che fanno da sfondo a tutta la scena, è tutto un fervore di attività: i contadini, uomini e donne, tutti abbigliati con candide vesti, colgono i grappoli delle uve bianche e nere e li trasportano a spalla in grossi cesti.
In effetti, tra i tralci delle viti che fanno da sfondo a tutta la scena, è tutto un fervore di attività: i contadini, uomini e donne, tutti abbigliati con candide vesti, colgono i grappoli delle uve bianche e nere e li trasportano a spalla in grossi cesti.
A sinistra, è in azione un torchio
a vite: solo le tenute dei grandi signori potevano permettersene uno così
grande da richiedere almeno due persone per azionarlo.
La descrizione del
meccanismo, come quella di tutti gli attrezzi agricoli, è di una grande
precisione. Per arrivare a una rappresentazione così esatta c'è da supporre che il pittore, maestro Venceslao, avesse una certa consuetudine
con la vita della campagna.
L'aveva forse acquisita nel corso dei suoi lunghi viaggi per tutta Europa, quando si trasferiva da un territorio all'altro, per offrire i suoi servizi di artista itinerante. E chissà quante volte aveva avuto occasione di osservare i lavori della vendemmia.
L'aveva forse acquisita nel corso dei suoi lunghi viaggi per tutta Europa, quando si trasferiva da un territorio all'altro, per offrire i suoi servizi di artista itinerante. E chissà quante volte aveva avuto occasione di osservare i lavori della vendemmia.
In basso, è raffigurata la spremitura fatta a mano con i contadini
che rimestano e schiacciano le uve con l'ammostatoio.
Nell'aria sembra quasi di sentire l'eccitazione
che accompagna il momento in cui, dopo
la raccolta, già si pregusta il vino nuovo.
La vendemmia era, anche allora, uno dei momenti più attesi del calendario agricolo.
Perfino i nobili signori, che negli altri affreschi si guardano bene dall'unirsi ai
contadini, hanno lasciato i loro aristocratici
svaghi per scendere, tutti eleganti, nella vigna ad assaggiare il mosto. Ci tengono che il vino sia buono
Sanno che a loro sarà riservata la prima pigiatura delle
uve, destinata a produrre i vini più raffinati.
I contadini si dovranno accontentare dei vini bianchi o rosati della
seconda o terza pigiatura.
Ad ogni modo, per tutti la vendemmia sembra essere un'occasione di festa. Le viti cariche di grappoli fanno pensare che la raccolta sarà buona.
Mentre nell'aria si spande l'odore inebriante del mosto, aristocratici e contadini per una volta insieme, possono, finalmente, lasciarsi andare e dimenticare, almeno per un momento, le preoccupazioni di tutti i giorni.
Mi piace tanto come il tuo occhio sa cogliere tutti i minimi dettagli e dare loro un significato!
RispondiEliminaPoace anche a me guardare le immagini di questi affreschi con una lente. E ogni volta è una scoperta!
EliminaOrmai ogni inzio del mese aspetto il tuo post per cominciare in bellezza !!
RispondiEliminaBella la citazione da Guccini
Ciao
Marco
Sai Marco, ogni volta che inizia ottobre mi vengono in mente i versi della canzone di Guccini che per me è una delle sue più belle.
EliminaCiao e a presto
Sono immersa anch'io in questo contesto di vendemmie, raccolta di frutti del suolo e delle piante...amo questo periodo d'oro...e le tue immagini mi riportano all'amato paesaggio altoatesino...a Novacella e alla sua Abbazia!
RispondiEliminaGrazie, per questo connubio tra arte e e saperi del mondo rurale!
Buona giornata!
Anch'io ogni volta che vedo questi affreschi ripenso al paesaggio del Trentino e dell'Alto Adige che amo tantissimo. Ho sempre l'impressione che là, più che altrove,sopravvivono gesti e saperi antichissimi in completa e straordinaria armonia.
EliminaQuesto mi piace tanto!!! Ripasserò con più calma a leggere il testo... per ora l'immagine mi ha suscitato una bella emozione¨
RispondiEliminaBaci
Cinzia
La stessa emozione che ha suscitato anche a me!
Eliminala citazione di Guccini in apertura è già un mare di ricordi; e le immagini ed il tuo nitido e acuto descriverle ne è grande corredo.
RispondiEliminaGrazie e un abbraccio
Luisa
Grazie a te, Luisa, anche a me Guccini suscita una marea di ricordi e di sensazioni, soprattutto in questo inizio di autunno.
Eliminail mese non inizierebbe col piede giusto senza uno sguardo al tuo calendario
RispondiEliminaAnche per me sfogliare questo calendario è diventato un appuntamento irrinunciabile!
EliminaSiamo già a Ottobre???
RispondiEliminaIo protesto, esigo che l'estate venga allungata di almeno due mesi e poi che l'autunno faccia scansare l'inverno al quale verrà concesso un solo mese perché... la primavera non può attendere!
Ovvia!
:)
L'inverno che dura un mese? L'idea mi piace. Proponiamola!
EliminaEccomi! Non potevo perdermi l'affresco-racconto di inizio mese... Ormai sta diventando un appuntamento fisso! Ciao
RispondiEliminaAnche per me! Come faremo l'anno prossimo senza questo bel calendario?:-)
EliminaHai ragione! Questo mese raffigura bene il fervore della vendemmia! Chissà cosa ci aspetta invece per novembre.
RispondiEliminaTe lo dirò il primo novembre. Resisto alla tentazione di guardarlo prima!
EliminaÈ vero, c'è fervore e c'è, soprattutto gioia! Una cosa mi incuriosisce: le vesti bianche sono un'invenzione dell'artista o davvero i contadini vestivano di bianco per la vendemmia? In entrambi i casi: quale sarebbe la ragione?
RispondiEliminaUn abbraccio
Cinzia
Le vesti bianche sono un'invenzione dell'artista per motivi pittorici di armonia di colore. Secondo le fonti dell'epoca, per esempio le cronache quattrocentesche, i contadini vestivano rozze tuniche di un panno grigiastro ("bigeegno" viene chiamato dal novelliere quattrocentesco Gentile Sermini)I colori erano riservati all'aristicrazia e il bianco a chi aveva la possibilità di non svolgere lavori manuali.
EliminaUn abbraccio anche a te
Una meraviglia, ci apparecchia il profumo dell'uva natura, e l'allegria, insieme povera e sontuosa della vendemmia.
RispondiEliminaAd ogni mese che proponi, ritorno con la fantasia in quella Trento dove ho vissuto benissimo tra il settembre del novecentosettantacinque e l'ottobre del settantasei.
Dai commenti ricevuti anche per gli altri mesi del calendario, vedo che Trento è rimasta nel cuore di tutti quelli che vi hanno abitato!
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