Nell'autunno del 1888, Pont-Aven in Bretagna è ancora un paesino silenzioso, fatto di vie selciate, di case
di pietra, di corsi d’acqua e di mulini.
Al
centro, la grande piazza si affolla solo per la messa della domenica o nei
giorni di mercato, quando dalla campagna arrivano le contadine, con le loro
cuffiette bianche immacolate. Uomini e donne vestono col costume tipico della regione e
parlano tra di loro in un dialetto stretto.
Di turisti non ci sarebbe nemmeno l’ombra, se a scoprire
quel piccolo paese isolato non fossero stati gli artisti. Alla pensione dei Gloanec, dove si fa
credito e dove la moglie dell’albergatore prepara pranzi succulenti, alloggia niente meno che Paul
Gauguin. Ė lui che ha scelto Pont-Aven "per la sua atmosfera selvaggia e primitiva.
Quando i miei zoccoli risuonano su questo granito- gli piace dire- sento l’eco
attutito e potente che vorrei ottenere quando dipingo”.
Ed è proprio lui che ha
attirato in quell'angolo isolato di Bretagna tutti gli altri artisti.
Quarantenne,
la faccia precocemente segnata, sempre vestito di scuro, Gauguin se ne sta per
lo più rintanato a dipingere nel suo studio, allestito in una camera della
pensione. Oppure è capace di rimanere per ore in silenzio, in un angolo, fumando
la pipa e intagliando nel legno misteriose figure che gli ricordano i suoi viaggi oltre Oceano.
Solo
al momento dei pasti, quando tutti si ritrovano alla grande tavola comune, comincia a parlare di pittura, o meglio, del suo modo di intendere la pittura. La
sua voce alta e acuta domina, allora, tutte le conversazioni.
Tra i commensali un giovane parigino, Paul
Sérusier (1864-1927), lo ascolta rapito, senza perdersi nemmeno una parola. Ha ventiquattro
anni e da tre ha abbandonato il lucroso mestiere del padre, il commercio dei profumi, per dedicarsi alla pittura.
A Parigi studia nell'ambiente caotico e cosmopolita dell’Academie Julian, dove la sua simpatia e i suoi modi gentili e alla
mano gli hanno procurato molti amici.
Ama molto la compagnia, ma a Pont-Aven è venuto da solo: la sua idea è quella di andare a conoscere Gauguin e di trovare finalmente, grazie a lui, un modo di dipingere che gli corrisponda.
Quel
giorno d’ottobre ha deciso di andare a giro con pennelli e tavolozza, cercando
ispirazione negli angoli più suggestivi del paese.
Le Bois d'Amour in una foto di fine '800 |
Lì, incantato
dalla luce e dai colori autunnali, si ferma vicino a un ponte: ha l'impressione che sia proprio quello il paesaggio che cercava, tanto che gli sembra quasi di sentire risuonare le parole che Gauguin, con la sua solita maniera
sbrigativa, gli ha detto poco tempo prima. "Ė solo l’occhio dell’ignorante che
assegna un colore fisso e immutabile a ogni oggetto".
E poi, rivolgendosi direttamente a lui: "Come vedi questi alberi? Sono gialli. Ebbene, mettici del giallo. Quest’ombra decisamente blu, colorala con una tonalità oltremare. Queste foglie rosse, dipingile di vermiglio".
E poi, rivolgendosi direttamente a lui: "Come vedi questi alberi? Sono gialli. Ebbene, mettici del giallo. Quest’ombra decisamente blu, colorala con una tonalità oltremare. Queste foglie rosse, dipingile di vermiglio".
Ecco come deve fare!
Improvvisamente si sente, come dirà più tardi il suo amico
Maurice Denis, “liberato da tutti gli ostacoli che si frapponevano al suo istinto di pittore”
Ha una tale voglia di dipingere che non perde nemmeno il tempo di montare il cavalletto e comincia a stendere i colori su quello che trova sottomano: il coperchio della sua scatola di sigari.
Ed è qui che, finalmente, il "suo" paesaggio prende forma.
Nessuna
prospettiva, nessuna profondità: gli alberi, il fiume, l’erba sono diventati
colori puri. Masse rosse, gialle, blu, un tocco di verde e di celeste fanno intuire tutti gli elementi del paesaggio: il bosco, la strada, la fila dei faggi o il riflesso dell’acqua
Intuire, appunto, perché Sérusier non vuole presentare la realtà così com'è, ma interpretarla e trasformarla come gli dettano le
sue sensazioni.
In quel piccolo
dipinto (appena 22x27cm) ha trovato una maniera nuova di guardare e dipingere
la natura.
Le
strade di Gauguin e di Sérusier di lì a poco si separano: Gauguin, pochi
giorni dopo, raggiunge Van Gogh ad Arles, Sérusier torna a Parigi, portando con se il suo quadretto, come fosse un tesoro.
Gli amici più stretti dell’Academie Julian, riuniti nel movimento artistico dei Nabis (qui è il link), non appena lo vedono ne sono entusiasti: vi scoprono la possibilità
di quella pittura libera che hanno sempre sognato.
Il dipinto di Pont-Aven diventa il loro modello, il loro prezioso "talismano" come lo ribattezzano, con un titolo che diventa subito noto.
Lì- come racconta Maurice Denis- trovano conferma alla loro idea "che un quadro, ancora prima di essere un cavallo, una donna nuda, o un qualsiasi episodio, non è che una superficie piana ricoperta di colori messi insieme con un certo ordine..”
Lì- come racconta Maurice Denis- trovano conferma alla loro idea "che un quadro, ancora prima di essere un cavallo, una donna nuda, o un qualsiasi episodio, non è che una superficie piana ricoperta di colori messi insieme con un certo ordine..”
Tutto
qui, ma è già moltissimo, perché, come è stato detto più volte, si tratta di una tappa fondamentale nel passaggio tra pittura figurativa e pittura astratta.
In quell'ottobre del 1888 l'incontro tra l'esperienza di Gauguin, il desiderio di libertà di Paul Sérusier e l'atmosfera di Pont-Aven, ha dato i suoi frutti.
In quell'angolo solitario del Bois d'Amour si è compiuta una piccola magia: quel paesaggio dipinto con frenesia su una scatola di sigari contribuirà a cambiare per sempre il modo di rappresentare la realtà.
In quell'ottobre del 1888 l'incontro tra l'esperienza di Gauguin, il desiderio di libertà di Paul Sérusier e l'atmosfera di Pont-Aven, ha dato i suoi frutti.
In quell'angolo solitario del Bois d'Amour si è compiuta una piccola magia: quel paesaggio dipinto con frenesia su una scatola di sigari contribuirà a cambiare per sempre il modo di rappresentare la realtà.
La foto in bianco e nero che hai pubblicato consente di fare un confronto molto istruttivo tra il paesaggio visto e quello ricreato nel dipinto. Brava come sempre !!
RispondiEliminaCiao
Marco
Infatti la foto di H.Lemoine è più o meno degli stessi anni del dipinto ed è la dimostrazione del potere di "trasfigurazione" della grande arte.
EliminaHo avuto per molto tempo questa immagine come copertina di un quaderno di appunti e ora finalmente ne conosco tutta la storia
RispondiEliminaGrazie
Anna
Ed è una storia che rende giustizia a quel grandissimo pittore che fu Paul Sérusier!
EliminaUna gran bella storia che ignoravo del tutto come il nome di Sérusier. Mi pare di capire che non sono solo i soliti noti a cambiare la storia della pittura
RispondiEliminaSara
E' proprio vero, Sara, a volte il nome di grandi artisti come fu Paul Sérusier sono quasi scomparsi, sovrastati dalla fama di altri illustri contemporanei ( in questo caso Gauguin).Ma se vai a ricercare- anche solo su google- le sue opere vedrai che dietro c'è un mondo straordinario da scoprire.
EliminaSérusier salta il fiume e si butta nell'arte contemporanea per la strada misteriosa dell'autoreferenzialità.
RispondiElimina;) E poi ricorda che fumare fa male ma il pacchetto dei sigari va riciclato! :)
Hai colorato una grigia giornata!
Col suo pacchetto di sigari, Paul Sérusier, ha colorato ben più di una giornata :-)
EliminaMa che meraviglia, non lo conoscevo. Grazie, come sempre.
RispondiEliminaSono contenta di avertelo fatto scoprire: è un pittore straordinario!
EliminaCome il giovane Sérusier ha colto l'essenza di quel luogo con pennellate di puro colore, tu altrettanto bene dipingi con le parole una storia semplice ma bellissima al tempo stesso!
RispondiEliminaGrazie dell'ennesima perla!
Ciao ;-)
Grazie a te Jampy!
Eliminama che bella storia mi stavo perdendo! sempre grata. Anzi, sempre PIU' grata :-)
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