"Dixe febraio: io non arò ma' bene/ L'acqua e la neue adoso me uene/Rompo la ghiaza com gran pene/ De tuti i mixi io som lo pezore
Disse febbraio: io non avrò mai pace/L'acqua e la neve mi piombano addosso/Rompo il ghiaccio con gran fatica/Di tutti i mesi sono senz'altro il peggiore" (Anonimo, Ballata dei mesi, sec.XIV)
Gennaio quest'anno è passato in fretta. Appena un soffio
ed è già il momento di staccare il secondo foglio del calendario.
Siamo
a Febbraio, il mese destinato, nell'antica Roma, ai Lupercali, i riti
della purificazione e che proprio dal verbo latino februare
(purificare)
prende il nome.
Sono
davvero molti i calendari scolpiti con le raffigurazioni dei mesi
che, tra XII e XIII secolo, ornano le chiese grandi e piccole delle
città e della campagna. Tra le tante immagini ho scelto
quella del Ciclo eseguito, nella prima metà del Duecento, per la
porta meridionale del duomo di Ferrara (e ora conservato al museo
della Cattedrale).
Ed ecco il Febbraio di otto secoli fa:
Ed ecco il Febbraio di otto secoli fa:
A
sinistra, un giovane contadino, che indossa una corta tunica,
trattenuta alla vita da una cintura e con maniche lunghe e strette,
si protegge dal freddo con un mantello. Regge in una mano un grande
ramo secco e nell'altra una roncola. Ai piedi non porta gli zoccoli,
abitualmente usati dai più poveri, ma comode calzature di pelle (o
più probabilmente di feltro) che arrivano alle caviglie.
È
raffigurato mentre è
intento a uno dei pochi lavori consentiti dalla stagione: la
potatura.
O, forse, invece, sta preparando un palo di sostegno per le
viti che allora in Italia venivano già coltivate in filari
ravvicinati.
Qualunque
sia l'attività, in cui è occupato, probabilmente non vede l'ora di
rientrare nel caldo della casa. Ora come allora febbraio era il mese
più freddo dell'inverno: i detti popolari "Febbraio,
febbraietto mese corto e maledetto",
oppure "febbraio
corto e amaro"
hanno tramandato nel tempo l'idea di un mese gelido e aspro. Un mese, in cui stare al chiuso per proteggersi dai rigori della stagione.
In
effetti, a destra, il focolare aperto senza camino- completo di un
paiolo e di una cremagliera appesa a un anello al soffitto- e gli
insaccati che pendono alla parete danno l'idea di un interno, in cui trovare rifugio. Nessun lusso, nessun elemento superfluo, ma c'è, comunque, da esserne contenti.
Soprattutto in un'epoca in cui
non tutti possono contare sul calore del fuoco o sulle scorte di
cibo accumulate e in tanti, invece, patiscono i morsi del gelo e
della fame.
La scena è tutta qui. Con
pochi tratti, l'ignoto scultore riesce a restituire l'atmosfera dell'inverno: gli bastano i rami spogli degli alberi, le calzature pesanti e la presenza, appena suggerita, del tepore del fuoco.
Un così spiccato interesse per la realtà gli deriva, probabilmente, dalla sua esperienza di artigiano, abituato a trasferirsi ovunque possa trovare lavoro nei cantieri delle cattedrali. Forse nei suoi spostamenti ha visto i calendari dei mesi delle chiese dell'Ile-de-France ed è rimasto colpito dalla loro attenzione ai più minuti dettagli della vita quotidiana.
Un così spiccato interesse per la realtà gli deriva, probabilmente, dalla sua esperienza di artigiano, abituato a trasferirsi ovunque possa trovare lavoro nei cantieri delle cattedrali. Forse nei suoi spostamenti ha visto i calendari dei mesi delle chiese dell'Ile-de-France ed è rimasto colpito dalla loro attenzione ai più minuti dettagli della vita quotidiana.
Ed è quello che cerca, appunto, di riproporre nel Ciclo di Ferrara. Un altro tocco di verità era aggiunto dal colore che, all'origine, ornava tutte le scene, ma che ormai, con l'andare del tempo, è completamente scomparso.
In ogni caso, quello che colpisce nel mese di Febbraio è la grande dignità, con cui è rappresentata la scena. Tanto che sembra che il giovane abbia la fierezza di un antico guerriero e impugni il ramo, che tiene in mano, come fosse una spada.
A Ferrara, come negli altri Calendari dei Mesi, i contadini, una parte indispensabile quanto spesso bistrattata della
società, diventano finalmente protagonisti: sono loro e non i personaggi
delle storie dell'Antico e del Nuovo Testamento, i nobili, o i Santi a ritmare, col loro lavoro, l'avvicendarsi delle stagioni.
E sono i loro gesti e la loro fatica quotidiana, altrimenti ignorata, ad essere tramandati fino a noi.
Bello anche questo "foglio" del calendario 2014. A me fa anche pensare a quali fortuna abbiamo noi ad essere nati nella nostra epoca. La vita allora era davvero non facile. A cominciare già solo dalle limitate possibilità di proteggersi che offriva l'abbigliamento. Oggi abbiamo ogni sorta di tecnologia che ci aiuta a stare al caldo anche nei pochi momenti che trascorriamo fuori....per non parlare dell'interno delle nostre case. Forse dovremmo esserne maggiormente consapevoli...
RispondiEliminaBuona domenica
Cinzia
E' proprio vero, Cinzia, se si legge un libro di storia del Medioevo ci si rende conto, al di là del pittoresco, di quanto fosse dura la vita e di quanto dovremmo essere consapevoli della fortuna di avere, come abbiamo, una vita piena di agi.
EliminaGrazie e a presto
E allora buon febbraio, e che sia davvero corto e soprattutto che si porti via la pioggia!
RispondiEliminaBuon febbraio anche a te. Spero anch'io che la pioggia finisca:siamo in una situazione di un tale degrado del territorio da non poter nemmeno sopportare una pioggia prolungata.
EliminaCredo che una parte del fascino dei tuoi racconti stia nel fatto che parli anche dell'autore ignoto, di cui si sa praticamente niente, ma qualcosa trapela di lui dalla sua opera, e te ci fai vedere anche lui e il suo tempo e anche come cambia il modo di rappresentare le cose. Grazie.
RispondiEliminaGrazie a te! E' vero che la vita di questi ignoti artisti trapela dalle loro opere. Il Maestro dei Mesi di Ferrara di sicuro conosceva benissimo- forse per averla condivisa nel corso dei suoi lunghi viaggi-la dura vita dei contadini.
EliminaIl tuo commento, con grande sensibilità, sottolinea il ruolo che il lavoro di ciascuno, anche il più umile, aveva per la comunità di cui faceva parte; la dignità e quasi l'orgoglio con cui era vissuto e interpretato. Come sempre, le opere antiche hanno molto da insegnarci.
RispondiEliminaBuon febbraio, cara amica!
Buon febbraio, cara amica!
Infatti, Luisa, soprattutto oggi la dignità di assolvere al proprio compito, anche se umile, mi sembra sia una merce decisamente rara.
EliminaBuonissimo febbraio anche a te!
Buon febbraio anche a te e se Lupercale deve essere, Lupercale sia! Onore al decoratore ignoto e al suo compendio del mese scolpito così efficacemente!
RispondiEliminaLupercale e, poi, Carnevale sia per tutti !
EliminaGrazie per questo foglio di calendario. Molto bello anche il fregio dei mesi sul portale del Duomo di Cremona,la mia citta
RispondiEliminaGrazie! E chissà forse uno dei prossimi mesi toccherà al calendario di Cremona!
EliminaInteressante ...
RispondiEliminaGrazie!
EliminaUna raffigurazione in parte nobile in parte popolare del mese di febbraio,una bella opera d'arte, un bell'esempio di quanto gà fosse avanzata l'arte in Italia in quel secolo.
RispondiEliminaCertamente, Costantino. Purtroppo c'è ancora qualcuno che liquida il Medioevo, tra XII e XIII, con la facile formula dei" secoli bui.
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