mercoledì 28 maggio 2014

"Il sogno di san Giuseppe": la luce di Georges de la Tour


"La completa oscurità della notte è la sola alba che l'uomo possa conoscere"(Giovanni della Croce)


Un dipinto di Georges de La Tour (1593-1652), una tela di meno di un metro per ottanta, ora al Musée des Beaux Arts di Nantes. 


Una scena ridotta all'essenziale con due soli personaggi, un giovane e un vecchio, che occupano tutto lo spazio. I colori sono sobri e tutti giocati nella gamma dei neri, dei marroni e degli ocra, con qualche tocco di rosso e di giallo. 
Pochissimi gli elementi che suggeriscono l'ambientazione: sullo sfondo un tavolo, su cui è appoggiato un candeliere di rame con una candela accesa e le forbici per tagliare lo stoppino. 
A sinistra, l'angelo, un giovane, vestito con una lunga tunica, chiusa da una bella cintura ricamata, ha la mano sinistra levata verso il cielo, mentre  il braccio destro teso nasconde la candela. San Giuseppe, con il gomito sul tavolo e la testa appoggiata sulla mano, sembra si sia addormentato mentre stava sfogliando il libro che ora giace aperto sulle sue ginocchia. 
Le rughe evidenti del volto contrastano col profilo puro e liscio dell'angelo.

Ma la vera protagonista del dipinto è la luce che  scolpisce differentemente le forme, rivela alcuni dettagli e ne lascia altri nell'ombra, mette in evidenza il raffinato disegno della cintura ricamata e fa trasparire, in controluce, la scrittura del libro. È la luce che suggerisce il movimento, mettendo l'accento sul viso e sul braccio dell'angelo e lasciando la figura del vecchio nella penombra.
Il dipinto racconta l'episodio evangelico del "Sogno di san Giuseppe" con l'apparizione  dell'angelo e la rivelazione della gravidanza divina di Maria. Per rappresentarlo La Tour non ha avuto bisogno di aureole, né di ali multicolori  e nemmeno di quelle nuvole che sembrano accompagnare  tutte le visioni barocche. 
San Giuseppe non è che un vecchio addormentato, stanco di cercare nei testi sacri una risposta ai suoi dubbi. 
Il viso illuminato del ragazzo, da cui sembra emanare luce, è sufficiente a rivelarcelo come un messaggero divino. 
Nessuna concessione al lusso o agli orpelli: la tela sembra avere la severità  e l'austerità di una meditazione spirituale.

Se è sempre un esercizio rischioso cercare di vedere nelle opere un riflesso del carattere degli artisti, tanto più lo è in questo caso.
Georges de La Tour è un pittore misterioso, sfuggente. 
Della sua vita abbiamo solo qualche traccia documentaria che non riguarda, però, il suo percorso di pittore.
Alla sua morte, la sua opera è caduta nell'oblio ed è stata riscoperto solo ai primi del Novecento. Pochi suoi dipinti sicuri, molte le repliche e, forse, i falsi (qui è un link). 
Nessuna notizia di un viaggio in Italia e neppure una prova di come sia arrivata a conoscere le opere di Caravaggio, da cui è rimasto certamente influenzato.

Nato in Lorena nel 1539 entra, grazie al matrimonio, nei ranghi della nobiltà locale e si trasferisce a Lunéville dove vive  e lavora per il duca lorenese, per poi diventare pittore del re di Francia Luigi XIII, sullo sfondo tormentato della Guerra dei Trent'Anni.
Sappiamo che  la pittura non è la sua sola occupazione, che si è arricchito grazie a un'oculata gestione dei suoi terreni e dei suoi poderi. 
La sua riuscita sembra provocare l'invidia di chi lo ha visto nascere da una modesta famiglia di fornai. I documenti parlano del carattere arrogante di uno che si è fatto da sé e che non rinuncia ai vantaggi del suo ruolo di "signore del luogo" con una brutalità di cui i concittadini si lamentano. 
Insomma, apparentemente, niente di più lontano dall'atmosfera dei suoi dipinti.

Dell'uomo e dell'artista però ignoriamo i pensieri, né sappiamo fino a che punto possa essere stato influenzato dall'atmosfera turbinosa di quegli anni con il paese sconvolto dalla violenza e dalla miseria. 
E nemmeno conosciamo i modi della sua religiosità o le sue riflessioni sulle idee dei mistici spagnoli di un Dio come unica luce nelle tenebre, che- sappiamo dai documenti- venivano diffuse proprio in quegli anni in Lorena dai predicatori domenicani.

Certo è che un eco  di quei pensieri rimane nella straordinaria sintesi dei suoi dipinti, nella sua luce, fisica e metafisica insieme, che basta da sola a restituire la sacralità di una scena (qui è un link).
Come qui, dove San Giuseppe e l'angelo sono fermati, come catturati, in un istante che diventa eterno. 
Quella strana immobilità, insieme a quel chiarore trascendente che li illumina, sospende la scena nello spazio e nel tempo. 
In quell'epoca turbata dalla guerra, dalla paura, piena di frenesie e di rumori è come se La Tour fosse riuscito a dipingere il silenzio. 
E in quel silenzio, forse, a trovare pace.





7 commenti:

  1. Grazia, questo dipinto è meraviglioso. Riuscire a scattare un ritratto così, con quella luce, sarebbe magnifico anche nella fotografia. Trovo che abbia una forza quasi magnetica quel viso illuminato dal basso, dalla luce della candela che si intravede. Stupendo davvero!

    Saluti cari
    Cinzia

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    1. Penso anch'io che sia bellissimo, tanto più che, come succede con i capolavori, si ha l'impressione che non si sveli del tutto e che rimanga qualcosa di inesplicabile, che ci affascina.

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  2. mi chiedo se un falegname sapesse leggere, e leggere libri, addirittura.
    mio nonno era falegname e sapeva fare la firma e leggere qualche titolo di giornale.

    è bello uno che si addormenta leggendo e quella lettura è un simbolo, immagino

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    1. In effetti, Franz, il soggetto è stato molto discusso e c'è stato anche chi ha pensato che, invece di san Giuseppe,si trattasse dell'evangelista san Matteo con l'angelo che lo guida nella scrittura del Vangelo. Io, malgrado la poca verosimiglianza, preferisco l'potesi che il vecchio addormentato sia il falegname che cerca in un libro sacro, forse intuendo più che leggendo, risposta a tutti i suoi dubbi. E che dal sogno, o dalla visione, ne esca alla fine confortato e consolato.

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  3. Non conosco nè questo dipinto nè il pittore; ma l'influenza di Caravaggio l'ho pensata appena l'ho visto.
    Mi piaciono in generale questi quadri con l'illuminazione di una piccola fiamma, che fanno risaltare alcune cose e ne celano altre. Penso pure che questo modo di dipingere sia ancora più difficoltoso che non con un'illuminazione "a giorno"... ciao

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    1. Indubbiamente questi dipinti "notturni"sono pieni di suggestione: la luce serve a farci da guida e a portarci dove il pittore vuole che fissiamo lo sguardo.

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  4. bello lo sguardo dell'angelo, si guarda intorno esitante come se non se la sentisse di interrompere il sonno del vecchio.

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