La matematica non è (o non dovrebbe essere) un'opinione, nemmeno per gli artisti.
In effetti, proprio un numero sbagliato è alla base di una storia che riguarda l'"Assunzione della Vergine", eseguita da Andrea Mantegna tra il 1453 e il 1457 per la cappella Ovetari nella chiesa degli Eremitani di Padova.
L'affresco
è una delle poche parti superstiti della decorazione della cappella,
quasi tutta distrutta da un bombardamento nel 1944 (qui è un link)
La scena è delimitata da un arco dipinto decorato con motivi di
candelabre e cornucopie derivati dall'antichità classica: in alto è raffigurata la Madonna Assunta, circondata da angeli festanti, mentre in
basso è collocato un gruppo compatto di otto Apostoli che
guardano verso il cielo.
Otto?
Ma non dovrebbero essere dodici?
Contiamo meglio! No,no... sono proprio otto.
Di sicuro, i numeri non tornano.
Di sicuro, i numeri non tornano.
E non tornano nemmeno quando la committente, Imperatrice
Ovetari, nel 1457, riesce, finalmente,
vedere l'affresco terminato.
Ci
mancava solo questa- avrà pensato- come se non bastassero tutti i grattacapi che ha avuto fin da quando, una decina d'anni prima, nel 1448, rimasta vedova, ha dovuto adempiere alle volontà del marito, che, nel testamento, le ha lasciato una cospicua cifra con il compito di provvedere alla decorazione della cappella di famiglia.
Il soggetto è già stato stabilito: le storie di san Giacomo e di san
Cristoforo alle pareti e l'Assunzione di Maria nel fondo dell'abside.
Forse Imperatrice
Ovetari, all'inizio ha creduto di cavarsela velocemente, assegnando l'esecuzione a due squadre di pittori: da una parte due
maestri veneziani già affermati, Antonio Vivarini e il cognato
Giovannni d'Alemagna,
dall'altra
due giovani e agguerriti padovani:
Nicolò Pizzolo e Andrea Mantegna, all'epoca appena diciassettenne.
La
doppia commissione, però, invece di agevolarla, le ha complicato la vita. E non di poco.
Intanto, ci si è messo di mezzo il destino con la morte prematura di
Giovanni d'Alemagna, la conseguente
rinuncia
di Vivarini e l'obbligo di sostituirli con altri due pittori, Bono da
Ferrara e Ansuino da Forlì.
Ma anche con i due padovani le cose non sono andate lisce: avrebbero dovuto andare d'accordo visto che entrambi erano stati a bottega da Francesco Squarcione, dove avevano condiviso l'amore per l'antichità classica e per le complesse
ambientazioni prospettiche, ma invece erano nati subito dei contrasti. C'è da dire che tutt'e due hanno un caratterino che definire difficile è un eufemismo.
Nicolò Pizzolo era già noto, in città, come un insolente attaccabrighe, ma anche Andrea Mantegna, più giovane di lui di dieci anni, si è rivelato un tipetto da prendere con le molle. Non appena ricevuta la commissione per la cappella è andato a vivere da solo e si è impelagato in una causa brigosissima col suo maestro e tutore, Squarcione, reclamando compensi mai ricevuti e- come se non bastasse- ha preso a litigare continuamente con Pizzolo.
Nicolò Pizzolo era già noto, in città, come un insolente attaccabrighe, ma anche Andrea Mantegna, più giovane di lui di dieci anni, si è rivelato un tipetto da prendere con le molle. Non appena ricevuta la commissione per la cappella è andato a vivere da solo e si è impelagato in una causa brigosissima col suo maestro e tutore, Squarcione, reclamando compensi mai ricevuti e- come se non bastasse- ha preso a litigare continuamente con Pizzolo.
Mantegna è ambizioso e ha voglia
di affermarsi. Sicuro di sé e dei suoi mezzi, ha cominciato a metter
bocca su tutti i lavori della cappella. Pizzolo, che, di certo, non è abituato ad avere pazienza, non ci ha
pensato due volte ad andare per vie legali e a richiedere un
arbitrato che stabilisse non solo la suddivisione dei compiti, ma addirittura quella dei
materiali. Insomma, sono andati avanti per un po' con una tensione che si tagliava con il coltello come due- per così dire- "separati sui ponteggi", finché Pizzolo è morto
assassinato e Mantegna ha continuato praticamente da solo.
Se
Imperatrice
Ovetari non ha protestato per la durata dei lavori che, secondo il contratto, dovevano finire in due anni è perché, in fondo, è stata contenta
di vedere fiorire, come d'incanto, sulle pareti della sua cappella
quello che
già tutti considerano un capolavoro. Gli episodi delle
vite dei Santi, ambientati con una rigorosa prospettiva
matematica e arricchiti da tutta una serie di citazioni dall'antico, provocano l'effetto, insieme solenne e monumentale, di grandi sculture dipinte.
Di
certo, ha provato la soddisfazione di avere puntato su un giovane
che
si è rivelato un vero portento. La fama di Mantegna, intanto, si è
diffusa
in tutto il nord Italia. Grazie al matrimonio
con la giovane Nicolosa Bellini, figlia di Jacopo e sorella di
Giovanni, si è legato con la bottega più prestigiosa di Venezia; le commissioni fioccano e ora sta per essere nominato niente di meno
che pittore di corte dei Gonzaga
a Mantova, dove è riuscito a strappare uno stipendio di
tutto rispetto e condizioni di lavoro invidiabili.
Forse- pensa Imperatrice- ormai non ne può più della cappella Ovetari e con gli Apostoli ha un po' tirato via.
Anche lei,
con tutta probabilità, è stanca, ma non vuole essere nemmeno presa
in giro. È
vero che con l'Assunzione si dovrebbe chiudere un decennio di
lavori, in cui ha sopportato di tutto, complicazioni, tensioni, liti, strascichi giudiziari, perfino la morte e l'assassinio di due dei "suoi" pittori, ma ora basta: ha pagato per dodici Apostoli e dodici devono essere.
Non
gli resta che andare in tribunale.
Il giudice, tanto per andare sul sicuro, si affida al parere tecnico di due artisti, Pietro Maggi da Milano
e Giovanni Storiato.
I due constatano che quattro Apostoli mancano effettivamente all'appello, ma, tuttavia danno ragione
a Mantegna: lo spazio della parete di fondo della cappella, occupata
anche dalla finestra, è decisamente troppo stretto e il pittore ha
fatto quello che poteva.
Ci è voluta tutta la sua maestria e la sua abilità prospettica,
per stiparvi dentro otto apostoli, mantenendo l'equilibrio e l'armonia della scena.
Gli altri proprio non ci stavano: fare di meglio era impossibile.
Imperatrice
Ovetari si deve rassegnare.
I numeri sono numeri- è vero- ma anche la matematica, alle volte, deve cedere il passo alle ragioni dell'arte.
Cocciuto il nostro caro Mantegna! bastava dipingesse degli apostoli un po' più piccoli e gli sarebbero stati tutti e dodici.....
RispondiEliminaDede, la pensi come Francesco Squarcione che andava dicendo a tutta Padova la stessa cosa😉
Eliminala differenza fra il 1453 e il 1457 è proprio 4, che coincidenza :)
RispondiEliminaAnche la storia dell'arte è piena di coincidenze:-)
EliminaUna vicenda interessante, raccontata con una giusta dose di "suspnce".
RispondiEliminaDirei che il verdetto finale è condivisibile.
Il verdetto è stato dato da due pittori...e gli artisti, su questi temi, hanno sempre ragione!
EliminaFarceli stare in uno spazio così piccolo sarebbe stato impossibile: o non ci sarebbe stata alcuna proporzione tra i vari personaggi dell'affresco; oppure avrebbe dovuto dipingere gli apostoli in versione equilibristi circensi!!
RispondiEliminaDirei che rinunciare a quattro è stato il giusto compromesso. Ciao
Sono d'accordo con te e con Mantegna!
Elimina...e comunque quegli apostoli lì si vede che erano nati proprio sfigati se furono "allungati" e poi comunque finirono dietro l'altare!
RispondiEliminaAu revoir
Alvino da Ferrara
Comunque akmeno riuscirono a scampare al bombardamento del 1944 :-)
EliminaAu revoir
Bellissimo l'apostolo che abbraccia la colonna per stare nell'affresco.
RispondiEliminaUn dettaglio straordinario!
EliminaUn bel racconto... e bel carattere Mantegna, in questo caso per fortuna.
RispondiEliminaIn effetti Mantegna era un bel caratterino: difendeva se stesso e le ragioni dell'arte!
EliminaInteressante questo aneddoto raccontato con il consueto gusto e con la tua ottima padronanza della materia. Un saluto da una Genova già molto autunnale!
RispondiEliminaGrazie Ludi, in questi giorni Genova è nel cuore di tutti. Un grande abbraccio
EliminaPer fortuna (o sfortuna) non esisteva ancora la TV ne' quella trasmissione da media commerciale dove due contendenti sono in tribunale.
RispondiEliminaCerta però che, in un caso simile, avrei voluto assistere al dibattito!
Carissima Grazia, essendo pasticciona in matematica, l'ho sempre pensato che- numero piu'...numero meno...- l'importante e' il risultato.
RispondiEliminaIn questo caso CHE RISULTATO!
Sempre grazie per i tuoi magnifici racconti...
Donatella
Chissà se le opere d'arte odierne esisteranno ancora tra 600 anni!!!
RispondiEliminaSereni giorni d'autunno
Cinzia