sabato 13 dicembre 2014

Tra nebbia e sogno: la "Resurrezione" di Bastianino per la chiesa di san Paolo di Ferrara





"Egli non sa vedere che la notte, i crepuscoli e le apparizioni” (Francesco Arcangeli)

La “Resurrezione di Cristo", una delle tre grandi pale d'altare eseguite da Sebastiano Filippi detto il Bastianino (1532 ca-1602) per la chiesa di San Paolo a Ferrara:


Il Cristo risorto, circondato da un alone di luce dorata e da una gloria di angeli, si leva dal sepolcro, mentre i soldati, impauriti e attoniti, giacciono a terra, nell'ombra fitta che si addensa in basso.
Tutto sembra opaco e avvolto da una nebbia sottile che rende indistinti i contorni delle figure. 
Un dipinto di fronte a cui- per citare le parole di uno scrittore come Giuseppe Raimondi- si rimane colpiti da "tutto lo sconquasso che si osserva nella scena, un poco teatrale, un poco medianica e spiritistica... come un sogno visto da sveglio".

Siamo nella Ferrara degli anni '80 del Cinquecento. 
Sotto il Duca Alfonso II d'Este, la vita di corte continua nella magnificenza di sempre, tra spossanti battute di caccia, feste, musica, danze e gli spettacoli stupefacenti delle "Cavallerie". 
In Castello, è stata appena rinnovata la decorazione dell'Appartamento detto dello specchio. 
Agli affreschi sfrenati e scherzosi, ha collaborato lo stesso Bastianino, con quei "belli ignudi e pargoletti amori”, celebrati nei versi del poeta di corte, Torquato Tasso.
Alfonso II sembra interessarsi solo a questioni di etichetta e di protocollo, impegnato com'è nella disputa sulle "precedenze", una stremante quanto inutile contesa sui titoli di nobiltà che lo oppone alla famiglia dei Medici
Ma, dietro questa apparenza brillante e un po' fatua, cova dappertutto l'inquietudine
Nel 1570 un gravissimo terremoto ha colpito la città, le casse del Duca sono vuote e la popolazione, già fiaccata da epidemie ricorrenti, è gravata da tasse sempre più esose. 
Ormai, nemmeno lo splendore della corte può nascondere la consapevolezza di essere alla fine di un'epoca. 
Il Duca, malgrado tre matrimoni, non riesce ad avere quel figlio maschio che salverebbe la signoria estense su Ferrara: come stabilito da un antico patto, in assenza di un erede legittimo, la città è destinata a ritornare sotto lo Stato della Chiesa.

È in quegli anni difficili che Bastianino, già maturo e affermato, lavora ai dipinti di san Paolo.  
Spettatori e committenti, abituati al pittore brioso degli affreschi, non capiscono fino in fondo lo stile nebbioso e appannato che adotta, ormai, in tutte le sue tele religiose e che, dopo la morte, lo condannerà a un lungo oblio. 
Ci vorrà un grande critico d'arte, Francesco Arcangeli, per riscoprirlo e per fornire, nella sua monografia del 1963, quell'interpretazione suggestiva e poetica che resterà fondamentale per tutti gli studi successivi. 
Per Arcangeli, la nebbia, il velo che copre e offusca i colori dei dipinti di Bastianino e che priva i corpi di ogni consistenza, non è affatto un espediente, o addirittura un difetto di esecuzione, frutto di quella "negligenza" che gli veniva spesso rimproverata. 
È, invece, l’espressione in pittura dell'incertezza e del disagio che suscita la sensazione della fine di un'epoca e della malinconia che accompagna il dorato tramonto della corte ferrarese.

Bastianino, con una sensibilità che lo avvicina alla poetica tormentata di Torquato Tasso non fa che rappresentare, nei suoi dipinti, la crisi della "Ferrara affascinante e triste ma dimentica di Alfonso II".
E il dissolversi delle sue immagini non è che il riflesso del dissolversi di quel mondo.

Nella "Resurrezione" non c'è alcun senso di trionfo, alcuna esaltazione. 
I colori fumosi e i contorni sfocati aboliscono ogni nitidezza di disegno.
Le influenze di artisti come Tiziano o come Michelangelo, conosciuto a Roma e considerato un modello di riferimento, sono rielaborate in uno stile, dove manca ogni drammatizzazione e dove ogni gesto è dilatato in un'atmosfera ovattata e pesante. 
Tanto che sembra che Cristo si liberi a fatica dai lacci della morte e "anziché balzare verso l’alto… si apra il passo fra gli inceppi molli dei dormienti come risucchiato da un lento maelstrom" (Arcangeli).
I corpi dei soldati caduti a terra, con i volti deformati o appena accennati, si smaterializzano e si confondono in una massa indistinta



Gli angeli che circondano Cristo, dipinti a piccoli veloci colpi di pennello sfumati con le dita, sono presenze evanescenti che si distinguono appena nel passaggio tra l'ombra e la luce


Tutto si trasforma in una visione. 
E le immagini svaniscono nell'indeterminatezza di un sogno.




Bastianino è il protagonista della mostra "Lampi sublimi a Ferrara. Tra Michelangelo e Tiziano. Bastianino e il cantiere di san Paolo", a cura di Anna Stanzani, che si terrà da oggi e fino al 15 marzo 2015 nella Pinacoteca Nazionale di Ferrara






10 commenti:

  1. Andrò a vedere la mostra nei prossimi giorni .
    Ciao
    Marco

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    1. Dal giovedì alla domenica la mostra ( e la Pinacoteca) è aperta dalle 9 alle 19.E ogni domenica mattina ci dovrebbe essere una visita guidata gratuita. Informati prima di decidere quando farai la visita.

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  2. Dire che il dipinto si confà a certe atmosfere nebbiose della città che lo ospita sarebbe qualunquistico, l'affermazione di Arcangeli conferma la forza della metafora dell'evanescenza di quel tempo rappresentata nell'opera.
    Buona domenica, Grazia.

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    1. In effetti, Nela, è un pittore che si capisce meglio nelle nebbie e nelle brume di certi inverni ferraresi!

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  3. Il particolare dei soldati è notevole. Quando "entro" nel tuo post mi sembra di viaggiare nei dipinti :)

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    1. Hai visto che meraviglia? I dipinti di Bastianino si apprezzano meglio nei particolari. Se hai occasione di venire alla mostra vedrai che è un pittore tutto da scoprire!

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    2. Farò il possibile, visto poi che si terrà fino al 15 marzo. Grazie :)))

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  4. Tu mi fai vedere in un'opera d'arte cose che da sola mai avrei immaginato.

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  5. Interessante che una sensibilità moderna permetta di comprendere meglio un pittore antico. Che nostalgia, le nebbie di Ferrara!

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  6. Non solo il dipinto, simbolo di una particolare epoca artistica, ma anche il dettaglio della sua "storia" rendono prezioso questo post.

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