Ci
sono giornate in cui si ha voglia di una pausa per sfuggire alla
concitazione e al fragore che si sente intorno.
In questi momenti non c'è nulla di
meglio che fermarsi per un po' e, magari, prendersi il tempo di
guardare un dipinto come questo: una piccola tela (44x36cm) di Jean-Siméon Chardin con un "Vaso di fiori", ora alla National Gallery di Edimburgo.
Su uno sfondo bruno, su un ripiano di pietra, è appoggiato un vaso bianco con le decorazioni blu tipiche della maiolica di Delft, con un mazzo di garofani, tuberose e piselli odorosi. Tutto qui.
Il
dipinto non è firmato né datato, ma probabilmente è da riferire
alla metà degli anni '50 del Settecento.
Jean
Siméon Chardin (1699-1779), all'epoca, ha una sessantina d'anni e può dirsi soddisfatto del percorso che ha compiuto, malgrado
all'inizio abbia fatto le sue scelte fuori dagli schemi più
collaudati: agli insegnamenti accademici, ai viaggi di formazione e
allo studio dei grandi maestri del passato, ha preferito, da sempre,
la rappresentazione della realtà.
Per questo- nella sua produzione- ha dato largo spazio alle
"nature morte", anche se si tratta di un genere
collocato all'ultimo posto nelle rigida gerarchia dell'epoca, dopo
la pittura di storia (mitologica o sacra) il ritratto e la scena di
genere.
A costo di limitare la sua carriera, Chardin è rimasto fedele all'idea di dipingere "nel
modo più vero possibile", privilegiando l'osservazione diretta di tutti i più minuti aspetti
del quotidiano.
Come
in questo dipinto, l'unica composizione floreale che sia arrivata fino a noi.
Inutile
cercarvi dettagli lussuosi o quegli effetti trompe-l'-oeil, tipici
dei sontuosi trionfi di fiori della pittura fiamminga.
E nemmeno occorre scoprirvi simboli o astruse allegorie.
Chardin ha scelto di bandire ogni elemento superfluo e di concentrarsi solo sull'essenziale.
La sua è una pittura che si
basa tutta sulla variazione degli effetti di luce e su piccoli
tocchi di colore, dai bianchi, verdi e rosa dei fiori, all'azzurro
che spicca sul fondo candido del vaso, al rosso vivo del garofano
posato sul ripiano.
Le
pennellate vibranti, a tratti pastose, a tratti più sottili, arrivano quasi a scomporre la materia,
tanto che un grande studioso come Charles Sterling può sostenere che questo piccolo
dipinto "sorpassa tutto ciò che dipingeranno in questo genere
Delacroix, Millet, Courbet, Degas e gli impressionisti. Solo in
Cézanne e nel suo seguito si può pensare di trovare tanta forza in
tanta semplicità"
La
semplicità, appunto, è la chiave per comprendere questa tela, immersa in una luminosità pulviscolare e talmente
disadorna e priva di orpelli, da restituire una sensazione di
intimità e di quiete, che arriva dritta al cuore.
Malgrado la sua austera sobrietà, provoca in noi una tale pienezza di sensazioni da giustificare l'affermazione di Chardin, riportata nel 1780 da uno dei suoi biografi, Jean-Nicholas Cochin: "Chi vi ha detto che si dipinge con
i colori? Ci si serve dei colori, ma si dipinge col sentimento".
Un
"Vaso di fiori", niente altro.
Eppure in questo
dipinto si ritrova tutta la magia di Chardin, quella qualità misteriosa che aveva colpito uno dei suoi più grandi estimatori, l'esponente di punta dell'illuminismo francese Denis Diderot.
Nella silenziosa armonia di questa composizione c'è quell'incanto che Diderot ritrova in tutta la sua pittura e che tuttora ci induce a soffermarci per osservarla "alla maniera del
viaggiatore che, stanco del suo andare, si siede quasi senza
accorgersene, non appena trova un letto d'erba, silenzio, acqua, ombra
e frescura"
Una mostra tenutasi a Ferrara nel 2011 ha ripercorso l'attività di questo straordinario artista: qui è il link
Che bella quella mostra e che bello averla vista insieme!
RispondiEliminaGrazie per questo raggio di sole mattutino. Paola
Grazie a te Paola, anche del ricordo della mostra ferrarese!
EliminaDelizioso dipinto! E non solo perché amo i fiori. Anzi: spesso i fiori dipinti mi annoiano. Magari li trovo bellissimi ma fondamentalmente li vedo "solo" come uno dei tanti bei mazzi di fiori. Questo invece mi fa provare qualcosa in più, mi dice qualcosa. E le sensazioni che nascono da qualcosa di semplice sono le migliori, secondo me.
RispondiEliminaCiao Grazia!
Infatti in questo dipinto c'è ben più di un mazzo di fiori recisi. Come nelle nature morte di Chardin c'è ben più degli oggetti rappresentati. Sono dipinti che evocano un mondo: non a caso è stato uno dei pittori più amati da Marcel Proust.
EliminaIl dettaglio del fiore caduto e il vaso dalla luce riflessa: in questo, ai miei occhi, l'originalità della Natura morte che sfugge ad altre, tante, raffigurazioni viste.
RispondiEliminaVero Nela? quel dettaglio del garofano rosso illumina tutto il dipinto!
EliminaSai Grazia che nonostante ami i fiori, difficilmente i quadri che li raffigurano mi piacciono? Ma c'è quadro e quadro... Questo, dipinto con sentimento, mi piace! Forse per questo motivo: spesso invece si tratta di semplici riproduzioni del soggetto. Ciao
RispondiEliminaHai colto nel segno, Jampy! In questo dipinto non c'è nessun tentativo di imitare il soggetto, di fare un quadro realistico. C'è invece il desiderio di trasmettere qualcosa di più: l'armonia, il senso di fragilità della bellezza...Ed è questo che ci colpisce!
EliminaApprodo qui tramite Silvia Pareschi ed e' un piacere ogni volta leggere queste pagine. Abbiamo bisogno di bellezza, soprattutto ora.
RispondiEliminaGrazie tante! Mi fa piacere sapere che possiamo condividere le stesse emozioni!
EliminaSono felice di contribuire a far conoscere le cose preziose che scrivi, Grazia.
RispondiEliminaAnch'io non mi sono mai fermata a guardare i quadri che raffigurano vasi di fiori, anche perché non amo affatto i fiori recisi. Ma hai ragione, questo è diverso, comunica un senso di pace.
Infatti, Silvia. Vedo che tutti anche i meno appassionati dai soggetti floreali sono comunque affascinati dal quadro di Chardin. È che la straordinaria magia di questo pittore non finisce mai di incantare!
EliminaTi sto leggendo mentre ascolto Aria de Capo di J.S. Bach. Ed è la quiete. Non avrei mai saputo guardare un vaso con tanta bellezza.
RispondiEliminaLo sai che anche a me è venuta in mente la musica di Bach? È che la bellezza chiama bellezza!
EliminaNon conoscevo questo dipinto e questa pagina di storia dell'arte.Una pagina importante.
RispondiEliminaCostantino, vedrai che se scopri Chardin ti piacerà. Entrare nel suo mondo è imparare anche a guardare il quotidiano con altri occhi!
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