Siamo al primo di
febbraio ed è l’ora di pubblicare la seconda immagine del calendario che ho
scelto per quest’anno: gli arazzi con il ciclo dei mesi, commissionati, agli
inizi del Cinquecento, dall'allora governatore di Milano, Gian Giacomo
Trivulzio, e ora conservati al Castello Sforzesco di Milano.
Febbraio ha qui le
sembianze di un uomo barbuto che, con una mano, indica il sole e con l’altra
versa acqua da una brocca, in un gesto che ricorda il segno zodiacale
dell'Acquario.
Lo sfondo è quello di
un paesaggio, dove il freddo rigido dell’inverno, rende le montagne simili a
blocchi di ghiaccio e spoglia i rami
degli alberi.
La scena è inquadrata
da una cornice, in cui si ripetono gli stemmi dei Trivulzio e delle nobili
famiglie ad essi imparentate.
Un altro grande
stemma dei Trivulzio, in alto al centro,
domina tutta la rappresentazione, mentre, ai lati, sono raffigurati il Sole e
il segno astrologico dei Pesci.
A sinistra, un uomo
sta intagliando una grande fiaccola di legno.
Sta praticando- con una mazzetta
e uno scalpello- dei solchi lungo un tronco d’albero, per poi inserirvi i cunei
già preparati a terra, che serviranno a mantenere aperte le incisioni e a far
bruciare meglio il legno.
Intorno a lui, altri
uomini reggono fiaccole già pronte e sembrano preparasi a un corteo
A destra, in basso,
due fiaccole bruciano scoppiettando, mentre tre uomini seminudi si avvicinano
al piedistallo di Febbraio.
Dietro, entro gruppo
di figure variamente abbigliate, spicca una misteriosa donna con il volto
coperto da una maschera traforata che assomiglia a un burka
Sul pilastro, a
destra, compare la firma del tessitore: "Ego Beneditius de Mediolani/ Hoc opus
feci co sociis suis in Vigli” vale a dire: "Sono io, Benedetto da Milano
/quello che / ha fatto quest’opera con i suoi collaboratori a Vigevano";
Nella scritta
traspare tutto l’orgoglio di chi sa di avere portato a termine una grande
impresa. Febbraio è, infatti, l'ultimo mese del ciclo: l'anno a Milano- come in
molte altre parti d’Italia- comincia il
25 marzo, il giorno dell’Annunciazione.
Si concludono, dunque, così cinque anni
(1504-1509) di duro lavoro, dalla tintura iniziale dei filati di lana e di
seta, alle lunghe ore passate ai telai, senza pause e senza distrazioni.
Benedetto da Milano e
i suoi collaboratori devono dimostrare che la manifattura di Vigevano, la prima
a essere istituita in Italia, può competere con le più famose arazzerie fiamminghe e che è in
grado d tradurre più fedelmente possibile, i dodici cartoni, di ben cinque metri
di lato, che Bartolomeo Suardi (1465 ca-1530)
detto il Bramantino, ha consegnato loro nel 1501.
Certo non deve esser stato
facile per artigiani, poco avvezzi alla cultura classica, comprendere le dotte
allusioni elaborate dal pittore e farle rinascere nei fili variopinti
dell'arazzo.
Come nell'enigmatica
scena di Febbraio, dove l'artista ha sconvolto
completamente l'iconografia, dei cicli dei mesi tradizionalmente legata alle attività agricole.
L'unica traccia che
rimane delle fatiche dei campi è
nell'iscrizione del piedistallo”Per prata pingue distrhit/ pecus igni
pabuum dat/ Hortosque stercorator et/ choreas ducit februarius” Febbraio
disperde il pingue bestiame attraverso i
prati/dà alimento al fuoco (con la bruciatura delle stoppie/ concima gli orti/ e apre le danze
(di primavera)".
Al posto dei
contadini al lavoro nelle fertili campagne di Lombardia, uomini e donne
seminudi o vestiti all'antica, celebrano, con l’acqua e col fuoco, in una sala
decorata di marmi, arcane cerimonie.
Lontano dalla bruciatura
delle stoppie o della concimazione degli orti, descritte nell'iscrizione,
Febbraio appare, piuttosto, come la personificazione del misterioso dio Februo,
da cui, secondo la tradizione, avrebbe preso il nome. Protettore dei riti di
purificazione era legato, nell'antica Roma, alla festa dei Lupercali celebrata
alla metà del mese e in cui schiere di giovani, coperti solo di pelli di capra, correvano lungo il Palatino, colpendo gli astanti con le loro fruste al
lume di grandi fiaccole.
Nel gelido mese di
Febbraio, evocato dalla fervida immaginazione di Bramantino, questi riferimenti
al mondo antico si intrecciano con rimandi all'Oriente, giovani seminudi si
affidano alla protezione di un dio pagano, mentre una donna sembra spiarli dal tessuto traforato di
un burka.
Utilizzando fonti letterarie poco note, mescolando astrazione e
attenzione alla realtà più minuta, atteggiando le figure in gesti bloccati,
conferisce a tutta la scena l'atmosfera sospesa di una rappresentazione sospesa
nello spazio e nel tempo.
E così il suo mese di
Febbraio arriva, mantenendo il suo fascino enigmatico e oscuro, fino a noi.
Un approfondimento delle vicende storiche e dell'iconografia degli arazzi è in G.Agosti e J.Stoppa, I Mesi del Bramantino, ed. Officina Libraria 2012
Nessun commento:
Posta un commento