Siamo arrivati già al quinto mese dell’anno: maggio,
il re dei mesi, il periodo in cui le giornate si allungano e profumano di
rose, il momento dell'anno solitamente dedicato alla poesia e all'amore.
Proprio in questo mese, nella tradizione medioevale e rinascimentale, allegre
brigate di giovani, incoronati di foglie e di fiori, percorrono le vie delle
città e delle campagne "cantando maggio".
Nelle corti del Nord Europa che, tra tardo-gotico
e primo Rinascimento, dettano legge in fatto di moda il verde ("le gai vert" descritto, negli inventari francesi per le vesti delle dame più raffinate) è il colore
tipico del mese.
Il verde delle chiome frondose degli alberi predomina anche nell’Arazzo di Maggio (cm 475x496) del Ciclo dei Mesi, commissionato agli inizi
del Cinquecento da Gian Giacomo Trivulzio, eseguito dalla manifattura di
Vigevano, su disegno di Bartolomeo Suardi detto il Bramantino (1465 ca-1530) e
ora conservato al Castello Sforzesco di Milano.
Come al solito, la scena è inquadrata da una
cornice con gli stemmi dei Trivulzio e delle nobili famiglie ad essi
imparentate, mentre in alto, al centro, spicca il grande stemma sovrastato dal motto dei Trivulzio, con ai
lati, le rappresentazioni del Sole e dei Gemelli, segno zodiacale del mese.
Nella targa in basso, un’iscrizione, in lettere
capitali, descrive le qualità di Maggio: "Spe replet annum floribuis/ cadentibusque suggerit/ fructus decorum et utile/ Maius fovet veris poni: Maggio colma la speranza per il raccolto
dell’anno, fa seguire i frutti ai fiori cadenti e fa in modo di rendere utile la
bellezza della primavera".
Sullo sfondo di un padiglione ottagonale aperto e
sorretto da colonne, Maggio è
rappresentato come un giovane re guerriero vestito di un mantello e una corazza, con tanto di scettro e di corona: tiene, nella mano sinistra, un fascio di
rami di albicocco carico di frutti e poggia il piede destro sul globo terrestre.
Illuminato dalla luce calda del sole, un gruppo
di figure vestite all'antica si affolla in primo piano: due uomini sorreggono i grandi rami pieni di
foglie che richiamano le feste del Calendimaggio.
Altri contadini avanzano, a sinistra, con falci
sorrette da lunghi manici e protette da foderi, che alludono all'attività
agricola tipica del mese: il taglio del primo fieno nei campi della pianura, il
cosiddetto maggengo.
A destra, invece, altri contadini portano rastrelli e forconi, mentre, in basso, sul terreno, è
disposta ordinatamente tutta una serie di attrezzi agricoli.
A destra e a sinistra del gradino del piedistallo,
due giovani paggi tengono tra le mani rami di ciliegio, mentre un vassoio ricolmo degli stessi frutti è posato a terra tra di loro.
La raccolta delle ciliegie è raffigurata anche
nello sfondo, verdeggiante di alberi, con i contadini che si arrampicano su alte
scale per meglio coglierne i frutti.
In tutto questo affaccendarsi, in cui gli elementi della festa si mescolano alle attività agricole del mese, si percepisce la stessa lieta
atmosfera che, probabilmente, si avvertiva, all'epoca, in città e in campagna,
quando il pieno rigoglio della primavera allontanava gli spettri del freddo e
della fame e cortei di giovani eleganti cavalcavano cavalli bardati di verde, cantando e recitando poesie.
E chissà che qualcuno, anche allora, non abbia ripetuto gli stessi gioiosi versi di Agnolo
Poliziano, che tuttora vengono alla mente per celebrare l'inizio del mese "Ben venga maggio/ e il gonfalon sevaggio./ Ben venga Primavera/ che
vuol che l’uomo si innamori…".
Un approfondimento delle vicende storiche e dell'iconografia degli arazzi è in G.Agosti e J.Stoppa, I mesi del Bramantino, ed.Officina Libraria 2012.
Armonia di colori e di distribuzione dello spazio. In una parola: bellissimo.
RispondiEliminaNon dico ancora che sia quello che mi piace di più, attendo curiosa e paziente di vedere quelli dei prossimi mesi.
Buon Primo Maggio!
Anche a me questo arazzo piace molto: c'é una poesia in questa rappresentazione del mese, con i suoi frutti e le ciliegie, che negli altri non c'é. Comunque aspettiamo gli altri!
EliminaE buon maggio anche a te!
Questi arazzi sono spettacolari! Ed è incredibile come abbiano mantenuto i colori nel tempo.
RispondiEliminaLa manifattura di Vigevano, nonostante all'epoca fosse appena nata, ha lavorato benissimo e i disegni di Bramantino sono stati resi con i filati d'oro, di lana e di seta, come meglio non si potrebbe!
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