Il "Risveglio del mattino": in una tela del 1876 (cm 82x100), ora alla Kunsthalle di Brema, l'atmosfera di una calda intimità è resa attraverso le
sfumature di bianco, i toni neutri del fondo e il vivace tocco
di viola del vaso di fiori sul comodino.
"La modista", un pastello
su tela del 1877, ora al Chicago Art Institut.
Vestita di un abito
alla moda, guarnito di nastri e di pizzi, la giovane sta scegliendo un
accessorio in una scatola di cartone, ma il suo sguardo, attento e
curioso, è attratto da qualcosa che si svolge al di là della tela.
Un piccolo gesto che, da solo, suggerisce un racconto.
Dipinti
raffinati, colori sfumati, morbide atmosfere: sono queste le caratteristiche
di un'artista sensibile ed elegante, anche se la meno nota delle pittrici
legate al movimento impressionista, Eva Gonzales (1849-1883).
Eppure, Eva è stata una delle allieve predilette del grande Édouard
Manet, addirittura troppo prediletta, a dare retta alla gelosia di Berthe Morisot, la
pittrice che frequentava, nello stesso periodo, l'atelier
dell'artista.
Nata in una famiglia dell'alta borghesia intellettuale
di origine spagnola (il padre è scrittore e presidente della Societé
des gens de lettres, la madre musicista) è abituata a vivere in una
società colta e raffinata.
La sua passione più grande, fin da giovanissima, è il disegno e ha cominciato col prendere lezioni in un corso di pittura
riservato a ragazze di buona famiglia.
La sua è una vera
vocazione: sa bene quello che vuole ed è talmente curiosa e informata su quello che succede
intorno, che, ad appena vent'anni, riesce ad entrare
nello studio di un pittore, allora controverso, come Manet, di cui
riconosce, per tempo, il fascino e la grandezza.
Probabilmente, per la sua educazione e le
sue salde convinzioni religiose, si sente un pesce fuor
d'acqua in quel mondo un po' bohémien, di modelle dalla dubbia
reputazione, caffè fumosi e discussioni condite di battute
fulminanti, ma sente che è lì che si
sperimenta un nuovo modo di fare pittura ed è lì
che
vuole restare.
Timida e riservata, dalla bellezza un po' languida, con i lunghi capelli neri e la pelle chiarissima, è riuscita a catturare l'attenzione di Manet.
Timida e riservata, dalla bellezza un po' languida, con i lunghi capelli neri e la pelle chiarissima, è riuscita a catturare l'attenzione di Manet.
L'artista, sempre sensibile al fascino delle belle ragazze, ne
dipinge il ritratto con sedute di posa che i soliti maligni,
giudicano decisamente interessate.
Ma, in realtà, Manet apprezza, ancora più dello charme di Eva, le sue qualità artistiche.
Ma, in realtà, Manet apprezza, ancora più dello charme di Eva, le sue qualità artistiche.
Lei ne è
lusingata e, soprattutto, è contenta di aver scoperto con lui la
possibilità di vivere immersa nella pittura, trovando i suoi
soggetti ovunque e trasformando, in pennellate e colori, tutto quello
che vede, passando dai ritratti, ai dipinti
di interni, ai più umili soggetti del quotidiano.
E, soprattutto, interpretando, con una grazia e un garbo particolari, quella grande libertà di espressione, basata su giochi di luce e velocità di tocco, tipica del movimento impressionista.
E, soprattutto, interpretando, con una grazia e un garbo particolari, quella grande libertà di espressione, basata su giochi di luce e velocità di tocco, tipica del movimento impressionista.
Nel
1870 espone al suo primo Salon, dove attira l'attenzione dei critici d'arte- Émile Zola in testa- pronti a elogiare le sue
tinte fresche e diafane e le sottili sfumature della tecnica del
pastello, che, ormai, adotta sempre più spesso.
In una tela, ora in collezione privata, basta un vaso di rose a darle la possibilità di giocare, tono su tono, sul bianco dei fiori e della tovaglia e sulla trasparenza del vetro, fino a farne una composizione di silenziosa poesia.
Oppure, in questa tela, anch'essa in collezione privata, sono sufficienti un paio di scarpette da ballo, una rosa e dei guanti posati a terra su un tappeto
per raccontare una piccola storia.
Eva non trascura nemmeno di dipingere quei
soggetti moderni, allora, di rigore
all'interno del movimento impressionista.
Nella grande tela (cm 98 x 130) col "Palco a teatro" del 1874, riprende un tema diffuso, ma riesce, comunque, a offrire l'omaggio più sentito al suo maestro, nei toni scuri dello sfondo che contrastano con le figure in primo piano e nel mazzetto di fiori, posato sul bordo del palco, che cita alla lettera quello dell'"Olympia".
Nella grande tela (cm 98 x 130) col "Palco a teatro" del 1874, riprende un tema diffuso, ma riesce, comunque, a offrire l'omaggio più sentito al suo maestro, nei toni scuri dello sfondo che contrastano con le figure in primo piano e nel mazzetto di fiori, posato sul bordo del palco, che cita alla lettera quello dell'"Olympia".
Quando sceglie i suoi soggetti preferisce, però, non ritrarre feste o serate eleganti, ma restituire la vita quotidiana delle donne, anche le più comuni, quelle che rischiano di passare inosservate.
Come in questa tela del 1877-78, ora alla National Gallery di Washington, dove la protagonista non è una dama alla moda, ma una dignitosa, nanny, una di quelle bambinaie inglesi di rigore nelle famiglie di alta condizione.
Come in questa tela del 1877-78, ora alla National Gallery di Washington, dove la protagonista non è una dama alla moda, ma una dignitosa, nanny, una di quelle bambinaie inglesi di rigore nelle famiglie di alta condizione.
Oppure, lontano dagli ambienti mondani frequentati dai colleghi, si dedica sempre più spesso a scene di interni domestici con donne colte in momenti privati, come in questa "Toeletta del mattino", dove l'erotismo e la sensualità di analoghi dipinti, cedono il posto a una sensazione di riservatezza e di riserbo.
Lo stesso riserbo domina nei ritratti dei suoi familiari, come in questo straordinario "Ritratto della madre", dove evita ogni leziosità e ogni sentimentalismo, grazie all'estrema sobrietà della composizione: una sinfonia di beige, in cui spicca il nero della veste, mentre lo sfondo sembra scomporsi in un puro gioco di linee.
Nel corso della sua vita Eva Gonzales non si allontana mai troppo dall'ambiente legato al suo maestro.
Quando si sposa lo fa con un incisore, Henri Guérard, conosciuto nel piccolo gruppo esclusivo che i più definiscono "la bande á Manet".
Fino ad arrivare, in questo dipinto del 1882 intitolato "Nel Giardino", ora in collezione privata, dove raffigura la sorella Jeanne, a diluire le forme, al punto che il disegno quasi scompare e sono solo le macchie di colore a fare emergere la
silhouette della donna da uno sfondo indeterminato.
Una pittura libera e coraggiosa.
Sarà il suo ultimo dipinto: Eva scompare a trentaquattro anni, con la stessa discrezione, con cui è vissuta, lieve come un sospiro
Il primo dipinto è davvero bello. Sullo sguardo della ragazza al risveglio si potrebbe ambientare un intero romanzo
RispondiEliminaE allora perché non lo ambienti? So che lo scriveresti benissimo!
EliminaBellissima scoperta!!!!
RispondiEliminaCiao
Marco
Lo è stata anche per me e sono stata contenta di condividerla!
EliminaEcco un'idea per un altro libro: le donne nell'arte. Anzi, una serie di libri, divisi per epoche. Umm... io e te dovremmo fondare una casa editrice (ci vorrebbe un bel coraggio, di questi tempi)!
RispondiEliminaSilvia, quante cose dovremmo fare!
EliminaIntanto sulle donne impressioniste continuerò a pubblicare e se ne vedranno delle belle! :-)
se non mirate alla gloria ma solo alla scrittura si può stampare con poco su "Il mio Libro"
Eliminamolto interessante. Sì una buona idea questa di un libro sulle donne nell'arte. Io ne compilerei un solo volume unico, così da dare un quadro ampio e completo al lettore dell'arte "al femminile".
RispondiEliminaPiacerebbe anche a me! Intanto continuerò a pubblicare sul blog altre storie di donne...
EliminaNon la conoscevo, ma devo dire che è stata una bella sorpresa, come sempre, leggendo questi post.
RispondiEliminaIl primo quadro, soprattutto, è molto delicato: sembra rappresentare quel momento - più o meno breve - e di sottile serenità che si ha prima di alzarsi dal letto. (o almeno, per me questa è l'impressione che suscita)
A me piace moltissimo anche il ritratto della madre: trovo che ci sia una sensibilità particolare, una maniera di vedere al "femminile" e una grazia che ritrovo spesso in questa affascinante pittrice.
EliminaAnche mia nonna aveva sempre un fazzolettino tra le mani che abbandonava soltanto in presenza di estranei. Forse nel ritratto della madre il fazzoletto vuole sottolineare ancora di più una affettuosa intimità familiare
RispondiEliminaChe belle emozioni mi hai regalato, presentandomi con sensibilità e maestria rare Eva Gonzales ... Grazie, Grazia.
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