mercoledì 10 giugno 2015

Padre e figlia: il "Ritratto di Clara Serena Rubens"




Una piccola tela (37x27 cm) conservata a Vaduz nella collezione del principe del Liechtenstein




Il ritratto di una bambina di cinque o sei anni con le guance arrossate e i capelli un po' spettinati. 
Il volto spicca sul fondo grigio-verde e sull'ampio colletto bianco dell'abito, appena abbozzato, illuminato da piccoli tocchi di luce sul naso e sulla fronte.
La bambina non sembra in posa per un ritratto ufficiale e non ha nemmeno l'aria intimidita. Anzi, lancia uno sguardo malizioso e accenna un sorriso complice, senza alcuna soggezione.
Per forza! Chi la ritrae è suo padre, Pieter Paul Rubens (1577-1640). 


Siamo nel 1616, la bambina si chiama Clara Serena (Clara in onore della nonna materna). Nata nel 1611 è la figlia maggiore di Rubens e di Isabella Brant. 
I due si sono sposati nel 1609, lei appena diciottenne e lui più vecchio di una quindicina d'anni; tutti dicono che si è trattato di un matrimonio d'amore, anche se- sussurrano- conveniente per tutt'e due, tra un pittore ormai affermato e la figlia di uno dei più influenti dignitari della città.
Al tempo del ritratto, Rubens, insieme alla famiglia (nel frattempo è nato anche un altro figlio), dopo aver vissuto qualche anno a casa dei suoceri, si è trasferito nella nuova comoda abitazione che si è fatto costruire in uno dei quartieri più signorili di Anversa.
All'epoca, è uno degli artisti più famosi d'Europa: avere un suo dipinto è diventato per molti uno status symbol. 
Di sicuro, non deve più cercare commissioni, anzi, ha qualche problema a portare a termine tutte quelle che gli vengono richieste, dai ritratti, ai dipinti sacri e mitologici, alle grandi decorazioni per le chiese. 
Ormai si comporta come un signore di quelli che ha conosciuto nel suo lungo soggiorno italiano, soprattutto nel periodo in cui è stato al servizio dei Gonzaga, svolgendo per loro anche delicati incarichi diplomatici. 
La nuova casa l'ha progettata lui stesso sull'esempio delle nobili dimore italiane: mentre la facciata sulla strada e l'abitazione vera e propria sono nel tradizionale stile fiammingo, lo studio ha una facciata che sembra un palazzo del Rinascimento. 
Le due sezioni sono unite da un bel giardino di statue e di rose e da un portico monumentale, a cui, negli anni successivi, aggiungerà una galleria per le sculture. 
Insieme formano un edificio ispirato all'antichità, che- ammettono anche i più malevoli- non ha pari nell'Anversa del tempo. 

Nello studio, Rubens riceve i suoi illustri visitatori, non solo committenti, ma anche appassionati d'arte, filosofi e scienziati. 
Lì, ha organizzato il suo atelier con metodi da piccola industria, impiegando, per far fronte alle commissioni, un gran numero di collaboratori. 
Lì, compare nella sua veste ufficiale e un po' pomposa di uomo colto, che parla varie lingue, sempre ben abbigliato, educato a stare alla pari con ricchi borghesi e aristocratici.
Ma il luogo dove, probabilmente, si sente più a suo agio è la parte privata della casa, quella destinata alla famiglia, dove ha previsto tutte le comodità: stanze piastrellate in bianco e nero, ampi camini, belle camere con letti ad alcova, una comoda sala da pranzo e, dappertutto, robusti armadi pieni di stoviglie di peltro o di bella biancheria, segno visibile della prosperità familiare. 
É in quelle stanze che- c'è da immaginarselo- Clara gioca con la vivacità della sua età e chissà che, a volte, non si spinga  fino allo studio, attratta dal rumore delle voci e dall'odore di olio e di vernici.
Forse un giorno è arrivata allegra e tutta di corsa proprio lì, nello studio,  tanto che Rubens ha deciso di ritrarla subito, più velocemente possibile, cercando solo di restituire nella tela la spontaneità di quel momento.
Il ritratto, con tutta probabilità, gli è stato richiesto dai nonni materni per avere un ricordo della bambina, dopo il trasferimento nella nuova casa, tanto che, qualche anno dopo, figurerà descritto negli inventari appeso a una parete del loro salotto buono.

Per Rubens, abituato alle commissioni ufficiali, alle lunghe ore di posa alle chiacchiere obbligate, quel ritratto destinato alla famiglia, rappresenta un momento di distensione, in cui, fuori da ogni retorica e da ogni intento celebrativo, può usare tutta la sua facilità di dipingere, in completa libertà, senza filtri, con una freschezza e un'immediatezza che tradisce tutto il suo affetto.
Per questo, trascura l'abbigliamento, che nei ritratti ufficiali era un segno importante di ruolo sociale: qui non c'è nessuna trina e nessun fiocco, solo un volto di bambina, raffigurato da vicino, in primo piano. 
E in quel volto Rubens mette tutta la sua capacità di usare la luce e il colore e tutta l'abilità del suo pennello, restituendoci un'immagine vera della tenerezza e dell'intimità del rapporto tra padre e figlia.
Mentre nelle centinaia di lettere della sua corrispondenza rivela molto poco dei suoi sentimenti, in questo ritratto non solo lascia trasparire, ma quasi si abbandona alle emozioni. 
Ma è troppo pittore (e grande pittore) per non consegnarci anche un capolavoro.

Clara Serena morirà qualche anno dopo, nel 1623, a soli dodici anni. 
Della sua breve vita, nessuna traccia nei documenti: l'unica testimonianza resta affidata alla pittura del padre che ha saputo fissare per sempre un momento di amore e di gioia condivisa.






Proprio nella casa di Rubens (la Rubenshius), ora museo, è aperta ad Anversa dal 28 giugno al 28 settembre una mostra  che raccoglie tutti i ritratti dei familiari sotto il titolo di "Rubens privato" (qui)

10 commenti:

  1. Da grande pittore pittore qual'era, ha fatto di un ritratto una vera e propria fotografia, che non solo ritrae, ma trasmette pure il carattere e la personalità della bimba ed i sentimenti provati dal padre.
    Ps: la casa dev'essere stata spettacolare, ma la mia curiosità va tutta al giardino.. Già me lo immagino!
    Ciao

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    1. Il giardino c'è ancora, danneggiato dalla guerra, restaurato, ma c'è ancora! E, quando l'ho visto, c'erano pure le rose...

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  2. A me solitamente Rubens non piace, ma questo ritratto fa eccezione, proprio perché così sentito e "personale".

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    1. Infatti più Rubens è privato, lontano dalla retorica e dall'ufficialità, più è bello!

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  3. Sono stata un pò lontana dal web per varie faccende: mi mancava la tua analisi sapiente e coinvolgente dei dipinti. Grazie a te e ...a Rubens! Buona domenica.

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  4. E Claretta, scomparsa così presto, è invece ancora presente grazie al ritratto del papà e..al tuo post!:)

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    1. Infatti: il padre le ha fatto il regalo dell'immortalità!

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  5. Concordo con Giacynta, lo sguardo vivace della bambina rimane nella memoria, presente, con affetto.

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    1. La chiave per capire questo dipinto è proprio l'affetto!

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