Dopo un mese intero di assenza torno a scrivere sul
blog, giusto in tempo per non perdere l’abitudine
di vedere cosa ci riserva il mese che sta per cominciare nella serie dei dodici
grandi arazzi con il Ciclo dei mesi attualmente
conservati al Castello Sforzesco di Milano.
Commissionati agli inizi del Cinquecento da Gian Giacomo Trivulzio, allora governatore di Milano, i grandi arazzi di circa cinque metri di lato, furono eseguiti dalla manifattura di Vigevano su disegno di Bartolomeo Suardi detto il Bramantino (1465 ca-1530).
Commissionati agli inizi del Cinquecento da Gian Giacomo Trivulzio, allora governatore di Milano, i grandi arazzi di circa cinque metri di lato, furono eseguiti dalla manifattura di Vigevano su disegno di Bartolomeo Suardi detto il Bramantino (1465 ca-1530).
Ed ecco qui il mese di Agosto
La scena, come al
solito, è inquadrata da una cornice con gli stemmi dei Trivulzio e delle
famiglie ad esse imparentate ed è sormontata, in alto al centro, dal grande stemma dei
Trivulzio.
Ai lati, compaiono le raffigurazioni del Sole e della Vergine, segno
zodiacale del Mese, rappresentata come un angelo che tiene tra le mani il
caduceo, il bastone alato con i due serpenti attorcigliati, legato alla rappresentazione del dio Ermes o Mercurio e simbolo di pace e di prosperità.
Sullo sfondo di una grande piazza rinascimentale,
Agosto è raffigurato al centro, seduto su un trono, vestito all'antica e incoronato
di pampini e foglie di vite. Nella mano destra tiene un cratere, il grande vaso
che, nell'antichità, serviva a mescere il vino nei banchetti e poggia i piedi
su due meloni, la frutta tipica della stagione adatta, a quanto si dice, a
dissetare dalla calura.
Nel gradino del trono si legge "Bacchi sacris
vindemiam / Augustus augurat, terit / milium novisque fructibus/ mero et
calorem temperat: Agosto trae auspici di vendemmia con i riti di Bacco, sgrana
il miglio e tempera la calura con i frutti freschi e col vino"
È indubbio,
a questo punto, che tutta la scena sia dedicata al vino.
A destra, in effetti, è
rappresentata la fabbricazione delle botti destinate a contenere il vino nuovo.
Mentre, in alto, i buoi ancora aggiogati hanno probabilmente appena terminato la trebbiatura del miglio, alcuni giovani, vestiti con corte tuniche, preparano i cerchi con cui verranno chiuse le doghe delle botti e i vincastri,
i rami di salice che verranno usati per legarli.
In primo piano, un ragazzo, seduto sopra i cerchi già pronti raffigurati con uno di quegli arditi scorci prospettici cari a Bramantino, guarda verso lo spettatore.
A sinistra la scena è di tutt'altro genere.
Qui, nessuna attività agricola, solo ozio.
Sulla tavola ci sono ancora i resti di un frugale pasto a base di meloni, ma abbondantemente innaffiato dal vino.
Un uomo in piedi versa il vino rimasto nel fiasco capovolto che tiene tra le mani sulla schiena di un giovane addormentato con la testa reclinata sul tavolo, mentre i due personaggi sullo sfondo si affrontano con gesti concitati.
Ubriacatura, indolenza, rissosità: ce n'è abbastanza per leggere nella scena un’esortazione a non abusare del vino, ma anche, forse, a non concedersi troppe
pause dal lavoro dei campi.
Anche il vecchio seduto con una fiasca in mano e il
giovane nudo addormentato, rappresentati in primo piano ai piedi del trono d'Agosto, sembrano mettere in guardia da un uso eccessivo del
vino.
In basso al centro, su un tappeto a rombi colorati, una natura morta di
uva, fichi e meloni disposti a terra o su due vassoi riconcilia con la stagione, in
cui la frutta matura al sole e il freddo e il buio dell’inverno sono ancora
lontani
Bentornata Grazia!!!!
RispondiEliminaInizivo a preoccuparmi, (anche se passi comunque di frequente dal mio blog, e ciò mi rassicurava).
Oggi qui di calura non se na parla: piove (finalmente dopo un mese) e le temperature sono scese.
Ma il ccaldo ritornerà!
Molto bello anche questo arazzo. Alla fine del tuo calendario, mi sa che farò un salto a Milano per vedermeli tutti.
Ciao e mi raccomando: non fare passare così tanto tempo senza scrivere i tuoi post!!!!!!
Grazie Jampy! Per vedere gli arazzi, comunque, aspetta il fresco!
EliminaAll'inizio ho pensato che fossero tutti provati dal caldo, ma poi ho capito che erano storditi dall'alcol! Certo che anche loro, bere così tanto in agosto! :-)
RispondiEliminaE poi mangiando solo meloni :-)
EliminaCerto che poggiare i piedi su un melone, bisogna ben esser storditi dall'alcol...
RispondiEliminaPS anch'io nel mese appena trascorso ho scritto ben poco sul blog. Che sia colpa del caldo?
In effetti col caldo, almeno per me, è più difficile non solo scrivere, ma anche trovare argomenti!
EliminaCiao, Grazia. Mi mancavano i tuoi post ... la raffigurazione di Agosto, in quest'ulteriore maestoso arazzo del Bramantino, mi richiama "la canzone dei dodici mesi" di F.Guccini: "Non si lavora agosto, nell'estate, nelle tue lunghe e oziose ore ... mai come adesso è bello inebriarsi di vino e di calore...". Buona estate!
RispondiEliminaBella la citazione di Guccini e buona estate anche a te!
Eliminamagari ti piace, se no lo conosci
RispondiEliminahttp://www.evus.it/it/index.php/news/ritratto/il-ciclo-dei-mesi-e-lelogio-del-matrimonio/
ciao f.
Grazie tante della segnalazione!
EliminaMi sono gustata anche questo, è davvero un piacere leggere con te lo scorrere dei mesi su questi arazzi!
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