Nella serie dei dodici arazzi con il Ciclo dei mesi, conservati nel castello sforzesco di Milano, commissionati agli inizi del Cinquecento dall'allora governatore della città, Gian Giacomo Trivulzio ed eseguiti dalla manifattura di Vigevano su disegno di Bartolomeo Suardi detto il Bramantino (1465ca-1530), luglio è il mese della trebbiatura.
Come negli altri arazzi della serie, la scena è inquadrata
da una cornice con gli stemmi dei Trivulzio e delle famiglie ad essi
imparentate.
Al centro spicca il grande stemma dei Trivulzio, mentre ai lati compare la raffigurazione del Sole e del Leone, segno zodiacale del mese.
Al centro spicca il grande stemma dei Trivulzio, mentre ai lati compare la raffigurazione del Sole e del Leone, segno zodiacale del mese.
Il
leone, rappresentato con la coda tra le gambe, sarebbe, secondo alcuni studiosi, un'allusione alla recente sconfitta della Repubblica di Venezia, simboleggiata dal leone di san Marco, ad opera delle truppe capitanate da Gian
Giacomo Trivulzio.
Il mese di Luglio è rappresentato al centro in piedi su una
sorta di ara classica, con indosso un leggera tunica estiva e a piedi nudi.
Nella mano sinistra tiene una cornucopia piena di spighe.
In basso, nella parte
anteriore dell’ara, è visibile l’iscrizione:"Messem areis crepantibus/ sudore
suavi rusticus/ terit dat aure segregat / ac horrea implet iulius. Luglio fa
trebbiare ai contadini le messi al crepitio delle aie (risonanti ) di soave fatica, le separa
(dalla pula)e ne riempie i granai".
A destra e a sinistra, i contadini a piedi
nudi e con le tuniche legate in vita, sono intenti a battere le spighe per
farne uscire i chicchi col correggiato, uno strumento costituito da due bastoni
di diversa lunghezza uniti da una striscia di cuoio.
In alto, a sinistra i
chicchi di grano vengono setacciati e misurati con una mina, un recipiente di
forma cilindrica composto da assi di legno rinforzate da fasce di ferro, usato fino al secolo scorso nelle campagne lombarde, per misurare granaglie e cereali.
A destra, invece, i covoni, pronti per la battitura, sono accatastati e disposti
con le spighe verso l’alto in modo da non far uscire i chicchi.
Sullo sfondo della scena le torri colombaie e
gli edifici, ricordano quelli monumentali della "Sforzesca", la grande tenuta nei pressi di Vigevano
dove Ludovico il Moro aveva impiantato un'azienda agricola modello, in cui
promuoveva attività sperimentali di coltivazione, come quella dei gelsi per
l’allevamento dei bachi da seta e che era passata, da poco, tra le proprietà di
Gian Giacomo Trivulzio.
Ancora una volta, scegliendo accuratamente il soggetto
del Mese, il governatore di Milano vuole ribadire che, sotto il suo dominio, città e campagna vivono un periodo di pace: la trebbiatura e l’abbondanza di
grano nei granai allontana lo spettro della fame.
Bramantino, nei cartoni preparatori per gli arazzi, ha trasformato le attività agricole del mese in una astratta coreografia.
Alla
confusione, al calore, alla polvere della trebbiatura come realmente avveniva nelle aie e nei campi, ha sostituito un palcoscenico, in cui le spighe per terra e i correggiati sollevati in alto costituiscono
una sorta di reticolato geometrico in cui ogni contadino sembra fissato alla sua posizione.
I gesti si immobilizzano e il disordine della vita quotidiana si trasforma in un'ordinata e nitida immagine senza tempo.
I gesti si immobilizzano e il disordine della vita quotidiana si trasforma in un'ordinata e nitida immagine senza tempo.
Un approfondimento delle vicende storiche e dell'iconografia degli arazzi è in G.Agosti e J.Stoppa, I mesi del Bramantino , ed.Officina Libraria 2012
La scena che descrivi dei contadini mi ha fatto tornare in mente uno scritto di giovanni Papini: Elogio della zappa.
RispondiEliminaIn chiusura le parole, grossomodo, "voi cittadini di città, non saprete mai quanto sia bella una zappa, una zappa sotto l'oro del sole."
Quando si dice altri tempi, proprio altri ;)
Ormai anche la zappa sta diventando un arnese da museo ( o quasi)!
EliminaIl leone con la coda tra le zampe fa sorridere... Ma l'Italia è ed è sempre stata cosi: la rivalità e lo scherno tra città rivali, allora come oggi (anche se fortunatamente non più in modo bellicoso) sono una caratteristica che ci contraddistingue. Nel bene e nel male. Ciao
RispondiEliminaIn effetti il povero leone è proprio il simbolo della nostra capacitá di irridere i rivali
EliminaChe composizione elegante!
RispondiEliminaSono d'accordo con Silvia: bellissimo equilibrio e suddivisione degli spazi, con quell'ordine in profondità verticale della parte sinistra di chi guarda e l'altro, con l'originalissima (a mio modo di vedere) ripresa dei battitori che danno le spalle all'osservatore.
RispondiEliminaconosci?
RispondiEliminahttps://it.wikipedia.org/wiki/Nikifor
https://www.google.it/search?q=Nikifor&newwindow=1&rlz=1C1RNCN_enIT318&espv=2&biw=1280&bih=601&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=0CAYQ_AUoAWoVChMI86SUzfqbxwIVBJeACh2L9Q6U
ecco il film che mi ha fatto scoprire Nikifor:
RispondiEliminahttp://markx7.blogspot.it/2015/08/moj-nikifor-krzysztof-krauze.html
ciao