Bruxelles non è solo la Grand Place, è anche Magritte.
E Magritte non è solo il suo museo, ma anche la sua casa e il suo armadio rosso.
E Magritte non è solo il suo museo, ma anche la sua casa e il suo armadio rosso.
Ma perché l'armadio e, soprattutto, perché rosso? È una lunga storia.
All'inizio del loro matrimonio René e Georgette si stabiliscono in un piccolo appartamento a pianterreno di una tipica casa belga a Jette, un quartiere periferico di Bruxelles.
Qui René ha il suo atelier (nel giardino) dove, per sopravvivere, disegna manifesti pubblicitari; qui vivranno per venti anni, qui si riuniranno i surrealisti belgi e qui dipingerà i quadri più famosi.
La modella prediletta è Georgette.
Tutti gli elementi dell'arredo della casa, però, trovano posto nei suoi dipinti: dal camino uscirà una locomotiva a vapore, la finestra diventerà un cavalletto, la balaustra della scala si aprirà sul nulla....
Qui René perfezionerà la sua più grande invenzione: la sua vita. Tutta legata alle apparenze piccolo borghesi, il vestito scuro, la giacca, la cravatta, la camicia bianca, la bombetta, l'ombrello e i capelli tagliati con la sfumatura alta.
Tutti dettagli che, a poco a poco, definiscono la sua apparenza: quello è il vero anticonformismo, non quello ostentato o di facciata, ma quello che consite nel rompere le convenzioni dall'interno.
Così nell'arredamento della casa, tipico degli anni '20 del Novecento (il legno intagliato, i soprammobili, il lampadario, l'inevitabile pianoforte) emergono elementi dissonanti, che scardinano tutto.
Sono quelli a farci capire che in realtà siamo in uno scenario teatrale: quando entriamo in salotto scopriamo che le pareti sono azzurro vivo, come i cieli dei suoi dipinti.
E nella camera, con il letto dalla tradizionale la testata in ferro battuto e la classica porta bianca, scopriamo il particolare più sfacciato.
È l'armadio di un rosso scarlatto, che ci fa finalmente comprendere che René ci sta prendendo in giro e ci sta strizzando l'occhio.
Sta lì per vedere se ci siamo cascati, se abbiamo capito, per poi abbandonarsi, finalmente, alla sua ironica risata liberatoria.
http://www.magrittemuseum.be/
Nessun commento:
Posta un commento