L’inverno quest’anno fa
fatica a finire. Fino a qualche giorno fa a Bruxelles c'era la neve.
Ieri, invece, è spuntato il
sole con un cielo così azzurro e limpido che mi ha messo addosso una gran voglia
di primavera.
Per questo mi è venuta a mente un’immagine che, per me, evoca tutto il rifiorire della bella stagione: un acquerello, attualmente
conservato all'Albertina di Vienna.
Una zolla, una piccola
porzione di terra, su cui crescono le piante più semplici e diffuse. Sono
quelle che, nel pieno della primavera, fioriscono in qualsiasi spazio erboso,
ai margini delle strade, nei campi o nei
prati: vi si possono riconoscere il tarassaco, la piantaggine o la gramigna dei
prati.
Il tipo di piante che calpestiamo quasi senza accorgercene e che, con
una punta di fastidio, siamo abituati a definire le "erbacce".
È un'immagine così accurata
che potrebbe sembrare il foglio di un
trattato di botanica Sette o Ottocentesco.
E, invece, è opera di uno
dei più grandi pittori del Rinascimento, Albrecht Dürer (1471-1528) ed è datata
al 1503. Più di cinque secoli fa.
Dürer, all'epoca, è un artista
affermato. A Norimberga, la sua città natale, ha aperto una bottega come
incisore e pittore e ha avuto, da subito, un grande successo. Frequenta la
migliore società: umanisti, banchieri, nobili e mercanti. È bello, elegante e orgoglioso di sé.
Qualche anno prima, ha
fatto un viaggio in Italia ed è arrivato fino a Venezia.
Oltrepassando le Alpi, pieno
di meraviglia per la luce calda del sud
e per la bellezza del paesaggio, ha eseguito la serie di acquerelli, di cui ho
parlato qui.
È un pittore colto e
aggiornato: i suoi dipinti manifestano, nell'uso della prospettiva e nei richiami all'antichità classica, tutta l’influenza dell'arte italiana.
Ma, come molti artisti
del Nord, è affascinato, soprattutto, dall'infinita varietà della natura.
Nei suoi disegni o negli acquerelli si sente completamente libero: per lui rappresentano la maniera migliore di conoscere il mondo che lo circonda e di riprodurlo in ogni
sua manifestazione.
Può raffigurare, dunque, con la stessa cura che
metterebbe in un quadro di storia, un leprotto, un granchio o l'ala variopinta
di un uccello.
Oppure dare dignità d'arte anche a un piccolo mucchio di terra.
Come qui, dove, scegliendo un punto di
vista ribassato, conferisce alla zolla erbosa la monumentalità di un soggetto
sacro.
Il chiaroscuro, le ombre e la profondità fanno sì che i sottili fili d'erba assumano la dimensione di una
foresta.
Forse intende servirsene
come studio preparatorio per qualche
particolare di paesaggio da inserire, magari, nello sfondo di un quadro. Oppure,
come parrebbe dalla raffinatezza dell'esecuzione e dal grande formato, la considera
come un’opera compiuta.
Comunque sia, nella raffigurazione di questo minuscolo pezzo
di natura mette tutta la sua abilità d'artista.
La tecnica dell'acquerello gli permette di sfumare e mescolare meglio i
colori, in modo da rendere con precisione ogni particolare: lo stelo rosa pallido del
tarassaco, come le nervature delle foglie oblunghe e lanceolate della
piantaggine, la sottigliezza dei fili d'erba o i diversi toni del verde, da
quello scuro a quello smeraldo.
E gli consente di fare intravedere, in basso,
sullo sfondo marrone scuro, le linee
sottili e quasi trasparenti delle radici.
Sembra che ogni pur
piccolo dettaglio sia per lui oggetto di meraviglia e che nulla sia così umile e modesto da non poter
essere osservato con un rispetto quasi religioso.
Quest’insieme straordinario
di monumentalità e minuzia dà la sensazione che l'infinita armonia della natura
possa rispecchiarsi anche nel verde microcosmo di una zolla di terra.
E che
perfino in un filo d'erba si possa ritrovare un frammento di universo.
Grazie di questo post particolarmente sereno, non vedo l'ora di tornare ai miei prati italiani :-)
RispondiEliminaAnch'io! Se qui continua con la pioggia e con la neve l'Italia mi parrà un miraggio :-)
EliminaBellissimo e sorprendente! Tra i pittori italiani solo Leonardo sa indagare con tanta curiosità la natura.
RispondiEliminaCiao
Marco
In effetti, Marco, per Leonardo, come per Durer, il disegno è una forma di conoscenza. Nel 1505 i due probabilmente si incontrano...Quanto mi sarebbe piaciuto spiare i loro discorsi!
EliminaTu mi apri sempre nuovi insospettati orizzonti
RispondiEliminaLi apro anche a me stessa, scoprendo quanto di bello, ogni giorno, ci possono riservarte le opere d'arte!
EliminaTi ho rubato la foto per metterla come sfondo del desktop. Non la conoscevo e mi meraviglia che sia stata dipinta cinque secoli fa anche se è vero che la natura non cambia mai.
RispondiEliminaGrazie anche di questa scoperta
Sara
Anch'io, sara, l'ho tenuto un po' come pagina d'apertuta dell'ipad. E' consolante pensare che la natura non cambia e che la bellezza è dappertutto, anche in una zolla piena di erbacce!
EliminaMi piace molto questa zolla d'erba che sembra vista attraverso gli occhi di un insetto o di qualcuno che si è fatto piccolo per poter vedere tutti i dettagli della bellezza del creato.L'infinita armonia della natura si rispecchia anche in questo verde microcosmo. E pensare che il pittore l'ha dipinta cinque secoli fa!!
RispondiEliminaGli occhi di un artista sono capaci di trasfiguare ogni cosa e di restituirci le sensazioni e le emozioni intatte, anche quelle di cinque secoli fa!
EliminaCome ho visto l'immagine ho pensato subito ai libri di botanica di due secoli fa'.Non avevo ancora letto la tua specificazione.
RispondiEliminaArtista eccezionale!
Durer è un artista meraviglioso, capace nei suoi dipinti e nelle sue incisioni di aprirci dei mondi. Ma anche di dimostrare nei suoi acquerelli una tale libertà da non essere più inquadrabile né in un'epoca né in una scuola pittorica: è l'uomo di fronte alla natura, così com'è, allo stato puro!
EliminaOvviamente conoscevo quest'opera per averla vista probabilmente pubblicata su Gardenia che dedicava una rubrica ai dipinti della natura , per esempio quelli del pittore Bimbi, se non ricordo male... Con me sfondi una porta non aperta, ma spalancata, mi piace moltissimo osservare il microcosmo che è una specchio o un'immagine ridotta del macrocosmo, qui interpretata alla perfezione. Penso gli sia piaciuto molto dipingere le cosiddette erbacce!
RispondiEliminaPenso anch'io che le erbacce le abbia scelte apposta per far vedere come nelle natura che ci circonda non ci sia nulla di così modesto e umile da poter essere ignorato!
EliminaQuesto post mi piace in modo particolare perchè mi ricorda che una volta riflettevo sui fiori di campo, così trascurati e sottovalutati, mentre invece sono la vera meraviglia della primavera.
RispondiEliminaÈ vero: tutti i fiori di campo sono stupendi, compreso il tarassaco che fa arrabbiare più d'uno, perché sembra che sciupi l'immacolato "pratino all'inglese". E invece basta andare in un campo lasciato incolto per vedre com'è bello!
EliminaNelle ultime 5 righe c'è la concezione dell'arte che avevano i fiamminghi
RispondiEliminabello, ben descritto, hai una bella passione
ma ho il sospetto che lo fai anche per mestiere
se così non fosse sarebbe davvero un peccato.
Sai cosa faccio di mestiere? Sono una storica dell'arte quasi dismessa. Lavoro al Ministero beni culturali, ma ho scelto un part time che mi permette di lavorare solo quattro mesi. Il resto del tempo faccio la casalinga a Bruxelles: il blog mi diverte, ma mi consente anche di continuare, in qualche modo, quello che faccio per lavoro. Con più libertà e più divertimento!
EliminaChe dire... si rimane senza parole, a bocca aperta di fronte a tanta bravura. nemmeno una fotografia avrebbe potuto rendere meglio la forza della Natura in una zolla di terra...
RispondiEliminaMi domando, che uomo è colui che riesce a pensare un dipinto così, a crearlo, a raccogliere quella zolla di terra e dipingerla, o addirittura chinarsi fino al suolo e fare di ciò che vede un'opera d'arte!!! Mi piacerebbe, come quasi per tutti i personaggi che presenti, conoscere la sua anima, la sua psicologia, insomma la sua biografia...
Stupenda la tua scelta, come sempre!
Cinzia
Anch'io sono un'appassionata di biografie e credo che, a volte, diano la chiave per comprendere meglio un artista e le sue opere. È vero nel caso di Durer che, volontariamente, mescolava la sua vita alle sue opere, al punto di consegnarci vari suoi autoritratti e qualche suo ricordo personale. È un artista che mi piace moltissimo e penso di scriverne ancora, parlando, magari, anche dei suoi dipinti.
EliminaGrazie e a presto
E' un acquerello di Durer che anch'io amo molto e all'Albertina ne ho comprato una piccola riproduzione su magnete che ho inserito nei giorni scorsi in una scritta un po' pasticciata e molto casalinga dedicata alla primavera. Adesso vado a metterla come immagine del profilo su FB... Per il resto, ho esaurito i complimenti e temo di ripetermi, ma sono così contenta, quando trovo un tuo nuovo pezzo!
RispondiEliminaGrazie, Luisa, anche per me aprire FB e trovare gli aggiornamenti della tua pagina è diventata una bella abitudine.
EliminaSai che io, invece, non mai visitato l'Albertina? Potrebbe essere uno dei motivi per tornare a Vienna! Chissà....
In fondo, non c' è nulla che già non sia stato inventato, vero? Questo quadro lo dimostra, antesignano di quella tecnica fotografica che è la macro. Ma la grandezza del dipinto sta proprio in questo, nella bravura dell'artista di averlo rappresentato da un punto di vista prospettico lungi dall'essere banale, dimostrando appieno la grandezza della Natura, anche nelle sue forme botaniche che ci sembrano più umili. Nelle mie camminate domenicali, ora che la natura inizia a manifestarsi starò ancora più attenta ad evitare di calpestare le umili erbe dell'argine del canale della Bassa. Grazie per aver segnalato questo bellissimo quadro.
RispondiEliminaNelle tue passeggiate sull'argine del canale potresti guardare l'erba con gli occhi di Dürer. Credo che così le piante più umili acquisteranno una dignità diversa e di ricorderai che sono state le" modelle" di un grande artista.Qui purtroppo, ancora niente passeggiate: più che dentro il dipinto di Dürer siamo ancora nella neve e nel gelo di Bruegel, tanto per restare in tema.A questo punto spero di trovare la primavera in Italia.
EliminaChi fa storia dell'arte non si dismette mai
RispondiEliminac'è sempre qualcosa in più da sapere
le casalinghe, anche quelle fan fatica a dismettersi,
quando vengo dalla Gessica ti fo sapere
se hai voglia possiamo incontrarci consorti compresi, ovvio.
Se passi tra Firenze e Bologna, forse sarà possibile...A presto e buone giornate di primavera!
EliminaGli acquerelli di Dürer sono a dir poco incredibili!
RispondiEliminaRicordo si del suo sentiero tra Trento e Bolzano, mi sono ripromessa di percorrerlo prima o poi.
Albrecht Dürer ha ridato dignità a questa zolla di erbacce, che troppo spesso siamo abituati a calpestare, trovo che il tutto sia adir poco commuovente.
Hai proprio ragione cara Grazia: anche in un fil d'erba si può scorgere un frammento di universo.
un abbraccio
Bisognerebbe davvero cominciare a guardare quello che ci sta intorno con emozione e rispetto e, magari, anche un po'con gli occhi di un artista come Dürer!
EliminaLeggere insieme a te un dipinto è molto bello, Grazia, lo sai?:)
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RispondiElimina@ Giacinta e luoghinonluighi: grazie tante a voi per condividere!
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