Quale occasione
migliore di questa bella giornata di un
sontuoso e dorato autunno belga per fare una passeggiata? E magari per scegliere, stavolta, di non avventurarsi nei sentieri fangosi di un bosco, ma nelle strade della periferia di una città.
Se stiamo alle guide
(le poche che ne parlano) Berchem è semplicemente una località a sud est di Anversa con la
fermata del treno della linea Bruxelles-Amsterdam, immediatamente prima di
arrivare in città.
Invece, Berchem è molto di
più.
Proprio là, schiacciato tra
il ponte della ferrovia e la stazione, c'è un piccolo quartiere, composto di cinque o sei vie che si incrociano: lo Zurenborg.
Tra la fine dell'Ottocento e i primi del Novecento questa zona era praticamente aperta campagna.
Si decide
allora di lottizzare i terreni per
consentire alle famiglie più ricche di costruirsi, a pochi chilometri dalla
città, case ampie e con giardini confortevoli
e di sfuggire alla confusione e all'affollamento del centro.
In una
quarantina d'anni, tra il 1881 e 1914, il quartiere di Zurenborg fu interamente completato.
Anversa è, all'epoca, il
porto più grande d'Europa: la città cresce a vista d’occhio tanto che gli abitanti
sono aumentati, in poco tempo, da due a trecentomila.
La borghesia
cittadina, orgogliosa di produrre ricchezza col commercio navale e con quello
dei diamanti, rifugge da ogni idea di understatement: i più sono convinti che il
benessere e l'opulenza debbano essere esibiti, senza pudore.
Chi viene ad abitare nel nuovo quartiere è sicuro che potrà costruire
come meglio crede: non c'è un piano regolatore, né tanto meno disposizioni urbanistiche vincolanti.
Gli agiati borghesi di Anversa,
si sentono liberi di ostentare, con fierezza, nelle loro case appena edificate, lo status sociale raggiunto.
Gli architetti fanno a gara per dimostrare la loro originalità,
utilizzando i più vari stili: sanno che l'unico limite alla loro fantasia è nel
portafoglio dei committenti.
E si vede.
Più di
duecento case, stipate in meno di cinquecento metri, formano un esempio straordinario
dell'eclettismo di fine secolo. Edifici in stile neo-gotico, possono costeggiare
dimore rococò, un palazzo
in stile "veneziano" con le sue raffinate bifore può trovare posto accanto a castellotto medioevale con tanto di
merlatura.
Una torretta di mattoni, sormontata da un tempietto circolare, può sbucare quasi all'improvviso tra candidi
edifici neo-classici.
Agli incroci, invece,
le quattro case d'angolo presentano
spesso decorazioni omogenee, come nella piazza progettata dall'architetto Joseph Bascourt.
Ognuna delle case-
tutte con i loro raffinatissimi mosaici su fondo dorato inseriti sopra le porte
e le facciate che ripropongono i
medesimi colori tra bianco e verde- è dedicata a una delle quattro stagioni.
La casa della
Primavera è adornata, ad esempio, da ghirlande di fiori in boccio, mentre quella dell'Autunno è decorata da foglie variopinte.
Altrove, invece, i
proprietari hanno fatto di testa loro e ognuno, nella facciata della propria
casa, ha deciso rievocare qualche fatto storico oppure di esaltare la scienza e la
filosofia. Nessuna regola: un palazzo può ostentare una serie di busti all'antica, un altro può essere dedicato
all'esaltazione di Carlomagno, oppure mostrare l'immagine di un Napoleone con tanto di bicorno sormontare i cannoni della fatale battaglia di Waterloo.
C'è chi preferisce
intitolare la propria casa alle parti del
giorno, dall'alba al tramonto, chi ai fiori più diffusi, e chi ai nomi
dei venti, da borea al maestrale.
A tutti è lasciata ampia libertà d'immaginazione, tanto
che non stupisce che, sul terrazzo di un tetto, possa spuntare, come aggiunta moderna ma in perfetta armonia con tutti il resto, un elemento del tutto incongruo.
Addirittura Humphrey
Bogart che, abbigliato nel candido smoking che sfoggia in "Casablanca", sorseggia il suo immancabile bicchiere di whisky.
Ma sono soprattutto i dettagli delle case Art
Nouveau, lo stile che tra Otto e Novecento invade tutto il Belgio, a riempire
gli occhi, e a meravigliare con la raffinatezza e la ricchezza delle decorazioni, dal
mosaico, al legno intagliato, al ferro lavorato
Come le linee curve, i capitelli di pietra e le corolle di bronzo dorato nella bianca casa intitolata al girasole dell'architetto
Jules Hofman.
Basta camminare per
le vie del quartiere in una giornata di sole autunnale come quella di oggi (e di belle giornate ce ne sono anche da queste parti) per
rimanere incantati dal dettaglio di una porta, di una finestra, o di una
mansarda.
Oppure per fermarsi, col naso in aria, ad ammirare, le volute eleganti di una ringhiera.
O, per
perdersi, levando lo sguardo, tra le tegole e le banderuole dei tetti
grigi di ardesia.
Insomma, passeggiare per lo Zurenborg, ora in gran
parte restaurato, dopo le distruzioni e le speculazioni edilizie degli anni
'70, è un po' come tornare indietro nel tempo.
Nessuna insegna, nessun negozio. Nemmeno i bistrot, altrove onnipresenti.
Solo il silenzio e quell'atmosfera
"fin de siècle" che le foto si sforzano di restituire.
Se si lascia spazio
alla fantasia, ci si può immaginare di sentire il rumore delle carrozze o lo sferragliare di un vecchio tramway.
E, perché no, si può sognare di veder camminare a passo lento eleganti
signori col bastone da passeggio e affascinanti dame con la veletta.
Oppure ci si può divertire a sbirciare in quegli interni che,
come un palcoscenico di teatro, si offrono ai nostri sguardi attraverso le ampie
aperture delle finestre, sullo sfondo del verde ombroso dei giardini.
Niente di fragoroso, nessun
monumento così rilevante da obbligare alla visita e nemmeno nessun asterisco nelle guide turistiche.
Lo Zurenborg continua a vivere una sua tranquilla e appartata esistenza.
Tanto che, quando capita di accompagnarvi qualche
amico che viene a trovarci, si ha ogni volta l'impressione di condividere il piacere di una
scoperta.
Come avviene spesso in Belgio per quei luoghi, che, lontani dai
sentieri troppo battuti, sembrano rivelarsi solo a chi è capace di percepirne
il fascino.
Ma che, se ci si prende il tempo di assaporarli dettaglio per
dettaglio, non finiscono mai di stupirci.
E di conquistarci.
Le foto sono quelle scattate dal mio compagno di passeggiate e di vita e pubblicate in "Panoramio", col nome de "Lo zio di Leo"
mi piace da matti andare a cercare tutto quello che le guide non riportano, di solito sono le zone di città più interessanti e dense di cose da raccontare, molto più dei monumenti d'ordinanza.
RispondiEliminaÈ vero! e da questo punto di vista il Belgio è un'assoluta scoperta!
EliminaUn ulteriore motivo per pensare di fare un giro dalle tue parti !!!
RispondiEliminaCiao
Marco
Ti aspetto volentieri: programma almeno una settimana!
Eliminaahhhhh!! allora la prossima volta... :)
RispondiEliminaEh, sì! Dalle mie parti ci devi proprio ritornare.
EliminaSe non sbaglio ti manca addirittura di vedere Gand e l'Agnello mistico di Van Eyck...
Molto bello lo Zurenborg!!!
RispondiEliminaAnche se poteva rivelarsi "pericoloso" lasciare ad ognuno la libertà di edificare a proprio piacimento, il risultato è molto gradevole!
Se lo si facesse ora, chissà cosa ne verrebbe fuori....
Forse è meglio restare nel dubbio!
E' bello scoprire nuovi luoghi poco "turistici"...
Io ho dedicato un paio di post a Lodi, una città che econdo me ha molto da offrire.
Se ti va di fare una "passeggiata virtuale" questo è il link:
http://25mq-di-verde.blogspot.it/2013/09/la-bella-lodi-prima-parte.html
Ciao e a presto!!!!!!!
Oggi la libertà di edificare si è rivelata un disastro;
EliminaVengo volentieri a fare con te una "passeggiata virtuale" per Lodi.
A prestissimo
Sembrerebbe, dalle immagini e dal testo, l'esatto specchio di chi l'ha costruito ed abitato.
RispondiEliminaInteressante, non fosse altro che per questo.
Proprio così, Costantino, lo specchio della ricca borghesia mercantile di fine Ottocento!
Eliminasicuramente una passeggiata piacevole e curiosa!
RispondiEliminaUna giornata di piccole deliziose scoperte.Tu dovresti sicuramente venire con la tua macchina fotografica: chissà che immagini sapresti scovare!
EliminaNon sono mai stata ad Anversa e nel quartiere di Zurenborg. Non avrei visto queste originali case ristrutturate, perché avrei potuto esserci andata con facilità nel 1969, molto è cambiato da allora. Credo che prima o poi mi rimetterò in viaggio mi piacerebbe proprio rivedere il Belgio, un paese che amo molto perché si mostra con austerità e pudore. Lo Zurenburg fa eccezione, pur preservando la quiete e il riserbo. Molto bello!!!
RispondiEliminaUn abbraccio
Nou
Austerità, pudore e un pizzico di surreale ironia sono la chiave per scoprire (e amare) questo straordinario paese, dove sono arrivata per caso, ma che ora sento mio.
EliminaAnch'io ho pensato "chissà cosa succederebbe oggi, a lasciare mano libera ai costruttori"... e poi mi è venuto in mente che hanno già mano libera, sigh.
RispondiEliminaAlmeno allora si rispettava quello che veniva definito "il decoro" delle città. Ora nemmeno quello....
EliminaCi sono quartieri che sfuggono, più che allo spazio, al tempo. Ne ho visti... Penso in questo momento al quartiere Coppedè a Roma, a quello liberty a Riga, a una zona di Jurmala, all'Hundertwasser a Vienna ; ed ora, grazie a te scopro questa fantasilandia belga! :)
RispondiEliminaProprio quartieri al di fuori dello spazio e del tempo. E non è l'unico: anche a Bruxelles, per esempio, ci sono straordinarie zone art nouveau, dove sembra che il tempo si sia fermato.
EliminaAnche questo quartiere, come tutti gli spazi degni di essere conosciuti, meriterebbero di essere presentati da un 'app curata da te ( ci sto lavorando sai?). Gli inviti ad andare ad Anversa stanno moltiplicandosi...
RispondiEliminaGrazie!
Ci sarebbe da pensare a un'app per tutto: a dicembre ne parliamo!
EliminaCittà come queste sono delle miniere d'oro per chi ha la passione della fotografia! Come ben dimostrano gli scatti stupendi del tuo compagno.
RispondiEliminaSerena giornata cara Grazia!
Davvero, Cinzia, l'art nouveau è molto fotogenica! E Thomas è particolarmente bravo:-)
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