"...de
presso piglia la tuba ser Marzo pregonatore/ e corre de qua e là,
fazando gran rumore"
(Bonvesin de la Riva, Tractato dei Mesi, fine sec.XIII)
(Bonvesin de la Riva, Tractato dei Mesi, fine sec.XIII)
Una giornata variabile, un cielo che passa dal grigio all'azzurro e che cambia continuamente.
Ecco quello che ci si immagina, quando si pensa a Marzo, il mese "pazzerello" per eccellenza, in cui si incontrano (e si scontrano) la buona e la cattiva stagione.
"San Benedetto (il 21 del mese), la rondine sotto il
tetto", oppure "A marzo, chi non ha scarpe vada scalzo", sono i proverbi che salutano, con l'equinozio di primavera, il ritorno del bel tempo.
Marzo è davvero speciale.
Prende il nome da Marte, dio della guerra, ma anche protettore del risveglio primaverile e del rinnovamento.
Prima del calendario gregoriano, era il 25 marzo, il giorno dell'Incarnazione e dell'annuncio a Maria- nove mesi giusti prima di Natale- a segnare, in gran parte d'Italia, l'inizio del nuovo anno
Ma Marzo è anche- e soprattutto- il più volubile dei mesi.
La pioggerellina, descritta nella poesia imparata a memoria da tanti di noi alle elementari (qui è il link), si può alternare, nella stessa giornata, al sole più radioso: il tempo è imprevedibile.
Tanto che anche nei
Calendari di pietra di otto secoli fa, che ho cominciato a "sfogliare" a partire da
gennaio (qui), quello del Duomo di Ferrara (ora al Museo della Cattedrale) e quello della Pieve di Arezzo, Marzo è legato ai mutevoli capricci del vento.
A Ferrara, dove Marzo condivide la formella col mese di Aprile, sembra che sia il vento rude degli ultimi giorni d'inverno a soffiare impetuoso e a scompigliare la barba e i capelli di un uomo irsuto, vestito di una corta tunica e in atto di suonare un corno.
Più
calmo, invece, il vento che, ad Arezzo, arriva a sollevare i capelli ispidi e chiari di un Marzo ancora freddoloso, abbigliato con scarpe robuste, una lunga veste color ocra fermata
alla vita da una cintura e un mantello raccolto sul braccio destro. E anche lui sta per soffiare nel corno che ha appena portato alla bocca.
Non compare stavolta nessuna delle attività agricole tipiche della stagione, a cui ci eravamo finora abituati.
Quello che viene raffigurato è il "Marcius cornator", o, per dirla in italiano, "Marzo che suona il corno".
Un soggetto che ha dietro di sé una lunga storia.
Forse solo pochi degli anonimi scultori degli inizi del Duecento, che, passando da un cantiere all'altro, lavorano ai Calendari dei Mesi come quelli di Ferrara e di Arezzo, hanno avuto la possibilità di vedere l'immagine di quello stesso scapigliato suonatore nei mosaici dei pavimenti di antichi palazzi o nei fogli miniati di qualche manoscritto.
E, probabilmente, sono ancora meno quelli che sanno che la figura, rappresentata nei mosaici e nelle miniature, così come il Marzo, che intagliano con tanta fatica nella pietra, si rifanno all'iconografia di Eolo, il mitologico dio dei venti.
Proprio Eolo che, con i capelli in disordine e le guance gonfie, estrae, soffiando dalla sua otre le tiepide brezze o la fredda tramontana.
A mala pena qualcuno di loro sa leggere e scrivere e ben pochi conoscono testi letterari o mitologici. Ma sono proprio quegli scultori itineranti, dai capomastri ai più modesti scalpellini, che fanno in modo che il filo con il passato non si spezzi mai del tutto, trasmettendo di padre in figlio o da maestro ad apprendista, quel motivo tratto da un'antichità che ha il sapore di una favola lontana.
Fino a trasformare il dio del mito in un robusto e scarmigliato contadino, capace di sollevare, suonando nel corno, quei venti di Marzo che sgombrano le nuvole dell'inverno e preparano il cielo all'arrivo della primavera.
E a infondere in quell'antica rappresentazione una nuova verità.
Proprio Eolo che, con i capelli in disordine e le guance gonfie, estrae, soffiando dalla sua otre le tiepide brezze o la fredda tramontana.
A mala pena qualcuno di loro sa leggere e scrivere e ben pochi conoscono testi letterari o mitologici. Ma sono proprio quegli scultori itineranti, dai capomastri ai più modesti scalpellini, che fanno in modo che il filo con il passato non si spezzi mai del tutto, trasmettendo di padre in figlio o da maestro ad apprendista, quel motivo tratto da un'antichità che ha il sapore di una favola lontana.
Fino a trasformare il dio del mito in un robusto e scarmigliato contadino, capace di sollevare, suonando nel corno, quei venti di Marzo che sgombrano le nuvole dell'inverno e preparano il cielo all'arrivo della primavera.
E a infondere in quell'antica rappresentazione una nuova verità.
Che bello, mi piace l'idea del corno associato ad Eolo, non ci avevo mai pensato
RispondiEliminaMarzio soffia nel corno per far levare i venti: bella l'idea vero?
EliminaLicia cara, grazie, come sempre dell'attenzione!
Strana questa rappresentazione del mese di marzo!
RispondiEliminaPerò indicata. Speriamo che rispetto all'anno scorso Eolo soffi un pò più forte e spazzi via tutte queste nubi!!!!!
Ciao
Jampy , nella raffigurazione di Marzo hanno tenuto conto soprattutto che è ( o dovrebbe essere) il mese dei venti e delle pulizie, anche in cielo. Speriamo che riesca almeno a spazzare le nuvole!
EliminaQuesto primo giorno di marzo non smentisce la sua iconografia, almeno qui dalle mie parti: vento impetuoso (e anche un po' freddo!) e pioggia fitta fitta… adoro questi tuoi calendari di pietra, Grazia!
RispondiEliminaVedi Cristina, da te il Marzo-Eolo funziona; Qui a Bruxelles è ancora un po' pigro e la pioggia ( e le nuvole) sono rimaste fitte fitte!
EliminaHa una grande forza la scultura di Ferrara di marzo, i capelli sembrano fiamme agitare dal vento!!
RispondiEliminaHa davvero una grande forza il motivo dei capelli ispidi e irti: basta da solo a farci immaginare la violenza di un vento impetuoso!
EliminaChe curiosità per la vita di questi anonimi artisti!
RispondiEliminaAnche a me, sai Silvia, la loro vita incuriosisce tanto. Impossibile ricostruirne le vite, (tanto sono scarsi i documenti). L'unica cosa è far parlare le opere!
Eliminaperò, il marzo aretino, che senso di movimento… pensare che ho passato anni sotto l'ombra della Pieve, e non mi ero mai accorta di tanta bellezza… ci voleva il superbo restaurodi questi rilievi per metterne in evidenza tutta la bellezza e l'originalità. Grazie Grazia, come sempre.
RispondiEliminaPaola, continuo a pensare che potrebbe essere una buona idea trovarsi ad Arezzo per ammirali insieme, magari anche con Lorenza. Tanto ancora di mese ne mancano nove....
Eliminaanch'io sono colpita dall'associazione con Eolo, che non conoscevo. Affascinante, il legame che per vie a noi in parte oscure viene mantenuto tra tempi e contenuti in realtà lontani, come tanti fili di cui a tratti si perde il percorso e che poi improvvisamente ricompaiono....
RispondiEliminaLa storia del rapporto tra Medioevo e classicità è una storia straordinaria; Ne sono affascinata fin da quando ho letto uno dei libri di storia dell'arte per me più straordinari, "Rinascimento e Rinascenze" di Erwin Panofsky; Un libro che non smette mai di suggestionarmi;
Eliminaquante simbologie...in una pietra scolpita...grazie a voi ..a Luisa e Grazia..che con semplicità fate conoscere queste meraviglie...
EliminaNon vedo l'ora che arrivi aprile per vedere un'altra pagina di pietra!
RispondiEliminaAprile è qui che arriva.... Vedrai!
RispondiEliminaDa noi marzo è iniziato ancora con la neve... altro che cieli primaverili... Ma come Lorenza, sono curiosa di vedere Aprile. E sopratutto mi incuriosisce vedere se ci sarà finalmente una donna o se I mesi saranno rappresentati tutto da figure maschili...
RispondiEliminaSe ci sarà una donna o no ancora non te lo dico: altrimenti ti sciupo la sorpresa! :-)
EliminaIl vento che ripulisce, come un respiro salvifico. Ieri qui soffiava un bel venticello ed era una splendida giornata, si vede che ti hanno ascoltata.
RispondiElimina:)
Mi piace che hai sottolineato il persistente legame col precedente paganesimo, esso popolava il mondo di dei molto più divertenti e umani!
Speriamo che il vento salvifico raggiunga anche Bruxelles!
RispondiEliminaIn effetti gli dei della mitologia (Eolo compreso) erano molto più divertenti dei martiri e dei Santi.
guardando il film "La grande bellezza" mi è venuto da pensare che Roma in fondo sia sempre rimasta pagana, e tutto il cristianesimo che l'ha plasmata e attraversata non ha potuto fare a meno di confrontarsi con la potenza del mondo antico. Il paganesimo era in fondo molto meno fanatico e molto più indulgente con i difetti umani della fede cristiana assetata di assoluto.
RispondiEliminaOnore al merito degli scultori itineranti! Sorta di cantori omerici ma del bassorilievo, in questo caso.
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