"Oggi ho visitato la Villa Valmarana, decorata da Tiepolo, che lasciò libero corso alle sue virtù e alle sue manchevolezze..." (Goethe, Diario del viaggio in Italia, 24 settembre 1786)
Ha una sessantina d'anni Giambattista Tiepolo, quando, intorno al 1757, viene incaricato della decorazione della villa di campagna della nobile famiglia Valmarana nei dintorni di Vicenza.
Come al solito, si è messo subito al lavoro.
Malgrado l'età, non si sente diverso da quel vivace Tiepoletto- così l'avevano soprannominato- che, anni prima, aveva
dichiarato, in un dipinto, tutto il suo amore per la giovane moglie (ne ho parlato qui).
Ora è diventato famoso e, se non ricco, è almeno benestante, la famiglia si è fatta numerosa e
due figli, Giandomenico e Lorenzo, lavorano stabilmente con lui.
Ma quel mare di idee che gli affollavano la mente ancora non si è placato.
Quando
arriva a Vicenza, è tornato da poco da Würzburg, dove ha ricoperto di affreschi
le centinaia di metri quadri della Sala imperiale e dello scalone della
Residenza di un Principe-Vescovo dal nome per lui impronunciabile, dando fondo a
tutta la sua fantasia (ne no parlato qui).
Ma ora, nella cornice più intima della
bella villa alle pendici del monte Berico, non c'è posto per i suoi scorci
vertiginosi di cieli.
Le stanze sono quelle, molto più raccolte, di una villa di campagna, in cui la famiglia passa le sue vacanze: i suoi affreschi, dipinti ad altezza
d'uomo, entreranno quasi a far parte della loro vita quotidiana.
Come quelli cinquecenteschi di Paolo Veronese.
Come quelli cinquecenteschi di Paolo Veronese.
Il committente,
Giustino Valmarana, uomo di lettere e appassionato di teatro, ha scelto lui stesso
i soggetti: al pianterreno le scene d'amore, tratte dai poemi più noti, una per ogni sala, ben si confanno al gusto di una nobiltà di provincia, che sa vivere il lusso con garbo e misura.
Proprio all'ingresso della villa, invece, nella sala principale, ha previsto la scena col "Sacrificio
di Ifigenia".
Sono in molti, all'epoca, a conoscere quell'antico mito, in cui si
mescolano Dei ed eroi, sentimenti forti, commozione e sgomento.
Per chi non lo sapesse, poi, c'è sempre chi è disposto a raccontarlo.
"...Tutto comincia, quando Agamennone
uccide, per errore una cerva sacra alla dea Diana. La dea, adirata, provoca una
lunga bonaccia che per tre lunghi mesi impedisce alle navi di Agamennone e a
tutta la flotta greca di partire per la guerra di Troia. L’indovino Calcante
comunica che l’ira della dea sarà placata, solo se Agamennone accetterà di
sacrificare la sua figlia più bella, Ifigenia. Agamennone, pur combattuto tra
senso del dovere e amore paterno, decide di mandare a chiamare con l'inganno la
moglie Clitemnestra e la figlia, facendo credere che Ifigenia andrà in sposa ad
Achille. Non appena la giovane arriva in Aulide, tutti i condottieri greci si trovano
d'accordo: Ifigenia deve essere sacrificata alla dea..."
Cosa? Un dramma proprio sulla
parete d'ingresso?- si sarà detto qualcuno.
Niente affatto: la scena è destinata più a emozionare che a turbare.
Perché in fondo ci sarà un lieto fine.
Il fedele scenografo dei suoi dipinti, il "quadraturista" Girolamo Mengozzi Colonna (1688-1772), ha aiutato la pittura di Tiepolo a "sfondare" il muro, creando uno spazio illusorio.
Sei bianche colonne ioniche, delimitando la scena, fungono da quinte teatrali e, insieme,
quasi sostenessero il soffitto, suggeriscono una prosecuzione della stanza al di là della parete.
La sala della villa è diventata il palcoscenico perfetto per la sua rappresentazione.
Al centro, sullo
sfondo di un cielo azzurro terso, il sacerdote Calcante, attorniato da comparse
abbigliate in stravaganti vesti orientali, sta per uccidere con un coltello la
giovane Ifigenia. La brocca con l'acqua rituale e il rogo sono pronti e un
servo si avanza per raccogliere in un vassoio il sangue della vittima.
Alla
folla, sulla destra, si è mescolato un
personaggio, vestito alla moda settecentesca e con una corta barba, forse il
committente degli affreschi, Giustino Valmarana, che sembra entrato in scena
senza nemmeno cambiarsi. Qualcuno, invece, si è nascosto dietro una colonna, da
cui fa emerge solo un braccio.
In disparte, Agamennone,
chiuso nel suo dolore, si cela il volto con un ampio manto rosso, in un gesto da
consumato attore tragico.
È l'unico non si è accorto di quello che sta per succedere; tutti gli altri guardano già verso l'alto.
Tiepolo, da gran regista qual
è, ha scelto il momento di maggiore pathos per introdurre, quasi partisse realmente
dalla stanza, una vaporosa nuvola rosata. Sopra la nube due amorini conducono la
cerbiatta, che, per volere della dea Diana, verrà immolata al posto di Ifigenia.
Ecco lo scioglimento, ecco quel lieto fine che tutti attendevano.
La patetica e discinta Ifigenia ormai è salva, mentre la brezza, che consentirà alle navi di partire, agita i grandi stendardi rossi sullo sfondo.
La patetica e discinta Ifigenia ormai è salva, mentre la brezza, che consentirà alle navi di partire, agita i grandi stendardi rossi sullo sfondo.
Nell'affresco-teatro, eroi e
divinità hanno recitato la loro parte, come attori o, meglio, come cantanti di un melodramma.
In quella parete di tre
metri per sette, si sono mescolate realtà e illusione.
Grazie a una pittura lieve
fatta di tinte chiare, azzurre, ocra, rosate, di ombre colorate e di leggeri
chiaroscuri, con il colore freddo del cielo che esalta, per contrasto, quello
più caldo delle vesti. Fino a dare l'idea della luce di un eterno mattino.
La finzione di un mondo, che sarà, entro breve, destinato a infrangersi.
Tiepolo comincia a essere consapevole di camminare su una cresta sottile e che il suo gioco di illusioni non potrà durare a lungo. Tanto che sarà lui stesso, nella foresteria di villa Valmarana, a lasciare il posto alla pittura del figlio Giandomenico (qui), conscio che le sue costruzioni illusorie, i suoi artifici e le morbidezze della sua pittura sono ormai fuori posto.
La realtà avanza ed è una brutta realtà.
Venezia sta cedendo il suo ruolo di prima potenza commerciale con l'Oriente. Come l'Italia tutta, anche dal punto di vista artistico, ha perso ogni primato e altri centri, dalla Francia all'Inghilterra, si stanno sempre più affermando.
I suoi vaporosi teatrini rococò sono destinati a cedere il posto a una pittura più attenta al reale.
Tiepolo continuerà a lavorare tra Venezia e l'entroterra ma partirà nel 1762 per la Spagna dove morirà, otto anni dopo, di malattia- e forse di nostalgia- dopo avere intessuto per l'ultima volta, per la retriva monarchia spagnola, le reti dorate delle sue illusioni.
Venezia sta cedendo il suo ruolo di prima potenza commerciale con l'Oriente. Come l'Italia tutta, anche dal punto di vista artistico, ha perso ogni primato e altri centri, dalla Francia all'Inghilterra, si stanno sempre più affermando.
I suoi vaporosi teatrini rococò sono destinati a cedere il posto a una pittura più attenta al reale.
Tiepolo continuerà a lavorare tra Venezia e l'entroterra ma partirà nel 1762 per la Spagna dove morirà, otto anni dopo, di malattia- e forse di nostalgia- dopo avere intessuto per l'ultima volta, per la retriva monarchia spagnola, le reti dorate delle sue illusioni.
Per informazioni su orari di visita e attività di Villa Valmarana il link è qui.
Zone d'Italia e dell'arte che mi sono pressoché sconosciute, e delle quali, grazie a te, riesco a intravedere qualche scorcio :-)
RispondiEliminaSilvia, un giro nei dintorni di Vicenza.Di fronte alla Villa Valmarana affrescata da Tiepolo c'è la Rotonda di Andrea Palladio. Si passa da una brutta periferia (come lo è tutta quella italiana) alla bellezza e alla serenità allo stato puro.
EliminaRimango sempre affascinato dal tuo modo di raccontare, lo considero un valore aggiunto ai capolavori di cui ci sveli i segreti.
RispondiEliminaGrazie!!!
Grazie a te ( anche per la musica che ho appena ascoltato nel tuo blog)!
EliminaMi affascina sempre il modo con il quale, in tono scorrevole e solo apparentemente "facile", riesci a cogliere l'esatta temperie di un'epoca della vita di un uomo-artista e della società di cui è espressione. Bravissima!
RispondiEliminaGrazie tante, Luisa, e come sai ricambio l'apprezzamento per la tua bella pagina su Facebook!
EliminaMolto interessante, sia la storia dell'affresco, che ciò che rappresenta.
RispondiEliminaNon ho potuto fare a meno di constatare che il "fil rouge" continua! ;-)
Chissà quale altro cielo o nuvola tirerai fuori per la prossima storia...
Attenderò curioso!
Ciao
Vedi che la caccia alle nuvole dà sempre buoni frutti! Non so se per il prossimo post scruterò il cielo... Vedremo!
EliminaHai cominciato con le nuvole di Smilde, sei poi passata a quelle di Magritte e a desso approdi a quelle di Giamba.
RispondiEliminaC'hai messo in mezzo dell'altro per ingannarci ma adesso lo so chi sei,
te sei una con la testa fra le nuvole!
Scherzi a parte, a me quel braccio che abbraccia la colonna per reggere un uomo che non si vede mi piace un sacco,
è il risultato di una attenzione che il pittore ha durante tutto il percorso della sua vita, una dedizione al suo lavoro che si mostra anche durante le pause, una curiosità che pochi riescono a tradurre in quotidianità, per me è la nota che riporta tutto alla dimensione reale, la teatralità dell'insieme diventa reale grazie a quel braccio d'ignoto.
È vero, Massimo, quel braccio che sbuca dalla colonna è un punto di passaggio tra mondo fittizio e mondo reale: un colpo di teatro che accresce l'illusione.
EliminaChapeau!
Vicenza è una città splendida, che peraltro si può vivere in modo molto piacevole perché non è tradizionalmente meta di turismo, i capolavori d'arte che custodisce questa città sono eccezionali... ! Camminando per le sue strade si percepisce ordine, equilibrio, la grandezza e lo splendore di un tempo, e anche un certo attaccamento al suo passato rinascimentale. Camminare per le strade di Vicenza di notte, nel silenzio, ammirando i suoi tesori, è stata un'esperienza bellissima.
RispondiEliminaPer quanto riguarda il nostro Giambattista Tiepolo... anche noi abbiamo voluto dedicargli un post :-)
http://www.finestresullarte.info/117n_ironia-di-giambattista-tiepolo.php
Proprio così, Federico, il centro storico di Vicenza è tutto da vedere. Basterebbe da solo il Teatro Olimpico a giustificare una visita... e non è l'unico!
EliminaIl vostro post su Tiepolo l'ho letto: ironico e frizzante al punto giusto!
Trovo che quel confrontarsi in spazi più ristretti dei suoi soliti abbia dato bellissimi risultati. Quindi con un gioco di parole direi che nella ristrettezza (dello spazio) si vede la grandezza (dell'artista).
RispondiEliminaBen detto, Nela! E qui si vede benissimo che Tiepolo è un grande!
EliminaSaremo a Bologna il 19, domani compro i biglietti
RispondiEliminave vogliamo incontrarci son contento e anche mia moglie.
Saluti.
Massimo, parli del 19 aprile? io come ti avevo scritto fino alla fine di marzo sarò a Bruxelles, ma ad aprile mi va bene. L'unico problema è che il19 è il sabato di Pasqua. Ad ogni modo per fissare meglio scrivimi a questo indirizzo: graago@hotmail.be, così ci mettiamo d'accordo.Mi farebbe davvero un gran piacere conoscere te e tua moglie!
EliminaChe meraviglia!
RispondiEliminaBuona domenica Grazia
Grazie Cinzia!
EliminaCommento approfondito che evidenzia la situazione storica,interessante grazie
RispondiElimina