Ci sono dipinti capaci di suggestionare e di lasciare con la curiosità di sapere chi siano i protagonisti e quale sia la loro storia.
"La Goulue che arriva al Moulin Rouge" oggi conservato al
MoMa di New York è uno di questi:
Una donna con i capelli rossi, un nastrino nero al collo e un abito scollato fino a lasciare intravedere il seno, compare, in primo piano, quasi fosse colta in
un’istantanea, sottobraccio a due donne vestite di nero, che sembrano farle da
cornice.
È la Gouloue, una ballerina; il pittore che la ritrae è Henri Toulouse Lautrec (1864-1901) (di lui ho parlato anche qui)
Apparentemente i due non potrebbero essere più diversi: lui discende da una
famiglia ricca e di antica nobiltà; lei, poverissima, ha
fatto tutti i mestieri, prima di far fortuna come ballerina di cancan.
Siamo a Parigi nel 1892, dove tutt'e due si sono
trasferiti giovanissimi con il sogno di una vita diversa. E a Parigi si sono incontrati in un locale ai piedi della
collina di Montmartre, dove, ai tavolini, tra fumo di sigari, odore di assenzio e
di sudore, si mescolano aristocratici e popolani: il Moulin Rouge.
Da quando è stato aperto, nel
1889, quel vecchio mulino riadattato a locale notturno, ha avuto un gran successo; proprio lì è nato il nuovo ballo, di cui si sente parlare dappertutto: il cancan. Ed è stato subito uno scandalo, alimentato da
articoli sdegnati sui giornali e
da qualche retata della Buoncostume.
In un periodo, in cui la sola vista di una caviglia fa fremere d'emozione, non c'è da meravigliarsi se il pubblico accorra a frotte per vedere ballerine scollate mostrare, nella danza, le gambe inguainate in peccaminose calze nere.
La Goulue è una di loro. In un periodo, in cui la sola vista di una caviglia fa fremere d'emozione, non c'è da meravigliarsi se il pubblico accorra a frotte per vedere ballerine scollate mostrare, nella danza, le gambe inguainate in peccaminose calze nere.
Viene dalla miseria di una piccola cittadina dell'Alsazia, si chiama Louise Weber, ma l'hanno soprannominata la
Goulue, l'ingorda, per il suo appetito insaziabile e per l'abitudine di bere gli
avanzi dai bicchieri dei clienti.
Eccentrica e sfacciata, si dice si diverta a far saltare, con un colpo di tacco, i cappelli a cilindro degli avventori più eleganti. E che non abbia soggezione di nessuno: le sue battute, tra ingenuo e malizioso, fanno il giro di tutta Parigi.
Eccentrica e sfacciata, si dice si diverta a far saltare, con un colpo di tacco, i cappelli a cilindro degli avventori più eleganti. E che non abbia soggezione di nessuno: le sue battute, tra ingenuo e malizioso, fanno il giro di tutta Parigi.
Eppure, alla sua sfrontatezza si mescola spesso il candore di una bambina. Anche quando balla
uno dei suoi cancan indiavolati e lancia la gamba in aria nella "spaccata", mantiene- come scrive un cronista- " il suo modo speciale di rialzare fino all'ombelico la sua veste di
tulle con una grazia infantile".
Quel misto di impudenza, di innocenza e di
vitalità sembra fatto apposta per attirare uno dei frequentatori più assidui
del locale: Toulouse Lautrec.Nato nel 1864, sarebbe diventato uno dei tanti aristocratici ufficiali di carriera se una debolezza genetica e un incidente non gli avessero lasciato una deformità fisica evidente: un busto normale e le gambe di un bambino.
Arrivato a Parigi, una decina d'anni prima, si è sentito subito libero di
dar corso alle sue passioni: una, ovviamente è la pittura, l’altra quella di
vivere di notte, frequentando case chiuse, locali notturni o cabaret. Fino a
diventare, lui "piccolo, piccolo e
nero, nero", come lo definisce uno dei suoi amici, "l'anima di
Montmartre".
In quel mondo, che molti definiscono equivoco, si sente, accettato per quello che è senza compatimenti o commiserazioni.
In quel mondo, che molti definiscono equivoco, si sente, accettato per quello che è senza compatimenti o commiserazioni.
Lì dà sfogo alla sua voglia di dipingere, girando da un caffè all'altro,
passando tutta la notte a bere, portando con sé il suo immancabile album da disegno.
E ritraendo la gente che incontra: attori, cantanti, prostitute, senza critica sociale, né pregiudizi.
Al Moulin Rouge si trova bene e si è subito affezionato alla Goulue, per la sua chioma rossa e- come gli piace dire- per "quel poco di bruttezza, che la salva dalla perfezione". Ironico, divertente, sempre pronto all'autoderisione, sa trattaria con quel misto di cameratismo e desiderio che a lei non dispiace e i due sono diventati amici.
E ritraendo la gente che incontra: attori, cantanti, prostitute, senza critica sociale, né pregiudizi.
Al Moulin Rouge si trova bene e si è subito affezionato alla Goulue, per la sua chioma rossa e- come gli piace dire- per "quel poco di bruttezza, che la salva dalla perfezione". Ironico, divertente, sempre pronto all'autoderisione, sa trattaria con quel misto di cameratismo e desiderio che a lei non dispiace e i due sono diventati amici.
Tanto che l'ha scelta nel 1891 come protagonista del manifesto pubblicitario del Moulin Rouge, raffigurandola, su un fondo giallo, circondata da silhouette nere e accompagnata, in controluce, da un'altra gloria locale, un
ballerino talmente dinoccolato da essere soprannominato Valentin le desossé.
Grazie a questo manifesto, diffuso dappertutto, il Moulin rouge e la Goulue sono ormai noti in tutta Parigi.
Ma anche Toulouse Lautrec, col suo stile derivato dalle stampe
giapponesi, i suoi colori vivi, il suo tratto deciso, è diventato d’improvviso
famoso.
Quell'incontro improbabile sembra aver fatto bene a tutt'e due.
E, ora, un anno dopo, il pittore ritrae ancora la sua ballerina.
Ma, stavolta, nessuna pubblicità: è un ritratto più intimo, dove lascia emergere i sentimenti nascosti dietro la frenesia e l’allegria esibita del cancan,
Semplificando le forme, stendendo un colore fluido, dove
predominano i verdi contrapposti al rosa, al nero e all'arancio, fissa sulla tela, con il suo stile immediato e sintetico, un momento di malinconia e di amarezza. Probabilmente uno dei tanti che hanno condiviso.
La Goulue sa bene che la
sua fama di ballerina è destinata a durare poco. Altre più giovani e belle sono già pronte a rimpiazzarla, tanto che, qualche anno dopo, cercherà di rifarsi una carriera nel circo, prima di
sprofondare nell'alcolismo e nella miseria.
Ha poco più di vent'anni al tempo del ritratto, ma in quella sua
espressione stanca e assente è come se portasse il peso di tutta una vita.
"Non voglio
dipingere il bello, voglio dipingere il vero": usava dire Toulouse Lautrec e, nel ritratto della sua compagna di tante notti folli e disperate, è riuscito a restituire alla Goulue, anzi a Louise Weber, la sua più profonda verità
Toulouse Lautrec e la Gouloue in una foto d'epoca |
Per la vita della Goulue il link è qui
Un sito completo sull'opera di Toulouse Lautrec è qui
Che vite interessanti! Sia quella di Lautrec ma soprattutto dell'ingorda! Rimango sempre affasciato da queste persone che si "bevono" la loro vita tutta d'un fiato; in maniera ingorda appunto. E spesso (se non sempre) si concludono miseramente, tra alcolismo droghe o suicidi. Per assurdo quest'uscita dalla scena della vita così tragica; li rende ancora più speciali! Dei romanzi viventi...
RispondiEliminaCiao Grazia bravissima come sempre!!!
In effetti queste figure affascinano, come tutte quelle che sono capaci di vivere la vita fino in fondo.
EliminaGrazie a te, Jampy, e a presto
Belle queste storie di persone che sono dietro ai dipinti, soprattutto se raccontate con grazia come sai fare tu!
RispondiEliminaCiao
Marco
Grazie, Marco. È che con i dipinti di Lautrec si ha spesso l'impressione che dietro ci sia soprattutto la sua storia.
EliminaIl regalo di una gustosa e umanissima "tranche de vie" della Parigi di fine Ottocento ad attendermi al ritorno a casa; grazie!
RispondiEliminaGrazie a te, Luisa, mi piace raccontare le storie dietro i dipinti e con Lautrec quello che appare, in trasparenza, dietro le storie individuali è la storia e l'atmosfera di un intero periodo.
EliminaL'arte è la forma più accattivante del pensiero umano. Dietro le immagini si intravedono vite, pensieri e mondi interi fatti di intelligenza e sensibilità
RispondiElimina" La forma più accattivante del pensiero umano": condivido appieno!
EliminaQueste storie di vita esaltano il valore di dipinti e artisti!
RispondiEliminaGrazie! È sempre meraviglioso leggerti
Cinzia
Grazie, Cinzia,sono convinta anch'io che i dipinti si apprezzano di più se ne si conosce la storia!
EliminaMi sembra una storia perfetta per un romanzo!
RispondiEliminaCi toccherà a scrivere anche questo! Dopo il catalogo della leggerezza.... :-)
EliminaC'è chi vive e chi si lascia vivere, quei due vivevano.
RispondiEliminaGrazie per questa chicca!
Eh, sì, quei due vivevano! E, anche se per un breve momento, la loro vita l'hanno vissuta fino in fondo!
EliminaSe si studiasse arte davvero sarebbero piú facilmente compresi tanti ragionamenti sull'apprezzare la diversità come insostituibile ricchezza. L'umanità è un insieme di particolarità, la massificazione è uno sguardo inutile. Grazie "cantaimmagini"
RispondiEliminaSe si studiasse arte davvero e se ce la facessero studiare! Magari!
EliminaImpudenza e ingenuità, un binomio che non poteva lasciare indifferente un artista come Toulouse Lautrec!
RispondiEliminaGrazie per il tuo racconto ( non sapevo niente della Goulue! )
Anche questa volta una storia appassionante dentro la tela di un grande pittore. Devo confessare che ho provato malinconia profonda per la Goulue.
RispondiEliminaHenri Toulouse Lautrec non conobbe la Goulue al Moulin Rouge. La conobbe quando lei lavorava al Moulin de la Galette e fu lui che, dopo qualche tempo, la convinse ad andare a lavorare al Moulin Rouge.
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