giovedì 1 settembre 2011

La congiura dei Pazzi (2)





Tra pensare e mettere in atto una congiura ce ne corre!
I preliminari sono finiti: adesso bisogna agire. 
Ma all’inizio tutto sembra andare storto.
Il primo tentativo fallisce prima di cominciare.
I Pazzi hanno deciso di versare un veleno nelle coppe di vino di Lorenzo e Giuliano de' Medici, durante un banchetto a cui dovrebbero partecipare.
Ma Giuliano, quella sera, ha mal di stomaco e declina l’invito: senza di lui non si può procedere.

I congiurati non demordono e decidono di usare i pugnali la domenica 26 aprile in duomo, nel corso della messa solenne.



Anche qui le cose si mettono male: il killer, che supponevano spietato, si fa venire problemi di coscienza e si rifiuta di uccidere in un luogo consacrato. Velocemente vengono assoldati due preti abili con i pugnali, che- forse perché son di casa- hanno meno scrupoli.
Intanto due dei congiurati attendono che i due Medici escano di casa e, con una scusa, li abbracciano.
Non è certo per l' ultimo saluto: si vogliono accertare che non portino, sotto il farsetto, l’abituale cotta protettiva in lana di ferro e che siano disarmati.

Vanno tutti alla messa.
Il segnale convenuto è quello della campanella, al momento dell’ Elevazione.
La tensione in chiesa è al massimo. Quando la campanella suona, due congiurati si gettano subito contro Giuliano e lo uccidono con diciannove pugnalate e con un tale impeto da ferirsi tra di loro.
L'attacco è stato talmente fulmineo che i fedeli, inginocchiati, non hanno avuto il tempo di reagire. Lorenzo, invece,  ha visto il fratello a terra, i pugnali, il sangue e ha capito tutto. 
Anche lui è colpito al collo, ma riesce a impugnare la spada di uno dei suoi e, protetto dagli amici, si rifugia in sagrestia, chiudendosi alle spalle la pesante porta di bronzo.
È salvo.

Nel frattempo Jacopo Pazzi, all'ora convenuta, pensando che i due Medici siano morti, esce per strada e al grido di "Libertà!"cerca di provocare una sollevazione popolare: sa che, a un suo segnale, le truppe del pontefice e dei suoi alleati, appostate ai confini, interverranno a dargli man forte.
Ha completamente sbagliato i suoi calcoli. La popolazione, alla notizia dell'accaduto e al suono delle campane a martello, si è sparsa subito in città. Ma non per seguire i Pazzi.

Jacopo si è ingannato: i fiorentini li amano i due Dioscuri e non si schiereranno mai dalla parte degli uccisori.

I seguaci dei Medici sono i primi a reagire e, al grido di "Palle, Palle!" (le palle dello stemma mediceo), cominciano a dare la caccia ai congiurati.

Lorenzo, intanto, si affaccia, ferito, dal balcone del Palazzo di famiglia.




Il popolo lo acclama in delirio: i congiurati non avranno scampo.
E sarà una carneficina: verranno uccisi tutti.
Anche l'arcivescovo di Pisa: impiccato in abiti vescovili, alla finestra del Palazzo pubblico.
Ottanta saranno i morti.
Jacopo Pazzi, che aveva cercato di nascondersi, verrà stanato, pochi giorni dopo e ucciso. La folla inferocita farà scempio del suo cadavere.

Sandro Botticelli avrà l'incarico di effigiare- come memento- tutti gli impiccato in una sala del palazzo di giustizia.


L'unico dei congiurati che era riuscito a scappare fino a Costantinopoli verrà consegnato ai Medici, qualche mese dopo, dal Sultano ottomano che non si vuole inimicare i banchieri fiorentini.

Verrà impiccato anche lui e, questa volta, sarà Leonardo a raffigurarlo, appuntando, nel foglio da disegno,con implacabile esattezza anche i colori precisi delle sue vesti.

Insomma Lorenzo ha trionfato.
I beni della famiglia Pazzi vengono confiscati, gli stemmi distrutti, i nomi cancellati in tutti i documenti ufficiali. 
Una completa damnatio memoriae.
Ormai, anche per la popolazione di Firenze Lorenzo è diventato il Magnifico: in città non ha più oppositori.

Sullo Stato della Chiesa si prenderà una sottile, anche se postuma, vendetta: non solo il figlio Giovanni sarà eletto papa col nome di Leone X, ma anche il figlio illegittimo di Giuliano salirà al soglio pontificio come Clemente VII.
E poi, con un un accorto gioco diplomatico, saprà ritessere le fila con tutti i suoi nemici.
Machiavelli scriverà cinicamente,  qualche anno dopo, che  in fondo la congiura gli è servita: si è liberato di quel vanesio del fratello e ha confermato il suo potere.
È riuscito ad acquisire una posizione importante nella scacchiera italiana e sa che i colpevoli della congiura non potranno più nuocergli perché ormai si sono svelati.
Crede di conoscerne tutti i nomi.

Proprio tutti ?

L'uomo dall'inconfondibile profilo, in realtà, ha saputo rimanere nell'ombra.

Non si aspettava che la congiura finisse così, ma si sente al sicuro. Nessuno sa o sospetta il ruolo che ha giocato. Tutta la colpa sarà attribuita a una rivalità cittadina e a Jacopo Pazzi, che avrebbe attirato dalla sua parte anche il papa.

Controlla la minuta della lettera che ha scritto: il codice è indecifrabile, ne è certo.
La ripone in uno degli armadi del suo studiolo ed esce tranquillamente a discutere con l'architetto del suo nuovo gigantesco palazzo (ecco qui due indizi!).

Pensa che non sarà mai scoperto.
E, invece, come in tutti i gialli che si rispettino, anche in questo, il colpevole è  destinato a essere svelato.

(continua)




11 commenti:

  1. Ma che bello questo post di cappa e spada !Sono il primo a commentarlo e allora non azzardo la soluzione che mi era venuta in mente per l'uomo misterioso, visto che i due indizi sono veramente parlanti. Ciao
    Marco

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  2. Anch'io credo di aver capito, ma aspetto sempre più incuriosita di sapere come ci porterai alla soluzione e comunque questi Pazzi erano proprio pazzi a pensare di sfidare i Medici.
    Saluti
    Anna

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  3. Hai la vena della narratrice. Mi piace sempre di più questa incursione in un mondo di grandi figure, nel bene e nel male...

    Bellissima l'immagine della rivolta!

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  4. Ho scoperto il tuo blog attraverso il post della congiura dei Pazzi.L'avevo studiata nei libri di storia,ma non mi ricordavo più tanto bene e adesso mi diverto molto a leggerla raccontata da te.Complimenti per il tuo stile di racconto e sto attenta ora a non perdermi la fine.
    Elisabetta

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  5. Quel profilo... Sono due notti che Sherlock non ci dorme, e Watson, che tenta di riposare nella stanza degli ospiti, è leggermente infastidito dall'interminabile scricchiolio delle scarpe sul parquet del salotto.
    Questa volta, l'amico fedele non vuole tessere ipotesi, aspetta la soluzione di Poirot godendosela un mondo. Ma quell'altro no: deve sempre dire l'ultima parola, e si sta accorgendo con un certo fastidio che, senza il contributo del mite Watson, in realtà non è capace di cavare un ragno da un buco. Neanche quando si tratta di un buco in forma di studiolo.

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  6. Eh, povero Sherlock: non si accorge di quello che ha sotto il naso( eccolo il terzo indizio)
    e poi..e poi...
    ( continua)

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  7. "Velocemente vengono assoldati due preti abili con i pugnali, che - forse perché son di casa - hanno meno scrupoli".

    Devo ammettere di essere rimasta piuttosto agghiacciata leggendo questa frase, benché io sia - ma diciamolo sottovoce, non vorrei ferire la sensibilità di nessuno - una discreta detrattrice del clero e dunque non dovrei essere troppo sorpresa.
    L'indizio è talmente parlante che ci sono arrivata anch'io - e questo è fatto inaudito, oserei dire miracoloso. Non vedo l'ora tu ci racconti quella storia lì, che mi ha sempre affascinata.
    Un abbraccio

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  8. Ganzissimo, avvincente, divertente, intrigante. E scritto con una scorrevolezza dotta e sobria. Mi fai invidia dio bono!
    Il gigantesco palazzo, essendo io fiorentino e sapendo che chi lo fece costruire era a capo della famiglia che una volta era la più ricca di Firenze, ben più ricca dei Medici, ma poi caduta in rovina, porta alla mente un nome ben preciso. Per di più, ai tempi di Lorenzo e Giuliano, quella famiglia era riuscita a risorgere dalle ceneri ed era arrivata ad essere la seconda per ricchezza economica.
    Quell'inconfondibile profilo è per caso inciso su una medaglia del 1489?
    Mi diverto un monte!!!
    :-))))

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  9. @Ruhevoll: sull'inconfondibile profilo , attenzione, non è fiorentino,e non so se sia inciso sulla medaglia del 1489. Di sicuro è stato ritratto molte volte. Sono in montagna,ma tra un po' arrivo con la fine e allora vedrai.

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  10. Non sono i Pitti, no, anche se l'indizio del palazzo enorme può sviare. Che fosse uno dei Pitti l'aveva pensato anche Sherlock, ma Watson con un'occhiata gli ha fatto capire di stare zitto e smetterla di agitarsi, tanto fra poco la Grazia-Poirot arriva e ci svela tutto il mistero.

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