sabato 18 gennaio 2014

"D'arie e di nubi": gli studi di Antonio Basoli



"I nuvoli si dimostrano alcuna volta ricevere i raggi solari e illuminarsi in modo di dense montagne e alcuna volta i medesimi restare oscurissimi..." (Leonardo da Vinci, De'nuvoli)


Ancora una volta torno a parlare di nuvole e di pittori innamorati di queste incostanti abitanti dei cieli. Dopo le nubi delle coste inglesi di Constable (qui), la nuvola innamorata di Correggio (qui) e l’aereo autoritratto di Mantenga (qui), è la volta delle nuvole dei cieli di Bologna, ritratte in un taccuino di due secoli fa. Non molto diverse da quelle che vedo passare anche oggi dalla mia finestra.

Antonio Basoli (1774-1848) è stato uno dei protagonisti della vita artistica bolognese di inizio Ottocento: scenografo, vedutista, incisore raffinato, illustratore di testi letterari e di repertori tratti dall'antichità, pittore da cavalletto e ricercato decoratore d’interni per una committenza aristocratica e borghese. 
Per tutta la vita si è dedicato, con dedizione ed entusiasmo, all'insegnamento nell'Accademia di Belle Arti di Bologna, come professore di architettura e di ornato, ma non hai mai cessato di disegnare, spinto da un'acuta curiosità per tutto quello che lo circonda.
Uno dei suoi soggetti preferiti è, appunto, Bologna: nelle sue stampe, nei suoi dipinti, nei suoi album di disegni, la ritrae  non solo nei suoi monumenti ma in ogni dettaglio della vita quotidiana, con le sue strade, i suoi portici, le sue botteghe.
Fino a spingersi a indagarne i mutevoli aspetti del cielo.

Un piccolo taccuino (di appena 11x 18 cm) raccoglie i suoi “Studi d'arie e di nubi diverse nelle varie ore del giorno tratte dal vero coi rispettivi colori nel 1815 e colorite nel 1845
Quarantacinque fogli di cieli e di nuvole, numerati e classificati, in ognuno dei quali segna con esattezza la pur minima variazione dei colori, annotando a matita una serie di numeri.
Come nel caldo e dorato tramonto di questo primo foglio.


Nella pagina a fronte di ogni schizzo riporta l'ora delle osservazioni e  per ogni numero, scrive le tinte corrispondenti. Qui, ad esempio, la “gran luce delle nubi un poco più rosse e mezzo gialle” corrisponde al numero 2, il “verde” al numero 7, o il “turchino schietto” al numero 9.

Quando raffigura i tramonti disegna in un altro foglio- sempre dallo stesso punto di vista- anche “l’aria opposta alla calata del sole", come qui, dove definisce una a una tutte le sfumature delle "nuvole che cominciano nell'orizzonte lacca e turchino", fino a degradare in un "celeste chiaro":


Non siamo ancora all'epoca, in cui i pittori vanno per la campagna per dipingere all'aria aperta con tanto di tavolozza e cavalletto. 
Icielo, che Basoli non si stanca mai di osservare, è probabilmente quello che vede dalle finestre di casa sua. Di quella casa, che si è comprato in Borgo Paglia, il più vicino possibile all'Accademia di Belle Arti e dove vive da solo, tra le sue librerie sovraccariche di libri.

Ed è un cielo che rappresenta in tutti i suoi cambiamenti, seguendo il variare del tempo, dai giorni sereni, a quelli più tempestosi, quando- "dopo una pioggia"- la "macchia della nube diventa sempre più scura e color piombo":


O quei cieli puliti e sgombri grazie all'"aria di vento", che fanno risplendere le nubi bianche e rosate "tutte più chiare":


Oppure è un cielo dalle tinte più fredde, quando l'"orizzonte si converte in nebbia", di prima mattina, non appena  comincia a diffondersi la luce:


Gli anni passano e svaniscono veloci come nuvole.
Con l'andare del tempo Basoli si allontana sempre meno volentieri dalla sua amata Bologna, fino a decidere di non spostarsi più.
La città, la casa diventano, poco a poco, tutto il suo mondo, tanto da rifiutare offerte prestigiose di lavori in Italia e all'estero.
Nel 1837, dopo un’aggressione subita per strada, in cui perde la vista di un occhio, rinuncia anche alla sua attività di decoratore per dedicarsi, sempre di più, alla pittura.

Nel chiuso delle sue confortevoli stanze, la sua immaginazione vola per viaggiare lontano: risalgono a questo periodo le sue opere più fantasiose, come gli acquarelli monocromi con le "Vedute panoramiche di tutto il globo", o le invenzioni dell'”Alfabeto pittorico” che gli assicurano la fama anche fuori d'Italia.

Nel 1845 ha da poco compiuto settant'anni ed è un artista noto e rispettato, ma non ha perso né la curiosità, né la voglia di studiare. Anzi è proprio in questo periodo che ricomincia a osservare l'aspetto del cielo e che riprende in mano il taccuino con i disegni di nuvole, colorando- come annota nel frontespizio- gli schizzi che fino ad allora aveva lasciato incompiuti. 
E continua a indagare, oltre la sua finestra, con la minuziosità di un tempo.
È proprio allora che  aggiunge gli ultimi due fogli, cercando, ancora una volta, di riprodurre il variare dei colori  "dell’aria serena nelle ore del tramonto”: 



E, come al solito, osservando anche le sottili sfumature dell'"aria opposta al tramonto", per definire sulla carta il "turchino", il "più cenerino", il "color piombo" o "l'azzurro nebbioso" che vede alternarsi nel cielo:

Due paesaggi essenziali di una sintesi che ricorda le stampe giapponesi. 
Il colore è  più fluido, come se fosse fatto della stessa sostanza dell'aria.
Trent'anni sono passati dai primi fogli d'"aria e di nubi", ma la sua ostinazione nel cercare di ricreare l'aerea levità di quelle tinte che trascolorano incessantemente è rimasta ancora intatta. 
Come se, fissando nei fogli del suo taccuino la mutevolezza  del cielo e delle nuvole, volesse quasi riuscire a fermare, almeno per un attimo, il troppo veloce trascorrere della vita.




Il taccuino con gli studi di nuvole è stato pubblicato in "Basoli dal vero. Ristampa anastatica dei taccuini di Antonio Basoli", Bononia University Press  (collana Anastatiche) 2008.

22 commenti:

  1. Ti ringrazio per aver condiviso questo lavoro. Leggere delle nuvole di Basoli e vedere i suoi schizzi ha spazzato via alcune nuvole che mi opprimevano

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    1. Caro/a anonimo, spero che i tuoi cieli rimangono sgombri come dopo un"aria di vento"!!

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  2. Il cielo è il più grande spettacolo disponibile per tutti e gratuito, una volta pagato il prezzo di entrare nella vita. Come potrebbe un pittore sottrarsi all'impulso di riprodurlo?

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    1. Un soggetto perennemente variabile e di suggestioni infinite. Pochi pittori si sono sottratti al suo fascino, ma pochi ne hanno fatto l'unico protagonista dei loro quadri.

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  3. Un pittore che non conoscevo, probabilmente nascosto ( per i profani ) tra le nebulose dell'oblio.
    Ma i suoi dipinti li ho apprezzati prima per l'impatto immediato, poi per la tecnica.
    Se verrò a sapere di una retrospettiva a lui dedicata, andrò a vederla.

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    1. Costantino, una mostra su "Antonio Basoli.Il viaggiatore che resta a casa" si è già tenuta a Bologna alla Pinacoteca Nazionale tra marzo e maggio 2008. Credo che il catalogo sia ancora disponibile, se cerchi magari in IBS o su Amazon.

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  4. Ancora una volta , grazie. Anch'io non conoscevo i lavori di Basoli ed è una bella scoperta conoscerli attraverso le tue parole.
    Sono ai miei occhi emozionanti anche i numeri a matita con cui i pittori dell'epoca segnavano i "valori", cioè il livello di intensità luminosa di ogni zona del dipinto, per agevolare, nella stesura ad acquerello, le gradazioni cromatiche.

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    1. E pensa, Luisa, che gli acquarelli Basoli li colora, grazie ai numeri che ha annotato, cinquant'anni dopo la prima stesura, segnando a penna le nuove aggiunte. Una vita intera a contemplare le nuvole e il cielo!

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  5. Che meraviglia! Una cattedrale di Rouen delle nuvole.

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  6. Trovo molta tenerezza nel leggere come descrivi l'artista. In quei suoi numeri scritti sulle sue amate nuvole poi, trovo qualcosa, chissà, che mi ricorda Leonardo da Vinci.

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    1. hai proprio ragione, Nela, provo tenerezza e, soprattutto, rispetto per gli artisti che si ostinano su un unico soggetto, come a volervi scoprire l'essenza stessa della vita.

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  7. mi piace molto il modo di rendere la profondità, con i colori più chiari al centro del cielo e poi la trasparenza, la leggerezza, un po' come nelle stampe orientali: delicatezza e tenerezza:)

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    1. Delicatezza e interezza: Giacinta, come al solito, hai trovato le parole giuste!

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  8. Un piccolo grande gioiello questo taccuino. Grazia, ancora una volta ci hai fatto scoprire qualcosa di meraviglioso. E come sempre raccontato benissimo.
    Ammiro anche la costanza e la meticolosità di questo artista. Qualità che io non posseggo per niente! E invece guarda a che risultati portano.... E concordo con Lorenza. Non ci si stanca mai di osservare il cielo. Forse come anche il mare.....

    Grazie di cuore! Un abbraccio
    Cinzia

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    1. Cinzia, e invece mi sembra che anche tu con le tue bellissime fotografie rivela qualità simili a quelle di Basoli, nella tua capacità di osservare e di rendere i più minuti particolari del paesaggio che ti circonda.
      Grazie e a presto

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  9. Come non rimanere affascinati da questo prezioso taccuino? E dall'amore appassionato di Basoli per le mille trasparenze colorate del cielo? Grazie per questo post meraviglioso, Grazia!

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    1. Immaginavo Cristina che ti sarebbe piaciuto. Anche tu sei un'appassionata di cieli e di nuvole!

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  10. che bello sapere vedere mille sfaccettature diverse in uno stesso soggetto. E' un talento che ammiro molto, forse perchè io non ne sono capace

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  11. Anche a me piace molto l'ostinazione della ricerca in un unico soggetto. Come a volervi vedere qualcosa che vada oltre la realtà e scoprire cosa si nasconda dietro le apparenze della vita.

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  12. Remo Bresciani 10 gennaio 201510 gennaio 2015 alle ore 14:39

    molti anni fa , ho incontrato il talento di Basoli sui due volumi che ho comperato,rivederlo ora come per incanto, mi ha creato una forte emozione, uguale a quella che provo ad ogni suo variar di trasparenze....il mio parlar, sicuramente non gli rende giustizia, ma sono grato a te Grazia di questo dono in'aspettato che mi ha riempito il cuore.......

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    1. Grazie tante per le tue parole e per condividere l'emozione che Basoli sa dare!

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