venerdì 2 maggio 2014

Il calendario di pietra: maggio




"Dixe Mazo: io so lo più bello/ roxe e fiuri, ch'io fazo fioriri de novello/ chantare gli oxelini ad uno drapello/ de tutti li mexi io son lo più bello"(Ballata dei mesi, sec.XIV)

Nella ballata dei mesi, Maggio si presenta, con un pizzico di vanità,  come il più bello di tutti. È il mese, in cui la primavera è al suo culmine e le giornate diventano sempre più lunghe e luminose. 
Non stupisce che, fin dall'antichità, Maggio sia stato legato alla luce e alla fioritura, tanto che i  Romani lo avevano associato ad Apollo e lo festeggiavano con le feste dei Floralia e con i riti della fertilità. Lo stesso nome latino, Maius, deriverebbe da Maia, la dea primigenia protettrice della terra e del rigoglio della natura. 
Nel Medioevo, durante il calendimaggio, la celebrazione tradizionale della primavera, i giovani usavano danzare sotto gli alberi, raccogliere rami fioriti da deporre davanti alle case delle ragazze da marito, o, ornati da ghirlande di fiori, cantare, radunandosi in cortei gioiosi. In Francia gli uomini decoravano i copricapi di foglie e le dame più aristocratiche si abbigliavano con vesti di un particolare tono di verde (ne ho parlato qui). Insomma, Maggio è da sempre il mese delle feste e dell'amore.

Nei calendari scolpiti degli inizi del XIII secolo, che ho cominciato a "sfogliare" fin dall'inizio di quest'anno, a Maggio, le fatiche dei contadini lasciano il posto agli svaghi degli aristocratici.
Nelle formelle dei Mesi di Ferrara, attualmente al Museo della Cattedrale, Maggio è un giovane cavaliere pieno di dignità, con un mantello sulle spalle e un grande scudo a mandorla con, al centro, una borchia sporgente. 
Il cavallo è bardato- all'uso del tempo- con sella, staffe, briglie e pettorale e avanza, con gli zoccoli ferrati, tra l'erba alta e rigogliosa di un prato.


Anche nel Calendario dei Mesi di Santa Maria della Pieve di Arezzo, dove compaiono ancora i colori originari, Maggio è rappresentato come un giovane elegante. 
Con in testa una corona di fiori e i piedi ben piantati sulle staffe, cavalca un cavallo dal manto nero. 
Sembra che abbia scelto di indossare la sua veste più raffinata, una corta tunica bordata d'oro, mentre regge, con fierezza, il grande scudo da parata decorato da una specie di sole con i raggi rossi e oro.


Immagini che rappresentano per tutti un simbolo di cortesia e di eleganza e che sembrano uscire da uno di quei racconti cavallereschi che, all'epoca, passano di bocca in bocca.  
In un periodo, in cui domina la violenza e la guerra, il cavaliere di Maggio  non ha nulla di minaccioso, anzi, sembra incarnare le doti legate all'ideale stesso della cavalleria. 
Avanza con un atteggiamento di nobile eleganza, guardando dritto davanti a sé, senza lancia e senza armatura. 
Nessun combattimento in vista, solo la voglia di festeggiare la bella stagione, come  uno dei componenti di quelle allegre brigate che saranno descritte, meno di un secolo dopo, nei versi di Folgore di San Gimignano. 
Quei cortei di giovani che, ai primi di maggio, cavalcano per le strade delle campagne e le vie delle città con i loro scudi da torneo, portando mazzi di rose e di viole, mentre dai balconi e dalle finestre piovono su di loro ghirlande di fiori (il link al sonetto di Maggio è qui)

I due cavalieri dei calendari di pietra di Ferrara e di Arezzo sembrano simboleggiare la bellezza, la gioventù e la gioia stessa della primavera. Nel tepore del mese di Maggio, mentre l'aria è odorosa di fiori, fanno sognare un momento di riposo dalla durezza del quotidiano e immaginare che, almeno per un attimo, sia possibile fuggire la realtà e rifugiarsi in un mondo che abbia la dolcezza di una favola.






14 commenti:

  1. Che bello e com'è poetico questo tuo cavaliere! Buon mese di maggio e buona primavera!
    Ciao
    Marco

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Buon mese di maggio e buona primavera anche a te!

      Elimina
  2. Un'immagine molto suggestiva se si legge con il tuo commento e con le tue parole!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. In effetti quella del cavaliere è un'immagine capace da sola di trasportarci in un altro mondo!

      Elimina
  3. Ne ha ben ragione, Maggio, ad essere vanitiso! Tra tutti i mesi dell'anno è forse quello più "ricco" di tutti (e non solo di fiori). Molto belle le rappresentazioni di pietra. Poi quella di Arezzo che ne conserva pure i colori...
    Ciao e buon Maggio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Maggio è un mese speciale, il mese della luce, e dei fiori. La chiesa, riprendendo tradizioni antiche, lo ha dedicato alla Madonna e alla rose, ma sono tanti i fiori che arricchiscono in questo mese i nostri giardini. Il tuo per esempio, stando alle foto che pubblichi nel blog, è un tripudio di colori.
      Evviva maggio e buon mese anche a te!

      Elimina
  4. Da qualche parte avevo letto che il mese di Maggio era rappresentato da un soldato perché era il mese in cui si ricominciava a combattere… ma a ben guardare è vero, non sono cavalieri in armi ma in abito da parata. Preferisco di gran lunga la tua versione, mi faceva tristezza quella raffigurazione del maggio come un mese di morte.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' vero, Paola, che la tradizione faceva iniziare i combattimenti in questo mese,ma il "nostro" cavaliere mi sembra poco propenso a combattere. Non ha corazza, non ha nemmeno la lancia. Mi sembra che sia più incline a partecipare a una festa d'amore. E così, di sicuro, ci piace di più .-)

      Elimina
    2. Già, i cavalieri in parata d'amore, come i pavoni :) o altri animali… la primavera riconcilia il mondo animale con l'umano!

      Elimina
  5. Insomma, quando arriva la bella stagione, sciò contadini che escono i signori!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ed è così, Silvia, in tutti i calendari scolpiti del Medioevo. La tradizione continua anche nei cicli dei mesi dipinti. E forse, sotto sotto, non si è mai interrotta....

      Elimina
  6. Certo che anche lo scudo da parata, elegantemente istoriato, nulla era lasciato al caso!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Proprio così, Nela, le immagini obbedivano a codici precisi: non c'era spazio per il caso e nemmeno per la fantasia!

      Elimina
    2. Verissimo Grazia, infatti ogni volta è un incanto vedere come, anche senza poter inventare niente, gli artisti riuscivano spesso a lasciare una loro impronta che dava all'opera una fisionomia unica. Questi due cicli di pietra ne sono una straordinaria dimostrazione.

      Elimina